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Severino Boezio 1
Gli obiettivi di fondo del progetto boeziano
Al momento della caduta dell’Impero romano d’Occidente (476), la situazione degli studi
filosofici nel mondo latino non era particolarmente brillante: le scuola tardo-imperiali avevano
continuato ad assicurare una formazione nelle cosidette arti liberali, ma la circolazione dei
testi filosofici greci era diventata scarsa, se non praticamente inesistente. L’unica
eccezione degna di nota in questo periodo è rappresentata da Severino Boezio. Nato
probabilmente a Roma intorno al 476 da una famiglia patrizia. Il suo lavoro si concentrò sulle
opere di Platone e Aristotele, di cui Boezio sperava di poter mostrare l’accordo di fonto. Ma
l’intento di Boezio si spingeva anche oltre, fino all’idea di mettere a disposizione dei latini un
insieme di manuali di base per l’intero ciclo delle arti liberali, che Boezio suddivise in trivio (le
tre discipline relative al linguaggio – grammatica, retorica e dialettica) e quadrivio (le restanti
quattro discipline matematica – aritmetica, geometria, astronomia e musica) questo progetto
rimase in gran parte incompiuto. La questione degli universali
L’aspetto più importante del lavoro di Boezio nell’ambito della logica riguarda la genesi del
problema degli universali, ovvero la questione relativa allo statuto di quei termini che non
indicano un individuo, ma una pluralità di individui all’interno di una specie o una pluralità di
specie all’interno di un genere. Porfirio si chiedeva infatti se genere e specie fossero realtà
sussistenti o semplici concenzioni della mente e, nel primo caso, se fossero corporei o
incorporei, e in quest’ultimo ulteriore caso, se esistessero separati o nelle cose sensibili. Tali
problemi appaiono piuttosto astratti, ma esse hanno in realtà un importante risvolto
ontologico, che si può cogliere riformulando la questione iniziale in questo modo: in base a
che cosa possiamo dire cche Socrate e Platone sono entrambi uomini, mentre Pluto e Snoopy
sono invece entrambi cani? La comune soluzione neoplatinica alla questione consisteva nel
porre le specie e i generi come forme separate: se Socrate e Platone sono entrambi uomini, è
perché sia l’uno che l’altro partecipano della forma separata di un “uomo”. Quanto a Pluto e
Snoopy, essi partecipano insieme a Socrate e Platone della forma del genere “animale”, che è
superiore e quindi comune alle specie “uomo” e “cane”, ma non partecipano della specie
“uomo”, bensì di quella “cane”. Questa soluzione si definisce realista, perché pone gli
universali come realtà sussistenti e non come semplici concetti. Essa ha il grande immediato
vantaggio di spiegare come mai non ci si sbagli nel collocare Socrate e Platone in una specie,
e Pluto e Snoopy in un’altra, ma presenta anche molti svantaggi. In primo luogo, questa
soluzione presuppone pur sempre una dottrina delle forme e della partecipazione. In secondo
luogo, implica che ci sia qualcosa di ontologicamente comune a Socrate e Platone. Nel suo
Commento all’Isagoge, Boezio riprende di fatto le tesi aristoteliche: generi e specie non
possono essere sostanze, perché sono comuni a più cose individuali, e ciò che è comune non
può essere dotato di unità numerica, cioè non può essere un’unica sostanza. Generi e specie
non possono essere considerati solo come semplici concetti dell’intelletto, perché, se così
fosse, potrebbero essere anche del tutto arbitrari: in mancanza di qualsiasi fondamento
oggettivo, cosa ci costringerebbe infatti a tenere insieme Socrate e Platone, e a escludere
Pluto e Snoopy? Genere e specie devono essere qualcosa nella realtà senza essere sostanze a
sé, e devono essere nell’intelletto senza essere concetti vuoti. Generi e specie non esistono
separatamente come le forme platoniche: esistono soltanto negli individui; tuttavia, essi
possono essere separati dai corpi con il pensiero, che in primo luogo coglie la somiglianza
essenziale tra più individuali formando la specie, e poi coglie la somiglianza essenziale tra le
specie formando il genere. La questione tornetà a riaffiacciarsi ciclicamente nel corso
dell’interno pensiero medievale, per esempio in Avicenna, Pietro Abelardo, e in Guglielmo di
Ockham. La distinzione tra l’”essere” e ciò che è”
Per quando riguarda il quadrivio Boezio portò a termine solo due trattati, rispettivamente
sull’aritmetica e sulla musica: in entrambi i casi si trattò di una parafrasi di testi greci, in
particolare di Nicomaco di Gerasa. Molto più originali sono i cinque opuscoli teologici che
rappresenteranno gli unici testi di “metafisica” adoperabili fino a tutto il XII secolo. Meritano
una particolare attenzione quello Sulla Trinità e quello tramandato sotto il misterioso titolo
Sulle ebdomadi, intitolato In che modo le sostanze sieno buone in ciò che sono, pur non