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Lezione 12 marzo 2008 - II parte del discorso sul metodo

Le regole del metodo - spiegazione:

  1. Regola dell'evidenza: è vero solo ciò che appare tale nel proprio spirito, che non sta più (rispetto altre filosofie precedenti) all'esterno, perché la verità è dentro ciascuno di noi: nasce con Cartesio il soggetto moderno, "luogo" della verità. Dividiamo la I regola del metodo in 2 parti:

    1. Il criterio della verità è l'evidenza
    2. Non si deve accogliere ciò che si presenta alla mente a meno che non sia chiaro (*puro, luminoso, vista interiore dello spirito) e distinto (*che ha confini netti).

    Il criterio della verità è soggettivo, dipende dal soggetto.

  2. Regola dell'analisi: il fondamento della scienza moderna: dividere problemi complessi in piccole parti, elementi semplici di base (metodo usato allora in geometria). Problema (sollevato dalla filosofia dell'800 e...

del ‘900): l’illusione della semplificazione è vana: la realtà è complessa, la scomposizione comporta astrazioni, non ci spiega la realtà ma la riduce, facendo perdere la sua propria connotazione che è la complessità.

3. regola della sintesi: una volta scomposta la realtà bisogna ricomporla per vedere come si collegano le asserzioni complesse [secondo le critiche dei filosofi successivi: non si può più risalire alla complessità iniziale]. I singoli pezzi devono essere ricomposti in modo ordinato: l’ordine tramiti il quale vengono sistemati non è l’ordine naturale, bensì l’ordine della nostra mente. La mente, infatti, secondo Cartesio, “decide” come devono essere “pensate” natura e realtà. Kant allo stesso modo sostiene come la “scienza sia l’ordine della nostra mente”. Questo è l’ordine della conoscenza, non dell’essere.

4.

(è una regola accessoria) regola dell’enumerazione: dopo le regole 2 e 3 dobbiamo controllare di aver agito bene, di aver rispettato i gradi.

Il Metodo, per Cartesio, può e deve essere applicato a tutte le scienze. Deriva dal modello matematico e fonda quello filosofico-metafisico, la cui priorità è costituita dall’esistenza di Dio come garante supremo.

Ma non è facile utilizzare il Metodo: si deve abituare ed esercitare la mente per avere buoni risultati, secondo il modello lineare, che consente di rappresentare e ricordare più facilmente le regole.

Cartesio tramite questo metodo risolve alcuni problemi matematici fino ad allora rimasti in sospeso, ma, afferma, non perché sia bravo lui, piuttosto perché ha usato un buon metodo. Cartesio si propone di stabilire i principi della filosofia.

III parte del discorso sul metodo

Prima di trattare la filosofia (IV parte), Cartesio sente la necessità (anche a causa della cautela

Che vuole prestare, vista la fine che ha fatto Galileo) si passa a parlare della morale, detta provvisoria perché in attesa di una definitiva, su cui si potranno/dovranno successivamente fondare la filosofia e la metafisica. Cercherà la filosofia con il procedimento del dubbio che colpirà ogni cosa, che sospenderà le opinioni, i principi e le verità. Ma questo dubbio non potrà insinuarsi nella "pratica" delle cose, vale a dire nelle nostre azioni: non si può smettere di vivere, di decidere o agire, in attesa della verità! L'agire ci è dettato dalla morale. In attesa della costruzione della morale definitiva, ci atteniamo a quella provvisoria che consta di 3 o 4 massime. È necessario attenervisi per non mettere in crisi la morale religiosa, i costumi della società. Possiamo definire queste massime come conformiste e conservatorie.

Dettagli
Publisher
A.A. 2004-2005
2 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Romeo Sergio.