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LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO

La filosofia dello spirito si divide in tre parti:

- spirito soggettivo;

- spirito oggettivo;

- spirito assoluto.

Lo spirito soggettivo si occupa degli esseri umani in quanto individui che escono

dalla natura, sono il punto più alto della natura. Quando si parla in Hegel di diversi

gradi della natura o anche di natura organica, vegetale, animale, uomo  non siamo di

fronte a idee evoluzionistiche, Hegel è contrario. Hegel esplicitamente dice che non si

deve pensare come se un grado venisse dall’altro. È sempre l’Idea che si pone ora in

un grado, ora nell’altro: sono diversi momenti separati l’uno dall’altro. Questo vale

anche per gli uomini, che sono il momento più alto della descrizione della natura.

Abbiamo gli individui trattati come esseri naturali, e quindi l’antropologia. Poi c’è il

muoversi dell’individuo verso una coscienza, da una più bassa a una più alta, e qui

troviamo la fenomenologia che è un riassunto dell’opera più grande del 1807, però

limitata ai primi 3 momenti (coscienza, autocoscienza, ragione). Gli altri 3 momenti

(spirito, religione e sapere assoluto) sono stati messi nell’opera del 1807 perché aveva

già del materiale che voleva utilizzare. Infine, dopo la fenomenologia, c’è una terza

parte che è la psicologia. Queste 3 parti riguardano l’individuo. E troviamo la

distinzione tra spirito teoretico e spirito pratico.

A questo punto, essendosi completata la costruzione dell’individuo si passa allo

spirito oggettivo in cui gli individui si oggettivano nella società.

Prima di passare allo spirito oggettivo però diciamo qualcosa in più sulla

Fenomenologia che troviamo dentro il sistema e non più come introduzione al sistema:

c’è una risposta molto semplice. L’opera del 1807, la Grande Fenomenologia, è

condotta dal punto di vista dell’individuo che deve essere educato, è una specie di

romanzo pedagogico affinché l’individuo passi dalla coscienza naturale fino ad arrivare

alla condizione di Hegel, e da lì parte il sistema. Però nel sistema c’è tutto: si troverà

quindi l’individuo, quando si esce dalla natura e si entra nello spirito. Ci sarà la

fenomenologia molto più piccola che fa parte del sistema, perché nel sistema c’è

tutto.

Lo spirito oggettivo si distingue in diritto, morale ed eticità. Le istituzioni sono

oggettivazioni dello spirito umano che sono qualcosa che resta. Il diritto ha per così

dire il difetto di rimanere esterno rispetto all’individuo: le leggi comandano in modo

burocratico, perciò rimangono staccate rispetto all’individuo. Il momento della morale

(kantiana e la sua critica al formalismo) è troppo individuale e troppo astratta e quindi

si passa all’eticità perché invece noi in ogni momento sappiamo quali sono i nostri

doveri concreti  perché ci leghiamo in cerchie sempre più ampie (famiglia, società

civile, stato). I primi doveri concreti sono quelli della famiglia in cui troviamo la cura

dei figli e il patrimonio familiare. I figli a un certo punto escono dalla famiglia e

entrano nei diversi lavori e si passa alla società civile, dove ci sono i diversi lavori, sia

privati sia pubblici. Il lavoro in cui si comincia a partecipare in modo sempre più ampio

alla relazione con gli altri, dove però predomina ancora l’interesse individuale,

ciascuno cerca di sviluppare il suo guadagno. Mentre nello stato si ha secondo Hegel la

piena fusione tra l’individuo e la sua nazione: un individuo di fronte al dovere di

andare in guerra, lascia il dovere verso la famiglia, superando l’egoismo presente nella

società civile. Nello stato c’è un diritto interno allo stato (diritto costituzionale), diritto

esterno (che regola i rapporti tra gli stati), infine i rapporti tra gli stati pacifico o non

pacifico dà origine alla storia (la storia è storia delle relazioni fra gli stati).

Lo spirito assoluto:

- arte  sensazione;

- religione  rappresentazione (semplice idea mentale, qualcosa di molto simile

alle idee di Hume);

- filosofia  concetto puro/razionale.

Va detto che tutta questa parte a cui Hegel è massimamente interessato è stata

esposta anche in un opera più ampia, dove la trattazione dell’enciclopedia è ridotta,

ed è Lineamenti di Filosofia del diritto. Infatti, di questo discorso ci occuperemo più

ampiamente anche per vedere la critica che ne fa Marx. Di una parte più piccola, la

Storia, Hegel ha dato una trattazione più ampia e sono le sue Lezioni sulla Filosofia

della Storia; così come ci sono Lezioni sulla Filosofia dell’Arte (Estetica hegeliana), le

Lezioni sulla Filosofia della Religione e le Lezioni di Storia della Filosofia. Queste sono le

lezioni che teneva all’università, raccolte confrontando gli appunti di diversi allievi e

pubblicate.

Le opere di Hegel sono 4: la Fenomenologia (1807), la Grande Logica (dal 1812 al

1816), l’Enciclopedia (1817), la Filosofia del Diritto (1821).

Lezioni di Filosofia della Storia

Nella Filosofia della Storia si insiste su questi punti; innanzitutto Hegel ritiene che ci

sia una logica nella storia (tutto il reale è razionale). La storia per Hegel non è un

succedersi di fatti casuali, come del resto ci insegna la religione con la sua concezione

della provvidenza. In linea generale lo sviluppo della storia ci porta a uno schema:

- mondo orientale  l’uomo è immerso nella sua comunità/villaggio, non emerge

l’individuo. Nessuno è libero tranne il despota del villaggio;

- mondo greco-romano  bella unità iniziale, emergere dell’individuo e scissione

(figura importante Socrate); alcuni individui sono liberi, gli schiavi non lo sono e

sono la gran parte;

- mondo cristiano  concezione di uguale dignità di tutti gli individui, ma solo la

concezione, la semplice affermazione che poi va verso la vera realizzazione di

questa dignità (Lutero e Calvino)  culmine mondo germanico. Nel mondo di

Hegel vi è completa armonia tra stato e individuo.

In questo sviluppo logico della storia ciò che conta sono gli stati: per quanto

riguarda gli individui, c’è il concetto di “Spirito del mondo” che si incarna in un certo

spirito del popolo, di volta in volta. Quel popolo domina poi cede il passo ad un altro; in

ogni popolo abbiamo un inizio di potenza, un culmine e un declino. Quando c’è il

declino, la “fiaccola” passa ad un altro popolo. [Qui c’è il germe di una

super-esaltazione della Germania che avverrà un secolo dopo Hegel]. E attraverso

questi nodi si realizza il progredire dello Spirito del mondo. Dapprima lo Spirito è

presente nella forma della sensazione, poi nella rappresentazione, poi nel concetto.

LA LOGICA DI HEGEL

La Logica si divide in Essere, Essenza e Concetto. Hegel qui si occupa di categorie,

ma hanno un significato diverso da quello di Kant: in Hegel sono forme generali della

grande razionalità che agisce in noi ma è anche nella realtà. Le categorie sono

strutture generali della realtà ed Hegel le spiega distinguendole quelle di Essere (sono

superficiali della realtà), di Essenza (scopriamo che c’è una profondità nella realtà, la

logica dell’ essenza studia l’esterno e l’interno) e del Concetto (scopriamo meglio la

realtà).

Logica dell’Essere  si divide in qualità, quantità e misura. Di queste parti Hegel non

dà molto valore alla quantità: non dà differenze, è monotona. Misura è l’unione di

quantità e qualità e quindi esiste in ogni cosa della realtà.

A Hegel interessa di più la qualità perché permette una distinzione tra essere

generale e essere determinato in sé e per sé. Nell’essere generale c’è l’essere, il nulla

e il divenire.

Una critica a Hegel fu volta da Trendelenburg, che dopo la morte di Hegel pubblica

le sue teorie in merito alla Logica: Hegel pretende di muoversi a un livello puro, che

quindi non ha a che fare con l’esperienza, ma anzi si muove indipendentemente da

essa. Secondo T., Hegel finge di muoversi indipendentemente dall’esperienza, ma di

fatto prende le mosse da questa (ASSUNZIONE SURRENTIZIA DELL’EMPIRICO).

Al livello della qualità abbiamo l’uno, l’in sé e per sé, il culmine dell’individualità.

Questo culmine si mette in opposizione, rapporto con i molti uno; e quello che si

sviluppa è quest’andamento: gli uno (si pensi a degli individui) ci tengono ad essere se

stessi e difendono fortemente questa loro individualità, però tutti gli uno fanno così.

Allora succede che ci si sforza di essere individuali, ma si è come gli altri, perché tutti

si sforzano di essere personali. Ed è questo fondersi nella massa che fa precipitare la

qualità, che è ben distinta, nella quantità, che è qualcosa di indistinto. [Ed è una

dialettica interessante nel pensiero successivo, in tanti hanno cercato di mettere in

evidenza questa massificazione dei consumi, riguardo al mondo di oggi].

Alla quantità non viene dedicato molto interesse, anche se Hegel ha

coscienziosamente studiato volumi di calcolo infinitesimale matematico. Della misura

c’è l’interesse della linea nodale e del fatto che le variazioni quantitative possono in

diversissimi campi a portare a variazioni qualitative.

Dopo si lasciano le categorie dell’Essere, e si va dentro l’Essere, passando

all’Essenza. L’Essenza è, in modo caratteristico, bipolare, proprio per il dualismo

essenza-esistenza, interno-esterno, universale-individuale. L’Essenza procede in

questo modo: all’inizio il manifestarsi dell’Essenza appare come qualcosa di non

importante, ciò che è importante è – anche nel linguaggio di oggi – l’essenziale, ciò

che rimane al di là delle varie manifestazioni. All’inizio il manifestarsi dell’essenza

appare come una parvenza, qualcosa che sparisce. Poi ci si accorge di un punto

importante: per l’Essenza è importante il manifestarsi, deve venire alla luce; l’infinito

ad esempio per conoscersi come tale deve porre la finitezza. L’Essenza deve porre la

realtà finita per capire di essere l’Essenza della realtà stessa. Appare maggiore parità

tra l’Essenza e il suo manifestarsi, dalla semplice parvenza si passa dunque a ciò che

H

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Publisher
A.A. 2012-2013
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valetudo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Cingoli Mario.