Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 15
Storia della filosofia II - la critica della ragion pura di Kant Pag. 1 Storia della filosofia II - la critica della ragion pura di Kant Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 15.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia della filosofia II - la critica della ragion pura di Kant Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 15.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia della filosofia II - la critica della ragion pura di Kant Pag. 11
1 su 15
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

LA CRITICA DELLA RAGION PURA (1781)

La "Critica della Ragion pura" è senza alcun dubbio il capolavoro filosofico kantiano e giunge al termine di oltre 35 anni di studio. L'opera, contrariamente al metodo di lavoro solitamente usato da Kant, è stata scritta in pochissimi mesi e ciò appare incredibile vista la mole e la struttura complessa dello scritto; essa giunge in un momento in cui il pensiero kantiano ha già raggiunto dei punti "fermi" imprescindibili. Tali presupposti possono essere così riassunti brevemente:

  1. l'intuizione è solo del sensibile perché solo con la sensibilità un oggetto è "dato";
  2. l'intuizione sensibile coglie solo il singolare, il puro dato di fatto: di conseguenza ogni concetto astratto dai dati dell'intuizione sensibile è un concetto empirico, quindi incapace di generare una scienza rigorosa;
  3. un concetto "puro" è, per definizione, indipendente.

dai "dati" della sensibilità: dunque è nel nostro spirito indipendentemente da ogni influsso degli oggetti. Il problema che Kant deve a questo punto risolvere è questo: come può un concetto puro rappresentare un oggetto? A questo proposito scrive la "Critica della Ragion pura" nella quale egli stesso dice (1) di operare una "rivoluzione copernicana"; ma cosa vuol dire? Kant vuol significare che nella sua filosofia, contrariamente a tutta la tradizione precedente, è l'oggetto che si adatta - "ruota" intorno - al soggetto; nella conoscenza è l'oggetto che si "adatta", quando viene conosciuto, alle leggi del soggetto che lo riceve conoscitivamente. "Noi delle cose non conosciamo a priori, se non quello che noi stessi vi mettiamo". Nel 1783 Kant pubblica i "Prolegomeni ad ogni metafisica futura che voglia presentarsi come scienza" che sono un tentativo di esporre le dottrine della

"Critica della Ragion pura" in forma più accessibile, cambiando il metodo espositivo. Nei "Prolegomeni" viene usato il metodo analitico: si parte cioè dal condizionato, la scienza, per risalire alle condizioni, cioè la ragione con i suoi elementi e le sue leggi; nella "Critica", invece, si usa il metodo sintetico: si parte dalle condizioni, la ragione, per spiegare il condizionato, cioè il sapere scientifico. Sostanzialmente sono la stessa opera ed hanno comunque un "postulato" in comune: l'affermazione del "valore" della fisica e della matematica e il conseguente "disvalore" del sapere metafisico. Da ultimo bisogna ricordare anche l'uso terminologico alquanto difficile che viene usato da Kant nella "Critica"; tale linguaggio è diventato un punto di riferimento della filosofia successiva al punto che la lingua tedesca soppianterà del tutto il latino nelle filosofie ottocentesche.

Del tutto nuovo è l'uso che Kant fa del termine "trascendentale"; egli per trascendentale intende la conoscenza del nostro modo di conoscere gli oggetti, ossia la condizione della conoscibilità degli oggetti: cioè ciò che il soggetto mette nelle cose nell'atto stesso del conoscere, ossia l'a priori. Struttura dell'opera I. Introduzione A. problemi della "Critica" B. teoria dei giudizi 1. giudizi analitici 2. giudizi sintetici a. a priori b. a posteriori II. Dottrina trascendentale degli elementi A. Estetica trascendentale (dottrina che studia le strutture della sensibilità e le sue "forme" a priori) 1. spazio e tempo ("intuizioni pure" o "forme della sensibilità"; sono le forme a priori del soggetto, modi o funzioni del soggetto) B. Logica trascendentale (dottrina dell'intelletto: studia l'origine dei concetti e i concetti a priori) 1. analitica trascendentale (esposizione delle leggi del

pensiero nella sua pura forma - uso legittimo) Intelletto = facoltà di giudicare cioè unificare il molteplice sotto una rappresentazione comune

a. analitica dei concetti - "deduzione trascendentale delle categorie" (appercezione trascendentale o "Io penso")

b. analitica dei principi - "schematismo trascendentale" (distinzione fenomeno - noumeno)

2. dialettica trascendentale (esposizione della logica della conoscenza illusoria - uso illegittimo) Ragione = facoltà di sillogizzare cioè l'intelletto si spinge oltre l'esperienza possibile; critica dell'Intelletto nel suo uso "iperfisico"

a. psicologia razionale - ha per oggetto l'anima ed i suoi paralogismi

b. cosmologia razionale - ha per oggetto il mondo con le sue antinomie

c. teologia razionale - ha per oggetto Dio quale ideale della ragion pura (uso regolativo delle Idee della ragione)

III. Dottrina trascendentale del metodo

A. disciplina della ragion pura

B. canone della

ragion pura

C.architettonica della ragion pura

D.storia della ragion pura

[La dottrina trascendentale del metodo studia quel tipo di sapere che è possibile costruire a partire dalle strutture della nostra conoscenza.]

Teoria dei giudizi

Per giudizio Kant intende la connessione di due concetti; ad esempio S è P, dove per S si intende il soggetto e P è il predicato.

Vi possono essere tre tipi di giudizio.

  1. giudizi analitici - il predicato esprime un carattere già compreso nel concetto: sono a priori, cioè universali e necessari e, quindi, non hanno bisogno dell'esperienza. (Esempi di questi giudizi sono: gli scapoli sono uomini, o, come afferma Kant, "i corpi sono estesi"(2)) Tali giudizi sono mere tautologie(3) perché non arricchiscono la nostra conoscenza(4), sono puramente esplicativi; il principio di identità e di non contraddizione fondano tali giudizi.
  2. giudizi sintetici a posteriori - connettono soggetto e predicato in base ad una
constatazionedi fatto, conseguentemente non sono universali e necessari - apriori - ma arricchiscono la nostra conoscenza. (Esempi di questi giudizi sono: "i corpi sono pesanti", so questo solo dopo aver di fatto pesato dei corpi) Tali giudizi sono estensivi del nostro conoscere, naturalmente in senso empirico; l'evidenza, nel senso di esperienza, fonda tali giudizi "sperimentali". 3) giudizi sintetici a priori - il predicato aggiunge una nozione nuova a quella del soggetto (5) e sono universali e necessari (6). (Esempi di tali giudizi sono le operazioni matematiche come: "7 + 5 = 12") Tali giudizi sono amplificativi del nostro conoscere proprio in base alla loro apriorità; la matematica e la fisica contengono proposizioni che non sono frutto di semplici generalizzazioni di esperienze, ma sono necessarie ed universali pur non essendo analitiche. Solo con tali giudizi si dà una scienza rigorosa. Il problema della "Critica" diventa ora quellodi stabilire come sono possibili i giudizi sintetici a priori; il che equivale a chiedersi: come si giustificano le scienze matematiche e la fisica? È possibile fare della metafisica una scienza?

Estetica trascendentale

I giudizi sintetici a priori sono possibili perché l'oggetto su cui sono pronunciati è un "fenomeno"; fenomeno è il prodotto risultante dai dati della sensibilità e da certe "forme a priori" che ordinano tali dati in una unità oggettiva. I concetti dell'intelletto non esprimono mai la "cosa in sé", essi non sono altro che forme unificatrici dei dati della sensibilità. Si può quindi affermare che il principio supremo dei giudizi sintetici a priori afferma che: "le condizioni della possibilità dell'esperienza (7) in generale sono ad un tempo condizioni della possibilità degli oggetti dell'esperienza".

La "forma" del fenomeno viene dal

Soggetto: è l'a priori della sensibilità, l'intuizione pura che prescinde dalle concrete sensazioni. Ma quali sono tali "forme pure a priori"? Esse sono spazio e tempo. Spazio e tempo sono "intuizioni pure" o "forme" della sensibilità in quanto altro non sono che modi e funzioni del Soggetto; spazio e tempo non ineriscono alle cose, ma sono "forme" della nostra intuizione sensibile, sono "forme" del Soggetto, cioè "idealità trascendentali". Spazio e tempo, quindi, non esistono in sé, ma soltanto in noi. Concludendo si può affermare che la "forma" della conoscenza sensibile dipende da noi, il contenuto no, ci è "dato". I giudizi sintetici a priori sono possibili perché si fondano sulle intuizioni pure di spazio e tempo; sono universali e necessari, ma hanno valore nel ristretto ambito fenomenico. Analitica trascendentale L'analiticatrascendentali rappresentano le forme a priori dell'intelletto e sono necessarie per la conoscenza degli oggetti. La sensibilità ha le sue forme a priori nello spazio e nel tempo, mentre l'intelletto ha le sue forme a priori nelle categorie. La ragione, infine, ha le sue idee a priori. Nell'analitica dei concetti, Kant dimostra che senza le categorie non è possibile avere oggetti di esperienza. Questo viene dimostrato attraverso la deduzione trascendentale delle categorie.ere raggruppati in 12 categorie, suddivise in quattro gruppi principali: quantità, qualità, relazione e modalità. Le categorie sono concetti fondamentali che permettono all'intelletto di organizzare e comprendere le esperienze sensibili. Per quanto riguarda la seconda domanda, le categorie entrano in funzione nei principi dell'intelletto attraverso l'applicazione di regole logiche. Queste regole consentono di unificare e sintetizzare i dati sensibili, permettendo così la formazione di giudizi e conoscenze. In sintesi, le categorie sono gli strumenti concettuali che l'intelletto utilizza per dare forma e significato alle esperienze sensibili, consentendo la comprensione e l'organizzazione del mondo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Mori Massimo.