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I GIUDIZI SINTETICI
I giudizi sintetici invece, che sono quei giudizi in cui il predicato non è contenuto nel soggetto, si dividono in giudizi
sintetici e giudizi sintetici Questi ultimi si fondano sull’esperienza e dunque non sono in
A PRIORI A POSTERIORI.
grado di produrre una conoscenza universale e necessaria; sono utili al sapere empirico, ma non a quello metafisico. I
giudizi sintetici a priori, invece, non fanno alcun riferimento all’esperienza; sono fondamento ideale della scienza, in
quanto sono universali e necessari e, in più, estendono la nostra conoscenza. Un giudizio sintetico a priori, secondo
Kant, è anche il principio di causalità (che invece Hume considerava a posteriori). Le scienze che si fondano su questi
principi sono l’aritmetica, la geometria e la fisica nei suoi principi fondamentali.
La Critica della ragion pura (2).
Kant deve ora rispondere alla domanda: come sono possibili i giudizi sintetici a priori? Essi non possono derivare
dall’esperienza, ma dal soggetto. Il soggetto, per Kant, è la ragione intesa come facoltà universale uguale per tutti. Il
principio di non contraddizione, secondo Kant, è soggettivo, anche se siamo abituati a considerarlo come qualcosa sovra
individuale.
Kant chiama la parte della sua opera in cui parla di tutto questo nome che rimanda all’oggettività. Il
LOGICA,
paradosso qui sta nel fatto che l’oggettività sia garantita dalla soggettività (considerata non come formula conoscitiva di
ogni individuo, ma come facoltà universale). Questa prospettiva soggettivistica è illustrata da Kant con la metafora della
RIVOLUZIONE COPERNICANA.
Nella Logica Kant passa in rassegna tre scienze e in più analizza in modo problematico la metafisica; le tre scienze
prese in considerazione sono e
LOGICA, MATEMATICA (GEOMETRIA) FISICA.
- Aristotele l’ha illustrata in un modo che non è più stato migliorato né modificato, secondo Kant. Si
LOGICA:
potrebbe obbiettare in vario modo, ricordando ad esempio la logica stoica, ma è vero che la logica aristotelica
ha avuto un’importanza fondamentale.
- la geometria euclidea rappresenta un livello di certezza indiscutibile. Essa è diventata tale
GEOMETRIA:
quando il geometra ha iniziato a costruire prescindendo dall’esperienza, ossia razionalmente, la teoria dello
spazio. Razionalità prima, esperienza poi.
- essa si è costituita come tale nel momento in cui il soggetto ha attivamente interrogato la natura
FISICA:
(= ). Non si tratta più di porsi passivamente davanti all’oggetto
METODICA SPERIMENTALE
Per quanto riguarda la conoscenza in generale questo porsi attivamente non si è finora mai verificato e il porsi
passivamente in filosofia non dà risultati. Da qui deriva la rivoluzione copernicana di Kant: il soggetto viene posto al
centro nello studio della teoria della conoscenza, non più l’oggetto. La rivoluzione copernicana vera e propria aveva in
realtà tolto l’uomo (=la terra) dal centro dell’universo. Il lavoro di Kant sta nell’individuare quali siano gli elementi che
ci portino a conoscenze universali e necessarie, come le scienze naturali. Kant chiama tutta questa indagine filosofica
, un concetto che ha una lunghissima tradizione nella filosofia medievale. Secondo la
FILOSOFIA TRASCENDENTALE
prima teoria aristotelica è possibile individuare le caratteristiche dell’essere in quanto essere, ossia le categorie. Poi la
filosofia medievale afferma che, oltre alle categorie, gli oggetti hanno caratteristiche comuni ancor più generali: i
trascendentali (=unum: gli oggetti hanno unità in quanto sono esistenti; verum: hanno verità perché sono accessibili
all’uomo; bonum: hanno bontà perché sono creati da Dio).
Kant riprende il significato di “trascendentale” come era esposto nella filosofia medievale. La nostra conoscenza non
conosce gli oggetti veri e propri, ma solo l’effetto che essi producono sulla nostra facoltà conoscitiva, Kant chiama
questi effetti, queste rappresentazioni fenomeni. Ovviamente, però, si deve immaginare che oltre a ciò che mostrano a
noi gli oggetti abbiano una realtà a sé, quella che Kant chiama la cosa in sé. Solo il fenomeno, secondo Kant, può essere
oggetto di studio.
Il termine noumeno deriva da Platone, che riteneva che esistesse un mondo sensibile e un mondo delle idee, ossia le
cose cogliibili dal noùs senza la mediazione dei sensi. Secondo Kant si può pensare di avere un tipo di conoscenza che
non passa attraverso la sensibilità ma solo attraverso le intuizioni intellettuali, questa è la conoscenza dei noumeni. Per
Kant, in ultima analisi, il noumeno è un concetto limite in quanto è conoscibile, solo che noi non abbiamo la facoltà di
farlo. Questa presunta contraddizione verrà poi presa in esame e criticata da filosofi di poco successivi a Kant, quali
Reinhold, Maimon, Schulze e Beck. Al di là delle posizioni specifiche di questi filosofi, il ragionamento generale che
li accomuna è: come può venire ammessa l’esistenza di una cosa in sé, ossia di una realtà non pensabile e non
rappresentabile? Essa deve configurarsi per forza come concetto impossibile, come, dirà Maimon, una grandezza
matematica quale √-a.
Secondo Kant, nel mostrarsi a noi le cose assumono forme della facoltà sensibile ed intellettuale che poi finiscono per
essere comuni a tutte le cose, è ciò che le accomuna è essere oggetti per noi (gli scolastici, invece, affermavano che ciò
che le accomuna è essere cosa in sé). E’ in questo che la filosofia trascendentale kantiana si differenzia da quella
medievale.
L’elemento materiale ci deriva dall’esperienza, l’elemento formale invece sono le forme con cui percepiamo/filtriamo il
materiale esterno.
La filosofia trascendentale prima distingue gli oggetti e poi li studia attraverso l’intelletto. La novità di Kant, invece, sta
nell’affermare che non ci rapportiamo alle cose in modo passivo ma dando strutture alle cose che vediamo. Kant non è
interessato a sviluppare una teoria della conoscenza in tutti i suoi aspetti, ma solo in quegli aspetti che rendono possibile
una conoscenza sintetica a priori.
La Critica della ragion pura è costituita da (che si occupa della conoscenza sensibile) e
ESTETICA TRASCENDENTALE
, che si divide in e
LOGICA TRASCENDENTALE ANALITICA TRASCENDENTALE DIALETTICA TRASCENDENTALE.
Estetica: matematica
Analitica: fisica generale
Dialettica: per le stesse ragioni per le quali matematica e fisica sono possibili come scienze, la metafisica come scienza
non è possibile.
La conclusione sulla metafisica è dunque negativa.
La Critica della ragion pura (3).
L’estetica (dal greco: sensazione) trascendentale studia elementi della conoscenza sensibile che portino a giudizi
sintetici a priori.
Secondo Kant esistono due forme fondamentali attraverso cui il soggetto percepisce la realtà: spazio e tempo.
La discussione sullo spazio era ormai in vigore da molto: Newton sosteneva che spazio e tempo fossero absoluti ed
infiniti, ossia che sarebbero esistiti anche senza i corpi; Leibniz invece considerava lo spazio inteso come relazione tra
corpi. La teoria di Newton crea ovviamente qualche difficoltà: già dal tempo degli atomisti c’era il problema di
affermare l’esistenza di qualcosa di infinitamente vuoto e l’esistenza del tempo senza lo scorrere degli eventi. In più
c’era un problema teologico: la credenza del tempo era che l’infinito fosse inerente soltanto a Dio. L’infinitezza dello
spazio limita l’infinitezza di Dio? Oppure l’infinitezza dello spazio è contenuta nell’infinitezza di Dio? Questa seconda
ipotesi era quella più accreditata: lo spazio infatti sarebbe ciò con cui Dio abbraccia la realtà.
Newton viene anche interrogato sulla sua opinione sull’attrazione tra corpi ed egli risponde con la famosa frase:
‹‹hypotheses non fingo››, ossia “non formulo ipotesi e mi attengo al fatto che la legge descrive bene come funziona il
mondo ma non ne indago i motivi”. Secondo Newton spazio e tempo sono assoluti ma sono in grado di qualificare i
corpi
Leibniz invece ritiene che i corpi siano manifestazioni più basse delle monadi metafisiche. Lo spazio esiste solo nella
misura in cui i corpi entrano in contatto tra loro. Se non esistono le monadi, allora non esiste neppure lo spazio. Anche
questa teoria crea delle difficoltà: dal punto di vista della geometria, in quanto se lo spazio è dipendente dai corpi allora
essa non è più una scienza esatta; inoltre le relazioni spaziali sembrano indipendenti dalle caratteristiche dei corpi
(esempio delle mani).
Questo è il quadro in cui si inserisce la riflessione kantiana, che media le due posizioni per risolverne in problemi:
diversamente da Newton Kant afferma che lo spazio non è absolutus ma dipendente dal soggetto (togliere il soggetto
percipiente significa togliere lo spazio). Il problema qui è che le cose in sé non hanno determinazioni spaziali, e allora
come possiamo pensarle una accanto all’altra? Ma Kant sostiene che noi possiamo conoscere solo i fenomeni, quindi
non si occupa di questo. Come Newton, invece, Kant definisce lo spazio come forma soggettiva necessaria al soggetto
per percepire la realtà, in questo senso è assoluto, cioè nel senso che esiste indipendentemente dagli oggetti.
Bisogna specificare che Kant non intende lo spazio come un’idea innata e, per evitare l’accusa di innatismo, sottolinea
che l’idea di spazio la astraiamo dalla nostra conoscenza sensibile [all’inizio della Critica scrive, infatti, anche se non
riferendosi prettamente a questo argomento, che ‹‹tutte le nostre conoscenze iniziano con l’esperienza››].
Pensare che solo il fenomeno sia conoscibile non è scetticismo, vuol dire che possiamo conoscere il reale in modo
scientifico; ciò che conosciamo, cioè, secondo Kant, è una conoscenza solida, matematica. E la certezza di questa
conoscenza ci viene garantita anche dal fatto che tutto ciò che conosciamo arriva a noi attraverso lo spazio > la
. Dato che lo spazio è soggettivo la conoscenza della
SOGGETTIVITA’ DIVENTA GARANZIA DELL’OGGETTIVITA’
realtà, che noi vediamo attraverso lo spazio, è oggettiva, sicura, certa.
Se vogliamo dimostrare che lo spazio è il mezzo fondamentale per la conoscenza delle cose, esso non può derivare
dall’esperienza delle cose stesse. Bisogna sottolineare che Kant non parla mai di “conoscenza sensibile”, perché per
Kant conoscere è gi