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LOCKE
“Saggio sull'intelletto umano” strutturato in 4 libri:
1. Critica l'innatismo
2. Classificazione delle idee
3. Linguaggio, che ha una funzione comunicativa. Ogni parola suscita in chi la ascolta
la stessa idea di chi l'ha pronunciata. Le parole dunque non sono segni naturali,
intrinseci delle cose, ma il frutto di una libera attribuzione umana.
4. Conoscenza (esistono diverse forme di conoscenza).
A differenza di Cartesio che distingueva le idee in base alla loro origine (idee innate,
avventizie e fittizie) Locke ammette un'unica origine possibile delle idee: l'esperienza.
L'intero primo libro del Saggio sull'intelletto umano è dedicato a confutare l'innatismo, cioè
la convinzione che all'interno della mente umana siano presenti, fin dalla nascita delle idee,
delle nozioni comuni a tutti gli uomini. Sebbene l'innatismo fosse uno dei presupposti della
filosofia di Cartesio, la critica di Locke è rivolta particolarmente contro le correnti
neoplatoniche di Cambridge (Locke invece studiò a Oxford e aveva un'impostazione
Aristotelica).
Locke critica anche coloro che sostengono di possedere l'idea innata di Dio e si serve di 3
categorie che non possiedono l'idea innata di Dio per dimostrare la sua tesi:
I selvaggi, ovvero i popoli che vivono in modo primitivo;
• Gli idioti, uomini non conformati in modo corretto e che vivono in una condizione
• animalesca;
I bambini, che credono in Dio solo perché sono stati educati a ciò.
•
Secondo Locke al momento della nascita la mente non contiene in sé nessuna verità ma solo
le facoltà necessarie a conoscerla. Se non esistono idee innate la mente deve essere
concepita come una tabula rasa. L'uomo comincia ad avere idee non appena comincia a
servirsi dei sensi.
Le idee semplici derivano dalla sensazione, cioè dai cinque sensi esterni, ma anche dalla
riflessione, ossia dall'esperienza interna. Esse quindi (sensazione e riflessione) forniscono
alla mente idee semplici, elementi non ulteriormente scomponibili della nostra conoscenza.
A questo punto Locke distingue nelle nostre percezioni le qualità primarie da quelle
secondarie:
Le qualità primarie sono oggettive, corrispondono a qualità realmente possedute
• dagli oggetti. Es il peso.
Le qualità secondarie sono soggettive e non esisterebbero se non esistesse chi le
• percepisce. Es l'odore o il gusto.
Accanto alle idee semplici Locke riconosce l'esistenza di un altro tipo di idee, le idee
complesse: sono prodotte dall'intelletto mediante la composizione di più idee semplici,
quindi mentre Locke definisce le idee semplici come i dati e le informazioni che l'intelletto
riceve passivamente dall'esperienza, le idee complesse sono la rielaborazione che
attivamente ne fa.
Esistono tre tipologie di idee complesse:
1. Idee di modo, (che a loro volta possono essere modi semplici se sono generati dalla
ripetizione di un'unica idea semplice, es. dozzina o complessi originati da più idee
diverse tra loro) che sono obbligatoriamente dipendenti da ciò di cui sono idea (l’idea
di bellezza dipende necessariamente da qualcosa che abbia la qualità di essere bella).
Idee di sostanza, ossia le rappresentazioni di ciò che è sussistente di per se stesso
2. (cavallo). La principale fra esse è l’idea stessa di sostanza (idee semplici non
possono sussistere da sole, ci abituiamo a supporre che ci sia qualche sostegno in cui
sussistono e dal quale risultano, che chiamiamo perciò sostanza). A questo concetto
Locke muove la critica più originale del suo pensiero: spesso molte idee semplici si
presentano unite tra loro al punto tale di essere considerate una sola sostanza
semplice (l’oro ad esempio non è concepito come insieme di giallo, malleabilità,
luminosità, ma erroneamente si pensa che esista una sostanza unica o “essenza” che
sia costitutiva dell’oro; ma dal momento che l’esperienza ci mostra solo un insieme
di idee semplici, quella sostanza da noi presupposta non può essere realmente
conosciuta. Infatti gli uomini possono soltanto conoscere gli attributi delle cose, ma
non la realtà in sé, limitandosi quindi ad una conoscenza fenomenica). L’essenza
reale della cosa ci resta sconosciuta; quel che conosciamo è l’essenza nominale
(l’insieme di qualità che noi abbiamo stabilito una cosa deve avere per essere
chiamata convenzionalmente con un determinato nome).
3. Idee di relazione, che nascono dal confronto di un'idea con un'altra. Per esempio, un
uomo può essere rispetto ad altri uomini, padre, nonno, nipote, suocero ecc).
Importanti sono le idee di causa ed effetto (per cui colleghiamo l’esistenza di una
cosa all’esistenza e all’azione di un’altra cosa) e di identità. Un uomo rimane sempre
lo stesso nel corso degli anni, nonostante i suoi pensieri cambino di continuo perché
Locke definisce “persona” l'essere pensante finché ha consapevolezza dei suoi
pensieri: questa conoscenza rappresenta per Locke l'unico elemento in grado di
riunire esistenze tra loro lontane nel tempo e di fondare quindi l'identità personale.
La conoscenza per Locke è la percezione del rapporto tra idee. Questo può venir colto in
due modi:
Con l'intuizione, che lo percepisce in modo immediato (in questo caso si ha il
• massimo grado di chiarezza e certezza)
Con la dimostrazione, che lo percepisce in maniera mediata. In questo caso è
• necessario introdurre alcune idee intermedie che Locke chiama “prove”.
Locke individua tre ordini di realtà di cui si può raggiungere una conoscenza certa: io, Dio e
le cose sensibili.
Nel caso dell'esistenza dell'io Locke concorda con Cartesio, nell'affermare che essa viene
conosciuta in maniera intuitiva e certa grazie alla propria esperienza interna (la riflessione).
Nel caso dell'esistenza di Dio, la certezza si può raggiungere per via dimostrata, che prende
avvio dalla considerazione che le cose del mondo, non avendo in sé la ragione del loro
essere, devono essere rimandate a un ente eterno.
Per quanto riguarda le cose sensibili, la passività dei sensi e il carattere involontario delle
sensazioni testimoniano con certezza la loro esistenza.
La riflessione politica. Come Hobbes anche Locke si pone in una prospettiva di tipo
giusnaturalistico. Anche Locke concepisce lo stato di natura come uno stato di uguaglianza
e libertà degli individui, ma non ritiene che questa condizione sia la causa della loro
conflittualità. Lo stato di natura è uno stato di pace e armonia, in cui gli individui godono di
tre diritti fondamentali (diritto alla vita, libertà e proprietà), ma anche in questo stato
tendenzialmente pacifico l'assenza di un'autorità superiore rende possibile l'emergere della
violenza, che una volta insorta, la guerra diventa permanente.
Da ciò scaturisce l'esigenza di uscire dallo stato di natura e di costituire una società civile
mediante un patto sociale, che si configura in un modo molto diverso da quello delineato da
Hobbes:
Innanzitutto, mentre nel patto di Hobbes l'individuo alienava tutti i propri diritti
• naturali, per Locke i diritti naturali sono inalienabili. Entrando nel patto, l'individuo
lockiano cede invece i propri poteri naturali: quello di interpretare la legge e quello di
farsi giustizia da sé.
Inoltre mentre il sovrano di Hobbes non era un contraente del patto, nel caso di
• Locke il sovrano è una delle controparti del patto, al quale rimane sempre soggetto.
Locke così ristabilisce i due momenti di unione e di soggezione che il
• giusnaturalismo tradizionalmente distingueva nel patto. Con il patto di unione
ciascun individuo entra in una comunità politica, con il patto di soggezione la
comunità affida invece il proprio potere a un organo sovrano superiore attraverso un
mandato.
Grazie alla conservazione dei diritti naturali e alla distinzione tra i due momenti del patto
Locke introduce una serie di limitazioni al potere del sovrano: qualora il sovrano si sottrasse
dal proprio dovere di tutelare i diritti dei cittadini, essi avrebbero la facoltà di opporsi (in
questo modo forniva una giustificazione alle rivoluzioni). Un altro modo in cui Locke limita
il potere sovrano è rappresentato dalla separazione dei poteri in potere legislativo (promulga
le leggi), potere esecutivo (le applica e punisce i trasgressori) e potere federativo
(rappresenta lo Stato all'estero).
Tolleranza. Il tema della tolleranza occupa una posizione di primo piano tra gli interessi di
Locke. Locke ha scritto il Saggio sulla tolleranza e l'Epistola sulla tolleranza.
Nei primi scritti Locke subordinava ancora il diritto di culto alla garanzia dell'ordine
pubblico e negava l'importanza degli aspetti esteriori del culto. Già con il primo Saggio
invece Locke rivede la sua posizione, affermando la separazione tra la sfera pubblica e
quella privata, tra l'ambito della politica e quello delle convinzioni religiose individuali.
Nell'Epistola poi sancirà la netta separazione tra Stato e Chiesa.
Locke impone una limitazione alla pratica della tolleranza soltanto nei casi in cui la sfera
delle opinioni religiose interferisce con quella pubblica, rendendo necessario l'intervento
dello Stato. SPINOZA
Per Spinoza la filosofia deve arrivare al livello di certezza della scienza. Il grande modello
scientifico di Spinoza è la geometria (mentre per Cartesio era stata la matematica): la
filosofia deve ambire al grado di certezza della geometria. Questo spiega anche il titolo
dell'opera più importante di Spinoza: l'Etica dimostrata secondo l'ordine geometrico.
Sostanza. Per Cartesio esistono tre sostanze: la res cogitas, la res extensa e Dio. Spinoza
riprende la definizione di Cartesio (quella in senso stretto mentre critica quella in senso più
lato per la quale esistono tre sostanze), ovvero che la sostanza è ciò che non ha bisogno
d'altro per esistere, e sostiene anche che la sostanza sia causa di sé stessa, infinita, unica e
indivisibile e che quindi la sostanza può essere solo una, Dio (per quello si parla di
monismo). Per Spinoza quindi la sostanza è Dio, che a sua volta è natura e tutto ciò che ci
circonda.
Essendo infinita, la sostanza contiene un'infinità di proprietà o attributi, che sono appunto le
sue qualità fondamentali (tutto ciò che è sostanziale alla sostanza stessa). Degli attributi
infiniti della sostanza gli uomini, che hanno un intelletto finito, ne possiamo conoscere solo
due: l