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Per esempio Michelle Foucault parlava di anima come prigione del corpo (critica alla espressione

del corpo come prigione dell’anima di Platone)un determinato concetto di anima porta con sé

determinati comportamenti. In realtà però quando noi parliamo di anima indichiamo una serie di

funzioni: l’anima, come diceva Kant, serve a spiegare una serie di fenomeni. Quali sono questi

ultimi? Per esempio il percepire, i sensi: percepire è uno dei caratteri dell’anima ed è ciò che ci

mette in relazione con la natura. Un’altra caratteristica dell’anima è il sentire, inteso come gli effetti

della percezione sensoriale (piacere e dolore). Il sentire ci mette in contatto con il mondo ma in

modo differente: ogni cosa acquista una colorazione verso il piacere o verso il dolore, non è neutro.

Altro elemento fondamentale è il desiderio: legato al movimentonoi ci muoviamo a causa del

nostro desiderio. Alla questione del desiderio sono legate tutte le passioni: gioia, amore, odio,

gelosia ecc.

Altro elemento importante è l’immaginazione: è legata alla percezione, è la possibilità di costruire

un mondo altro rispetto a quello percepito. Questo apre sulla ragionepossibilità di stabilire

strategie d’azione rispetto al mondo, immaginare e costruire un comportamento differente.

Immaginare permette di smembrare le percezioni e di montarle in modo differente. Altro elemento

legato all’anima storicamente è il sogno. Altro elemento tra immaginare e sognare è la reverie: sorta

di gioco libero della mente, un libero abbandonarsi al flusso delle immagini.

Altra funzione è il ricordare: far riaffiorare delle percezioni del passato che hanno una verità,

ovvero delle storie. Ricordare mi permette di costruire una storia (percezionenatura, ciò che mi

circonda; ricordarestoria, ciò che mi è dietro). Il pensare invece ci mette in contatto con la logica,

ovvero la scienza che regola il pensare corretto. Infine il volere.

Altro elemento riconducibile all’anima è il linguaggio: è una funzione dell’anima.

Rimangono una serie domande: l’anima è un’unità? L’anima è libera? L’anima è immortale?

Queste tre domande hanno legate la questione dei destini dell’animaescatologia, discorso sui fini

ultimi: qual è il nostro destino dopo la morte?

Le questioni di unità, libertà e immortalità sono strettamente unite, perché per costruire un discorso

sui destini dell’anima, che significa scienza del castigo e del premio, è necessaria l’immortalità,

libertà (se anima non è libera, non può essere punita) e unità (Locke, coscienza del giorno e della

notte: se uno non è cosciente di aver compiuto un’azione, non può essere ritenuto responsabile di

quest’ultima. Solo laddove noi siamo liberi siamo responsabile). Noi siamo la stessa persona fin

dove possiamo tornare indietro e trovare dei ricordi.

Un’altra questione interessante è quella del carattere: è qualcosa di immutabile o si modifica nel

tempo? Shopenauer in Il mondo come volontà e rappresentazione sosteneva che il carattere è una

sorta di scelta libera che la volontà fa prima del tempotutto ciò che noi facciamo non è altro che il

frutto della nostra scelta originaria. Il nostro carattere è immutabile e saranno le occasioni della vita

a mostrare a noi stessi e agli altri chi siamo veramente. Altra possibilità è che il carattere si

costituisce nel tempo a seconda delle occasioni. Altra questione è se il carattere è determinato dal

DNA o è determinato socialmente.

Ultimo elemento è se l’anima è individuale o transindividualesimile all’intersoggettività. Ma la

tradizione della transidividualità sostiene che le relazioni tra gli individui come costituenti degli

individui stessi. Nell’intersoggettività invece ci sono due sfere di interiorità messe in connessione

da delle relazioni. Nella transindividualità il mondo costituisce l’individuo.

Anima è in primo luogo principio della vita, poi della sensibilità e infine delle attività spirituali. I

primi filosofi (naturalisti o presocratici) identificavano anima con archèin greco principio.

Filosofia nasce come ricerca di principio. E’ significativo il fatto che i primi filosofi identificano il

principio che regge l’anima con il principio che regge l’universo (per es. per Anassimene il

principio è l’aria, per i pitagorici l’armonia ecc.). Platone, in cui si trova la prima grande trattazione

filosofica della tradizione occidentale, l’anima è ciò che si muove da sé. La vita è l’essenza del

movimento. Con Aristotele nel de anima abbiamo la prima grande trattazione sistematica del

concetto di anima (rimane attuale): anima è atto, è la forma del corpo. Anima sta al corpo così come

l’atto della visione sta alla vista. Anima è atto della capacità propria di un corpo organico. La

domanda che viene posta quindi è in che misura questo atto è separabile dal corpo: c’è un elemento

separabile o non è possibile separare anima e corpo? La risposta nei testi aristotelici è che la parte

separabile dal corpo è il pensiero (ma non c’è una vera e propria risposta). Rimando ai destini

dell’animadove va a finire questa parte che sopravvive al corpo? Per Averroè anima non è

individuale ma collettiva, quindi ciò che sopravvive è ciò che si incarna nelle tradizioni, nei costumi

ecc.

Il de anima per molti secoli incarna l’intero progetto di una psicologia. Unica eccezione in questo

percorso è costituita da Plotinoindipendenza dal corpo, anima ha caratteri divini e per questo ha la

possibilità di ritirarsi nella propria interiorità e di guardarsi dentro per cogliere la propria divinità

come elemento di separazione. Se in noi stessi pensiamo di trovare la verità, significa che vi sono

due mondi separati: mondo sovrasensibile e sottosensibile. Platone taglia il reale in due: mondo che

ci circonda, mondo sensibile, che non è vero, e il mondo della verità, dove tutto è

immutabilemondo delle idee. Platone partorisce questa concezione pensando al problema del

correlato oggettivo dell’universale. All’universale, per esempio, di cane corrisponde un’idea. La

scienza ha come oggetto il mondo immutabile.

Da Plotino nasce una tradizione dell’interiorità: la troviamo in Agostino, dove l’interiorità è la via

privilegiata verso Dio. La verità sta nell’uomo interiore, che in qualche modo si contrappone

all’uomo esteriore dei sensi. Rispetto a Plotino qui abbiamo una differenza fondamentale: Agostino

ha come quadro fondamentale oltre al Platonismo anche il messaggio cristiano. Quindi non è più il

dio platonico della scienza immobile e immutabile. Divino per Agostino diventa messaggio

d’amore. La confessione è il riconoscimento di questa realtà interiore.

Nella modernità colui che trasforma questa tradizione dell’interiorità in una vera concezione del

pensiero come spazio interiore è Cartesio: cogito ergo sum identifica una realtà sostanziale, ovvero

il pensiero. Esso è sostanza divisa dal corpo. Anche in Platone corpo è separato dall’anima, ma

corpo è inferiore. Per Cartesio il cogito ergo sum mi da accesso immediato alla sostanza pensante.

Questo introduce una separazione fra pensiero ed estensione che in Aristotele è completamente

assente. In Cartesio per la prima volta abbiamo la fondazione di un vero e proprio dualismo:

sostanza pensante è libera e sostanza estesa agisce solo per leggi meccaniche. Nelle meditazioni

metafisiche Cartesio usa per la prima volta il pronome persolae “ego”io sono, io esisto. Pensa in

prima persona la filosofia. Non si parlerà più di anima in senso astratto. Noi siamo una coscienza,

uno spazio di interiorità radicalmente separato dal mondo meccanico. E’ l’ego che guarda l’universo

secondo i caratteri geometrici che lo caratterizzano. Quindi carattere fondamentale della modernità

è l’io cosciente, che sa cosa accade nella sua interiorità.

Con Locke c’è la messa in crisi del modello cartesianomette in discussione il concetto di sostanza.

Coscienza non è qualcosa che sta sotto e permane immutabile, però posso ammettere la coscienza

nella misura in cui io riesco a tornare nel passato e ritrovare la coscienza delle cose che ho

percepitosi costituisce l’identità della coscienza, della persona.

Con Kant abbiamo un passaggio ulteriore: egli afferma la disgiunzione tra coscienza e anima.

Siamo noi che attribuiamo sostanzialità alle cose quando vediamo qualcosa permanere, e quando

vediamo qualcosa variare gli attribuiamo accidentalità. E’ la coscienza che attribuisce l’etichetta di

sostanzialità delle cose, l’io pensante. Per Kant questo è un paralogismo: se io applico l’attributo di

sostanza all’io dovrei essere in grado di vederlo dall’esterno, cosa impossibile. Anima non è

dimostrabile perché necessita attributo di sostanza dell’io.

9-10-2015

Introduzione 2

Platone e Aristotele come modello della concezione dell’anima nella grecità (per Aristotele fino alla

modernità”de anima” trattazione di psicologia scientifica). Per Aristotele c’è anima già nelle piante

e negli animali, ma di grado differente. La psicologia per lui è una parte della fisicascienza dei

corpi organizzati. Cartesio invece oppone in modo radicale anima e corpo. Chiama la res cogitans

egoanima è un io, è uno spazio di interiorità trasparente a sé stesso, è uno spazio di libertà pari alla

libertà che possiede Dio. Anima si oppone al corpo: anima dentro e corpo è fuori. Cosa mantiene in

ordine la struttura del mondo? Per Platone le idee (iperuranio) e per Aristotele la forma. Con

Cartesio nasce il termine idea intesa come contenuto mentale. E con lui si rompe l’idea aristotelica

che l’anima . Abbiamo corpo in senso meccanicistico e anima come rappresentativa all’interno della

mente la realtà fuoriproblema della comunicazione fra anima e corpo. Hobbes obbietterà a cartesio

il cogito ergo sumpensare è una funzione del corpo, visione materialistica. Liebniz invece visione

opposta: c’è solo anima.

Cartesio trova per primo uno spazio di interiorità e lo separa dal mondo esterno. Da qui inizia la

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A.A. 2016-2017
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tucanoblu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Morfino Vittorio.