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A.C.
Nella seduta del 13 gennaio 27 A.C., Ottaviano si reca al Senato e dichiara molto formalmente
di voler restituire la res publica al Senato, cioè dichiara di voler restituire il governo dello stato al
Senato. Tutto ciò avviene nello stupore generale e nel timore di molti che temevano che con
questo gesto potesse riaprirsi la parentesi terribili delle guerre civili. Gli storici ritengono anche
che ci fosse anche una sincerità di fondo nel comportamento di Ottaviano, anche se è certo che la
seduta del 13 gennaio è stata preparata attentamente e infatti subito dopo l'offerta che Ottaviano
fa di restituire la res publica al Senato, si levano proteste innumerevoli e offerte più o meno
spontanee, ma insistenti, di recedere dal suo intento e di abbandonare la sua decisione di
restituire la res publica. Risultato è che Ottaviano recede dalla sua decisione e conserva il
Consolato, quindi resta Console e assume un Imperio speciale sulle Province no pacatae, cioè il
compito di governare le Province più turbolente. I Pro Consoli assumono invece il governo delle
altre Province e ne rispondono direttamente al Senato. Il popolo nei suoi comizi, le Magistrature,
il Senato riprendono l'esercizio legittimo delle loro funzioni, questo avviene il 13 gennaio 27
A.C.
Solo tre giorni dopo il Senato si riunisce nuovamente (16 gennaio 27 A.C.) e lo fa per
ringraziare Ottaviano del gesto, cioè del fatto di aver offerto la res publica al Senato e di aver
riconosciuto quindi la sua supremazia. Succede che a Ottaviano viene conferita la corona
d'alloro, gli viene dedicato in Senato uno scudo aureo, sul quale vengono incise i nomi delle virtù
che vengono riconosciute più o meno unanimemente a Ottaviano: clementia, virtus, iustitia e
pietas. Gli viene data la corona d'alloro, come già detto. Soprattutto su proposta del Console in
quel momento in carica gli viene conferito il titolo di Augustus, Augusto in italiano. L'Augustum
augurium, cioè l'augurium massimo era l'augurium sotto il quale si era deciso di fondare Roma,
prima di far qualcosa di importante i romani attraverso gli Auguri, interrogavano la divinità. La
decisione di fondare Roma per la tradizione era stata presa soltanto in presenza di questo
augurium Augustum, il massimo degli auguri possibili. Il Senato attribuisce a Ottaviano un titolo
che nessuno aveva mai avuto prima, il titolo di Augustus, come se Ottaviano venisse in qualche
modo considerato alla stregua di un nuovo fondatore di Roma, di un nuovo Romolo. Non è
semplicemente una cerimonia formale con la quale si consegna uno scudo e un titolo.
Con questa cerimonia di grande impatto formale si forma il cosiddetto stato dell'auctoritas,
l'auctoritas è il principio formale alla base del Principato. Nella sostanza Ottaviano non esce da
questa cerimonia con poteri dittatoriali, prende solo ciò che gli serve, prende il Consolato e un
gruppo di Province da stabilizzare con le legioni già presenti.
La dimensione fondamentale di questa operazione è quella ideologica, appunto l'auctoritas, ed è
proprio il concetto di auctoritas, che d'ora in poi rappresenta l'elemento in base al quale può
reggersi quell'equilibrio non facile tra la forma repubblicana da un lato e la sostanza monarchica
dall'altro. Queste due forme stanno insieme, attraverso il concetto di auctoritas.
Augusto nelle res gestae (ci spiega cosa significa auctoritas):
“Post it tempus auctoritate omnibus praestiti, potestatis autem nihil amplius abiu quam caeteri;
qui nihil quoque in Magistratu con legae fuerunt.
Tradotto:
Dopo quel tempo fui superiore a tutti in auctoritas, ma non ebbi una potestas superiore agli altri
che mi furono colleghi nelle Magistrature.”
Ci descrive cosa cambia, ed è l'auctoritas che fa la differenza, ed è per questo che c'è una
sostanza monarchica che riesce a convivere con le forme repubblicane, gli altri Magistrati sono
colleghi di Augusto nella Magistratura.
auctoritas
L' è un concetto arcaico, un concetto di carattere giuridico e sacrale e Ottaviano lo
riesuma utilizzandolo con una finalità precisa, cioè la finalità è quella di costruire un nuovo stato
a partire dalla persona del Princeps, ed è questo il concetto che Ottaviano con i suoi consiglieri di
cui si circonda, utilizza. Ottaviano rispolvera questo concetto con la finalità di riuscire a costruire
un nuovo concetto di stato, impregnata sulla persona del Princeps, quindi su una personalità forte
che ha un ruolo eminente nel contesto istituzionale. Istituzionalizzare il carisma personale del
Princeps, che adesso è Ottaviano poi il ruolo sarà rivestito da altri personaggi. Alcuni storici e
alcuni annalisti, presi un po' anche dall'enfasi retorica, hanno considerato Ottaviano Augusto, una
sorta dell'uomo della provvidenza, come se fosse un uomo inviato da Dio, per porre termine a
una situazione intollerabile di guerra civile, per costruire la Roma Imperiale, la Roma universale.
Sicuramente era un genio della politica Ottaviano e come tutti i geni della politica sapeva
muoversi e adattarsi alle circostanze concrete e interpretarle al meglio. Augusto sapeva che non
era possibile parlare di restaurazione della repubblica, senza appunto salvare le forme
repubblicane, non a caso Augusto ripristina i Comizi e le procedure elettorali ordinarie, però
introduce una serie di meccanismi che gli consentono di controllare queste procedure, quindi di
controllare e di fatto togliere alle elezioni il loro effettivo valore.
Una delle caratteristiche di un grande uomo politico è la capacità di saper controllare le
situazioni, interpretare le situazioni e i contesti concreti e muoversi con decisione, ma anche con
prudenza. Il Senato rappresentava una minaccia per Augusto e il Senato andava controllato.
Augusto (come già visto sopra) compie una prima epurazione, anche se lo omaggia,
introducendo un organo politico molto importante chiamato Consilium Principis, che non è
altro che una sorta di commissione ristretta, preposta alla discussione di quanto poi avrebbe
costituito oggetto delle discussioni dei lavori dell'assemblea Senatoria. In questo modo la
funzione del Senato diventa sempre di più quella di ratificare decisioni prese altrove e
precisamente nel Consilium Principis (l'intento di controllare il Senato viene attuato con
strumenti molteplici e non semplicemente con una epurazione e un rimodellamento della
composizione materiale del Senato).
Tra il 25 e 24 A.C., Ottaviano Augusto, attraversa un periodo molto complesso, ci sono dei
tentativi di insurrezione, comunque vengono controllati e non degenerano in guerre civili, anche
se la salute di Augusto vacilla, un po' per la tensione e lo stress.
L'anno 23 A.C., può essere considerato formalmente l'anno di inizio del Principato, in
quest'anno Augusto vara formalmente un nuovo assetto costituzionale e questo passaggio
rappresenta davvero il momento di passaggio dal vecchio al nuovo sistema.
In concreto Augusto depone il Consolato, lo aveva mantenuto ininterrottamente dal 32 A.C. e
assume l'Imperium Pro Consulare maius et infinitum, Imperio Pro Consolare maggiore e infinito.
Un Imperium superiore qualitativamente a tutti gli altri Pro Consoli (coloro che esercitano
l'Imperium sulle Province) e si tratta di un Imperium non delimitato a livello spaziale. La
conseguenza è che tutti gli altri Pro Consoli sono ridotti al rango di Legati di Augusto, di Legati
Imperiali.
Il secondo elemento decisivo è questo: a partire dal 1 luglio 23 A.C. Augusto assume la
tribunicia potestas a titolo vitalizio e nella sua piena estensione, dal 36 A.C. Augusto aveva la
inviolabilità tribunicia, la sacro santitas. Dal 23 A.C. non è Tribuno della plebe, ma in quanto
titolare della tribunicia potestas, ha tutta la postestas dei Tribuni, il che significa che può far
votare plebisciti con valore di legge, può convocare il Senato, può usare il diritto di veto.
A questi due elementi (Imperium Pro Consulare maius et infinitum e a tribunica potestas),
Augusto aggiunge l'auctoritas, che conferisce un sapore completamente diverso ai singoli poteri.
I pilastri fondamentali del Principato e della monarchia romana saranno sempre e soltanto questi
due, cioè Imperium Pro Consulare (sostanzia il potere di comando militare del Princeps) da un
lato, e la tribunicia potestas (invece rappresenta la base giuridico costituzionale del potere del
Princeps) dall'altro. Augusto e gli Imperatori successivi non avranno bisogno di altri poteri.
Augusto infatti rifiuterà sempre il Consolato, lo assumerà soltanto in una occasione e solo nel 2
A.C., accetterà il titolo solamente formale, di pater patriae, padre della patria.
I rapporti tra Princeps e Senato
La caratteristica fondamentale del Principato è quello del sovrapporsi di un potere egemone, di
un potere personale di tipo monarchico, su una struttura giuridico/costituzionale di natura
repubblicana, che è composta (nella Roma repubblicana) da due elementi fondamentali: il popolo
e il Senato. Secondo la massima latina si diceva: “Senatus censuit, populusque iussit”, il Senato
ha deciso e il popolo ha ordinato, era il brocardo nel quale si sintetizzava la sostanza della forma
repubblicana.
Augusto in quanto Imperator ha assunto la rappresentanza diretta del popolo; con la qualifica di
Imperator ha fuso i due elementi di Imperium Domi e di Imperium Militiae, ha di fatto
trasformato tutti i cives romani in soldati e ha assunto la rappresentanza diretta del popolo.
Quello che resta da definire in maniera più chiara è il tema dei rapporti con il Senato, perché
comunque non ha finito di risolvere la questione Augusto. Il Senato rappresenta il baluardo da
sempre, nell'ideologia repubblicana, è il luogo della classe egemone della civitas. Si tratta di una
classe dirigente che una propria cultura, una propria tradizione, ed è attaccata alla carica e al
ruolo non solo per motivi di prestigio, ma anche per ragioni economiche.
Augusto ha successo nella sistemazione dei suoi rapporti con il Senato, perché omaggiando e
rispettando (almeno formalmente la natura repubblicana della civitas), ha la forza di non
stravincere, che è un altro requisito dei grandi uomini politici. Sanno capire fino a dove è giusto
spingersi ed oltre non vanno. Nei confronti del Senato Augusto non stravince nel senso che
conserva al Senato alcune prerogative che comunque ne giustificano la sopravvivenza e che pur
giustificano la sopravvivenza del Senato e allo stesso tempo non erodono la sostanza del potere
del Princeps. Il ruolo del Senato rimane in piedi con il ruolo dominante del Princeps. Tuttavia
non possiamo parlare in nessun modo di una divisione eguale di poteri tra Princeps e organo
senatorio. Il Senato conserv