Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Storia della committenza artistica - Appunti Pag. 1 Storia della committenza artistica - Appunti Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia della committenza artistica - Appunti Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia della committenza artistica - Appunti Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia della committenza artistica - Appunti Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia della committenza artistica - Appunti Pag. 21
1 su 25
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Chiesa di San Moisè

Siamo nel 1662, in un nuovo contesto storico per Venezia: nel 1646 c'era stata la battaglia di Candia alla quale era seguita una grave crisi economica (fare la guerra costa!), questo è anche il periodo in cui si discute dell'apertura del Libro d'oro, a delle condizioni: avere una storia familiare al servizio della Repubblica, avere soldi necessari per acquistare il titolo, 100mila ducati, avere un palazzo, creare un legame di parentela con le famiglie del vecchio patriziato (quindi pagare nozze e dote) ecc. ecc. 130 famiglie entrano a far parte del patriziato veneziano, ma solo 4 spiccheranno, le altre scompariranno. La facciata della Chiesa di San Moisè fu finanziata da una di queste nuove famiglie, i Fini, in particolare da Vincenzo Fini che diede il progetto all'architetto Alessandro Tremignon. Questa è una chiesa parrocchiale situata in una zona urbana centrale (San Marco), la facciata include degli elementi commemorativi.della famiglia Fini. La famiglia Fini proviene dai possedimenti orientali di Venezia, ed è dedicata all'avvocatura. Gerolamo Fini predispone che sulla facciata debbano essere collocati il suo monumento e quello di Vincenzo Fini (procuratore di San Marco morto nel 1660) e un terzo personaggio (morto nel 1726, viene posto solo successivamente ed è rappresentato solo il mezzo busto). A Vincenzo Fini spetta il luogo centrale della facciata (era avvocato e procuratore di San Marco, una delle cariche più importanti dello stato), nel 1646 la famiglia Fini acquisì la nomina di famiglia patrizia. La carica di procuratore di solito viene data a chi ha un curriculum importante all'interno dello stato (onori cenzache viene data a chi ha anni e anni di esperienza), ma in questo caso, Vincenzo Fini, non poteva avere una grande esperienza in questo ambito, infatti questo titolo venne messo in vendita e acquistato poi da Fini. Questo titolo viene chiamato<p>‘procuratore per soldi’, queste sono cariche sovrannumerali (rimaneva sempre un numero speci codi procuratori e quelli che compravano il titolo erano in più). Il motivo di questa vendita di titoli era che la repubblica era in crisi economica.

La famiglia Fini, nella facciata, decide di non aggiungere la scritta ‘per soldi’, ma lascia solo il titolo di procuratore (ovviamente i veneziani dell’epoca sapevano che Vincenzo Fini pagò per il titolo).

La facciata è estremamente piena di elementi scultori e decorativi, e i busti sono solo alcune delle decorazioni; al centro è collocato lo stemma della famiglia che fa capire che la facciata è dedicata ad una famiglia precisa, ci sono anche una serie di statue (delle virtù, attributi che si associano alla famiglia Fini), e degli elementi curiosi (come ad esempio due cammelli il cui significato è oscuro, che reggono un obelisco che porta l’iscrizione dedicatoria a

Fini; probabilmente rappresentano l'immortalità). Si percepisce una ricchezza del vocabolario scultoreo.

Sotto lo stemma troviamo una figura alata con la tromba, la quale è un'allegoria della fama della famiglia Fini.

Questa chiesa era la chiesa della famiglia Fini, loro abitavano là; andarono dal parroco e chiesero di erigere una chiesa e in cambio sulla sua facciata dovevano esserci degli elementi commemorativi, il parroco disse di sì. Il fratello dell'architetto era uno dei diaconi della chiesa, quindi fungeva da mediatore per portare avanti il progetto.

Santa Maria dei Derelitti, o dell'Ospedaletto, l'architetto è Baldassarre Longhena. L'Ospedaletto è uno dei quattro importanti ospedali di Venezia, i quali avevano delle funzioni ben precise: 'Gli Incurabili' curava i malati senza speranze, 'San Lazzaro dei Mendicanti' curava i malati poveri, 'La Pietà' si occupava degli orfani.

di 25ffi fi fi fi fi fi fi fi ffi fi fi‘l’Ospedaletto’ curava le ragazze. Alcuni ospedali erano sia per maschi e femmine, altri erano più specifici. Questi ospedali sono una componente importante della società veneziana, simili alle scuole grandi, hanno una funzione sociale (luogo di incontro tra il patriziato, mercanti ecc.) e caritativa. Sono estremamente importanti perché sono da considerare come istanze morali, un uomo ricco quando arriva il momento di pensare alla fine della vita erige un testamento ed è una costante quella di lasciare qualcosa all’ospedale. Gli ospedali possono essere nominati molte volte come sorta di ricatto, si dice agli eredi che se non viene fatto quello che voleva il defunto tutti i soldi andavano agli ospedali di Venezia. Gli ospedali sono degli importanti committenti artistici (così come le scuole grandi); tutti gli ospedali sono fondati nel 1500 circa. Per quanto riguarda l’Ospedaletto, Bartolomeo Cargnoni

(governatore dell'ospedale, carica non a vita) lascia una grossa somma che deve essere impiegata per la costruzione della facciata, lui però non dice che vuole che sia una facciata che celebri la propria persona o la sua famiglia. Ciò nonostante la facciata ha degli elementi celebrativi concentrati sulla fascia sopra il portale, il busto è posto sopra una lapide con un'iscrizione. Bartolomeo Cargnoni non è un patrizio ma è un semplice cittadino, il suo mestiere è quello di mercante commerciante, possedeva una bottega di oggetti di lusso (es. stoffe, dipinti) situata nelle mercerie chiamata 'allo struzzo' (l'insegna era uno struzzo). È una facciata molto difficile da vedere perché si situa in una calle piuttosto stretta, quindi non è possibile leggere tutti gli elementi. L'architetto ha scelto elementi sporgenti con delle caratteristiche particolari: nella zona del pianoterra abbiamo delle paraste

che non portano ad un capitello, ma troviamo dei dadi che portano davanti dei mascheroni molto strani e grotteschi (insoliti per una facciata di una chiesa); al di sopra troviamo delle sculture monumentali, mentre nell'ultima parte in alto non riusciamo a vedere nulla; al centro troviamo una macchia con il guscio di conchiglia che racchiude il busto di Cargnoni. Le sculture che troviamo sono di Giusto Le Court e non rappresentano dei santi; i simboli che si trovano sulla statua (conchiglia, borsello, corda con una croce) rappresentano dei pellegrini (gente in viaggio per cercare un luogo). Troviamo, nella parte superiore, l'insegna della bottega di Cargnoni, ovvero lo struzzo, e nelle parte superiore, come coronamento, sono le statue delle virtù cardinali. Questo elemento sostituisce lo stemma, non essendo nobile infatti non possedeva alcuno stemma; lo struzzo, inoltre, ha un significato specifico: gli si attribuisce un atteggiamento di buon cristiano perché lo struzzo.

mette le sue uova sotto la sabbia e poi se ne va e lascia che la natura faccia il suo corso, viene fatto il paragone con la fede in quanto un cristiano ricco depone i suoi soldi e lascia fare alla volontà di Dio la distribuzione (questo infatti è l'atteggiamento di Cargnoni verso l'ospedale). Cargnoni non ha lasciato solo questi soldi per la facciata ma ha lasciato una parte del suo patrimonio come investimento per l'ospedale. Questo è un caso particolare di una committenza non patrizia la quale commemora le azioni di un cittadino. Santa Maria della Misericordia il committente è Gasparo Moro (commissionata tra il 1650-1659) il quale, non avendo discendenza, decide di erigere un monumento celebrativo. Sopra il portale troviamo il busto del defunto e ai lati troviamo due statue che rappresentano delle virtù (la costanza e la carità). Abbiamo a che fare con una famiglia patrizia estinta, è un atto di auto celebrazione con

mancanza di progetto per il futuro.

San Salvador, Nel campo di che di trova nella strada che collega piazza San Marco e Rialto e si trova alla ne dellemercerie, troviamo la chiesa di San Salvador e la Scuola Grande di San Teodoro.

La facciata della chiesa è commemorativa in quanto nel timpano troviamo inserito il busto, ma in questo caso nontroviamo nessuno stemma; a destra e a sinistra troviamo due lapidi.

Il committente è Jacopo Galli, cittadino e mercante, fa il suo testamento nel 1649 nel quale lascia 60 mila ducatiper la facciata di San Salvador, ne lascia altri 30 mila per la facciata della Scuola di San Teodoro e altri 30 mila perla Chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti (la somma di questi lasciti era molto di più della somma per acquistare iltitolo nobiliare, infatti possiamo dedurre che Galli decise di investire i suoi soldi in opere di bene cenza).

I luoghi che sceglie sono molto importanti in quanto la chiesa è il punto di arrivo della processione di

insediamento del nuovo procuratore di San Marco, la Scuola di San Teodoro è una delle grandi scuole di Venezia, e San Lazzaro dei Mendicanti è uno dei quattro grandi ospedali di Venezia; con questo suo lascito copre tutte le categorie degli importanti edifici pubblici di Venezia. San Lazzaro dei Mendicanti nasce nel 1601 su progetto di Vincenzo Scamozzi. È un ospedale sia per femmine che per maschi in quanto l'edificio si trova al centro di un edificio speculare (struttura che si sviluppa sia a destra che a sinistra, per dividere i pazienti in base al sesso). Jacopo Galli è quindi il finanziatore di questa facciata, non troviamo stemmi e nemmeno il busto, troviamo soltanto una piccola lapide sopra il portale (sotto la finestra termale). Santa Maria del Giglio, eretta sulla base del testamento di Antonio Barbaro del 1678, lascia 30 mila ducati per la costruzione della facciata. Al testamento è allegato il progetto di Giuseppe Sardi, e l'accordo con ilparroco era già stato preso (gli eredi non si devono occupare di niente); ma un uomo di chiesa che accetta senza opposizione un progetto di facciata di chiesa che esclude qualsiasi oggetto di religione e di chiesa è molto strano, questo probabilmente è l'unico caso al mondo di chiesa che ha solo l'aspetto strutturale di una chiesa, ma che non ha elementi religiosi. 15 di 25fi ffi fi ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fiNelle nicchie della zona inferiore non ci sono santi, non ci sono virtù, ma troviamo i fratelli di Antonio Barbaro (Carlo e Francesco) con l'iscrizione, la carica, i vestiti che corrispondono alla loro attività; troviamo anche dei rilievi che rappresentano delle battaglie navali e le piante di diverse città (es. Candia, ormai perduta; Padova, uno dei fratelli era rappresentante del governo veneziano a Padova; Corfù, ecc.). Anche tutti gli altri elementi scultorei rappresentano Antonio Barbaro e non hanno nessuna

connessione con la fede. La cosa più scandalosa di tutta la vicenda è che la facciata non corrisponde alla realtà in quanto Antonio Barbaro ha preso parte alle guerre ma non è mai stato un capitano generale da mar (lui invece si fece rappresentare sulla facciata con i

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
25 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher carlbz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della committenza artistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Frank Martina.