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Cap. 2 DAL PERIODO DELLA DIVISIONE ALLA CADUTA DELLA DINASTIA TANG
Tra il 220 e il 589 d.C. non vi fu mai un un’unica dinastia che regnasse su tutta la Cina.
Nel periodo tra il 220 e il 280 l’impero era diviso in tre regni, poi i Jin occidentali unificarono il paese, ma durò poco. Dal 316 in poi vi fu una prolungata divisione tra il nord e il sud:
- Nel sud sei dinastie regnarono dalla loro capitale Jiankiang (attuale Nanjing)
- Nel nord fino al 384 vi fu un periodo di estrema frammentazione chiamato il Tempo dei 16 regni, fino all’instaurazione della dinastia dei Wei settentrionali con capitale Luoyang. Nel 534 la dinastia si scisse e vi fu un altro periodo di frammentazione politica, fino all’instaurazione della dinastia Sui, che unificò la Cina. Nel 618 la dinastia Sui venne sostituita dalla dinastia Tang e cominciò il periodo più glorioso della storia cinese.
Il periodo della divisione (220-589)
Nel periodo tra il 220 e il 280 la Cina
La Cina settentrionale era divisa in tre stati:
- A nord (capitale: Luoyang) vi era il regno di Wei, su cui regnava Cao Pei (figlio di Cao Cao)
- A sud ovest (nell'attuale Sichuan) vi era il regno di Shu Han, in cui regnava un discendente Han
- A sud vi era il regno di Wu
Nel 263 il regno Wei (quello di Cao Pei) assorbì quello di Shu Han, diventando così un regno esteso. Tuttavia, il regno di Wei venne usurpato da Sima Yan, che sottomise anche il regno di Wu e la famiglia Cao perse il controllo dello stato.
Sima Yan instaurò la dinastia dei Jin occidentali, che regnò per un breve periodo. Alla morte del suo imperatore, però, il paese cadde in una guerra civile e gli xiongnu saccheggiarono la capitale Luoyang.
All'inizio del IV secolo divenne chiaro che permettere agli xiongnu di stabilirsi entro i confini della Cina era pericoloso. Liu Yuan, un re xiongnu sinizzato, conquistò Luoyang e dichiarò la restaurazione della dinastia Han, fondando...
così la prima dinastia straniera nella storia della Cina. Per lungo tempo il nord della Cina rimase governato dalla dinastia straniera e il sud, da dinastie cinesi. Dinastie meridionali La prima delle dinastie meridionali, quella dei Jin orientali, con capitale Jiankang (sullo Yangzi), venne fondata da un superstite della dinastia dei Jin occidentali. La situazione politica era molto instabile e nel 420 uno dei generali della dinastia usurpò il trono instaurando la dinastia Liu-Song. Le dinastie che regnarono ebbero come obiettivo comune quello di limitare il potere dell'aristocrazia, e si assistette anche a un forte sviluppo della classe mercantile, soprattutto sotto il regno dell'imperatore Wu della dinastia Liang (dal 502 al 549). Nel frattempo il NORD... Aveva subito una serie di invasioni da parte di popoli non cinesi. La prima incursione fu quella da parte degli xiongnu che invadendo Luoyang instaurarono la dinastia degli ZHAO anteriori.destinata a durare poco (dal 304 al 320) - fu la prima dinastia straniera nella storia della Cina. La seconda principale incursione fu quella dei DI e dei QIANG, tribù proto tibetane provenienti dall'ovest. Nel 351 i DI instaurarono la dinastia dei QIN anteriori, con capitale Chang'an. Fu Jian, il loro capo più famoso, conquistò buona parte della Cina settentrionale e tentò di invadere anche il sud del paese, ma il suo esercito, non essendo abituato a combattere nel clima umido della valle dello Yangzi, venne sconfitto dai Jin occidentali nella battaglia di Feishu. La terza incursione, più duratura, fu quella dei toba, di probabili origini turche, insediatasi nello Shanxi settentrionale; essi instaurarono la dinastia dei Wei settentrionali (capitale pingcheng, vicino all'odierna datong). I toba iniziano a sottomettere i regni vicini.
La sinizzazione dei toba - I toba furono il primo esempio di adozione di usi cinesi da parte di popolazioni straniere.
Essi adottarono il sistema burocratico cinese. Nel 440 oramai i toba avevano creato lo stato più potente dell'Asia orientale, sbarazzandosi dei nemici vicini. La sinizzazione dell'impero toba andò avanti velocemente sotto l'imperatore Xiaowen. Egli emise una serie di decreti che costituivano un tentativo consapevole e intenzionale di avvicinare il paese all'ideale di una monarchia cinese Han confucianizzata. Tra queste riforme vi erano l'adozione di cognomi cinesi, l'incoraggiamento di matrimoni misti con i cinesi e l'uso della lingua cinese a corte e negli affari ufficiali. Nel 477 venne introdotta una riforma fondiaria, la quale decretava che tutta la terra apparteneva allo stato e che ogni uomo libero e ogni donna libera ne avrebbero ricevuto una parte, di cui avrebbero potuto usufruire in vita, ma che sarebbe stata redistribuita dopo la loro morte (nazionalizzazione della terra) -> ciò serviva a contrastare l'impoverimento.dei toba, perché quando una popolazione nomade diventa stanziale la sua economia non funziona più. Negli anni successivi (490) venne stabilita una nuova capitale a Luoyang. Questi sviluppi alienarono gli elementi aristocratici più conservatori della società dei toba. La tensione tra i ranghi dei toba divenne acuta dopo il trasferimento della capitale a Luoyang, e quando le tribù mongole attraversarono con forze numerose il confine, le guarnigioni di frontiera toba si ribellarono. Così l'impero dei Wei settentrionali si scisse nello stato dei Wei occidentali, sinizzato (quindi quasi del tutto cinesi), con capitale Chang'an e nello stato dei Wei orientali (legati alle tradizioni dei toba), nel nord-est.
Sviluppi culturali, religiosi ed economici durante il periodo di divisione. Nei secoli successivi al crollo dell'impero Han si svilupparono alcuni movimenti intellettuali e religiosi nuovi e importanti, tra i quali vi erano una
rinnovato la versione del daoismo e il buddismo, introdotto e affermatosi in quel periodo. Si affermò quello che poi fu definito neodaoismo, con maggiore esponente in Wang Bi. Esso al pari di molti altri neodaositi, continuò a essere ammiratore di Confucio e non sostenne mai che ci fosse incompatibilità tra il confucianesimo e il daoismo. Altri scrittori e filosofi erano più edonistici e anarchici nelle loro posizioni e nei loro comportamenti. Un gruppo che si faceva chiamare "i 7 saggi del boschetto di bambù", si radunava vicino Luoyang e si impegnava in sedute di qintan o "pura conversazione", durante le quali si svolgevano discussioni metafisiche e letture di poesie. Altri daoisti indagavano sulla medicina, l'alchimia e l'igiene personale. Fu in questo periodo che venne stabilito un importante collegamento tra la pittura di paesaggi e la tendenza dei daoisti a cercare uno stretto contatto con la natura. Nel frattempo avevaormai cominciato a prendere piede in Cina il buddismo, le cui origini erano in India, e che sono arrivate tramite i commerci per la Via della Seta. La leggenda narra che l'imperatore Mingdi sognò un dio d'oro (che più tardi venne riconosciuto come Budda), e ciò lo indusse a mandare una persona fidata in India a procurargli copie delle scritture buddiste. Alla fine del II secolo d.C. varie comunità buddhiste erano sorte in Cina, e diversi templi vennero costruiti. La diffusione del buddismo fu però rallentata da una serie di cause, una delle quali era la difficoltà di tradurre i concetti religiosi buddisti in cinese (dal sanscrito). Il convertito buddista più famoso nella Cina meridionale fu l'imperatore Wu (dinastia Liang) che comandò alla sua famiglia di lasciare il daoismo a favore del buddismo, e ordino la distruzione dei templi daoisti. Dato che a nord regnavano dinastie straniere, il buddismo si affermò.più velocemente, e venne accolto con favore non solo per i suoi poteri magici, ma anche perché controbilanciava l’influenza confuciana dei funzionari cinesi. L’origine straniera del buddismo faceva si che esso fosse oggetto di sospetti, e che l’imperatore Wu, della dinastia dei Wei settentrionali, venne convinto dai suoi consiglieri confuciani a perseguitare i monaci buddisti.
BUDDHISMO
Nel 571 a.C. in India nasce il principe Siddharta Gautama Shakiamuni appartenente ad una classe di privilegiati. Nel VI secolo a.C., a 29 anni intraprende il suo viaggio verso la conoscenza, una conoscenza che non è solo intellettiva ma è proprio quella di comprendere il vero significato della vita– questo perché il padre aveva ricevuto in sogno come segnale che suo figlio sarebbe diventato il sommo re e il padre interpretò questo segnale come il fatto che il figlio sarebbe diventato un re temporale, del mondo terreno. Siddharta vive in un ambiente incantato,
protetto, nel lusso, (proprio perché secondo il padre sarebbe diventato un re); ma egli ad un certo punto scorge al di fuori del suo mondo incantato l'esistenza di altre realtà, proprio vedendo passare attraverso le mura difensive della sua reggia una persona anziana, una persona malata ed una persona morta. La visione di queste tre figure lo colpì particolarmente perché prese coscienza che la vita non era quella che lui stava vivendo in quel momento, ma ben altro– motivo per cui abbandonò questo suo mondo fatato e decise di intraprendere un viaggio mistico per riuscire a superare quelle che sono di fondo le sofferenze. Attua la via della rinuncia, sperimenta tutte le pratiche più antiche presenti nella tradizione indiana degli asceti vagabondi; entra in meditazione sotto l'albero del risveglio (Bodhi) e per lungo tempo in stato di meditazione sopravvive senza mangiare, fugge dalle tentazioni, raggiunge quella che poi viene chiamata
l'illuminazione e diffonde il suo insegnamento partendo dal fatto che il buddhismo è la dottrina della mutua interdipendenza; cioè ogni cosa dipende dall'uomo e l'uomo dipende da ogni cosa. Ogni azione che l'uomo compie determina una conseguenza; tanto che da questa premessa si arriverà alla formulazione di un KARMA, distinguendo un karma positivo (agire in maniera tale da non generare sofferenza a se stessi e agli altri) e un karma negativo (se uno agisce per soddisfare il proprio ego, poi riceverà altrettanto). E di conseguenza questa ricezione riguarderà non solo la vita terrena che uno fa in quel momento, ma anche quelle che sono le reincarnazioni, reincarnandosi in condizioni migliori o peggiori proprio in base a come si era comportato nelle altre vite. Si parte da un presupposto pessimistico, cioè dal fatto che la vita è DUKKHA, ovvero sofferenza, la quale poi genera frustrazione. È una dottrina.che mette al centro la RESPONSABILITÀ INDIVI