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Crisi dell'eurocentrismo

La Grande Guerra fu radicalmente diversa da quelle del passato per il ricorso a nuove, potenti armi come i cannoni a lunga gittata, i gas asfissianti, e i sommergibili nonché le prime comparse, pur non ancora rilevanti dei primi aerei e carri armati. Lo scontro si sarebbe consumato in un logorante conflitto più di posizione che di movimento, per sostenere il quale ogni Paese avrebbe dovuto dimostrare grandi capacità di tenuta morale, politica ed economica.

Al termine della guerra, che durò oltre 1500 giorni, provocando 10 milioni di vittime, la produzione industriale nei Paesi europei stentava a riprendere un ciclo regolare, a causa dei problemi posti dalla riconversione delle fabbriche e dal ritorno alla vita civile di milioni di uomini, mentre gli Stati Uniti entravano in una fase di forte sviluppo. Inoltre la conferenza di pace che si aprì nel 1919 a Versailles ridisegnò la carta europea, sconvolgendo la vita di oltre

250 milioni di persone che si trovarono cittadini di una nazione diversa, e stabilendo un pace punitiva nei confronti delle potenze sconfitte, in particolar modo della Germania, costretta a pagare somme ingenti per riparare ai danni di guerra.

La guerra cambiò le gerarchie internazionali, facendo degli Stati Uniti il primo Paese al mondo per peso economico e influenza politica. Negli anni del dopoguerra divennero il Paese leader sui mercati finanziari internazionali, nei quali il dollaro stava sostituendo la sterlina inglese come moneta regolatrice degli scambi. Anche il Giappone era emerso come protagonista sulla scena mondiale, ed il ritmo accelerato del suo sviluppo, lo collocò in pochi anni ai vertici dei Paesi industriali. La Russia intanto passava, attraverso la rivoluzione comunista guidata da Lenin, da un sistema zarista ad un nuovo regime restando un'incognita per il resto del mondo.

Regimi totalitari

Fenomeni come l'inflazione, il debito pubblico e la

disoccupazione assunsero, nell'Europa del primo dopoguerra, dimensioni incontrollabili, causando una marea di moti popolari di protesta contro il carovita, attraverso scioperi e occupazioni di fabbriche, che presero spunto dalle ideologie egualitarie a cui la rivoluzione russa stava dando nuova linfa. Nei ceti capitalistici invece si diffuse una linea oltranzista, volta a recuperare il dominio sociale. Ne derivò una conflittualità di irrigidimenti ideologici di opposto segno politico, rafforzati dagli effetti del tracollo di Wall Street del 29, i cui effetti si riprodussero a catena nei Paesi europei, e gettarono nel discredito il modello americano, a favore delle speranze nei nascenti regimi totalitari. In questo clima le democrazie europee subirono una serie di attacchi provenienti sia dall'estrema destra sia dall'estrema sinistra. L'Italia fu il primo Paese nel quale il sistema democratico andò in crisi e rapidamente fu soppiantato da un regime.

Antiparlamentare fascista, nel 1922, anno della marcia su Roma, da parte di Benito Mussolini, che espulse dalla Camera i deputati antifascisti (1925-26), vietò gli scioperi, mise al bando i sindacati, approvò una legge elettorale che prevedeva una lista unica, introdusse la pena di morte e istituì il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, incaricato di reprimere ogni forma di dissenso. Su quella stessa strada si diresse la Germania della repubblica di Weimar, con la fulminante affermazione del nazismo, giunto al potere nel 1933 con la nomina di Adolf Hitler a cancelliere del Reich, il quale attuò strumenti repressivi, e imperniò la politica economica sulla produzione militare. Se si associa ai due regimi quello comunista, consolidatosi negli anni Trenta nell'Unione Sovietica sotto il governo di Stalin, in virtù di una politica del terrore che fece terra bruciata di ogni dissenso, si percepisce l'isolamento in cui vennero a trovarsi le democrazie.

Isolamento che si accentuò nel 1939, quando in Spagna i militari nazionalisti del generale Franco, sostenuti da Italia e Germania, sconfissero le forze repubblicane e antifasciste dopo tre anni di guerra civile. In questa situazione risultò del tutto agevole per il Führer dare attuazione al suo disegno espansionistico, mentre da parte sua Mussolini sciolse ogni ambiguità diplomatica, sottoscrivendo con la Germania il Patto d’Acciaio (1939). Come nel 1914, così nel 1939 tutto era pronto per una prova di forza generale.

L’esperienza del bipolarismo Nata come guerra europea, a cui la Germania affidava le proprie aspirazioni di rivalsa dalle umiliazioni del primo conflitto mondiale e di riconquista dei territori perduti, quella del ’39-’45 divenne una guerra totale, i cui effetti furono devastanti per l’Europa (50 milioni di caduti), che venne rasa al suolo di fatto ed economicamente, e che coinvolse direttamente la popolazione civile.

martoriata da bombardamenti, da emigrazioni forzate, quando non torturata e uccisa per cause politiche o razziali. Venuto completamente a mancare il peso dell'Europa e del Giappone (annientato dai due attacchi atomici), il confronto si strutturò in due contrapposte alleanze, che avevano per teatro l'intero pianeta e che divisero in due l'Europa, divenuta epicentro dello scontro. Quella occidentale, aggregata nel Patto Atlantico (NATO), sottoscritto nel 1949, e nel campo opposto il Patto di Varsavia (1955). Le motivazioni immediate della "Guerra Fredda" vanno ricercate nei problemi.
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Publisher
A.A. 2012-2013
2 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher niobe di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Europa occidentale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Majocchi Luigi Vittorio.