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Religione e Sapere Assoluto

Parte b). La storia dello Spirito, che diventa sempre più consapevole di sé ("il momento in cui ci guardiamo allo specchio") e il cui telos è appunto il conoscere sé stesso, può essere raccontata da due prospettive differenti, ovvero sia dal punto di vista del per sé (= a parte subiecti, ovvero dipendentemente da sé - sezione SPIRITO), che dal punto di vista dell'in sé (= a parte obiecti, ovvero indipendentemente da sé - sezione RELIGIONE). La Religione può essere vista come il correlato oggettivo, l'in sé, di quel per sé, di quel Soggetto che è lo Spirito stesso. Ciò che conserva la contraddizione, l'ambiguità che tanto piace ad Hegel, lo si ritrova all'interno dell'opera stessa: il titolo "fenomenologia dello spirito" implica infatti un genitivo oggettivo, dove lo spirito è oggetto del conoscere (in sé).

ed un genitivo soggettivo, dove è lo spirito che conosce (per sé); un po' come "La critica della ragion pura" di Immanuel Kant (1724-1804), dove la ragione è sia giudice che imputato. Ma che cosa conosce lo Spirito? Sé stesso, arrivando così all'autocoscienza, all'io-sé (SAPERE ASSOLUTO). Com'è possibile ciò? Kant afferma, descrivendole, che esistano strutture a priori della soggettività, le quali permettono l'esperienza. Hegel accetta sì questo fatto ma aggiunge che ciò non basta: dobbiamo essere in grado di capire che cosa accade quando una struttura della soggettività incontra un'altra struttura soggettiva ("il salto nel noumeno"). E' qua che avviene il riconoscimento e, appunto, la conseguente autoconsapevolezza da parte dello Spirito. La cultura (SPIRITO) è la storia dello spirito fatta dal punto di vista della nostra consapevolezza oggettivata,

dal punto di vista del per sé. La religione (RELIGIONE) è invece il "come" del sacro nella storia, è il sacro nella sua dimensione immediata (la statua del dio greco, nella cultura ellenica, non è una rappresentazione del dio, è dio); è la storia dal punto di vista dello spirito stesso, visto come cosa in sé. SPIRITO e RELIGIONE sono quindi, in realtà, due manifestazioni dello stesso racconto. Lo Spirito lo si può definire come "principio divino del reale". Hegel non accetta quindi l'innatismo alla Locke (1632-1704), il "nascere imparato" di Platone, secondo il quale la conoscenza è quasi come una statua incrostata sul fondo del mare che ha solo bisogno di essere ripulita ma che c'è già, è già data. E' questa immediatezza (seppur con le dovute precauzioni), fra conoscenza ed oggetto, che Hegel rifiuta, in quanto appunto lo Spirito è.

principio e si deve dispiegare. Nella fenomenologia si arriva quindi a conoscenza tramite un faticoso lavoro del concetto, un ragionamento di tipo deduttivo, (la cambiale in bianco), la cui chiarezza si comprende appieno solamente alla fine del percorso: non immediatezza ma mediazione, appunto. Mediazione che altro non è se non la ricostruzione di tutti i passaggi che occorrono per giungere alla descrizione stessa, allapresentazione dell'intero cammino. Ciò garantisce la scientificità. È un fatto degno di nota, come Angelica Nuzzo ci fa notare in un articolo dei primi anni 2000, che Hegel non utilizzi mai il termine Assoluto (che noi intendiamo come unità indifferenziata di natura e Spirito) in qualità di sostantivo (fatta però eccezione per la prefazione della fenomenologia, dove il termine viene usato per controbattere il punto di vista di Schelling, e per l'introduzione, dove la parola ha la semplice funzione di facilitare la comprensione.).

Assoluto, come aggettivo quindi, vaprobabilmente inteso come una qualità del sapere stesso, la quale lo Spirito si accorge di averraggiunto, tramite l'emancipazione dal pensiero rigido-logico e l' aufhebung della rappresentazione.

parte a). Qua vengono ricostruiti tutti i passaggi del percorso di mediazione, prima citato, dal puntodi vista del soggetto. La COSCIENZA è la struttura formale dell' Io puro; l' AUTOCOSCIENZA èquella struttura formale dell'Io puro messa in relazione con altre soggettività (ed è qua che compareinfatti il passo di Signoria e Servitù); nella RAGIONE si trovano le leggi che regolano la ragionestessa e che vediamo essere sì di tipo logico ma, in special modo, anche di tipo morale; tale puntopermetterà il passaggio allo SPIRITO, che altro non è se non quella ragione che si rende conto delcorso della storia, un momento concreto, pratico.

parte c). Infine qua si raggiunge

L'autoconsapevolezza dell'intero percorso, l'autocoscienza (la coscienza della coscienza da parte della coscienza stessa).

CAPITOLO VI

Ma cos'è lo Spirito come momento e non come protagonista, lo Spirito con la "s" minuscola? È quello che nella "Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio" (G.W.F. Hegel, 1817), viene denominato Spirito Oggettivo e che ritroviamo nel capitolo VI, dal titolo Lo Spirito, de "lafenomenologia dello spirito" (G.W.F. Hegel, 1807).

Da notare che, secondo la classificazione dell'Enciclopedia: Spirito Soggettivo = cap. I-V; Spirito Oggettivo = cap. VI; Spirito Assoluto = cap. VII-VIII.

Nel capitolo "Lo Spirito", lo Spirito è visto come immerso nella sostanza, come ente che, immerso nell'oggetto, non si è ancora fatto soggetto e vi è quindi immediatezza; è lo spirito in dipendenza dalle condizioni materiali (mondo storico, epoca, gruppo sociale).

di appartenenza...). Un po' come se il spirito fosse il software di quell'hardware culturale nel quale siamo da sempre immersi. Hegel ci presenterà il mondo greco come mondo della "rappresentazione", un mondo dell'immediatezza, un luogo unilaterale. Concepire il vero come sostanza e non come soggetto era tipico di filosofi dell'intuizione come Baruch Spinoza (1632-1677), secondo il quale si poteva rimediare allo "scandalo del piano dicotomico" fra unità indifferenziata e il dire "uno" (assunzione che Hegel contesta al pensiero di Schelling, il quale all'origine del tutto pone un principio assoluto), tramite il misticismo, il raggiungimento della verità in assenza di piano razionale. Hegel si oppone al pensiero di Spinoza, in quanto quest'ultimo assume l'oggetto della conoscenza come statico e non come dinamico. C'è,

secondo Hegel, nella visione spinoziana, un punto di rottura fra ragione ed intuizione e, la caduta nel misticismo, non può che portare alla venuta meno del linguaggio, una dimensione prelinguistica dove necessariamente non c'è verità. Hegel vuole infatti pensare la dunamis secondo un metodo dialettico, che male si accorda con il rigido pensiero di Spinoza: la verità non come essenza, non come sostanza (concezione statica), ma come sostanza che si mostra soggetto, il capire che "in realtà stavamo parlando di noi stessi", lo spirito che infine giunge ad autocoscienza (concezione dinamica). Il VI capitolo della fenomenologia problematizza proprio il momento in cui la sostanza dovrà comprendere di essere Soggetto vedendo, conoscendo il proprio Oggetto, dove lo Spirito getterà i presupposti per apprendere di essere sia l'oggetto che il soggetto del movimento. Tuttavia, dal punto di vista della sostanza, vera è la sostanza.

quando appunto il soggetto vi è ancoraimmerso; mentre vedremo che, dal punto di vista del Soggetto, che in seguito guarderà la sostanza,vero vero sarà il Soggetto che comprenderà la sostanza come ciò che solamente prima era certo.Il vero della sostanza è la mera certezza delle sue figure (il seme, il tronco, la foglia, il frutto); ilvero del soggetto è l'albero dispiegato.Analizziamo il capitolo VI suddividendolo in tre parti:A)lo spirito vero; l'eticità = lo Spirito nella sua verità, fino a che la certezza non siinceppa; il mondo greco antico.B)lo spirito estraniato da sé; la cultura = il mondo della Bildung, della formazione, dove loSpirito sembra voler recuperare il senso di quellacertezza andata perduta, tramite strumenti propri.C)lo spirito certo di sé stesso; la moralità = la sintesi, la scoperta di una nuova certezza che, perdiventare verità, ha bisogno di passare dal punto

LO SPIRITO VERO; L'ETICITA' (PARTE (A)

Hegel non è interessato a dare una visione cronologica puntuale della storia del mondo greco; egli tenta piuttosto di mostrare la verità per come se la autorappresenta lo Spirito, quando ancora la sostanza non si è fatta soggetto. Ad Hegel interessa dare figure dello Spirito che si concretizza, elementi che diano una morfologia di senso della storia: c'è idealizzazione, nella polis greca, della vita etica. L'ethos della polis è l'organicismo, quella relazione in base alla quale l'individuo è funzionale alla totalità, in cui gli interessi del singolo coincidono immediatamente con quelli del tutto, dove il soggetto coincide appunto con la sostanza. L'organicismo è la verità della polis, è la verità della sostanza, dove il soggetto non ha ancora visto l'oggetto e vi coincide, come immerso. Tale idealizzazione è

simile a quella che aveva in mente J.J.Winkelmann (1717-1768), quando parlava di compiutezza e di perfezione, a proposito del "cielo greco"; ma Hegel tiene anche conto del pensiero di J.G.Herder(1744-1803) (che a Winkelmann rispondeva di cercare allora l'espressione artistica che meglio rappresentasse il moderno, vista "la compiutezza e la perfezione" di quella che rappresentava l'antico, il quale infatti si concepiva come compiuto, come perfetto) e di quello di Schiller(1759-1805), per il quale l'antico non esiste se non con gli occhi del moderno e l'ingenuo è sempre intriso di sentimentale. Schiller è fondamentale, per Hegel, poiché egli, oltre ad aver trovato una scissione fra antico e moderno ed una scissione all'interno del moderno stesso (ricordiamo infatti che Schiller fu allievo di Kant, "teorico della scissione", vd. la distinzione fra ragion pura e ragion pratica; fra soggetto e oggetto; fra coscienza e storia),sembra vedere una conciliazione della frattura kantiana, fra ragionpura e ragion pratica, nel giudizio estetico, ovvero nell'opera d'arte.
Tombola
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
10 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell' Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Garelli Gianluca.