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CONTESTO STORICO:
Svizzera della seconda metà del ‘700, caratterizzata dall’ingresso degli echi
illuministici ma anche da un certo immobilismo politico ed economico e la
frammentazione delle diverse realtà locali sempre in lotta tra loro;
contemporaneamente si insinuavano le idee fisiocratiche, con le prime filande
e le imprese a domicilio, ma con un continuo conflitto tra i vari cantoni e
l’esigenza di un legislatore che potesse riportare l’unità e la stabilità interna. In
questo periodo, che ancora risente degli echi illuministici, Pestalozzi verrà
influenzato dalle idee pre romantiche di Rousseau in particolare dell’Emilio,
anche se per Pestalozzi la natura umana non è sempre solo buona, più
realisticamente esiste nell’uomo una continua alternanza tra il bene e il male,
con una forte dimensione religiosa, non confessionale in senso stretto ( non
professa alcuna fede particolare pur provenendo da una famiglia protestante),
ma una religione più “antropologica” che diventa una forma di risorsa per la
crescita. Attraversa il periodo della Rivoluzione francese di cui inzialmente
appoggia le idee di libertà e cambiamento, allontanandosene poi durante il
periodo del “terrore”.
In gioventù partecipa alla società segreta dei patrioti per cambiare le sorti della
Svizzera, ma i moti vengono sedati e decide così di ritirarsi dagli scontri
abbracciando l’idea, più moderata e graduale, di assegnare il ruolo del
cambiamento all’educazione e all’istruzione, attraverso l’immagine
“paternalistica” del legislatore ideale, despota illuminato. Decide così di
avviare, insieme ad Anne Schulthess (la donna che aveva sposato), una colonia
agricola a Neuhoff dove unisce due aspetti: da un lato la coltivazione della terra
e dall’altro il conivolgimento dei contadini e dei loro figli sia dell’attività di
tessitura (femmine) e coltivazione (maschi), sia dell’apprendimento del
leggere, scrivere e far di conto (applica quindi il discorso fisiocratico). Questa
esperienza però fallisce e P. nella sua ultima opera “il canto del cigno”,
autobiografia, attaccherà se stesso dicendo che la causa del fallimento fu la
sua inesperienza nell’aspetto gestionale.
Nel frattempo nasce suo figlio (Jean Jaques a cui dedicherà un diario).
In seguito fallimento di Neuhoff, P. comincia a studiare e ad analizzare la
questione socio-politica, analisi che porterà alla stesura di un romanzo
pedagogico e storico, ambientato in un paesaggio immaginario ma con vari
connotati di realtà: Leonardo e Gertrude:
Il primo libro, così come tutta la vicenda, si svolge nell'immaginario villaggio di Bonnal, proprietà
del feudatario Arner, vassallo di un principe. Il villaggio, però, è di fatto governato dal dispotico
podestà Hummel, che conserva il potere grazie alla corruzione, alla vessazione e al sostegno dei
ricchi agricoltori. Anche il protagonista, Leonardo, è vittima di Hummel e, disperato, si trastulla
nell'ozio e nell'ubriachezza. Sarà sua moglie, Geltrude, a salvarlo da questa rovinosa situazione: la
coraggiosa donna, infatti, si rivolge ad Arner, il quale affida a Leonardo, abile muratore, il progetto
di costruire la nuova chiesa del villaggio. Nonostante i tentativi di Hummel di boicottare il progetto,
la chiesa viene costruita, anche grazie all'aiuto del pastore Ernst, fedele collaboratore di Arner.
Il secondo libro si apre con la cacciata di Hummel dal villaggio e l'arrivo di nuovo podestà, più
giovane e certamente molto più onesto; Arner inoltre riesce a far condannare anche i principali
complici di Hummel e il campo comunale viene ceduto ai poveri. Termina in questo modo un
regime di paura e corruzione, dominazione e sfruttamento, che da sempre vigeva all'interno del
piccolo feudo.
Nel terzo libro Arner ed Ernst, in seguito ad una visita al cotonificio Meyer, prendono
consapevolezza del fatto che la qualità della vita del popolo può migliorare solo a patto di
provvedere alla sua educazione, di migliorare le condizioni della vita materiale e di avviare un
processo di razionalizzazione del lavoro manifatturiero. Giunge così nel villaggio Glüphi,
ex-tenente, ora a riposo a causa delle ferite di guerra, per sostituire l'anziano maestro e avviare un
progetto di riforma dell'educazione. L'obiettivo di Glüphi è il raccordo tra istruzione e lavoro:
perseguendo tale finalità, progetta un sistema di educazione incentrato sulla tessitura, così come gli
viene consigliato dalla volenterosa Geltrude. Nasce una scuola a tempo pieno in cui i bambini
imparano a contare stando al telaio, inoltre la lettura e la scrittura saranno apprese in modo attivo,
grazie a innovativi materiali didattici costruiti da Glüphi stesso. Il richiamo all'ordine è sempre
presente all'interno della scuola:
Il richiamo all'ordine è considerato essenziale se si vuole instaurare l'ordine, più in generale, nella
società, anche attraverso il concreto impegno di Arner ed Ernst, i quali contribuiscono con opere di
sostegno e di carità, incentivando forme di autogoverno e decentramento popolare.
Nell'ultimo libro, il quarto, Arner si impegna personalmente con il principe per far sì che
l'esperienza di Bonnal venga estesa a tutto lo Stato e, difatti, nonostante alterne vicende, la riforma
educativa sarà estesa a tutto lo Stato. Nel frattempo, Arner si ammala e, nonostante le più alte
cariche del villaggio provino preoccupazione e apprensione per le sue condizioni, il popolo sembra
indifferente alle sorti del suo feudatario. Questo è la spunto per la teorizzazione di Glüphi circa
l'umana tendenza al male e l'importanza fondamentale di un'educazione che la ostacoli: quest'ultima
parte è detta la "filosofia del tenente" ed è idealmente la conclusione, alquanto pessimistica,
dell'intero romanzo.
Il primo e il secondo libro sono dedicati al popolo. Dimostrano che, attraverso il recupero civile e
morale, l'impegno pedagogico e l'insegnamento dei buoni valori l'uomo può allontanarsi dalla
cattiveria e ritornare alla sua bontà originaria. È evidente come questa concezione sia erede della
lezione rousseauiana. Gertrude è l'emblema di tale riscatto morale, oltre che civile; ella, inoltre, è il
simbolo della dimensione familiare e materna. Pestalozzi, infatti, dedicherà alla sua figura un'altra
opera, dal titolo Come Gertrude istruisce i suoi figli.
Il terzo e il quarto libro sono invece rivolti alle classi colte. Arner ed Ernst rispecchiano l'impegno
educativo dell'aristocrazia e della Chiesa, gruppi sociali a cui Pestalozzi attribuisce l'impegno
concreto di iniziative destinate al rinnovamento morale della società. Allo stesso modo il principe
incarna l'ideale pestalozziano di uno Stato educatore (idea paternalistica del legislatore).
Tuttavia è a Glüphi che Pestalozzi affida il suo ideale educativo. Glüphi è il maestro che Pestalozzi
avrebbe voluto essere: riconoscendo la difficoltà e l'importanza del suo mestiere, egli lo considera
più una missione che non una professione. L'ex-tenente, infatti, non ha scelto questo mestiere, ma vi
si dedica comunque con passione e costanza, proprio come si fa con una missione. Glüphi
impartisce un'educazione concreta, evitando ogni verbalismo pedantesco, inutile decoro
dell'educazione dei contadini di Bonnal, anche se "severa preparazione professionale" non esclude
un'educazione integrale. Alla sua precedente carriera di militare sono da attribuire la sua visione
pessimistica circa la natura umana, il costante richiamo all'ordine, l'attenzione per ogni particolare
dell'attività educativa e didattica, il ricorso talvolta a rimproveri, diretti se necessari anche alle
famiglie. In sostanza, Glüphi incarna la consapevolezza pestalozziana dell'importanza e del valore
sociale dell'educazione popolare. Egli educa con severità, non ammette inadempienze, poiché sa che
per i giovani contadini di Bonnal la scuola è l'unico strumento per raggiungere l'emancipazione
politica e una dignitosa vita sociale.
E’ sempre al legislatore “ideale e paternalistico”, che Pestalozzi si rivolgere per
affrontare il problema fondamentale della donna e dell’infanticidio, con la sua
opera Sulla legislazione e sull’infanticidio (1783), dove studia alcuni processi di
donne accusate di figlicidio e scopre così che la casistica parla di giovani
“servette”, donne giovani che lavorano presso i nobili e da questi vengono
spesso sedotte e poi abbandonate, oppure donne violentate o ancora
prostitute. Rimaste sole, incinte, e disperate, la loro unica scelta è quella di
uccidere il proprio figlio per evitare una condanna severissima e la colpa di una
società che le giudica come le uniche colpevoli e responsabili del loro stato. Il
delitto è innaturale nella donna, è la società che porta queste donne a
compiere un gesto così estremo, Pestalozzi chiede quindi pene meno dure e
che venga fatta prevenzione aiutando le donne in difficoltà perché possano
affidare i figli illegittimi a famiglie preparate ad accoglierli e crescerli.
Dopo la Rivoluzione Francese, intorno al 1798, divenuto già famoso, viene
chiamato a Stans (Pestalozzi’s berg film), per dirigere un orfanotrofio di 80
bambini di diverse età, orfani di entrambi i genitori o di uno solo (che quindi