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MARIA MONTESSORI

Formazione:

- Formazione tecnica, si iscrive a matematica 1890, medicina 1892, laurea 1896 con Sante de Sanctis.

Nello stesso anno viene nominata assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma

- 1896 Congresso internazionale a Berlino sui diritti femminili.

- 1898 nasce il figlio Mario: a settembre Congresso pedagogico di Torino (dove si presenta con la tesi di

“educazione morale”)

- 1899 Congresso delle donne a Londra, entra nel Comitato direttivo della Lega per i diritti delle donne:

direzione della scuola Magistrale Ortofrenica con G. Montesano, insieme a lui segue i bambini giudicati

“ineducabili” nelle scuole tradizionali.

- 1900 insegna igiene ed antropologia pedagogica.

- 1907 prima Casa dei bambini nel quartiere di S. Lorenzo a Roma.

- 1909 pubblicazione “il metodo della pedagogia scientifica”.

- 1913 corso di formazione per maestre montessoriane; diffusione del metodo nel mondo.

- 1834 rottura col fascismo e fuga dall’Italia (in India)

Dopo la guerra ritorno in Italia

- 1950-52 dirige un centro universitario per maestre

- 1952 muore in Olanda dove si era trasferita insieme al figlio Mario.

La sua figura si colloca all’intersezione tra:

- la storia del pensiero pedagogico,

- la difesa dei diritti e della tutela dell’infanzia, che devono essere riconosciuti e rispettati

anche sul piano normativo e legislativo che verrà avanti nel corso del ‘900

- la storia dell’educazione di genere e la storia dell’educazione speciale e infine

- la storia dei metodi didattici, per la sua innovazione.

Nasce il 31 ago 1870 a Chiaravalle, muore nel 1952. Vive quindi tra la fine dell’800 e la

prima metà del ‘900, viaggiò moltissimo (Stati Uniti, Inghilterra, Olanda, progettò anche un

viaggio in Africa insieme al figlio per esportare il suo metodo, viaggio che poi non farà

mai).

CONTESTO STORICO

M.M. si muove tra il periodo del Positivismo (nella sua formazione specificamente medica

e scientifica Attivismo Pedagogico (insieme alle sorelle Agazzi).

Il suo percorso si intreccia con la storia dell’infanzia del ‘900, definito anche da Ellen Key

“il secolo del fanciullo”, in cui si passa da una concezione di bambino da tutelare, ad

infanzia come soggetto di diritti che devono essere riconosciuti e promossi e dei diritti delle

donne per il suo forte impegno inziale come femminista. Non frequentò la scuola per

diventare maestra, come avrebbero voluto i genitori,né il liceo, ma scelse l’Istituto tecnico,

scelta molto particolare per l’epoca dove l’istruzione femminile si orientava al massimo

verso una carriera come maestra e gli studi non proseguivano oltre. Dopo le rivoluzioni del

‘700, nel corso dell’800 cruciale rispetto al ruolo della donna fu quello di Giuseppe Mazzini,

che ne portò l’aspetto cruciale all’interno di un progetto di educazione nazionale: la donna

secondo Mazzini non doveva avere una posizione subalterna rispetto all’uomo, ma essere

la sua compagna in una situazione di parità e a lei doveva essere assegnato il compito

fondamentale dell’educazione nel ruolo di madre e moglie di patrioti all’interno del

processo storico del Risorgimento. C’è quindi un’esaltazione del ruolo femminile, che

sostiene l’inferiorità a lei attribuita sia dovuta a questioni sociali, ma senza entrare in

profondità nelle ragioni di questa disuguaglianza. Il modello mazziniano fu importante per

la storia italiana degli anni 1879-80-90, molte figure femminili hanno interpretato il loro

ruolo attivamente come compagne e mogli rivendicando il diritto all’istruzione e

all’educazione femminile.

L’altro modello più emancipazionista fu quello di Stuart Mill (the subjection of women), che

fu tradotto in italiano da Annamaria Mozzoni che nel tradurre questo testo compie un gesto

culturale molto importante per il contenuti di questo testo. Questo testo ebbe una grande

eco in Italia e fu accolto soprattutto dalle donne del movimento socialista di fine ‘800:

portavano avanti il diritto di voto (suffragiste), ma nel 1865 il Codice Pisanelli aveva

ristabilito la disparità della donna nel matrimonio e il suo assoggettamento prima al padre

e poi al marito, il quale poteva anche non riconoscere un figlio illegittimo.In questo

contesto i movimenti femminili portano avanti i diritti non solo delle donne e della loro

indipendenza (diritto al lavoro), ma anche dei bambini (nati fuori dal matrimonio e messi

negli orfanotrofi) promuovendo la loro protezione tutela ed educazione anche attraverso la

scuola.

Rispetto al problema dell’educazione delle donne, La Legge Casati nel 1859, stabiliva che

ci dovessero essere in tutti i Comuni scuole elementari maschili e scuole elementari

femminili, separate per sesso, recuperando l’idea illuministica di Condorcet del diritto

all’istruzione delle donne. Le bambine potevano quindi andare a scuola tra i 6 e gli 8 anni

e avere anche una maestra donna. Nascono quindi le scuole normali femminili per

diventare maestra o maschili per diventare maestro di scuola elementare(legge Casati

1859): quelle femminili duravano 3 anni, 2 per insegnare alle bambine 3-8 anni, un anno

per insegnare a bambine 8-10 anni.Le ragazze potevano accedere alla scuole normali a

15 anni, ma dopo i 3 anni potevano solo diventare maestre e lavorare guadagnando uno

stipendio (la metà di quella degli uomini), diventando autonome sia economicamente che

socialmente (le maestre potevano anche trasferirsi in altre città per lavorare). In genere

diventavano maestre le donne del ceto medio-basso. La figura della maestra è ancora

oggetto di studi su cui esiste un grande controllo sociale; la maestra veniva giudicata nella

sua condotta che doveva essere irreprensibile (clamoroso è il caso di Italia Donati 1886:

maestra suicida a causa di voci di paese che l’additavano come amante di un uomo

sposato, si fece fare un’ispezione post-mortem per dimostrare la sua illibatezza). La Legge

Casati pero’ non vietava il diritto di andare al liceo o all’università, ma non si usava farlo,

sarà soltanto alla fine dell’800 che le donne, specialmente appartenenti all’alta borghesia,

inzieranno a frequentare sempre di più la scuola secondaria, soprattutto pubblica e statale

contribuendo a far scoppiare il problema degli spazi adeguati.

Maria Montessori, che non voleva diventare maestra ma medico,quindi frequentò la

scuola tecnica, poi l’Istituto tecnico e si iscrisse alla facoltà di matematica e scienze

passando dopo 2 anni a quella di medicina, diventando una delle prime donne laureate in

medicina in Italia. Si laureò con Sante de Sanctis, uno dei psichiatri più in vista e più

importanti per la battaglia rivolta ai problemi sociali e pedagogici. Il suo percorso scolastico

si inserisce già quindi in un discorso di emancipazione femminista, nel 1896 partecipa al

congresso internazionale a Berlino, dove chiede il diritto di voto per le donne, il

riconoscimento sociale del diritto al lavoro, e alla contestazione delle leggi sul matrimonio:

nello stesso periodo vive una relazione clandestina con Giuseppe Montesano da cui ebbe

un figlio. Nello stesso anno diventa assistente presso la clinica psichiatrica dell’università

di Roma, dove visita i manicomi e osserva di bambini idioti, rendendosi subito conto che

in loro esiste una “fiammella di intelligenza” (come lei la chiama), che non si deve

spegnere. Passò molto tempo con loro e li portò a passare l’esame di Stato per le scuole

elementari.

Al Congresso pedagogico di Torino (1898) comincia a ragionare sulla questione

dell’educazione della fascia da 3-6 anni: aveva avuto modo di lavorare per i bambini idioti

e aveva letto i testi di Itard e Seguin, interessandosi anche loro uso di materiali a scopo

educativo. Durante i suoi viaggi M.M. nota come sia in Germania che in Italia i bambini

idioti i deficienti vengano applicati i medesimi metodi che si adottano per i bambini normali,

nonostante le pubblicazioni di Seguin. L’idea infatti era quella che fosse inutile educare

questi bambini, poiché considerati comunque inferiori. Occorre quindi innanzi tutto, per la

Montessori, “educare gli educatori”. Di Seguin la Montessori studia il “metodo fisiologico”,

un metodo cioè che avesse come base lo studio individuale dell’allievo e l’analisi dei

fenomeni fisici e psichici e intuisce che questo metodo puo’ essere applicato anche ai

bambini “normali”. Parla di “educazione scientifica”, basata sulla scienza per modificare e

migliorare l’individio, sia idiota, portandolo al livello dei “normali”, che “normale”,

innalzando il suo livello anche oltre la normalità.

1907: L’ingegnere Talamo la convoca per dirigere una nuova scuola nel quartiere di S.

Lorenzo a Roma: nasce la prima CASA DEI BAMBINI., dove inizia ad applicare il suo

metodo. (appunti).

Durante l’epoca del fascismo il suo metodo viene inizialmente accolto da Mussolini, che ne

riconosce il successo internazionale e lo vede come propaganda politica,

successivamente ordina la chiusura delle case dei bambini, che rischiano di rendere gli

individui troppo liberi anche mentalmente di poter contestare la sua autorità. Si allontana

quindi dall’Italia rifugiandosi prima in Olanda, un paese che trova aperto e democratico e

dove fonda alcune scuole, e poi in India dove, anche se internata, riesce comunque a

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Niclabi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof D'Ascenzo Mirella.