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L'AVVENTO DI UN NUOVO REGIME: DIRIGISMO ECONOMICO ED AUTARCHIA
La grave crisi economica, agli inizi degli anni '30, accelerò il processo di trasformazione politica. La Repubblica di Weimar, sotto l'egida del partito socialdemocratico, nonostante fosse ispirata ai principi di libertà e di democrazia aveva lasciato i tedeschi delusi: operai, impiegati, ceto medio ed agricoltori si trovarono uniti a contrastare vivacemente con scioperi ed agitazioni la politica deflazionistica del governo ed a richiedere un processo di rinnovamento, che consentisse di migliorare le proprie condizioni. La presa del potere di Hitler e del suo partito nel 1933 sembra in effetti il "nuovo" tanto atteso. Per rimettere in moto l'inceppata macchina economica affidò la direzione della politica monetaria nelle mani di Schacht, il quale come primo obiettivo si propose di aumentare il livello della produzione attraverso una moderata inflazione creditizia, congegnata.in modo significativo). Inoltre, il regime nazista promosse una politica di rafforzamento dell'industria bellica, investendo massicciamente nella produzione di armamenti e nella costruzione di infrastrutture militari. Questo portò a un aumento dell'occupazione e a una riduzione della disoccupazione, ma anche a una crescente militarizzazione della società tedesca. Il regime nazista mise in atto anche politiche di discriminazione e persecuzione nei confronti di determinate categorie di persone, come gli ebrei, i rom e i disabili, che furono oggetto di violenze e deportazioni. Tutto ciò contribuì a creare un clima di paura e oppressione nella Germania nazista.A tal punto da escludere sia ogni azione di resistenza e quindi disciopero, sia la stessa attività sindacale). Nonostante ciò la produzione aumento e la disoccupazione scomparì.
LA CORSA VERSO IL BARATRO: L'ESPANSIONISMO ECONOMICO E LA II GUERRA MONDIALE
La teoria concepita da Hitler nel sua Mein Kampf per la quale la Germania, sovrappopolata, dotata di unanotevole capacità produttiva, designata non solo dalla sua preparazione tecnica e scientifica, dal suo spirito didisciplina e dal modello organizzativo, ma anche dalla superiorità della razza a guidare i popoli inferiori, avevadiritto di espandersi colonialmente e di conquistare i paesi più vicini per assicurarsi spazio e risorse naturali,necessarie alla sua esistenza ed al suo futuro. La Germania cominciò così a muoversi in tale direzione e nonvenne ostacolata dai paesi occidentali perché timorosi nello scoppio di un'altra catastrofe. Ma quando nel
1939
Hitler volle assoggettare la città di Danzica (Polonia) lo scoppio del conflitto fu inevitabile. I tedeschi, tra il 1939 e il 1941 invasero gran parte del territorio europeo ma fallirono nel tentativo di invadere la Gran Bretagna. Fu dall'inattesa resistenza della Gran Bretagna che dovette iniziare il declino delle truppe dell'Asse, declino accelerato dall'insuccesso delle truppe tedesche in Russia e dall'attacco degli Stati Uniti che segnò la svolta definitiva del conflitto. La Germania venne distrutta sia fisicamente che economicamente in quanto l'economia di guerra aveva innescato un processo inflazionistico che insieme alle enormi distruzioni belliche, metterà inginocchio per diversi anni l'economia tedesca.
GLI STATI UNITI ALLA CONQUISTA DELL'ECONOMIA MONDIALE
UN'ECONOMIA IN CAMMINO (1700 - 1870)
LE COLONIE INGLESI E LA NASCITA DEGLI STATI UNITI D'AMERICA
La colonizzazione inglese che si era sviluppata ai primi del 1600 lungo la costa atlantica aveva proceduto con grande lentezza. Nel corso del 1700 la popolazione crescerà grazie ad un maggiore flusso emigratorio e ad una più intensa importazione di schiavi neri destinati a popolare le colonie del Sud e a lavorare nelle grandi proprietà, che in esse si trovavano. Nel 1750 la popolazione si era quadruplicata e l'America inglese aveva acquisito una sua struttura e fisionomia: era divisa in dodici colonie, legate tra loro da stretti vincoli, quali la discendenza degli abitanti, la lingua inglese e la religione in prevalenza protestante, nonché dal patrimonio di tradizioni portate dalla madrepatria. Già in quegli anni si manifestavano delle diversità tra le colonie settentrionali e quelle meridionali dovute alle differenze ambientali e climatiche. Le colonie meridionali godendo di un clima più temperato avevano sviluppato il settore
agricolo, organizzandolo in forma di grandi piantagioni destinate quasi esclusivamente alla coltivazione (manodopera - costo zero) di un solo prodotto (tabacco, riso, indaco, cotone, zucchero), che poi veniva in gran parte esportato.
Nelle colonie centrali la proprietà si presentava di estensione ridotta e le coltivazioni principali (cereali, mais, orzo, avena, segala, frumento) servivano al consumo locale e solo in parte all'esportazione.
Nelle colonie settentrionali, ove i terreni si prestavano a colture europee, prevaleva una società di piccoli proprietari agricoli e mercanti. Esse importavano dalla madrepatria grandi quantità di derrate alimentari e manufatti e in contropartita riuscivano ad esportare legname grezzo e/o lavorato e soprattutto navi.
Le colonie del Sud si trovavano invece in una situazione più favorevole nei loro scambi con la madrepatria e con le altre colonie alle quali inviavano riso, tabacco ed indaco.
Da un punto di vista politico,
Le colonie godevano di una grande autonomia, mentre in campo economico la situazione era basata sulle teorie e pratiche mercantilistiche, le quali prevedevano che dalle colonie si dovesse trarre il massimo utile. Tra il 1750 e il 1767 i coloni si ribellarono alla legge sullo zucchero (Sugar Act) a quella sul bollo (Stamp Act) e al fatto che nel parlamento inglese non ci fosse una loro rappresentanza nonostante l'intensa attività economica che si stava sviluppando lungo le coste atlantiche. Di qui una serie di proteste e tumulti che portarono alla dichiarazione d'indipendenza (Jefferson 1776) che sanciva la nascita degli Stati Uniti dalle 13 colonie. I principi della dichiarazione erano simili a quelli della rivoluzione francese: gli uomini erano tutti uguali, dotati dal creatore di diritti umani inalienabili, quali la vita, la libertà, la ricerca della felicità; i governi erano creati dagli uomini allo scopo di garantire questi diritti e derivavano i loro.
Poteri dal consenso dei governanti. All'indipendenza conquistata solo sulla carta seguì la guerra che la rese operativa e riconosciuta in ambito internazionale con il trattato di pace di Parigi nel 1783. Per eliminare ulteriori contrasti all'interno dell'Unione, nel 1787, nacque la Costituzione che prevedeva un Congresso con due Camere: quella dei rappresentati (eletta dal popolo di tutta l'Unione in proporzione agli abitanti degli Stati) e quella del Senato (composta da due senatori per ogni Stato prescindere dal numero degli abitanti).
IL PROBLEMA DEMOGRAFICO, IL RUOLO DELL'IMMIGRAZIONE EUROPEA E L'ESPANSIONE TERRITORIALE
Alla fine del 1700 la popolazione contava di 4 milioni di abitanti, un numero scarso per lo sviluppo di una regione potenzialmente assai ricca ed estesa. La situazione andò migliorando grazie all'aumento naturale della popolazione ma anche per mezzo dell'immigrazione europea. Dopo vent'anni
L'incremento si fece ancora più consistente, tanto è che tra il 1830 e il 1860 la popolazione triplicò, passando a 31 milioni di abitanti alla vigilia dell'elezione di Lincon. Questi risultati furono raggiunti dal fenomeno immigratorio europeo tra il 1820 e il 1850, di cui il 53% degli immigrati provenivano dall'Inghilterra e dall'Irlanda e un'altra buona fetta dalla Germania. Accanto al notevole aumento demografico si ebbe anche una consistente espansione territoriale del paese. Tra il 1816 e il 1819 all'Unione si aggiunsero nuovi Stati e si applicò a livello politico la cosiddetta dottrina Monroe, per la quale gli Stati Uniti non avrebbero tollerato l'insediamento di nuove colonie nel loro territorio da parte di nessuna potenza europea e a conferma di questa scelta si impegnavano a non intervenire nelle colonie degli Stati europei e non avrebbero preso parte alle guerre che li riguardassero.
COLONIZZAZIONE E PROGRESSO
AGRICOLOhttp://unict.myblog.it
Un ruolo importante nella colonizzazione dei nuovi territori dell'Ovest e nel processo di sviluppo agricolo negli anni '30 - '40 fu svolto dalla massa degli immigrati europei, attratti dalla possibilità concessa dal Congresso americano di diventare proprietari nelle terre colonizzate: già dal 1785 la terra veniva venduta a prezzi molto modesti, che scomparirono con la legge Homestead Law. Suddetta legge concesse la possibilità di insediamento, contro una lieve tassa, a chiunque maggiorenne fosse cittadino degli USA o manifestasse l'intenzione di diventarlo, purché si obbligasse a coltivare il terreno per cinque anni, trascorsi i quali ne sarebbe diventato legittimo proprietario. L'agricoltura si espanse in tutti gli USA e particolarmente negli stati del Sud dove cotone e tabacco raggiunsero produzioni mondiali. La coltura del cotone si basava sull'utilizzo degli schiavi e l'aumento della
La produzione ne fece incrementare la richiesta tanto da costituire un grosso problema. La schiavitù abolita negli Stai del Nord, prosperava in quelli del Sud dove trovava giustificazioni in ragioni economiche, cioè nella diffusa convinzione dei ceti proprietari che a certe coltivazioni, quali quelle del cotone, dello zucchero e del tabacco, fossero adatti solo i neri, sicché questi venivano ritenuti dai loro padroni un indispensabile e prezioso bene. Gli Stati del Nord entrarono in contrasto con quelli del Sud per motivi di natura morale (ripugnanza del Nord puritano ad accettare il sistema schiavistico che ormai considerava non solo superato, ma non degno di una nazione che marciava sui binari della modernizzazione), economica (contrasto tra il Nord industriale e commerciale e il Sud agricolo), costituzionale (per la temuta interferenza dell’Unione nei diritti degli Stati) e politica (per l’equilibrio da mantenere fra gli Stati schiavisti e gli Stati liberi).
Nord e Sud erano diventati due mondi assai diversi non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale e politico. LE PRIME FASI DELL'INDUSTRIALIZZAZIONE Agli inizi del 1800 erano poche le attività che riuscivano a sfruttare le risorse disponibili in loco, tr