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ESPRESSIONISMO

Nasce intorno al 1905 a Dresda in Germania

Caratteristiche:

• Gli artisti denunciano la mancanza di valori spirituali della società contemporanea e

rappresentano la sofferenza esistenziale dell’uomo moderno.

• In pittura gli artisti deformano le immagini prese dalla realtà e le esprimono con colori

forti e naturali e con un segno incisivo.

• Scompaiono dai quadri prospettiva e chiaro scuro per modellare i volumi e viene messo

in crisi il concetto di armonia.

• Colgono spunti dalle opere di Vang Gogh, Climt, dei Fauves e di Munch

Artisti:

• Kirchner

L’Espressionismo

L’esasperazione della forma

Orientamento artistico volto a esprimere, attraverso il supporto e le tecniche prescelte, sensazioni ed

emozioni, condizioni spirituali o esistenziali, più che a rappresentare la realtà oggettiva. Tale scopo

viene perseguito enfatizzando elementi della composizione artistica, come il colore o il tratto di

contorno delle figure in un'opera pittorica, e in genere mediante la forte caratterizzazione di vari

aspetti formali o contenutistici, che porta spesso a una deformazione espressiva.

Il termine “espressionismo” è oggi utilizzato perlopiù per indicare un movimento artistico specifico,

affermatosi in Europa a partire dai primi anni del XX secolo. All’origine del suo sviluppo vi fu

l’interesse per le opere di Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Edvard Munch, James Ensor, artisti

capaci di esprimere intense emozioni e stati d'animo (perlopiù drammatici o angosciosi) mediante

colori violenti, composizioni semplificate e linee calcate. Forti consonanze legano inoltre gli

espressionisti ai fauves francesi (André Derain, Raoul Dufy, Georges Braque, Henri Matisse), che

coniugarono la sperimentazione sul colore con uno spiccato gusto decorativo. L'espressionismo

figurativo ebbe un parallelo nella musica, nel cinema, nel teatro e nella letteratura.

La corrente espressionista prese piede in vari paesi europei, con diverse declinazioni stilistiche; ma

conobbe particolare fortuna in Germania, dove il perdurare di elementi della tradizione romantica e

simbolista favoriva l’attenzione alle dinamiche dello spirito e agli aspetti del vissuto individuale. Il

termine comparve per la prima volta nel 1911 sulla rivista berlinese “Der Sturm” (“La tempesta”),

alla quale collaboravano, tra gli altri, gli austriaci Adolf Loos (architetto) e Oskar Kokoschka

(pittore).

Il gruppo Die Brucke

«Una fune sopra un abisso»

L’esperienza espressionista era iniziata già sei anni prima, nel 1905, con la nascita a Dresda del

gruppo Die Brücke (“Il ponte”), fondato dai pittori Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl

Schmidt-Rottluff, cui successivamente si affiancarono Emil Nolde, Max Pechstein, Cuno Amiet,

Otto Müller. Le opere di questi artisti (tele, sculture, xilografie, disegni) si caratterizzavano per la

grande intensità espressiva, fondata talvolta sulla ripresa di stilemi propri dell’arte popolare o

primitiva. Il lavoro creativo doveva mirare, per gli esponenti del gruppo, alla spontaneità e alla

piena libertà della manifestazione artistica, intesa come immediato riflesso delle emozioni e della

particolarissima condizione umana dell’autore.

È l’espressione dell’impulso creativo, anche sul piano tecnico, l’elemento che accomuna tutte le

personalità del gruppo. Anche i soggetti sono abbastanza omogenei: si va da scene di realtà

metropolitana, tanto care, ai futuristi italiani, a nudi nel paesaggio o in interni; da gruppi di ballerine

a scene di circo. In ogni caso, comunque, ricorrono un’esagerata enfatizzazione dei colori e una

voluta spigolosità delle forme, sempre legate da un’ironia sottile e doloroso, a volte addirittura

macabra.

Nel 1911 Die Brücke si trasferì a Berlino, dove espose principalmente nella galleria di Herwarth

Walden, fondatore della rivista “Der Sturm”.

I colori degli sfondi sono i caldi colori del sud.

Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938)

Kirchner, Ernst Ludwig (Aschaffenburg 1880 - Davos 1938), pittore tedesco. Esponente di primo

piano dell’espressionismo, cercò di rendere le forme naturali attraverso semplificazioni radicali e

talvolta brutali; in alcuni suoi dipinti, quali Autoritratto con modello (1907 Kunsthalle, Amburgo),

le linee marcate e i colori contrastanti trasmettono una violenta emozione. Fu influenzato

dall’intenso cromatismo e dalle composizioni deformate del neoimpressionismo e dall’espressività

delle sculture lignee africane e dell’Oceania.

Kirchner fu il principale promotore, nel 1905, del gruppo espressionista Die Brücke a Dresda. Nel

1911 si trasferì a Berlino, dove realizzò alcune delle opere più significative dell’espressionismo

tedesco, soprattutto scene a soggetto femminile, come Cinque cocottes (1913, Wallraf-Richartz-

Museum, Colonia), nelle quali la deformazione grottesca ridicolizza la manierata artificiosità della

società berlinese. A partire dalla fine degli anni Venti, di pari passo con i tentativi di sciogliere

alcuni nodi teorici, la sua produzione si fece sempre più astratta.

I nazisti lo considerarono un artista “degenerato” e nel 1937, in occasione della mostra “Entartete

Kunst” gli confiscarono un gran numero di dipinti. Un anno dopo Kirchner morì suicida.

In Cinque donne per la strada (1913) Kirchner rappresenta un gruppo di prostitute in

attesa. L’atmosfera è quella ambigua della sera, in una squallida via di Berlino. I

bagliori giallognoli dei lampioni a gas gettano lame di luce che fanno meglio risaltare

l’azzurro-nerastro dei lunghi abiti delle donne. Queste, agghindate con pellicce

verdastre ed esagerati cappelli, paiono tanti uccelli spettrali. I loro lugubri volti,

inverosimilmente imbellettati, hanno contorni taglienti come coltelli. In essi è

possibile riconoscere chiare influenze d’arte primitiva, come si trattasse di grandi, inquietanti

maschere magiche. Sono donne di strada e il loro mestiere dovrebbe essere quello di dispensare

sesso. Kirchner, invece, le interpreta come tetre forme animalesche, torbide dispensatrici di morte,

simbolo grottesco della degenerazione morale e dell’inaridirsi dei sentimenti umani.

Edvard Munch (1863-1944)

Il grido della disperazione

Uno dei primi e più significativi esponenti della pittura espressionista europea è senza dubbio

Edvard Munch, il cui influsso fu assolutamente determinante anche per il successivo sviluppo delle

esperienze tedesche e austriache.

In lui, infatti, si trovano tutti i grandi temi sociali e psicologici del tempo: dall’incertezza del futuro

alla disumanizzazione della società borghese, dalla solitudine umana al tragico incombere della

morte, dall’angoscia esistenziale alla crisi dei valori etici e religiosi.

Munch, Edvard (Löten 1863 - Ekely, Oslo 1944), pittore e incisore norvegese; la sua opera, di forte

impronta esistenziale, diede un impulso fondamentale allo sviluppo dell'espressionismo.

Intraprese gli studi di pittura a diciassette anni a Christiania (l'odierna Oslo) e, nel 1885, con una

borsa di studio statale poté recarsi per breve tempo a Parigi, dove ebbe modo di conoscere

l'impressionismo. In occasione di un secondo soggiorno parigino (1889-1891) scoprì le opere di

Georges Seurat, Vincent van Gogh e Paul Gauguin, che studiò con particolare passione (anche

l’esperienza impressionsta, comunque, viene presto superata:”non dipingo mai ciò che vedo”, scrive

a riguardo l’artista, scartando ogni tentazione di pittura en plein air, “ma ciò che ho visto”). Tornato

in Norvegia, mise a punto uno stile proprio, in cui si coniugano il senso della linea derivato dall’Art

Nouveau con l’uso del colore espressivo dei postimpressionisti. Tra i soggetti, ricorrono immagini

di morte, di solitudine e di malattia, assurte dal valore privato del ricordo doloroso a metafore della

condizione umana.

Nel 1892 l’esposizione a Berlino di un gruppo di sue tele, riunite sotto il titolo di Fregio della vita,

suscitò violente reazioni da parte del corpo accademico, che spinse le autorità a chiudere la mostra.

Ma il favore entusiastico degli artisti indipendenti, che diedero vita da quel momento alla

Secessione di Berlino, determinò un’efficace organizzazione che portò le opere di Munch in diverse

città tedesche, dando un forte impulso allo sviluppo dell'espressionismo in Germania. Nel 1904

Munch espose venti dipinti alla Secessione di Vienna, conseguendo una notorietà molto vasta in

tutta l’Europa occidentale.

A Parigi, dove vive tra il 1895 e il 1896, espone con un discreto successo al Salon des Artistes

Independants. Nel 1914 i tempi sono ormai maturi affinché la sua arte anche se mai del tutto

compresa, venga comunque accettata anche dalla critica. Muore il 23 gennaio 1944 nella sua

proprietà di Ekely, presso Oslo.

L’arte di Munch prende le mosse delle drammatiche esperienze di vita dell’artista, segnato da una

serie di lutti familiari che ebbero inizio con la scomparsa prematura della madre, morta di

tubercolosi quando Edvard aveva solo cinque anni, seguita a breve dalla medesima tragica fine della

sorella quindicenne Sophie (1877). Opere come Fanciulla malata (1885-86, Nasjonalgalleriet,

Oslo), o Morte nella camera della malata (1895, Nasjonalgalleriet, Oslo) evocano direttamente

questi traumi del passato.

Ma oltre il sentimento della morte e della malattia permea nella pittura di Munch anche il tema

dell’amore e dell’erotismo: la donna compare nelle sue tele sempre figura ambigua, seduttrice,

vampiro e vittima nello stesso tempo, strumento del destino, votata anch’essa al disfacimento e alla

rovina. Esprimono questa visione ad esempio Vampiro (1893-94, Munch Museet, Oslo), Madonna

(1893-94, Munch Museet, Oslo), La donna in tre fasi (1894, collezione Rasmus Meyer, Bergen), La

danza della vita (1899-1900, Nasjonalgalleriet, Oslo).

Davanti a tale sviluppo di angosce e di solitudini l’uomo patisce la più profonda disperazione, ed è

questo il timbro più noto dell’opera di Munch, che sostanzia capolavori quali Il grido (o L'urlo,

1893, Nasjonalgalleriet, Oslo), Disperazione (1902, Thielska Gallerie, Stoccolma), Sera sulla via

Karl Johan (1892, collezione Rasmus Meyer, Bergen), Angoscia (1894, Munch Museet, Oslo).

La pittura di Munch si basa sul dramma umano dell'esistenza, con le paure, i conflitti di coscienza, i

complessi, le fobie.

La sua opera più significativa è II grido, del 1893, che si incentra sull'immagine

drammatica e angosciosa di un uomo, il cui volto è sfigurato dall'urlo che lancia.

Urlo che sembra quasi produrre delle onde d'urto

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
72 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia e storia dell'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Di Macco Michela.