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MASACCIO
Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassài, detto Masaccio, nasce a San Giovanni Valdarno (Arezzo) nel 1401. il
soprannome non ha connotazione negativa in quanto, ci spiega Vasari, sta a sottolineare il completo assorbimento
dell'artista nella sua attività e il suo disinteressamento riguardo tutto il resto.
La formazione artistica di Masaccio avviene a Firenze dove si trasferisce con la madre e i fratelli nel 1417. Le
notizie sulla sua biografia e sui suoi maestri sono molto scarse ma sappiamo che fu collaboratore di Masolino e che
fin dal 1422 risulta iscritto come pittore all'Arte dei Medici e degli Speziali.
Al tempo Firenze era un centro artistico molto importante con artisti come Brunelleschi, Ghiberti e Donatello.
In questo contesto Masaccio concepisce una pittura nuova. Brunelleschi, in particolare, lo vede come il terzo polo
della rivoluzione artistica del primo Quattrocento. Gli altri due artisti erano infatti Donatello per la scultura,
Brunelleschi per l'architettura e ora Masaccio si inserisce come terzo per la pittura.
Si parla di 'avanguardie artistiche': un gruppo di persone che si staccano dalle altre (avanguardia in campo militare:
piccolo gruppo di esploratori che precede l'esercito).
Egli, come ci dice Vasari, fu il primo a inserire un volume reale e naturale nelle sue opere, cosa che prima di lui
non aveva fatto nessuno.
Attivo soprattutto a Firenze, Masaccio a Pisa da solo e in collaborazione con Masolino dove realizza un polittico
per la Chiesa del Carmine a Roma dove inizia, sempre con Masolino, il polittico per la Basilica di Santa Maria
Maggiore.
Muore a Roma a 27 anni nel 1428. Della sua morte si duole tutto l'ambiente artistico e in particolare Brunelleschi.
La sua produzione artistica è varia e spazia dalla tempera su tavola all'affresco.
TRITTICO DI SAN GIOVENALE
Il trittico di San Giovenale è la prima opera di Masaccio come artista autonomo.
È una pala di medie dimensioni conservata oggi nella Pieve di San Pietro a Firenze e realizzata nel 1422.
si compone di tre parti distinte: nel pannello centrale c'è una grande Vergine in trono che regge il Bambino tra le
braccia mentre due angeli le si inginocchiano ai piedi dando le spalle a chi osserva; nel pannello di sinistra ci sono
San Bartolomeo e San Biagio, quest'ultimo rappresentato in abito vescovile; infine nel pannello di destra sono
rappresentati San Giovenale e Sant'Antonio Abate. I santi laterali ricordano quelli di Giotto. Masaccio li
rappresenta come figure statuarie, possenti, volumetriche che sembrano quasi cilindriche. La loro solennità è
suggerita anche dal panneggio delle vesti.
Nonostante la permanenza del fondo oro e la rappresentazione gerarchica di Maria, ci sono delle novità come l'uso
di una solo regola prospettica nel realizzare lo spazio in cui sono collocati i vari personaggi, sottolineata dalle fighe
del pavimento che concorrono in un unico punto in corrispondenza del volto della Vergine.
Anche il trono è realizzato secondo la stessa prospettiva e l'effetto di profondità è accresciuto dagli angeli che
rappresentano un piano intermedio tra l'osservatore e la Madonna. Lo scalino arrotondato dove sta la Vergine
inoltre è un cerchio in prospettiva.
Questa è un'opera pienamente prospettica.
Masaccio rappresenta il Bambino con estrema naturalezza. Egli infatti è ritratto nell'atteggiamento di succhiarsi
l'indice e il medio della mano destre, gesto che sta a simboleggiare l'Eucarestia, immaginando che Gesù abbia
intinto le dita nel vino, simbolo del sangue di Cristo. Il gesto di succhiarsi due dita inoltre significa che la doppia
natura di Cristo (simboleggiata dalle dita) si riunisce nella perfezione rappresentata dal cerchio della bocca.
SAN'ANNA METTERZA
E' la prima opera di collaborazione tra Masaccio e Masolino. È una pala d'altare commisisonata per la chiesa
fiorentina di Sant'Ambrogio dai Bonamici, una famigliaricca di tessitori, e realizzata tra il 1424 e il 1425. Il
prezioso drappo che i cinque angeli dispiegano dietor il trono sarebbe una sorta di messaggio pubblicitario per la
stoffa prodotta dai Bonamici.
Il dipinto rappresenta la Madonna in trno che regge in braccio Gesù e Sant'Anna, madre di Maria, messa come
terza (da cui il nome Metterza), circondati da cinque angeli. Gli angeli sono di dubbia attribuzione: i due turiferari
e i reggicortina centrale e di sinistra sono attribuiti a Masaccio. A Masolino è invece attribuita l'esecuzione di
Sant'Anna e a Masolino quella della Madonna e del Bambino.
Il copo della Vergine ha, come tutte le figure masaccesche, una massiccia compattezza piramidale che ce la rende
percettibile anche attraverso i panneggi della veste, che sono frutto di un accurato studio dal vero.
Masolino cerca di imitare la concretezza della pittura del collega ma non riece a dare lo stesso volume e veridicità
di Masaccio a Sant'Anna. Ella appare infatti mentre tende la mano in protezione del Bambino ma essa sembra priva
di un braccio e la gamba sinistra non viene rappresentata. Notiamo quindi un'insufficiente studio anatomico e una
scarsa convenzionalità dei panneggi che non sembrano essere stati studiati dal vero.
Il Bambino è muscoloso. Le ombre lo fanno apparire come un piccolo Ercole (umano e divino). Egli inoltre,
essendo innalzato rispetto al sarcofago, vince simbolicamente la morte.
Sant'Anna è importante per il tema dell'immacolata concezione e della prezza della Vergine che nasce da Anna.
POLITTICO DI PISA
E' una pala originariamente destinata alla Chiesa del Carmine ma smembrata nel corso del Seicento e solo alcuni
suoi pannelli sono giunti fino a noi.
Madonna in trono con il Bambino e quattro angeli
E' la tavola centrale.
In essa la Vergine non nasconde la sua fisicità ed è particolarmente realistica grazie anche al panneggio pesante e
chiaroscurato. Non è rappresentata secondo i canoni di bellezza e leggadria infatti il volto è stanco e segnato come
se già conoscesse il destino di passione di suo figlio. È evidente che Masaccio, seguendo l'esempio di Donatello si
sia ispirato al vero piuttosto che ai modelli di bottega.
Il Bambino è colto nel gesto di mangiare un acido d'uva offertogli dalla madre. L'allusione è al vino, simbolo del
sangue di Cristo. La sua aureola ubbidisce a regole prospettiche che la fanno apparire di forma ellittica e molto
lontana da una dimensione spirituale ma più concreta.
La linea d'orizzonte su cui convergono tutte le rette di fuga coicide con la superficie della seduta.
La struttura del trono è innovativa e dimostra l'interesse di Masaccio nei confronti dell'architettura antica. Esso ha
quasi la conformazione di un edificio.
La predella su cui la Vergine poggia i piedi ha un motivo a S (strigilato) e ricorda i sarcofagi strigilati romani o il
sarcofago incastonato nella facciata del Duomo di Pisa. Questo basamento rappresenta la resurrezione.
I rosoni della parte inferiore del trono sono di ascendenza classica. Masaccio impiega delle colonnine di diversi
ordini: nei fianchi del trono le colonnine sono composite inalveolate e sono sormontate da colonnine corinzie; ci
sono poi colonnine ioniche che ornano la spalliera.
Crocifissione
La Crocifissione è posta nella parte superiore della pala e i quattro personaggi si stagliano contro un irreale fondo
oro.
Maria è immobile e severa e piange di dolore avvolta nel mantello a cui il chiaroscuro conferisce una
monumentalità di tipo scultoreo.
San Giovanni, a destra, ha un'espressione sconfortata e attonita come s enon potesse credere a ciò che vede.
Cristo è rappresentato nell'immobilità della morte. Da una visione dal basso in alto il volto appare insaccato nelle
spalle; gli arti ricordano le membra tozz ee sofferenti del crocifisso di Donatello. È dunque un uomo crocifisso e
non Dio.
In basso infine la Maddalena rappresentata di spalle tende le mani verso Cristo quasi a formare un triangolo
rovesciato. Masaccio riesce a esprimere la sua sofferenza anche non rappresentandone il volto riuscendo a farci
intuire il suo dolore dalla faccia di Giovanni che la guarda e che diventa così una sorta di specchio psicologico
dello sgomento della donna.
CICLO DI AFFRESCHI DELLA CAPPELLA BRANCACCI
La cappella Brancacci viene costruita tra il 1424 e il 1428 su committenza di Felice Brancacci che aveva il
giuspatronato nella chiesa carmelitana di Firenze. Ci sono dunque le storie di San Pietro.
Gli affreschi si trovano nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze e sono stati voluti da Michele Brancacci.
Sono stati realizzati dai 1424 in collaborazione con Masolino e terminati da Filippino Lippi tra il 1481 e il 1483.
Il tema è quello della Vita di San Pietro e la Genesi.
La centralità della figura di Pietro allude a quella della Chiesa.
Tributo
Nel 1427 Felice Brancacci è uno dei promotori del catasto fiorentino (strument di amministrazione fiscale). Da un
lato dunque si celebra l'antenato di Felice e dall'altro il catasto.
In questo affresco collocato in alto nella parete di sinistra, masaccio si rifà a un episodio del Vangelo di Matteo in
cui si racconta dell'ingresso di Cristo e dei suoi apostoli nella città di Cafarnao. Il gabelliere pretende da loro un
tributo per il Tempio di Gerusalemme e viene sottolineata l'ironia del fatto che Gesù debba pagare un tributo per
accedee alla casa del Padre. Egli comunque non vuole trasgredire alle regole e alla fine incarica Pietro di pescare
un pesce nella cui bocca troverà una moneta d'argento per pagare la tassa.
L'artista concentra nello stesso dipinto tre momenti temporaneamente diversi.
Il primo al centro corrisponde a quando il gabelliere esige il tributo. In questa rappresentazione Masaccio mette in
evidenza lo stupore nelle espressioni degli apostoli perchè non sanno che fare dato che nessuno di loro possiede il
denaro necessario.
La seconda, posta in secondo piano, mostra Cristo che comanda imperiosamente a Pietro di pescare e questo indica
il mare come a chiedere conferma dell'ordine che forse gli sembrava alquanto singolare.
Sulla rova, a sinistra, e rappresentato Pietro intento a pescare.
A destra Pietro è rappresentato nel momento in cui, con un gesto deciso, paga il tributo.
Masacio dunque fa un racconto continuo come gli antichi storici e non rappresenta episodi scollegati come nel
gotico.
Tutti i personaggi hano un rilievo quasi scultoreo. Il paesaggio è brullo e desolato e le montagne, con la loro
variazione di colori (verdi quelle più vicine, grigie e azzurre quelle in lontananza) aumentano il senso prospettico.
La prospettiva converge nel capo di Cristo.
Le architetture sulla destra, ispirate all'edilizia fiorentina, contribuiscono al collocamento nello spazio della scena
grazie anche ai volumi puri e ben def