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RAFFAELLO:
-Prime opere: Crocifissione, 1503; Lo sposalizio della Vergine, 1504, si vede già un legame
con l’arte del Perugino.
-Prende dal Perugino motivi e spunti compositivi ma li ricrea sulla base di una diversa cultura
figurativa, coniugandoli anche alla conoscenza di Leonardo e valendosi del disegno come
strumento di verità e naturalità delle espressioni delle figure.
Per esempio nella Crocifissione appare più saldo il collegamento delle figure con il paesaggio
grazie alla disposizione a cuneo delle figure intorno alla croce, espediente che guida l’occhio
dell’osservatore verso il fondo e sulla centralità del corpo di Cristo.
-L’inquadratura è diversa, lo spazio ha maggiore respiro: il tempio sullo sfondo ha 16 lati,
costruisce così una linea molto più curva, più fluida.
-Il colore dà un maggiore senso del fluido dell’atmosfera
-I quadri disegnati sul pavimento sono molti di più, dunque la profondità dello spazio è resa meglio,
lo stacco tra un piano e l’altro è reso dolcemente, senza salti, lo sguardo dell’osservatore è
accompagnato.
-La realtà rappresentata è nel complesso più armonica, naturale, mobile e dinamica.
-Il corteo si apre in parte verso di noi, in parte verso lo spazio circostante: tutti espedienti per
coinvolgere maggiormente lo spettatore.
-Nei primi anni del 1500 collabora con il Pinturicchio per gli affreschi della Libreria
Piccolomini a Siena, a cui risale il dittico costituito in origine dai dipinti Sogno del cavaliere
e le Tre Grazie.
-In seguito si sposta a Firenze dove viene sicuramente in contatto con i primi disegni di Leonardo,
che hanno grande effetto su Raffaello, come si coglie dagli studi per le teste degli apostoli
nell’Incotonazione della Vergine.
Visita alla pinacoteca
CONFRONTO DI 2 TAVOLE, entrambe collocate in origine nella Chiesa di S. Giovanni in Monte:
1)Perugino: è una sacra conversazione dipinta nel 1500 circa
-E’ una sacra conversazione. I santi sono facilmente riconoscibili: S. Michele arcangelo con le
armi, S. Apollonia con la tenaglia, S. Caterina da Alessandria con la ruota, S. Giovanni.
-La Madonna è in trono in una mandorla: è un arcaismo
-Il linguaggio è semplice, sobrio, in linea con un certo riformismo religioso che bandiva il dettaglio,
il lusso, oltre che, a livello sociale, la lascivia, la corruzione, ecc.
Si ricercava la semplicità dei principi della comunità cristiana delle origini: una delle maggiori figura
in questo senso è Savonarola, frate che affermava che tutte le opere in cui la Madonna veniva
rappresentata come una meretrice, ossia celebrata come una bellezza pagana, dovevano essere
bruciate.
-Il passaggio dalla maniera “secca, cruda e tagliente” alla “dolcezza nei colori unita” si percepisce
innanzitutto nello spazio, organizzato attraverso una serie di piani prospettici differenziati anche
con le varie sfumature di colore.
Poi ci sono accorgimenti più specificamente compositivi che servono per dare mobilità e
dinamismo allo spazio: una delle sante è arretrata rispetto al gruppo, i colori cercano di dare il
senso della presenza atmosferica (le colline sullo sfondo sono azzurrine), ecc.
-Perugino in pratica assorbe alcune innovazioni di Leonardo mantenendo però rigido l’impianto
simmetrico e prospettico quattrocentesco.
2)Raffaello: La Pala di Santa Cecilia, 1514,15
-Vasari la definisce l’apice della produzione di Raffaello, qualcosa di inimitabile
-Si tratta di una delle poche opere completamente autografe di Raffaello: egli si serviva infatti per i
suoi lavori di fidati collaboratori suoi allievi. Come quella di Giulio Romano, la sua è un’attività di
tipo manageriale.
-La Pala suscita un enorme sbalordimento tra gli artisti del tempo: si racconta che Francia ne fu
così folgorato da morire poco dopo.
-Il quadro è definito un’operazione politica e culturale precisa, per questo probabilmente fu
realizzato unicamente da Raffaello. Fu commissionato da Roma, finanziato da Antonio Pucci,
canonico regolare della Chiesa di S. Giovanni in Monte,
A Bologna infatti il potere pontificio era stato ristabilito da poco, nei primi del ‘500, dopo il governo
dei Bentivoglio e grazie a Papa Giulio II. Tuttavia l’autorità pontificia su Bologna nel 1514 non si
era ancora ben consolidata.
Santa Cecilia è una figura alla quale veniva associata la bolognese Elena Duglioli, ancora in vita
ma già ritenuta santa e successivamente beatificata. Spesso a quell’epoca succedeva che una
persona in vita venisse considerata una santa: prima della Duglioli c’era Caterina Vigri, vissuta
nella corte dei Bentivoglio.
Il culto della santa Caterina Vigri era radicato fortemente nella religione bolognese, ma era un culto
legato ai Bentivoglio: il papato voleva sostituire dunque questo culto bentivolesco con un altro;
ecco dunque la proposta della figura di Elena Duglioli, identificata poi con Santa Cecilia. Qui sta
l’operazione politica.
-Santa Cecilia è la santa patrona dei musicisti: secondo la leggenda abbandona l’ascolto della
musica terrena per darsi a quella spirituale, che sente dentro di lei e viene dal cielo. Raffaello
rappresenta tutto questo ponendo ai suoi piedi un ammasso di strumenti rotti: le stesse canne del
suo flauto si sfilano e cadono a terra.
-Raffaello in questa tavola vuole rappresentare uno stato contemplativo, ossia di estasi: è una
delle prime volte in cui si rappresenta un momento simile nella storia dell’arte, ed è suggerito da
Pietro da Lucca, che nei suoi trattati spiegava l’atteggiamento e i gesti che portavano al
raggiungimento di quello stato contemplativo in cui si dimentica tutto il mondo circostante e si gode
unicamente dell’abbandono a Dio (la mano sul cuore, l’orecchio teso verso l’altro, tutti elementi che
troviamo nella rappresentazione di Raffaello).
-Raffaello trae da Leonardo la capacità di dare vita ai corpi: l’attività dell’artista è tanto oggetto di
studio quanto l’arte antica ma anche quella di Michelangelo per quanto riguarda i volumi plastici
delle figure. E allo stesso tempo sia Michelangelo che Leonardo vengono “normalizzati” nel
linguaggio di Raffaello, in una struttura compositiva complessa, costituita da un susseguirsi di piani
prospettici diversi, ma allo stesso tempo unitaria e quindi chiara.
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17/02/14
Leonardo: dopo Milano va a Mantova, Venezia, poi rientra a Firenze dal 1500
Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e San Giovannino, 1498
Al suo rientro a Firenze Leonardo espone un cartone con la Sant’Anna che genera stupore e
meraviglia, come racconta Vasari, nell’ambiente fiorentino. Si pensa che questo cartone sia quello
conservato oggi nella National Gallery di Londra, ma non si è certi perché sia la descrizioni fornita
da Vasari, sia quella da Pietro da Novellara, sembrano descrivere non questo cartone ma altre
riproduzioni. In ogni caso tale cartone doveva essere affine a questo per iconografia.
-Rappresentazione della salvezza, che non si compie solo attraverso Gesù bambino ma anche
attraverso le generazioni precedenti di Maria e Sant’Anna. Il gruppo è arricchito poi dalla presenta
di San Giovannino.
-Il cartone ebbe un grande impatto sugli altri artisti fiorentini come Raffaello e Michelangelo.
-Gruppo di figure assemblate in una struttura piramidale che tuttavia lascia evidente la loro fluidità
dinamica, anche grazie all’intreccio di sguardi e gesti, oltre che ai movimenti. Dunque Leonardo
presta attenzione non solo ai moti fisici ma anche a quelli psicologici, degli affetti, dell’anima.
Si noti in particolare il forte impatto dello sguardo della Sant’Anna, che viene dall’ombra, carico,
come dice Brizio, di tutte le consapevolezze del mondo se paragonato al viso inconsapevole e
chiaro della vergine.
-La centralità appartiene alla figura umana, il cui volume è imponente: il paesaggio c’è ma è
indefinito.
-Le linee di contorno non sono nitide ma annebbiate, sia nella resa del paesaggio, che risulta
nebbioso, atmosferico, illuminato da una luce mobile, ma anche nelle figure, espressive e in
movimento: si ha l’impressione di oggetti calati nel fluido dell’atmosfera.
-Un'altra innovazione di Leonardo è ritrarre Gesù bambino che gioca insieme a San Giovannino:
sembra una rappresentazione di quotidianità affettiva che deriva da una mutata idea del sacro.
L’impianto monumentale coniugato alla naturalezza dei moti, l’uso dello sfumato nel rendere
simultaneamente la corporeità delle figure e l’atmosfera dello spazio circostante, la nuova e
profonda vitalità fisica e psichica delle figure rendono l’opera di Leonardo una rivelazione per
l’ambiente artistico fiorentino.
Raffaello a Firenze, 1504-08 : si sposta anche lui a Firenze per perfezionare la sua formazione,
dal 1504 al 1508: abbiamo una lettera di Giovanna Feltria, duchessa di Sora, sorella del duca di
Urbino Guidobaldo da Montefeltro, in cui essa raccomanda caldamente il giovane pittore a Pier
Soderini.
-I primi mesi del soggiorno fiorentino gli forniscono l’occasione di studiare la tradizione
rinascimentale fiorentina, dai quattrocenteschi ai più recenti Leonardo e Michelangelo, con una
capacità di assimilazione sconvolgente. Su opere e disegni di Leonardo egli crea continue
variazioni sul tema, come attesta la ricca raccolta di disegni.
-La sua viva attenzione è posta sulla naturalezza dell’immagine e la corrispondenza tra attitudini e
stati emozionali e, talvolta, all’immersione dei gruppi entro limpidi paesaggi.
Raffaello: Madonna Tempi, 1508, oggi a Monaco
Da Donatello riprende il motivo dell’accostamento dei volti delle due figure sullo sfondo di un
paesaggio luminosissimo.
Raffaello: Madonna del Belvedere, 1506
-Riprende il motivo piramidale ma le inserisce in uno spazio che, pur rappresentando il paesaggio
in lontananza offuscato, azzurrato, resta sempre fortemente prospettico, geometrico (ci sono
diversi piani prospettici che descrivono lo spazio all’osservatore in modo graduale).
Lo spazio di Raffaello, a differenza di quello di Leonardo, è uno spazio rassicurante, che può
sussistere anche senza il soggetto umano in primo piano. Quello di Leonardo è uno spazio mobile,
che non restituisce certezze. Raffaello quindi assorbe le novità di Leonardo sia nella
rappresentazione degli affetti e dei moti naturali sia nella resa dell’atmosfera, ma le rende più
armoniche, meno violente, le regolarizza.
-Anche il modo di utilizzare il colore si scosta da quello di Leonardo: il colore di Leonardo, secondo
Vasari, è un colore sporcato, calato in un’atmosfer