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SANDRO BOTTICELLI
Sandro Filipèpi, detto Botticelli perchè aveva lavorato da un maestro orafo chiamato Botticello o forse perchè
quello era il soprannome di suo fratello Giovanni, nasce a Firenze nel 1445.
Sta a bottega da Filippo Lippi e quindi da Andrea del Verrocchio dove ha per compagno Leonardo da Vinci.
Dal 1470 fu pittore indipendente e lavorò per i Medici come esecutore fedele della loro politica culturale.
Dal 1481 al 1482 risiede a Roma per dipingere la Cappella Sistina.
In preda a una crisi mistica aderisce al movimento religioso di fra Gerolamo Savonaròla. Questo sentimento
religioso influenze le sue ultime opere che fino al 1510, anno della sua morte, rimandano a iconografie
medioevali e mostrano il disprezzo di Botticelli per le rappresentazione mitologiche e prospettiche prima
predilette.
Per Botticelli ciò che conta è la figura, il disegno che, essendo inteso come materializzazione dell'idea, è più
prossimo al pensiero e all'invenzione artistica di quanto non sia l'opera finita.
Per Botticelli il disegno è principalmente linea di contorno: una linea flessuosa, agile, elegante, che circonda
morbidamente l'oggetto e lo stacca dal fondo.
ALLEGORIA DELL'ABBONDANZA
E' un foglio londinese in cui il corpo della fanciulla è geometricamente atteggiato secondo una S il cui effetto è
replicato anche nella torsione del corno dell'abbondanza. La linea che delimita il corpo è continua così come
quella della veste. I capelli, la cintola e i nastri si arricciano come fruste che schioccano e la veste le si comprime
sulle carni e ondeggia come mossa dal vento.
TESTA D'ANGELO
In questo disegno si possono individuare i caratteri distintivi del tipo umano prediletto da Botticelli. Il volto è
regolare e morbido, i capelli hanno ciocche consistenti e ondulate, lo sguardo è pensoso e l'espressione dolce.
Botticelli trascura l'indagine del paesaggio e per questo verrà criticato da Leonardo.
Botticelli riporta in vita l'interesse per i personaggi mitologici e propone gli dei antichi a un pubblico abituato a
rappresentazioni sacre sempre in conformità con la filosofia neoplatonica: il mito è rivissuto e proposto in
chiave cristiana e ha un alto valore morale.
PRIMAVERA
Viene dipinta per la residenza fiorentina in Via Larga di Lorenzo di Pierfrancesco de'Medici nel 1478.
il dipinto venne portato nella Villa di Castello dopo il 1516. il titolo riale a un'espressione del Vasari.
La scena si svolge in una radura verdeggiante con innumerevoli piante e fiori. Ci sono alberi d'arancio con fiori
e fronde incurvate d'alloro che delimitano la scena.
A destra Zefiro insegue Clòri che viene trasformata in Flora, la personificazione della Primavera. Botticelli
rappresenta per due volte la ninfa: sia come Clori, velata, sia come Flora, dalla veste fiorita con uno scollo e la
testa circondata da ghirlande di fiori.
Al centro, incorniciata in una nicchia di alberi, Venere si staglia contro una pianta di mirto e avanza con un passo
di danza verso chi la guarda. Cupido, sopra di lei, scglia una freccia su una delle tre Grazie. Queste ballano
intrecciando le mani mentre Mercurio, a sinistra, allontana le nubi dal giardino con il suo caducèo (simbolo di
pace).
La scena rappresentata è stata tratta, probabilmente, da un passo dell'Asino d'oro, romanzo di Apuleio, in cui il
protagonista, mutato in asino, in attesa di riconquistare il suo aspetto umano, assiste a una rappresentazione del
Giudizio di Paride in cui compaiono i personaggi dipinti da Botticelli.
La presenza di Venere in posizione centrale è un invito a Lorenzo di Pierfrancesco a scegliere Venere come già
fece Paride. Secondo la Filosofia di Ficino scegliere Venere significava scegliere l'Humanitas, termine che
comprende la raffinatezza, la cultura, che forse Lorenzo non aveva.
Venere è dunque un soggetto dal valore pedagogico infatti il Ficino sosteneva che i giovani si convincessero più