Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Anche il mondo della fotografia inzia a partecipare al
mondo delle riviste. Chevreul crea una foto intervista.
Bradley: Caricatura della danza serpentina di Loie Fuller, una
donna che quando danzava aveva una morbidezza data dall’abito.
Alle folie bergere in Francia, le
donne si esibiscono e ballano.
Cheret fa un manifesto per la
danza. Inizia il dialogo tra
comunicazione grafica scritta e
visiva con il piede inserito tra
le due lettere. Cheret gioca
molto sul vedo non vedo, e
vuole attirare fortemente
l’attenzione maschile usando
forme femminili Confronto tra Cheret e Lautrec sullo stesso
manifesto per il ballo al Moulin Rouge. Nel
manifesto di Lautrec chi guarda è nel backstage
perché la donna è presa di schiena e si vede il
pubblico; inoltre Moulin Rouge è ripetuta tre
volte come invocazione ad andare allo
spettacolo. Mentre in quello di Cheret la donna è
a cavallo ed è in sequenza e la scritta Moulin
Rouge crea un ombra.
Metlicoviz
In italia vi è la produzione cinematografica, il film Cabiria. Nel
manifesto c’è la scritta grande del regista D’Annunzio e il titolo del
film Cabiria con la donna nuda che esce dalle fiamme.
Hohenstein
Fa il poster dello spettacolo Tosca. Lei appoggia la croce sul corpo morto.
Ai lati 2 candele e un pozzo di sangue. Anche il lettering partecipa alle
emozioni e il serpente del male fuoriesce dalla lettera o.
Durante il XX secolo, la grafica italiana accolse pienamente vari motivi appartenenti
alle produzioni inglese, francese, austriaca, tedesca rielaborandoli con delle nuove
sensibilità che si andavano affermando. Le riviste che uscirono in quel periodo
mostravano ampiamente questo nuovo clima culturale per esempio ”emporium” del
1895, “the studio” ispirata fortemente allo jugendstil, oppure “italia ride” del ‘900
ispirata fortemente all’Art Nouveau. Nacque così in Italia una nuova generazione di
grafici anche se l’origine era propriamente artistica nel giro di poco tempo riuscirono
ad elaborare una propria fisionomia.
Fu la cartellonistica pubblicitaria, attraverso i suoi obiettivi di massa ad indirizzare la
grafica verso nuovi modelli di comunicazione visiva. Per esempio molto importante il
lavoro svolto da Laskoff, Aleandro Terzi e Marcello Dudovich nel primo decennio del XX
secolo per il grande magazzino napoletano Mele. Riuscirono a costruire dei messaggi
pubblicitari in cui la funzione comunicativa si intreccia con quella più decisamente
estetica e tutto il messaggio era costruito per poi condensarsi attorno al nome “mele”
che emergeva con una certa prepotenza all’interno dello spazio grafico.
Un'altra prospettiva che si apre in Italia è che quella riguardante i manifesti
cinematografici. Il cinema che si occupavano più che altro di narrazioni elementari e/o
effetti spettacolari quelle italiane si dedicavano principalmente a produzioni di opere
in costume o drammi di matrice sentimentale.
La grafica italiana si trova ad operare in 2 grandi settori: cartellonismo e grafica
editoriale in particolar modo per riviste letterarie e artistiche o illustrazioni dei libri per
ragazzi. La grafica italiana ha raggiunto in breve tempo dei notevoli successi, grazie
anche a personaggi come: Aleardo Terzi, Cambellotti o “cartellonisti” come Dudovich,
Cappiello, Metlicovitz etc… Inoltre lo sviluppo delo manifesto era dovuto anche alla
presenza di valide officine cromolitografiche come ad esempio la casa Ricordi che era
stata fondata a Milano nel 1808 con lo scopo di produrre edizioni musicali e che
intorno al 1885 si occupò anche di stampare manifesti artistici e pubblicitari. Tutta
questa produzione veniva diretta da Hohenstein. Uno dei suoi più celebri manifesti di
grandi dimensioni era quello per la Tosca costruito tutto sul contrasto tra ombre e luci
drammatiche che da l’avvio in Italia al filone dell’opera lirica e del melodramma.
Parallelo al successo dei manifesti per le opere liriche vi è quello dei manifesti di
natura commerciale che venivano commissionati dalle grandi industrie.
Dudovich:può essere considerato come uno degli interpreti più prestigiosi del
manifesto. Ha ideato importanti manifesti per Campari, Rinascente, Borsalino e Fiat.
Aleardo Terzi:si è occupato di creare numerose illustrazioni per la rivista “novissima”
e alcuni importanti manifesti come quello del 1914 per Dentol “la scimmia che si lava i
denti” e un altro del 1921 per il colorificio italiano Max Meyer (cagnolino con il
pennello in bocca)
Cappiello
è considerato come uno dei cartellonisti italiani più innovativi. Ha vissuto per un
periodo di tempo a Parigi quando la scena artistica parigina era dominata dai grandi
maestri francesi. Nel 1901 crea il manifesto per Livorno Stagione Balneare e qualche
anno dopo quello per Chocolat Klaus che sintetizza con l’uso di colori timbrici su fondo
nero. Nel manifesto è riportata un amazzone che cavalca un cavallo rosso e si tratta di
un episodio antirealista che lo avvicina molto agli espressionisti e ai fauves. Passa
dagli sfondi chiari dei primi manifesti al nero e a colori decisamente più accesi che gli
danno la possibilità di render più incisivo il disegno della figura protagonista. Nel 1909
crea il manifesto per Thermogene con il personaggio Pierrot sputa fuoco. Risulta
essere una creazione talmente innovativa che ne diviene quasi una moda, l’anno
successivo sempre per la stessa marca crea il cavallo zebrato, e qualche anno dopo
ancora in 2 pierrot che bevono dalla stessa coppa e le 2 figure che quasi vanno a
formare uno stemma araldico.Pubblicità del cioccolato Klaus: non c’è alcun rifeimento
al cioccolato ma un cavallo rosso e una donna verde. Questi due elementi ridanno il
nome al prodotto. Cappiello si inventa delle mascotte, dei nuovi personaggi che danno
una nuova denotazione ai prodotti. La gente ora cerca il cioccolato con il cavallo rosso
e la donna verde e non il cioccolato Klaus.
Macdonald e Mackintosh Sono i rappresentanti dell’Art
and Crafts scozzese. Nelle loro
opere diventa fondamentale il
tema delle linee. Per Mackintosh
diventerà importante la
produzione di quadrati bianchi e
neri ripetuti. Nel 1891 fa un
viaggio in Italia e rimane
sconvolto dalla policromia dei marmi delle chiese, non solo le osserva ma le riproduce
anche molto bene. Per fare design bisogna conoscere la storia. Mackintosh ha
disegnato una visione laterale e una frontale del fiore celestino. In quella laterale ci
sono 3 fiori, in quella frontale solamente 2. Sedia della signora Cranston con la luce
viene proiettato un salice piangente.
LEZIONE 10
Idea di architettura che non è quella della progettazione edilizia ma una progettualità
che coinvolge elementi marginali dell’architettura. Inizia a prevalere il tema del design
su quello dell’ornamento. Mackintosh frequentò la Glasgow School of Art. emerge in lui
una creatività legata agli elementi naturali come anche nello stile liberty, nell’arts and
crafts e nell’art nouveau. L’elemento naturale filtrato attraverso la mente diventa poi
progetto architettonico. Nel 1901 partecipa ad un concorso fatto da progettisti
viennesi dal nome concorso di idee per la casa ideale per un amante d’arte “house for
an art lover ”. Marckintosh studia la comunicazione di questo progetto. Fa
progettazione grafica più che architettoniche infatti sono presenti anche delle farfalle
che svolazzano.
1896 viene progettata la casa. All’interno della casa
tutto è articolare. Pareti liscie ma finestre sporgenti. Crea movimenti di massa che
aveva prima creato nei disegni. Stanza completamente bianca e corridoio
completamente nero. È un progetto non più di architettura ma di grafica e di emozioni
(soprattutto cromatiche). Ha disegnato la stanza della musica: ci sono oggetti sospesi
nel vuoto, sono delle lampade, presenta elementi superflui dal punti di vista
architettonico ma molto importanti. Il sole entrando dalle finestre crea dei movimenti
di colore sui pavimenti.
Hill house: sedia non funzionale ma con il
leitmotiv della sua arte: contrapposizione
bianco nero. La hill house è costruita fuori
Glasgow, presenta delle persiane
incastonate nel muro, diventano struttura
dell’architettura e quindi non sono
funzionali. Tea rooms in Glasgow. Glasgow è una città piena
di edifici neri e grigi e lui crea un edificio con
intonaco bianco.
Glasgow school of art: progetta da Mackintosh. Prima fase
nel 1897, seconda fase nel 1907. Le finestra sono costruite
con un profetto funzionale dietro, ma apparentemente è
solo estetico. Interni: biblioteca realizzata interamente in
legno nero perchè sosteneva che per concentrarsi alla
lettura ci volessero luoghi bui, dalle feritoie entra la luce.
Design di stoffe e tessuti che realizzava assieme
alla moglie: geometria rigida ma anche sinuosità
degli elementi naturali
LEZIONE 11
Peter Behrens
l’obiettivo principale di questa nuova tendenza era quello di trasformare in un unico
simbolo mnemonico l’oggetto rappresentato e il nome che lo distingue secondo una
particolare ideologia pubblicitaria. Behrens aveva avuto varie esperienze pittoriche e
grafiche ma si era orientato fin dall’inizio verso altre forme espressive per cui si
occupò di disegnare mobili,vetri,gioielli,decorazioni grafiche secondo un particolare
jugendstil con movenze raffinate. La sua attività può essere suddivisa in diversi
periodi:
Il primo di impronta Art Nouveau e riguarda l’attività pittorica di Monaco;
Partecipazione al 1901 alla realizzazione della colonia degli artisti dove progetta e
realizza la propria casa e una parte della grafica per l’inaugurazione ufficiale;
Partecipazione all’esposizione delle arti decorative a Torino nel 1902 e tutti i vari
interventi d’arte applicata fino al 1907.
Dopo di che inizia una fortunata collaborazione con l’azienza AEG. Si fa sostenitore di
una concezione arte-industria affermata al Werkbund per cui le sue idee si vanno
intrecciando con gli scopi e gli obiettivi dell’azienda. Il Werkbund prevede alcuni
semplici ed efficaci principi: fede nella qualità, spiccata tendenza alla concretezza,
oggettività di progettazione. I suoi principi informatori sono quelli delle Arts and Craft
e delle varie enunciazioni di Morris e dei suoi successori! Behrens riceve un incarico
molto importante, mai concesso a nessun altro nella storia del design fino a quel
momento: deve progettare qualsiasi cosa per questa società multi aziendale per cui
va dall’immagine al logotipo, dalla pubblicità ai punti vendita, dai caratteri da stampa