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ARTE LONGOBARDA E CAROLINGIA | MEDIOEVO

568 anno dell’invasione longobarda dell’Italia guidati da Alboino, alto medioevo carolingio e

ottoniano fino all’anno 1000, basso medioevo dopo anno 1000.

Longobardi popolo di stirpe germanica, già Giustiniano ci si era alleato, si erano avvicinati all’Italia

nel 568, entrano dal Friuli, riescono a conquistare un vasto territorio perché l’Italia è già in guerra.

Cuore del regno longobardo è Pavia, possiedono l’Italia settentrionale e la longobardia minor

ovvero i ducati di Spoleto e Benevento. Scelgono come propria sede Verona, occupano il palazzo di

Teodorico e si spostano progressivamente verso Pavia. I longobardi non hanno tradizione scritta,

abbiamo le scoperte archeologiche e la loro storia scritta da Paolo Diacono che era un longobardo,

quando re Desiderio viene sconfitto da Carlo Magno diventa suo collaboratore scrivendo la storia.

Regno di Agilulfo, marito di Teodolinda fanno di Monza la loro sede dove Teodolinda costruisce

una cattedrale, c’è la conversione al cristianesimo dei longobardi. Proprio in questo momento

inizieranno le prime manifestazioni artistiche, da nomadi diventano stanziali. Regno di Liutprando,

fino al 744 quando viene sconfitto da Carlo Magno in Piemonte e c’è l’inizio del periodo carolingio.

Affrescate del duomo di Monza, storie di Teodolinda: cappella affrescata nel 400 dai fratelli

Zavattari, gusto gotico; matrimonio con Agilulfo, banchetto di nozze.

Frontale regalato ad Agilulfo: i longobardi erano nomadi, non avevano architetti e non hanno

realizzato inizialmente opere scultoree, l’unica forma di espressione era la metallurgia, la

decorazione e lavorazione dei metalli: è un’arte guida, anche quando diventano stanziali avranno

sempre come filo conduttore questa capacità che avevano di lavorare i metalli. La metallurgia si

esprimeva anche nella decorazione delle armi e realizzazione di altri oggetti per adornare i defunti e

le vesti femminili. Frontale di Agilulfo è una lamina probabilmente frontale di un elmo, donato al

marito di Teodolinda, con Agilulfo in trono, ci sono le vittorie alate (iconografia classica),

composizione simmetrica ma molto rigida con queste figurine che sembrano fluttuare nel vuoto,

avvicinate tra loro senza narrazione.

Oreficeria come lavorazione delle armi e come arte usata per ornamenti di abiti e della persona:

orecchini, anelli, fibulae, grande produzione di fibbie con forme geometriche o animali.

Fibbia a forma di aquila, venivano usate per adornare le vesti. Donna sepolta con abito migliore e

ornamenti trovata a Domagnano. Arte decorativa, gusto per la decorazione e il colore, lavorate a

smalto con colori vivaci, tendenzialmente aniconica cioè non rappresenta la figura umana, astratta,

priva di riferimento con la realtà. Legame con la tradizione romana e classica con cui anche l’arte

longobarda si adegua.

Crocette: lamine dorate sottili, cucite sui sudari dei defunti, gusto per la decorazione, gemme,

cromatismo vivace, ci sono delle testine, la raffigurazione umana è quasi astratta.

Croce di Desiderio: VIII secolo, ultimo re dei longobardi, altissimo livello qualitativo, gusto per il

cromatismo, disposizione delle gemme preziose, camei ripresi dai romani, riempiono tutti gli spazi

disponibili: horror vacui (paura del vuoto), hanno utilizzato un vetro dipinto in età classica.

Corona votiva di Teodolinda: lascia una serie di doni che vengono realizzati per il duomo

(conservata al museo di Monza), vi è una lastra del 300 dove si vede che le corone venivano fatte

pendere sull’altare. È molto simmetrica, ordinata, gusto per il colore, riempimento totale della

superficie.

Chioccia con sette pulcini: grande naturalismo, chioccia in metallo su anima di legno, lavorata con

grande cura e abilità, quasi a grandezza naturale, significato misterioso forse idea della chiesa che

protegge i fedeli. È stata donata da Teodolinda al duomo di Monza, infatti nella lunetta del portale

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del duomo di Monza (fondato da lei) c’è la raffigurazione della regina, ci sono le storie di san

Giovanni, il battesimo di Cristo e la regina che porta dei doni a Giovanni Battista tra cui c’è la

chioccia coi pulcini, 1320 abbiamo questa documentazione visiva molto importante.

L’opera di oreficeria più importante è la corona ferrea che si conserva nel duomo di Monza: definita

corona ferrea perché c’è un cerchio di ferro interno che si pensava fosse realizzato con i chiodi della

croce di Cristo, collegata alla committenza di Teodolinda, recentemente è stata oggetto di indagini

anche diagnostiche che hanno rivelato essere ancora più antica rispetto all’età di Teodolinda,

addirittura a Teodorico; si pensa sia un dono che Zenone, imperatore d’oriente, che aveva mandato

Teodorico a conquistare l’Italia, gli avesse fatto questa corona per la sua nomina a patrizio d’Italia.

È importante per la tradizione perché è stata utilizzata per incoronare i re d’Italia fino a Napoleone,

oggetto simbolico importante. Sicuramente prezioso per il numero di pietre e gemme e per le

placchette in smalto: tecnica molto utilizzata dai longobardi perché permetteva composizioni

geometriche o fitomorfi (rappresentano animali) riempibili di colori molto vivaci tipici della

tradizione longobarda.

Tecnica dello smalto molto usata nel periodo carolingio negli oggetti di oreficeria e si divide in

cloisonné e champlevé: il primo vuol dire reticolo, sull’oggetto con filamenti di metalli vengono

realizzate celle, si hanno contorni precisi, vengono riempite con pasta vitrea e messe nel forno;

l’altra tecnica consiste nello scavare il metallo, creare delle conche, cavità da riempire con la pasta

che viene, con la fusione, a occupare la cavità e crea le immagini, è meno precisa ma la qualità

artistica è superiore. Si vedono proprio le cavità, sfumature, bisognava conoscere perfettamente la

temperatura di fusione (Armilla mosana con la resurrezione).

Le caratteristiche delle opere di metallurgia si ritrovano nelle prime opere di scultura per le

costruzioni, plutei che troviamo quando i longobardi diventano stanziali, le tecniche derivano dalla

metallurgia. Lastre lavorate con rilievo basso come se fossero incise e non scolpite, si mantiene

forte il gusto per la decorazione nel tentativo di non lasciare alcuno spazio libero, immagine dei due

pavoni che si abbeverano al calice aggiunta perché avanzava spazio; in tutte le zone libere sono stati

aggiunti intrecci e fiori che non c’entrano con la raffigurazione principale ma proprio per l’horror

vacui. Scarsa raffigurazione della figura umana, tutto viene risolto in modo grafico: si privilegia

l’incisione alla tridimensionalità e al volume. Iconografie del cristianesimo: simbologia dei pavoni,

i simboli degli evangelisti, uniscono alla tradizione propria quella del popolo con cui si saldano.

Un altro centro importante oltre a Pavia e Monza è Cividale del Friuli, città di origine romana che è

uno dei primi centri conquistati dai longobardi, conosce un periodo di splendore nella prima metà

VIII secolo, soprattutto durante il ducato di Ratchis.

Fonte battesimale di Callisto: importante oggetto perché l’iscrizione permette datazione certa, lastra

dei pavoni impiegata in questa fonte, uniti ad elementi classici (capitelli corinzi, colonne).

L’opera più importante del periodo di Ratchis è l’altare di Ratchis (737-744) databile grazie a

un’iscrizione, parallelepipedo in pietra d’Istria con epigrafe che dice che il duca ornò la chiesa di

san Giovanni, in origine era sottolineato ed era posto sotto un ciborio andato distrutto. “Bello per

colore di marmo”: in origine era dipinta, ci sono tracce di colore nella parte frontale, scolpita con

rilievo basso, come fossero incisioni. Vi sono i rilievi dell’altare:

• Maiestas domini: opera importante esemplificativa della cultura longobarda, opera religiosa,

è nella parte frontale dell’altare, iconografia cattolica, modelli raffigurativi paleocristiani,

sulla parte frontale c’è Cristo in mandorla sostenuta da 4 angeli. Arti degli angeli allungati

per dare l’idea del movimento. 26

• Sui lati adorazione dei Magi da un lato e visitazione dall’altro. Adorazione dei Magi: non

c’è il senso dello spazio, no profondità, figure fluttuano, piatte, modo schematico di fare i

panneggi, sembrano incisi, proporzione gerarchica, la Madonna e il bambino sono enormi

rispetto ai Magi (iconografia paleocristiana), figure stereotipate (occhi a mandorla, naso

stretto, volto piriforme), azione presa come un fermo immagine e per dare l’idea dei

movimenti allunga anche qui gli arti degli angeli, l’angelo è incastrato quasi, viene

enfatizzato il gesto, gestualità che non è naturale. Elemento longobardo: riempire gli spazi

vuoti con grandi semi girali con fiori, stelle che hanno solo valore decorativo; uso degli

intrecci tipici longobardi che ritorneranno nella scultura romanica. Uniscono elementi della

tradizione paleocristiana a un modo di concepire un linguaggio figurativo loro proprio.

Opera commissionata dal re, opera di altissimo livello qualitativo, consapevolezza del

linguaggio.

Tempietto di santa Maria in valle: sempre Cividale, sculture in stucco straordinarie di altissima

qualità che si tende a far risalire a metà VIII secolo perché questa cappella sembra essere stata

commissionata dal rappresentante locale del re, il castaldo. Opera scultorea molto lontana da quello

che abbiamo visto prima, tutto un altro livello qualitativo, il popolo dei longobardi si lascia

influenzare dalla tradizione classica: rinascenza liutprandea in cui volontariamente per ragioni

politiche e culturali si recupera l’antico, questo tempietto è uno di quei casi. Non è stereotipato,

figure lavorate con rilievo molto alto con certo naturalismo nella gestualità, raffinatezza

nell’esecuzione che troviamo in tutti gli elementi decorativi: fregio di fiori, tralcio di vite con

uccelli, lontano dalle formule viste finora. Questo momento di recupero con l’antico segna il

momento dell’arte carolingia.

Con la conversione al cattolicesimo scelgono delle città che diventano capitali del regno: Pavia fino

al 724, prima Monza e, diventando stabili, costruiscono palazzi loro come la chiesa di Teodolinda,

la chiesa di Monza.

Chiesa di sant’Eusebio a Pavia di cui rimangono alcuni capitelli, nella scultura per l’architettura i

longobardi ripropongono quel gusto che li caratterizzava, capitelli lavorati ad alveoli pronti a

ricevere gemme, in origine erano colorati e l’effetto era di un oggetto che conteneva delle pietre

preziose.

L’unica costruzione longobarda che resta oggi è la chiesa di

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Publisher
A.A. 2015-2016
82 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/01 Storia dell'arte medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 94ili94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte medievale e moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Colombo Serena.