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ANTONELLO DA MESSINA
Alfonso d'Aragona entrò vincitore a Napoli nel 1443 con un corteo ispirato a quelli romani.
Alfonso chiamò a corte famosi umanisti come Lorenzo Valla e costruì anche un'importante
biblioteca; eppure non dedico alcuna attenzione all'istituzione universitaria che avrebbe
potuto diffondere il nuovo sapere.
In un simile contesto la cultura umanistica non riesce a promuovere un'effettiva
innovazione, come invece è capitato nel resto d'Italia, ma assume un ruolo elitario e
conservatore.
Alfonso decise di affidare a maestranze spagnole le prime commissioni architettoniche.
Per la ricostruzione della fortezza di Castelnuovo, venne chiamato l'architetto e scultore
Guillen Sagrera. Quando poi il potere reale poté ritenersi abbastanza solido, si decise di
costruire un'ingresso monumentale ispirato all'arco di trionfo romani e l'impresa venne
affidata a maestranze italiane. La differenza dei progetti e dell'esecuzione, indeboliscono
gli aspetti rinascimentali del monumento.
Un cambiamento importante si ha verso fine secolo, dopo l'alleanza con Lorenzo il
Magnifico; questo permise alle maestranze fiorentine l'ingresso diretto a Napoli.
ANTONELLO DA MESSINA
1430 -> nasce a Messina
6. 1450 -> Napoli dove conosce la pittura fiamminga, spagnola e provenzale
7. 1457 -> apre una bottega
8. Viaggia tra Roma, la Toscana e le Marche
9. 1474 -> Venezia
10. Torna in Sicilia
11. Annunciazione (1474)
1. San Girolamo nello studio (1475)
2. Annunziata (1476)
3. San Sebastiano (1478)
4.
1479 -> muore a Messina
12.
Insieme a Piero della Francesca e a Giovanni Bellini, riesce a intendere fino in fondo il
rinnovamento fiammingo e a mischiarlo allo stile rinascimentale dell'epoca.
In Italia era diffuso un ideale di ritratto di derivazione classica; Antonello adotta la
posizione di tre quarti introdotta da Jan Van Eyck. Tuttavia
Antonello, rispetto ai fiamminghi è meno dettagliato ma più attento
al l'umanità del personaggio.
In molti ritratti gli apporti fiamminghi e italiani sono fusi con grande
originalità.
SAN GEROLAMO NELLO STUDIO
L'opera traduce in maniera "italiana" elementi fiamminghi come la ricchezza di dettagli e il
moltiplicarsi delle fonti di luce.
La scena è respinta all'indietro dall'arco che la incornicia; il gioco luminoso contribuisce
all'effetto unitario poiché i raggi di luce coincidono con quelli prospettici: confluiscono tutti
nelle mani e nel busto del santo che è il nucleo della composizione.
Lo studio è composto da una specie di vano rialzato a tre livelli, immerso in una ampia
costruzione gotica. La luce proviene da più fonti: dall'arco centrale, dalle aperture sullo
sfondo e dalle bifore nella parte superiore.
Lo spazio dello scrittoio appare perfettamente organizzato e i libri aperti sembrano fatti in
modo da poterne misurare la profondità.
In primo piano ci sono elementi carichi di significato religioso come la coturnice a sinistra
(verità di Cristo) e il pavone (onniscienza divina).
ANNUNCIATA
L'opera rappresenta uno dei traguardi fondamentali della pittura rinascimentale italiana. La
purezza formale, lo sguardo magnetico e la mano sospesa in una dimensione astratta ne
fanno un capolavoro assoluto.
Maria é colta nel l'attimo in cui l'interlocutore le è davanti e il lento girare della figura e il
gesto della mano danno naturalezza alla composizione.
La posa è di tre quarti, lo sfondo scuro e la rappresentazione essenziale sono tipici delle
opere fiamminghe. L'uso dei colori ad olio permette un'ulteriore definizione della luce che
rende possibile la distinzione della consistenza dei materiali.
SAN SEBASTIANO
Il Santo si trova al centro della composizione, seminudo e legato ad un albero in
mezzo ad una via su cui si affacciano degli edifici. Sebastiano è ritratto in piedi,
leggermente curvo verso destra e con 5 frecce conficcate nel corpo: una poco più sopra
del suo ginocchio destro, una nella sua coscia sinistra, una nel ventre, una nell'addome e
una in pieno petto. La sua espressione è priva di dolore ma manifesta una sopportazione
del martirio.
Lo sfondo è animato da una serie di figure che animano lo sfondo.
Antonello riesce a riunire le varie componenti culturali apprese suoi viaggi.
PADOVA
Il rinascimento padovano inzia con l’arrivo di Donatello nel 1443.
Fondamentale per l’ accrescimento artistico della città fu la riscoperta dell’antico e in
particolar modo lo studio approfondito dell’antiquariato.
LA PRESENZA DI DONATELLO A PADOVA (DAL 1443)
Nel 1443 Donatello partì per Padove, dove ci rimase per dieci anni realizzando diversi dei
suoi capolavori più importanti.
Le sue opere padovane più importanti sono:
IL CROCIFISSO E L’ATARE DEL SANTO (1444-1447 –Chiesa di Sant’Antonio a
Padova)
L’opera in bronzo di Donatello rappresenta il massimo degli studi donatelliani
sull’anatomia umana: la figura è modellata con grande precisione sia nella resa
anatomica che nelle proporzioni e nell’espressività. L’ispirazione è classica ma non sitratta
di un nudo dalla bellezza ideale, Cristo infatti è visto come un uomo
qualunque. L’opera possiede una carica espressiva eccezionale
data anche dalla minuziosità nel realizzare il capo di Cristo.
Contemporaneamente, a Donatello, gli fu
commissionata la realizzazione di tutto l’altare del
Santo, composta da 20 rilievi e 7 statue bronzee a
tutto tondo.
La statua della Madonna con il bambino è senza dubbio
il fulcro dell’altare la Vergine è frontale e solenne
(risulta più alta dei santi Antonio e Francesco in modo da essere
preminente), intenta nell’atto di alzarsi dal trono e porgere il bambino per mostrarlo.
Il maestro completò il lavoro realizzando nel basamento dell’altare venti rilievi, tra cui
la Deposizione di Cristo e il Miracolo dell’asina.
La Deposizione di Cristo è l’unico rilievo non bronzeo ma in
pietra calcarea con inserti di marmi colorati e mosaici d’oro.
Essa venne creata appositamente da Donatello per la
decorazione del sarcofago. La scena è affollata, lo spazio
viene annullato e al suo interno rimangono solo il sarcofago e
le figure che accentuano la drammaticità dell’episodio.
Anche la mimica facciale e la gestualità esasperate rendono il
tutto ancor più dolente. Al centro Maddalena con le mani
alzate. Per la prima volta la folla diventa parte integrante della rappresentazione.
MONUMENTO EQUESTRE DEL GATTAMELATA (1446-Piazza del Santo,Padova)
Nel 1446 Donatello ricevette la commissione del monumento
equestre del Gattamelata, famoso condottiero. L’opera in bronzo
venne collocata nella piazza della basilica del Santo. Per
quest’opera Donatello prese esempio dai modelli classici. La posa
è solenne ma non rigida, infatti il sembra stesse per avanzare. Il
volto è un ritratto intenso caratterizzato da forte rigore.
LA BOTTEGA DELLO SQUARCIONE
Francesco Squarcione nel 1436 creò a Padova una vera e propria scuola artistica: la
bottega dello Squarcione. Vi radunò alcune tra le maggiori promesse del rinascimento
italiano, a cui trasmise i propri segreti e la passione per l’antiquariato.
Le caratteristiche stilistiche di questa scuola sono:
Figure incorniciate in nicchie e archi
- Le decorazioni con festoni di frutta e fiori vistosi
- L’utilizzo angoloso della linea
- Propensione al patetico con volti dolorosi e gesti violenti
- L’uso di colori intensi e marmorei
-
ANDREA MANTEGNA
1431 nasce a Padova
- 1448-1457
- Decorazione della cappella degli Ovetari a Padova
-
1453-1454
- Polittico di San Luca per Abbazia di Santa Giustina, Padova
-
1454
- Sposa Nicolosia Bellini, fliglia di Jacopo e sorella di Giovanni,
- pittori veneziani
1457-1460 Verona
- Pala di San Zeno
-
1460 Mantova
- Pittore ufficlae della corte di Ludovico Gonzaga
- Frequentazione con Leon Battista Alberti
-
1465-1474
- Ristrutturazione Castello di San Giorgio, Mantova
- Decorazione a fresco della Camera Picta, Camera degli Sposi
-
1480
- Cristo Morto, dipinto su tela
-
1481
- San Sebastiano, dipinto su tela
-
1486-1501
- Ciclo di Nove tele “Trionfi di Giulio Cesare in Gallia”
-
1488-1490 Roma
- Zuffa degli dei marini, incisione a bulino e puntasecca
- Arricchisce il suo bagaglio culturale imparando tecniche di
- incisione e di stampa
1497 Torna a Mantova
- Dipinti per lo Studiolo di Isabella d’Este Gonzaga
-
1506 Muore a Mantova
-
Andrea Mantegna è definito come il più importante allievo di Squarcione. Il suo stile si
caratterizza da un lato per lo studio dell’antico dall’altro dando ai suoi scenari nuovi
spazi, creando così un linguaggio personalissimo.
AFFRESCHI DELLA CAPPELLA DI OVETARI – CHIESA DEGLI EREMITANI, PADOVA
Nel 1448 Mantegna fece parte di un gruppo di pittori che decorarono la cappella Ovetari.
Quest’impresa artistica fu quasi completamente distrutta da un bombardamento durante
la seconda guerra mondiale. A Mantegna si devono le “Storie di San Giacomo” e “Storie
di San Cristoforo”. Elementi di questi dipinti sono: l’ambientazione all’antica, una
notevole padronanza della prospettiva, la drammatica espressività e un forte
linearismo nei contorni. Caratteristiche ancora vicine all’insegnamento della bottega
dello Squarcione.
CRISTO MORTO Opera con cui Mantegna raggiunse il vertice dei suoi studi
prospettici, sull’anatomia e di ricerca espressiva. Soggetto
centrale è il Cristo Morto disteso sulla pietra dell’unzione. La
scena è caratterizzata da una forte intensità emotiva. La forte
carica patetica è data dalla visione ravvicinata e dal realismo
creato da Mantegna. Nell’angolo a sinistra piangono il Cristo,
l’anziana madre e san Giovanni, dal viso tagliato in modo da
suggerire continuità nello spazio.
LA PALA DI SAN ZENO (Verona)
La pala venne commissionata a Mantegna dai Gonzaga
ma requisita nel periodo napoleonico e trasportata in
Francia, dove ancora tutt’oggi si trova.
Al centro della pala vi è la Madonna in trono con il
bambino in braccio e circondata da angeli. Ai lati sono
disposti otto santi che formano un semicerchio dando al
dipinto una forte profondità spaziale. La scena è
caratterizzata da un forte realismo dato anche dalle pose
e espressioni dei santi. Tutti lo