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Storia dell'arte contemporanea - Pop Art, Arte Concettuale, Piero Manzoni Pag. 1
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L’arte concettuale

La radice di tutto questo era ricercare nel dadaismo. I dadaisti sono i primi a spostarsi

nella parte concettuale dell’opera. Non è più la capacità, la bravura dell’artista, ma la

sua capacità ideativa, concettuale.

Si arriverà progressivamente all’assenza dell’opera, all’assenza dell’oggetto.

L’opera diventa un momento, un’azione che viene compiuta che in alcuni casi non

viene neppure documentata; negli anni della performance art vietavano l’ingresso alle

macchine fotografiche in modo da evitare che rimanesse una traccia, doveva rimanere

solo nella memoria di chi aveva assistito a quella operazione; l’idea è quella di

spostarsi nel campo dell’esperienza.

L’arte concettuale è durante gli anni 60 e va a riprendere questo aspetto del dadaismo.

Nasce negli stati uniti a metà degli anni 60, si diffonde poi anche in europa; è

impossibile definire un vero e proprio luogo di nascita ma si diffonderà in modo

internazionale: Joseph Kossuth, Vincenzo Agnetti e Piero Manzoni (merda d’artista).

Idealmente l’arte concettuale fonda le proprie radici nel dada di Duchamp e Picabia,

sono loro che compiono questo spostamento verso l’aspetto concettuale col Ready

Made. Nel 1961 Henry Fit (Corrente di Fluxus) conia il termine arte concettuale,

l’arte concettuale si riferisce a una dimensione in cui il concetto prevale sull’estetica.

Troverà un momento di sviluppo negli anni 70. Nel 66 Kossut presenta l’opera “una e

tre sedie” 1965 – 1966, New York.

Kossut quando espone l’opera mette l’osservatore di fronte a 3 manifestazioni

dell’entità “sedia”: una sedia reale, una sedia fotografata e la definizione della parola

sedia (reale, rappresentato e descritto).

Ecco che pone a confronto tre modi di acquisizione della realtà: iconico, percettivo e

linguistico.

L’effetto è quello che sembra che nessuno di questi tre metodi possa raggiungere

effettivamente l’oggetto, è carico di ambiguità porta l’osservatore a riflettere.

L’operazione è basata sulle diverse possibilità di rappresentazione e nominazione del

dato reale.

Si delinea un’estetica nuova, slegata dall’esecuzione, dal fattore realizzativo

dell’opera; l’arte concettuale si schiera contro le regole di mercato.

L’artista concettuale è subito molto critico nei confronti del mercato dell’arte.

Opere:

- Kossut, 1966 estrapola dal dizionario alcune parole e presenta al pubblico la

definizione di acqua, evocando l’acqua attraverso la parola.

- “Una lampada, tre lampade” uguale alla sedia.

- “Una pala, tre pale” 1965 idem.

- “uno” o “la numerazione”, utilizza il neon per scrivere i numeri a parole e non

con le cifre. La lice del neon rappresenta qualcosa di più tecnologico, meccanico, che

si confronta col dato concettuale e viene spesso utilizzato.

- 1966, glass, words, material, described. Evoca la materia che non esiste, c’è

solo il vetro su cui sono scritte le parole

- “four colors four world” 1966

Vincenzo Agnetti

Artista italiano che contribuisce alle ricerche dell’arte concettuale, 1926-81 è un poeta

e un artista e in stretta relazione con Manzoni ed Enrico Castellani. Nel 59 fondano la

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A.A. 2014-2015
4 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Jenna-T di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Nuova Accademia di Belle Arti - NABA o del prof Fagone Chiara.