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Lavora con i collage, immagini di giornali, riviste, scritte, e realizza delle opere che
lanciano dei messaggi molto espliciti, più ambigui in altri, basati sulla
sovrapposizione di essi.
- “Evocare l’Italia”, 1964, c’è la Fiat, il vino,..
- “Il signor X” 1964
- “La super arma” 1964
- “L’inferno della terra” 1965
- “Il travagliato cammino della ricerca in poesia”
- “Un sogno in movimento” 1967
- “Governo in crisi”
- “Fine dell’era della bamalità” 2006
Ugo Carrega
- “esprimo il concetto che la forma è articolata dal tempo, l’estasi della mente”
- “Corrono.. per non muoversi” 1975
- “Conforme allo stato delle cose”
Eugenio Muccini
- “Quella che vi abbiamo raccontato è una storia d’amore”
- “Anche il silenzio è parola”, 1985
Narrative Art
La NA è una forma di ricerca che si afferma negli anni 1970 basata sulla possibilità di
raccontare all’osservatore, ma anche di raccontarsi in cui gli eventi sono filtrati dalla
memoria. (Cristian Boltanschi, museo della memoria)
L’ambiguità della memoria, il ricordo e il presente; la tematica del raccontare,
raccontarsi.
Viene molto amata la fotografia, sequenze fotografiche con didascalie o testi scritti.
Frammento inteso come memorie, come parte di un oggetto.
Christian Boltanski, Parigi 1944, artista, fotografo e regista francese.
Insegna all’accademia di belle arti di Parigi e compie una ricerca incentrata sulla
rievocazione del ricordo, venne chiamato a Bologna per allestire il museo della
memoria di Ustica, viene chiamato per musei sull’olocausto; ama ricreare la memoria
anonima di chi non c’è più.
Utilizza spezzoni cinematografici, candele, parti di giocattoli, fotografie,..
Immagina una vita, si appropria di oggetti per creare un forte legame emotivo con chi
sta guardando.
- “L’album della famiglia D” 1971, fotografie di famiglie tutte insieme,
“racconra” di queste persone, ricostruisce il profilo della famiglia.
- “Vetrina di riferimento” 1972, fotografie, testi, oggetti, racconta di un
soggetto.
- “Gli abiti di Francoise” 1975
- “Monumento” 1986 fa dei memoriali, delle istallazioni, colloca fotografie di
persone tutte scomparse.
- “Il teatro delle ombre” 1974, prende dei giocattoli, dei pezzi di cartone e crea
delle marionette definendo delle ombre un po’ inquietanti e macabre.
- Monte di pietà di Palermo, prende degli oggetti, degli abiti
- “Lezioni nell’oscurità”
- “L’inventario degli oggetti appartenuti a una ragazza di Bordeaux” 1974,
esposizione dove colloca gli oggetti della camera di questa ragazza, alcuni oggetti
della stanza di Bordeaux.
Franco Vaccari
- Allestisce una mostra in cui è presente una cabina per foto e i visitatori si
fanno una foto in modo tale che i visitatori diventano loro stessi un’opera d’arte.
Sophie Calle
Dopo un’infanzia e un’adolescenza travagliata, nel 1973 lascia Parigi per girare il
mondo, compie questa esperienza di vita, torna nel 78 e si dedica alla fotografia
iniziando una carriera artistica; espone alla biennale di Parigi.
- “I dormienti” 1979, racconterà poi in una conferenza a Tokio che questo
lavoro inizia con un suo particolare interesse per la fotografia che le piace fotografare
le persone che dormivano. Matrice Andy Warhol. Inizia con i parenti, gli amici e poi
gli sconosciuti; compie questa ricerca che è il suo primo lavoro di Narrative art.
- “Giornali intimi” sono diari in cui mette insieme fotografie e testo relativi ai
viaggi.
- “Quaderno di viaggio” le sue stanze fotografate nelle varie stanze d’albergo
- “Il dessert” fotografia di una vetrina a Rotterdam
- “Douleur Exquise J-81”
Arte povera
Ambito di sperimentazione che si affianca e in alcuni casi si incrocia con gli altri
movimenti, siamo alla fine degli anni 70.
L’arte povera ha una precisa origine; termine che viene scelto dal critico d’arte
Germano Celat, nel settembre del 77 per presentare un gruppo di artisti ad una galleria
d’arte di Genova.
Celat conia e sceglie questo termine che ha una particolare origine, sceglie di
utilizzare un riferimento a un’operazione sui mobili nel 1700; questa operazione
consisteva nell’applicare sul legno delle figure a stampo riportate col pennello e rese
brillanti grazie a una vernice chiamata SANDRACA imitando le tecniche di laccatura.
Arte povera ha questo riferimento quindi ai materiali e alla tecnica.
L’idea di orientarsi verso un livello espressivo primordiale, basico, che era già
accaduto nell’informale; gli artisti si orientano ad un’espressività diretta.
Questa volta accanto alla materia tradizionale, gli astisti utilizzano anche i nuovi
mezzi tecnologici (lice al neon, luce elettrica, fotografia) in un contrasto tra materia
primordiale (roccia, pietra, marmo) e i mezzi tecnologici, ciò che rappresenta uno
sviluppo dell’era contemporanea determinando un contrasto forte tra le diverse
temperature.
“Dilatazione della sfera del sensibile”
Giovanni Anselmo
Giovanni Anselmo nasce a Borgofranco nel 1934, protagonista del nucleo originario
di genova; mette insieme degli oggetti che hanno una valenza contraria in senso
materico per ottenere il massimo della tensione (elementi naturali tra loro, elementi
pesanti e leggeri, elementi naturali e artificiali,..).
“Un’estensione del mio vivere”
- “Grigi che si allargano verso l’oltremare” 1985; l’idea della pietra che viene
sospeso creando una leggerezza illusoria
Michelangelo Pistoletto
Figura attiva ancora oggi nell’arte povera che compie una serie di ricerche soprattutto
sull’immagine Nasce a Biella nel 1933, lavora col padre restauratore e nel 1962
utilizza per la prima volta la superficie di uno specchio; inizia a creare tramite
serigrafia, delle strutture sugli specchi creando una notevole ambiguità (“Eva” 1962)
costringendo lo spettatore ad andare oltre al possibile soggetto andando a dare
importanza alla superficie specchiata presente nell’opera.
- “Adamo” 1962
- “Sacra conversazione”
- “Labirinto” 1969; materia basica, primordiale, in questo labirinto viene
utilizzato del cartone creando la vocazione sinuosa del materiale
- “La venere degli stracci” 1967. Prende una statua celebre classica e la pone di
spalle, particolarità del drappo di marmo che si va a mischiare con gli abiti in tessuto.
Luciano Fabro
Lavora con il contrasto materico
- “Piede” 1971, un piede, una zampa fatta in marmo e seta; contrasto tra tessuto
e pietra.
- “il giudizio di paride” 1979.
- “Italia” l’italia appesa per i “piedi”
Giulio Paolini
Artista tra i protagonisti di questo ambito; lui lavora soprattutto con la scultura,
rievocazione della classicità e della mitologia; gioca molto sulla riproducibilità
dell’opera; moltiplicazione dello stesso oggetto specchiato; rapporto tra vero e falso
nell’arte.
Utilizza copie in gesso per porre l’osservatore di fronte ad un enigma; nessuna delle
due “vere”; entrambe sono false-entrambe sono vere.
- “Mimesi” 1975
- “L’altra figura” 1980
- “Intervallo torso”
- “Intervallo”
- “Intervallo”
Mario Merz
Una delle figure più importanti dell’arte povera, artista Torinese nato nel 1925, inizia
col dedicarsi alla pittura, una pittura molto espressionista; dalla metà degli anni 60
inizia a lavorare con oggetti tridimensionali combinando materiali diversi e
contrastanti (ferro, cera, pietra, stoffa,..) lavora molto anche con il neon che diventerà
quasi una caratteristica dei suoi lavori, neon utilizzato per inserire parole e numeri,
un’altra caratteristica è l’utilizzo della serie di Fibonacci (1-1-2-3-5-8-13-21-..)
l’apparente caos.
- “Iglù” 1968 forza. È molto interessato alla forma degli iglù e li definisce come
<dinamica compressa particolarmente interessante>
- “Iglù” in cui abbiamo pietra, vetro, metallo e neon; contrasto materico,
l’aspetto primordiale della natura e quello tecnologico del neon.
- “spostamenti della terra e della luna” 2002.
- “Fibonacci Napoli” 1971, una sequenza fotografica legata da luci al neon.
Merz nella Mole Antonelliana di Torino realizza sulla copertura della cupola la serie
di Fibonacci utilizzando le luci al neon. Dice: “La natura se la guardiamo così ci
sembra caotica, ma è tutto regolamentato in modo razionale e ben preciso, come la
sequenza di Fibonacci”
- “Scultura iglù”
Giuseppe penone
Artista del gruppo dell’arte povera che lavora sul tema del rapporto uomo-natura.
Nasce nel 1946 ed è l’artista che interpreta più degli altri questo flusso energetico
dell’uomo in relazione alla natura; una tensione che porta l’uomo a fondersi con la
natura.
- “Alpi marittime continuerà a crescere tranne che in quel punto” 1968. Albero
sul quale applica una mano di bronzo, 22 chiodi legati con rame zincato (all’epoca
aveva 22 anni) e ogni anno ne aggiunge uno, in modo che se un giorno un fulmine
colpirà quell’albero, fonderà i chiodi.
- “Il centro di Versaille” un gigantesco tronco in cui viene scavato una
ramificazione, un nuovo albero più piccolo.
Jannis Kounellis
Artista greco nato nel 1936. L’elemento che prende posto in quasi tutte le sue opere è
il fuoco.
- “Senza titolo” 1988. Macchine da cucire disposte su tutto il perimetro e un
contenitore di propano con dei Bruciatori inserisce l’elemento fuoco
- “Cavalli” 1969
- “Senza titolo” sedie vuote prive di soggetti che lasciano presupporre delle
presenze, un incontro, al centro una macchia nera.
- “Cina” 2011
Alighiero Boetti
Personaggio molto interessante, nasce a Torino nel 1940 morto a Roma nel 1994.
Si autodefinisce fattore al tempo di trasformazione; si interessa al gioco del doppio,
della copia, della ripetizione; utilizza fotografie, parole,.. Lavora anche sulla
mappatura tramite il ricamo.
- “Gemelli” 1969 fotomontaggio di lui stesso che si fotografa variando la posa
legando un fotomontaggio in cui sembra che lui e il suo doppio si tengono per mano;
sdoppiamento di se stesso chiamando Alighi