vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
C’erano delle esercitazioni militari e la vicenda era nota alle autorità sin da subito ed è
stata nascosta per 30 anni.
Alle 81 vittime si sono “aggiunte” 11 persone definite sospette; erano dei testimoni
che risultavano scomodi, morti tutti negli anni seguenti per incidenti ritenuti sospetti.
Venne detto che potesse essere esplosa una bomba a bordo, però questa tesi viene
smentita dal fatto che l’aereo partì con 2 ore di ritardo.
Si parlò di cedimento strutturale, anche questa venne smentita da una serie di perizie
che vennero fatte dopo lo studio dei reperti dell’aereo ritrovati.
Solo nel 1989 è incaricato un primo collegio formato da 6 esperti in cui si arriva alla
conclusione che l’incidente è stato causato da un missile.
Nel 1989 i vertici dell’aeronautica militare furono condannati per alto tradimento per
non aver fornito i tracciati radar che furono fatti sparire.
Nel marzo 2008 si arriva alla sentenza del 2013 e viene affermato che lo stato italiano
deve garantire al pubblico, a chi vola, una sicurezza assoluta, quindi vengono
condannati i responsabili che negli anni alcuni furono anche deceduti.
Il missile francese «a risonanza e non ad impatto» destinato ad abbattere l'aereo su cui
si sarebbe trovato il dittatore libico Gheddafi, colpì erroneamente il velivolo.
L’aereo rimase a 3600 metri di profondità, i resti furono recuperati nell’arco di 4 anni
con immersioni, interventi e parecchie difficoltà; in tutto vengono recuperati 2500
pezzi.
I pezzi vengono puliti e ricomposti.
Nasce a questo punto l’idea di un museo, un ruolo importante l’ha giocato la senatrice
Daria Bonfietti (presidente dell’ASSOCIAZIONE PARENTI DELLE VITTIME
STRAGE DI USTICA) si batte per tutti questi anni per arrivare alla verità.
Un edificio del 1800 venne quindi restaurato dall’architetto Mazzucato e ospiterà i
resti dell’aereo che venne collocato in diagonale con le ali che toccano i vertici
opposti. (Bologna)
Le parti più grandi vennero calate dall’alto tramite il completo distaccamento del tetto
che verrà poi ricostruito successivamente.
Dopo di che ci si chiede come allestire il capannone per mostrarlo al pubblico e viene
chiamato l’artista Christian Boltanski protagonista della Narrative Art (anni 70).
Christian Boltanski nasce nel 1984 ed è uno degli artisti più attenti ai temi della
memoria, si è dedicato molto all’olocausto, all’infanzia, ricrea testimonianze; era
l’artista che poteva interpretare meglio un tema così delicato.
I temi sono minimali ma estremamente sensibili.
Vennero fatti 3 importanti interventi:
1 – Vennero posizionate 81 lampade che pendono dal soffitto, sempre accese ma che
variano di intensità come a seguire un respiro, un battito cardiaco, 81 come le vittime.
2 – Posiziona 81 specchi neri inclinati lungo 2 lati; chi percorre la passerella non si
può esimere a riflettere la nostra immagine e dietro l’aereo. È posizionata una cassa
acustica dietro gli specchi da cui sono emessi dei sussurri, i pensieri dei passeggeri
inconsapevoli della loro fine. Bambini che vogliono andare in spiaggia, voglio fare
questo.. pensieri banali, semplici,.. rende drammatica la visione di questo gigante
“sicuro”, vediamo la dimensione e la frammentazione di tutti i pezzi catalogati e
ricomposti sulla griglia metallica di questo gigantesco relitto ormai inutilizzabile.
3 – Vennero collocate 10 scatole nere; dei corpi sono stati recuperati solo dei
frammenti, ma insieme ai resti dell’aereo, sono stati trovati anche gli oggetti dei
passeggeri che affioravano sulla superficie del mare, scarpe, abiti, creme, oggetti
personali..
Christian Boltanski decide di non mostrare gli oggetti al pubblico e li chiude
all’interno di queste 10 scatole nere che posiziona ai lati dell’aereo.
La scatola nera allude anche alla scatola nera che non è mai stata “ufficialmente”
ritrovata e a delle tombe.
Decide però di mostrare gli oggetti divisi per categoria in un libro di fotografie in
bianco e nero che documenta, archivia per evitare la spettacolarizzazione dell’oggetto
ma per fornire una documentazione di questo terribile evento.
Più inquietante, abbiamo gli oggetti ma non i proprietari, mancano le persone.
“L’archivio non riguarda il passato, riguarda l’avvenire”
La questione centrale di questi due musei è proprio quella di non dimenticare ciò che
è accaduto.
Andrea Purgatori (1° febbraio 1853) è un giornalista noto per le inchieste e i reportage
su casi di terrorismo italiano negli "anni di piombo" e sullo stragismo, come appunto
la strage di Ustica.
La compagnia Itavia, già pesantemente indebitata, cessò le operazioni il 10 dicembre,
il 12 dicembre le fu revocata la licenza di operatore aereo, e nel giro di un anno si aprì
la procedura di fallimento.
Il film che documenta questa tragedia si intitola “Il muro di gomma” del 1991.
Museo laboratorio della mente
Istituzioni museali create per la memoria collettiva, per raccontare una storia alla
collettività, una problematica per coinvolgere un pubblico più ampio possibile nel
ricordo, per non dimenticare ciò che è accaduto perché fa parte della nostra storia ed
evitare che si ripeta.
Il museo laboratorio della mente è un’istituzione museale allestita nel 2009 a Roma
presso l’ex ospedale psichiatrico “Santa Maria della Pietà”.
Il museo venne realizzato dalla ASL con l’istituto di psico-farmacologia e progettato
dal gruppo “Studio Azzurro” (associazione che si occupa di comunicazione dalla fine
degli anni 70 e di multimedialità)
Progetta nel museo una serie d’istallazioni multimediali per avvicinare il pubblico a
questa tematica.
Il manicomio nasce intorno alla fine del 400, in precedenza della nascita dei
manicomi, le persone considerate pazze, venivano fatte imbarcare sulle narschif (navi
dei folli) per allontanarle dalla comunità e abbandonarli all’oblio, non potevano
sbarcare da nessuna parte.
Il saggio di Michel Foucault dice: “l’acqua porta via, purifica, la navigazione
abbandona l’uomo all’incertezza della sorte” descrive l’oblio nel quale le persone
vengono buttate, purificate.
Quando verranno costruiti i primi manicomi infatti, sembrano quasi delle “navi”,
costruiti al di fuori della città, concepiti proprio per allontanare queste persone dalla
collettività e condannarle all’isolamento, a vivere senza nessuno, solo con la propria
sofferenza, un’esistenza senza tempo.
Erano delle isole, dei ghetti, dove venivano confinate queste persone.
L’edificio che ospita il museo è del XVII secolo.
Il museo è diviso in 2 parti:
1 – La sezione storico-documentaria, in cui ci sono i documenti, la sala di visita, la
stanza di contenzione (letto con camicia di forza), la fagotteria (dove il paziente
lasciava i suoi averi)
2 - un percorso esperienziale, in cui con delle istallazioni si avvicina il visitatore a
quello che poteva provare il paziente.
Franco Basaglia è il padre dell’anti psichiatria, aveva sperimentato un nuovo
approccio con i malati di mente, lavorò all’ospedale di Gorizia cercando di ribaltare la
questione della malattia mentale: l’aspetto fondamentale è quello di dare la parola al
malato, farlo esprimere, coinvolgerlo, considerarlo come persona. “Ammesso che la
malattia esiste, è una malattia sociale, il disagio va ricercato nella società, l’attenzione
va spostata dal corpo del malato al corpo della società” - Libro: La nave che
affonda.
Il museo laboratorio della mente vuole porsi come espressione di una memoria storica
ma vuole anche stabilire un contatto con il pubblico che sia in grado di raccontare i
meccanismi della mente umana, esistono una serie di ambienti che raccontano le
potenzialità del cervello umano, le possibili alterazioni.
Si va anche in alterazioni della memoria, processi di allucinazione (farmaci, droga,..)
processi che portano a una alterazione della percezione.
Le condizioni di adattamento della mente al disagio sono ancora da comprendere.
Con gli studi di Basaglia, si affiancano gli studi di Giulio Maccaccaro.
Un individuo in particolari condizioni di stress, in assenza di stimoli, può andare in
contro a delle gravi alterazioni, ecco che eliminando le funzioni sensoriali (alla base
di quelle motorie) compaiono allucinazioni, perdita della memoria, perdita dell’uso
degli arti,..