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FUTURISMO

All’esposizione d’arte del gruppo Nuove Tendenze, nel 1914 a Milano, presenta 16 disegni del suo progetto visio-

nario chiamato Città Nuova.

Lo scopo è creare la nuova casa con ogni risorsa della scienza e della tecnica, si contrappone in modo estrema-

mente originale allo stile Liberty, in voga all’epoca.

Nei sui disegni, unica testimonianza della sua opera, si evince quella che per lui doveva essere la tendenza

dell’architettura moderna: l’architettura deve soddisfare le condizioni e la sensibilità della vita moderna, abban-

dono del decoro in favore delle conquiste della tecnica, edifici che potrebbero sorgere solo in caotiche metropoli.

Progetto di Stazione di aeroplani e treni ferroviari con funicolare e ascensori su te piani stradali

Case a gradoni con ascensori esterni su diversi livelli stradali

Progetto per Centrali elettriche

La forma è strettamente legata ai problemi tecnologici e infrastrutturali.

Le sue sono architetture moderne e monumentali, senza decori, di materiale nudo o violentemente colorato co-

me unico elemento decorativo.

Sono prevalentemente edifici senza localizzazione concreta e spesso anche privi di una destinazione d’uso, ma

sono dei tipi edilizi: chiese, ponti, fari, stazioni, industrie…

Senso di potenza e di leggerezza, ripetizione di elementi che creano ritmo e movimento, come un’enorme e mo-

derna macchina.

Esaltazione del dinamismo e del macchinismo che riprende il Manifesto del Futurismo pubblicato da Marinetti nel

1999 a Parigi: si inneggia ad un’architettura futurista appartenete al mondo della macchina, della velocità, della

potenza, ma pur sempre transitoria.

Nel 1915 firma il manifesto politico del futurismo

Le sue architetture però non sono dinamiche, bensì sono contraddistinte da forme nette e volumi precisi, senza

nessun riferimento esplicito al movimento come avviene nella pittura futurista, ma è intrinseco in esse. Ritmo

plastico puro.

Il tema futurista della velocità è interpretato in termini di rapidità costruttiva, economicità e utilità.

Viste prospettiche da lontano o dal

basso, o perse indefinitamente

all’orizzonte.

LE CORBUSIER 1887-1965 Svizzera Francia

Architetto, urbanista, pittore e scultore.

Nasce in Svizzera. Dal 1907 al 1911 viaggia in Italia, Austria, Francia, Germania, Paesi Balcanici, Grecia e Turchia

dove arricchisce il proprio sapere e incontra grandi personalità (tra cui Hoffmann, Beherens con cui collabora per

un periodo e i fratelli Perret che lo iniziano alle possibilità costruttive del cemento armato e all’approccio raziona-

le).

Venerazione per la perfezione delle forme geometriche solide connesse tra loro, né antica né moderna, eterna.

“Architettura è gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce”

Tornato in Svizzera progetta due case unifamiliari.

Dal 1914 elabora la Maison Dom-ino (domus/domino), dallo sche-

letro strutturale apparentemente molto semplice: tre solai soste-

nuti da sei pilastri in cemento armato collegati tra loro da una sca-

la agganciata a un pilastro. Questo schema, completato con pareti

e tramezzi, può essere un’unità abitativa singola oppure un ele-

mento modulare ripetibile e combinabile, pensato per soddisfare

le esigenze di abitazioni di rapida costruzione.

Questa maison ambisce ad essere un vero e proprio manifesto,

ideale di struttura moderna, massima semplicità e pulizia estetica.

1916 Villa Schwob, Svizzera: rispecchia le oscillazioni ancora presenti

nella sua architettura. La struttura è in cemento armato ma rivestito in

mattoni e decorato con ampi cornicioni, che convivono con la facciata

vetrata e il salone a doppia altezza: elementi spazialmente moderni in

una casa manierista.

Elemento profetico e incongruo è il grande muro bianco incorniciato da

mattoni che dà sulla strada.

Nel 1917 si trasferisce a Parigi e comincia a dipingere oggetti d’uso co-

mune con colori e forme accuratamente selezionati, criticando i principi

della pittura cubista.

Nel 1920 fonda la rivista “L’Esprit Nouveau”, che tratta in generale di estetica legata alla vita moderna.

È dall’uscita del primo numero che Jeannaret si trasforma in Le Corbusier e diventa un’icona riconoscibile per

aspetto, nome e soprattutto personalità.

Grande capacità di acquisire e rielaborare nozioni di altri facendole proprie.

1920-1922 Maison Citrohan: modello

di abitazione seriale realizzato per la

prima volta al Weissenhof di Stoccarda

nel 1927.

Due muri portanti in cemento armato

sostituiti poi dai pilotis, e all’interno

ampi locali illuminati da grandi vetrate.

Ogni elemento è concepito come pezzo di un assemblaggio, come parte di un sistema logico generale che parten-

do dalla cellula abitativa si estende fino alla scala urbana.

Egli assimila la casa a un qualsiasi altro oggetto d’uso dell’era tecnologica: casa = automobile. Superiorità estetica

degli ingegneri rispetto agli architetti. Per lui le navi, gli aerei e le macchine sono già “edifici moderni” privi di in-

tenzionalità perché prodotti del funzionalismo.

Le sue architetture però non sono dettate da questioni tecniche bensì estetiche e formali.

Scafi, fusoliere, ali, fumaioli, oblò, spazi minimi di scompartimenti, colorazioni uniformi delle superfici metalliche

forniscono spunti da trasportare in architettura. Indubbio l’influsso futurista nelle sue teorie con la relazione mac-

china-architettura.

1923-1925 Maison La Roche-Jeanneret, Parigi: cominciano a definirsi i 5 punti della sua architettura che sono ap-

plicati al purismo delle forme e dei colori che sono o primari

o bianco:

- pilotis a sezione tonda

- finestra a nastro

- pianta libera

- rampa inclinata

- tetto piano-giardino

1924-1927 Quartieres modernes Frugés, vicino a Bordeaux: ten-

tativo di attuazione del suo sistema costruttivo.

Abitazione come produzione di un oggetto di consumo di massa,

frutto di industrializzazione e standardizzazione, con l’obbiettivo

di ridurre i costi per la classe povera. Stessa visione è concepita con dimensioni più imponenti

nel progetto della Ville Contemporaine del 1922 per 3 mi-

lioni di abitanti.

Grattacieli di 60 piani a pianta cruciforme, piazze a esedra,

edifici mistilinei e a corte, il tutto impostato su una rigida

griglia di strade, al centro una stazione ferroviaria sotterra-

nea con pista di atterraggio sul tetto, e molto verde.

A livello urbanistico il progetto risulta totalmente utopico

ma si mantiene legato alla realtà grazie alla scala degli edi-

fici e delle cellule abitative.

1925 Immeuble-villa: punto di mediazione tra scala urba-

na e unità abitativa. Il prototipo di questa viene realizzato

come padiglione per la sua rivista L’Esprit Nouveau in occa-

sione dell’Esposizione di Arti Decorative di Parigi.

Plan Voisin invece è l’adattamento del modello

teorico della Ville Contemporaine a un caso concre-

to di Parigi, tentativo di ricongiungimento di archi-

tettura e urbanistica.

Architettura e urbanistica sono viste come motori

delle trasformazioni sociali, e non viceversa. Nel 1933 rielabora una nuova versione dei 5 punti:

- pilotis

- ossatura indipendente

- pianta libera

- facciata libera (finestra a nastro)

- tetto-giardino

anche se le sue migliori architetture di quel periodo con-

tengono tutte qualcosa in meno o in più dei 5 punti.

Sia in Villa Stein-de Monzie a Garches sia in Villa Savoye a Poissy (anni 26-31) ci sono molti elementi inaspettati,

segno che l’architettura non può sottostare a un canone rigido ma è frutto della capacità compositiva e inventiva.

Anche nella regolarità degli elementi delle due ville si può trovare la variazione, grazie anche alla pianta libera,

che si rispecchia nelle facciate diverse sui diversi fronti.

Contro i pericoli della casualità, in pianta e in alzato ricorre a regole proporzionali basate sul triangolo e la sezione

aurea, che conferiscono un ordine matematico all’edificio.

1928-1931 Ville Savoye, Poissy: il quadrato dei pilotis genera

diversi eventi: sospensione del corpo di fabbrica, svuota-

mento del piano terreno ridotto a un nucleo curvo vetrato, il

compenetrarsi del soggiorno e del tetto-giardino.

Le facciate sono bianche, navali, attraversate longitudinal-

mente dalla finestra a nastro.

E’ un esemplare unico, come una fuoriserie architettonica.

La complessità macchinista la si ritrova anche nei progetti

per grandi edifici pubblici dai lui progettati e/o realizzati tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30:

il Palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra

il Centrosojuz a Mosca

il Palazzo dei Soviet a Mosca

Progetti in cui l’elemento fondamentale risulta un meccanico assemblaggio di componenti delle diverse funzioni,

in cui sono sempre presenti i pilotis che sorreggono i corpi degli edifici, collegati da passerelle e pensiline.

Sono veri e propri collage di elementi del repertorio di Le Corbusier.

1929-1933 Pavillion Suisse alla Cité universitaria di Parigi: speri-

menta il sollevamento su pilotis di un edificio pubblico. Qui al longi-

tudinale parallelepipedo del corpo principale accosta anche il corpo

di ingresso piegato e distorto.

1929-1933 Cité de Refuge, Parigi: sempre due edifici affiancati e in

dialettica relazione tra loro, una lunga stecca di 10 piani e un edificio

più basso accostato. Primo edificio interamente ermetico con il si-

stema di aria condizionata.

A scala urbana, per risolvere i problemi di circolazioni e ca-

renza di alloggi di molte metropoli mondiali, fa ricorso a una

analisi razionale che però sfocia in una visione utopica.

1930-1931 Plan Obus per Algeri: creazione di terreni artifi-

ciali abitati, come edifici-dighe o edifici-viadotti giganteschi

in cui all’interno si inseriscono liberamente le unità abitative.

Sopra le coperture chilometriche corrono le strade, c’è un

totale disinteresse per il tessuto urbano preesistente.

La progettazione urbana non avviene a scala umana ma ri-

spetto a una visione dall’alto di insieme.

A partire dal 1930 egli elabora un piano più rigoroso per altre città: le linee generali sono quelle del Plan Voisin a

Parigi, suddiviso però in zone a seconda della diverse destinazione d’uso. Sono i principi che verranno discussi al

IV CIAM nel 1933 e che verranno raccolti dallo stesso Le Corbusier nella Carta di Atene del 1943.

Questo schema urbanistico noto sotto il nome di Ville Radieuse verrà offerto a Mosca, New York, Anversa e Bue-

nos Aires con totale indifferenza rispetto ai sistemi economici e culturali e i conte

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
75 pagine
2 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GianSob di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Bilancioni N..