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Giuseppe Terragni:
Officine del Gas Monumento ai Caduti, Como
Primi progetti (1927) e (1930,
diviene architetto del partito): segue le orme di Sant’Elia, esaltando la retorica
monumentale (rivestimento monolitico del movimento ai caduti).
Novocomum (1927-1929): chiara è
l’influenza di Verso un’architettura,
nell’avvicinarsi ad un’estetica
navale (“prua”, piani orizzontali
ininterrotti, finestre a nastro) così
come a quella del movimento
moderno; si tratta però di una
trasposizione moderna di una
tipologia già presente nel contesto
comasco (edificio con l’angolo
stondato). processo simile con
Casa Rustici, Milano: riprende la
tipologia della casa a ballatoio e la
rivisita, sotto l’influenza delle
promenade aeree di LC ( e
dell’estetica degli aereomobili
Verso un’architettura)
ritratti in Casa del fascio (1937): ideale punto
d’incontro tra tradizione e movimento
moderno, “casa di vetro” promessa da
Mussolini (soprattutto androne
d’ingresso); nonostante le apparenze
Terragni non opera un processo di
semplificazione, ma unicamente di
astrazione la composizione degli
spazi, così come quella dei pieni e dei
25
vuoti non è affatto semplice; la griglia in facciata, è una maschera, si sovrappone ad
un prospetto dall’andamento irregolare (completamente diverso dagli altri tre)
ambiguità (data anche dalla monumentalità del rivestimento in pietra) “Barocco
astratto”. Danteum (1938): grande occasione per
Terragni per perseguire esplicitamente
modernamente simbolica,
un’architettura
creando un’armonia matematica;
ritrovando principi spirituali in un’epoca
caotica come il moderno già in parte
nella casa del fascio.
Gli spazi sono pensati per ripercorrere il
viaggio di Dante es. colonne
trasparenti nel “paradiso” (già specchiate
nella casa del fascio)
Marcello Piacentini:
Vede nello “spirito classico” il filo da seguire per l’architettura italiana contemporanea,
pur rivedendo nel novecentismo milanese e nello storicismo romano un’eccessiva
difficoltà ad evolvere, senza riuscire a comprendere la storia ma bensì confondendo
“l’appellativo di italiano con quello di antico”. Allo stesso tempo ripudia il razionalismo
“l’arte è essenzialmente bisogno dello
e il movimento moderno, affermando che
spirito e non semplice applicazione delle risorse tecniche”.
Esempio dello stile monumentale ma asciutto, astrattamente classico di Piacentini è la
sistemazione del centro di Brescia (piazza della Vittoria): impianto classico, richiamo di
elementi tipici dei centri storici nord-italiani (portici, archi, torre palazzo gradonato:
Istituto Nazionale delle Assicurazioni); il tutto risulta però depurato e sintetizzato. 26
Personaggio centrale del ventennio fascista, gestisce tutte le grandi imprese edilizie
città universitaria di
del regime. Gestisce e disegna l’impianto dell’intero intervento di
Roma: conivolti molti architetti del periodo, ad esclusione di Terragni e Libera -troppo
razionalisti- come Michelucci, Ponti, Minucci nonostante il regime varietà di stili
architettonici variabilità dello stile dovuta più che all’architetto al committente:
Portaluppi
Luigi Moretti: Plasticismo, ricerca dell’eleganza, forme sinuose, no depurazione e
Foro Italico
“asciuttezza”
EUR (1942):
Mostrare la nuova potenza italiana riconnettendola ai fasti dell’impero romano
impianto ortogonale -cardo e decumano- progettato da Piacentini e Pagano, lo sforzo è
quello di reiventare il passato esiti per lo più deludenti: architettura fatte di muri
con archi e colonne come simboli di antichità (“bianchi iceberg”, bloccati nella rigida
griglia) Palazzo dei
Reinterpretazioni riuscite, seppur diverse da tra loro, sono identificabili nel
Ricevimenti e dei Congressi di Palazzo della civiltà italiana
Libera e nel di La Padua:
nel primo caso vi è una reale assimilazione dei concetti di muro e arco che divengono
cubo e copertura, invocando l’antichità pur senza imitarla; nel secondo, chiaro il
riferimento agli anfiteatri, sono però invertiti i rapporti pieno-vuoto (grazie all’utilizzo
del C.A.), trasponendo l’edificio in un contesto quasi onirico (sogno di un Impero
perenne), la romanità diviene con esso un concetto astratto. 27
Movimento moderno:
Pionieri del Movimento Moderno da Morris a Gropius (1936):
Pevsner_ parallelismo tra
i due architetti volto ad esaltare la cultura angolosassone (Gropius nel momento del
suo esodo dalla Germania nazista); Movimento Moderno definito come un evento
unitario, identificabile con l’accoglimento nell’arte e nell’architettura dell’ industria
più veritiera la versione dell’allievo Banham secondo cui l’architettura moderna è
esito di una pluralità di personalità e correnti, non il frutto di un “movimento unitario”.
Gideon il Movimento Moderno (unitario) ha il suo centro nell’unità di spazio-tempo
(Einstein, cubismo) e la sua applicazione pratica nei CIAM (di cui è egli stesso segretario);
anche egli identifica i precursori nelle Arts&Craft, ma estende la definizione di architetti del
movimento moderno anche a LC, Mies e Aalto.
Ernesto Nathan Rogers concepisce il movimento moderno come un astrolabio di
“maestri”: tetrarchia classica (LC, Wright, Mies, Gropius), padri forndatori (Sullivan, Perret,
Berehns, Van de Velde), quaterna di cappelle separate (Tange, Neimeyer, Kahn, Aalto).
CIAM 1928_ Castello di Saraz prima iniziativa su scala europea, LC vuole definire i punti
ma inizia ad emergere la questione della città moderna,
dell’architettura moderna,
strettamente legata alla questione architettonica ma più complessa: più politica e difficile
relazione con gli insediamenti preesistenti.
CIAM 1929 Tema l’ esistere minimo e i quartieri popolari si ricerca una “soluzione” con
metodo scientifico, si punta a creare regole da applicare in Europa a grande scala. 28
IV CIAM 1933_ Mediterraneo, da Marsiglia ad Atene inizialmente pensato per essere svolto
a Mosca (architetti sovietici in disaccordo con LC e il suo gruppo, volontà di dare un taglio più
politico-sociale all’organizzazione, vengono di fatto esclusi) non si riesce ugualmente ad
città funzionale,
arrivare ad un testo unico sul tema della si conferma però la volontà del
movimento moderno di essere unitario e professare l’unità di urbanistica e architettura. Esiti:
Can our cities survive?
1942_ Sert pubblica denuncia, già a partire dall’illustrazione in
copertina (Los Angeles come carne in scatola), il grande problema della congestione urbana
1943_Carta di Atene: redatta dal gruppo
francese di LC, canone fondamentale della
città moderna in 95 punti. Inizia con una
diagnosi delle patologie delle città:
congestione, traffico; la città ha accolto
grandi cambiamenti (aumento dei cittadini,
automobili etc) senza ripensarsi. Il modello
alternativo proposto è quello scientifico-
positivista di una città pensata come una
macchina funzionale (ambiti funzionali:
abitazione, lavoro, tempo libero e
circolazione) la vita dell’uomo è frazionata, bloccata; in realtà non sussiste una così rigida
La Ville Radieuse
separazione funzionale. Il progetto simbolo è (1935) di LC, ma tutti i tentativi
a piccola scala di attuarla nelle nuove periferie urbane, falliranno: mancano le connessioni tra
edifici, il grande spazio verde sfruttamento del suolo (es. Amplimento di Amsterdam di Van
Eestern no connessioni, no relazioni umane).
CIAM 1951 Il problema è il “cuore della città”, inteso come centro storico, e la sua
impossibilità ad essere inserito nello schema funzionale della città moderna, nonostante si
tratti del centro della vita umana relazione di Rogers inconcludente, “fallimento” della
generazione di architetti.
CIAM 1953_ Aix-en-Provence esplode il conflitto generazionale con i giovani architetti:
Urban Re-Identification
Allison e Peter Smithson espongono che propone 4 livelli di
aggregazione umana (riportando dunque la relazione umana al primo posto) – house, street,
district, city- in contrapposizione con i comparti funzionali modernisti griglia fotografica
(bambini che giocano in strada)
clustercity:
la città proposta è una città a grappolo, né monocentrica come quella storica né
totalmente indifferente come la griglia modernista, ma una città che cerca relazioni. Streets in
(Golden Lane)
the air raffigurate non come luoghi di passaggio, circolazione, ma sosta e
Roobinhood gardens (1969-1972),
connessione. Londra -edifici invece rispondenti al
Economist Building.
modernismo- ; stessa idea di relazione anche nel podio pedonale dell’ 29
X CIAM_ Dubrovnik Organizzato dalla “nuova generazione” Team Ten, insieme al successivo
CIAM, sancisce la fine dell’istituzione stessa. Si comprende come l’intento non sia più
ugualmente unitario, l’impossibilità di trovare una soluzione ai problemi di architettura e
urbanistica scientificamente e riapplicarla in qualsiasi contesto processo di relativizzazione,
cade il “mito” del Movimento Moderno. (Banham e Tafuri)
Italia secondo dopoguerra:
Da trattarsi come evento unitario, corale. Prima fase di “ricostruzione” dopo il conflitto, non
solo fisica ma “della società”, come afferma Rogers, dopo il regime fascista (collaborazione di
più architetti per un obiettivo comune); seconda fase di boom economico. 30
Nell’immediato dopo guerra altra questione cruciale è quello dell’affrontare la memoria degli
Monumento
orrori bellici: immediato abbandono di trionfalismo, retorica e monumentalità. es.
alle fosse areatine (1944-47) di M. Fiorentino: grandissima massa unitaria che “grava” sulle
Monumento ai
coscienze, sotto la quale è possibile camminare approccio esperenziale.
caduti in Germania, BBPR: cubo virtuale, volontà di astrarre, razionalizzare il trauma.
L’architettura italiana cerca di recuperare il rapporto con la modernità (in parte ostacolato dal
regime), senza però v