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Il dominio della parentela e l'idea di Marx

Il dominio esercitato dalla parentela, nelle società studiate dagli antropologi, poneva ai marxisti il problema di come conciliare tale dominio con l'idea di Marx di una storia determinata dalle condizioni materiali di esistenza. Godelier, allievo di Levi-Strauss, si pose il problema di conciliare l'economia (dal punto di vista marxista) con la parentela (dal punto di vista strutturalista), ma anche di porre in altri termini il rapporto infrastruttura-sovrastruttura, cioè il piano dell'esistenza materiale e quello dell'ideologia, che per i marxisti era un rapporto diretto della prima sulla seconda. Nelle società primitive, è impossibile isolare i rapporti produzione autonomi se non nel funzionamento stesso del rapporto di parentela, che è al tempo stesso infrastruttura e sovrastruttura. L'antropologia ha dimostrato da tempo che le istituzioni hanno spesso un carattere polivalente, ed è proprio in ragione del fatto che.funzionano come rapporti di produzione che le relazioni di parentela sono regolatrici dei rapporti politici e religiosi. In questo modo è salva l'ipotesi marxista che individua nell'infrastruttura (i rapporti di produzione) la determinante dell'organizzazione sociale, ma resta aperto il problema di sapere perché i rapporti di parentela dovrebbero funzionare come rapporti di produzione: per Godelier non c'è molto da spiegare, la parentela semplicemente funziona anche come sistema di rapporti di produzione. Secondo Godelier, la religione è una sovrastruttura, ma sarebbe errato credere che le sue rappresentazioni non abbiano alcun ruolo nella costituzione del rapporto di produzione: nell'economia Inca, gran parte della produzione agricola ed artigianale veniva incamerata dallo stato nei templi, sotto forma di tributi dovuti alla divinità, quindi la religione costituiva la principale struttura dei rapporti di produzione che legavano le

comunità contadine con lo stato e con la classe dominante. L’eredità dell’antropologia marxista

Ponendo al centro della propria analisi l’articolazione dei modi di produzione nel contesto della situazione coloniale e postcoloniale, l’antropologia marxista ha contribuito allo studio delle comunità attratte nell’orbita del sistema mondiale delle merci, adottando una prospettiva teorica che ha consentito di colmare il vuoto tra centro e periferia, tra società statuali e tribali. È innegabile che nel corso degli anni Ottanta essa abbia conosciuto un forte declino, a causa di quello più generale del marxismo come ideologia e dei sistemi politici ad essa correlati.

I fondatori del marxismo avevano concentrato la loro attenzione sull’occidente e sulla sua storia, mentre l’antropologia marxista ha guardato fuori dall’occidente, ed ha rifiutato un’applicazione dogmatica delle interpretazioni precostituite.

creando oggetti propri di riflessione trovati “sul campo”. Se la società sembra rimuovere, in senso psicoanalitico, Marx dai propri riferimenti culturali, bisogna ricordarsi che nei paesi dove più gli antropologi hanno lavorato permangono delle realtà sociali influenzate dal sistema mondiale delle merci e dello scambio ineguale.

Capitolo 15 Lo strutturalismo antropologico di Levi-Strauss

Con Levi-Strauss l’etnologia francese classica giunge al punto della sua massima espressione. Nella sua opera confluiscono temi in larga misura estranei alla tradizione antropologica europea, ad esempio lo strutturalismo linguistico costituisce un elemento indispensabile per la comprensione di gran parte del suo lavoro. Accanto a una produzione teorica in senso stretto, affianca temi affettivo-esistenziali che si mescolano alla prima, per attenuarla in quegli aspetti che risentono in modo eccessivo dell’ispirazione positivista.

Reciprocità e scambio: le

strutture elementari della parentela Levi-Strauss analizza e scarta, come teoricamente inadeguati, quattro tipi di spiegazione della proibizione dell'incesto: 1. di carattere eugenetico-sociologico, sostenuto da Morgan, vede in questa proibizione il mezzo per prevenire i possibili esiti dannosi dell'unione fra consanguinei; per Levi-Strauss questa spiegazione attribuisce alle società primitive una eccessiva ed improbabile chiaroveggenza genetica, che contrasta con i dati della genetica moderna la quale vede nell'esogamia la causa e non l'effetto degli esiti nefasti dell'unione tra consanguinei; 2. sostenuto da Westermark, è di tipo psicologico e considera questa proibizione come il risultato della caduta del desiderio sessuale nei confronti di individui coi quali esiste una forte familiarità; per Levi-Strauss è inaccettabile perché è in contraddizione con le scoperte della psicoanalisi, la quale mostra che la ricerca delle

relazioni incestuose è universale;3. proposto dai vittoriani e da Spencer, privilegia l'aspetto sociologico del problema: la proibizione avrebbe origine nella pratica del matrimonio per cattura tipico delle popolazioni guerriere antiche; per Levi-Strauss è una generalizzazione arbitraria;4. per Durkheim, la proibizione dell'incesto è un effetto delle regole dell'esogamia, la quale sarebbe una conseguenza dell'identificazione del clan con il totem e dell'assimilazione del sangue clanico al sangue mestruale: la proibizione confronti delle donne del gruppo, che si esprime nell'esogamia, appare dunque come effetto lontano di una credenza religiosa; per Levi-Strauss questa interpretazione pretende di stabilire tra fenomeni eterogenei un rapporto di causalità che non ha necessità logica.

Nel 1949 Levi-Strauss pubblica "Le strutture elementari della parentela", in cui presenta una teoria generale della proibizione dell'incesto,

dei sistemi di parentela e dello scambio matrimoniale. Da Morgan in poi i sistemi di parentela, data la loro funzione di "armatura sociologica" delle società primitive, si erano imposti come oggetto privilegiato della teoria. Malgrado la caratteristica di questi sistemi fosse stata individuata nella natura coerente delle relazioni tra gruppi di termini (tramite cui venivano designati i parenti, le regole di discendenza, e gli atteggiamenti degli individui), non era stato possibile però spiegare scientificamente il passaggio dall'uno all'altro di questi tre livelli (linguistico, sociologico e comportamentale). Per questo motivo è preferibile, per Levi-Strauss, considerare l'unico elemento che possiede le caratteristiche dell'universalità nella sfera della parentela, cioè la proibizione dell'incesto: appartenente alla cultura in quanto regola, ma radicata nella natura in quanto fenomeno universale, questa proibizione.

è il passaggio da un ordine all’altro, dallanatura alla cultura.Il significato reale della proibizione è nell’aspetto positivo e prescrittivo della regola:precludersi l’accesso alle donne del proprio gruppo significa renderle disponibili per i membri diun altro, i quali a loro volta si impongono la stessa proibizione; quindi l’esogamia è unaespressione allargata della proibizione dell’incesto, il principio che consente ai gruppi umani distabilire un rapporto di comunicazione fondato sulla reciprocità; i sistemi di parentela sonopertanto sistemi di comunicazione e di scambio tra i gruppi. Questa è la teoria strutturalistagenerale della parentela, alla quale si affianca una teoria ristretta o dell’alleanza matrimonialeche analizza le “strutture elementari”, cioè quei sistemi che prescrivono il matrimonio tra certecategorie di parenti, distinguendo esplicitamente tra individui proibiti e coniugi

possibili sistemi che sono caratteristici delle società che formulano regole positive per la scelta del congiunto. Ad essi si oppongono le "strutture complesse", ossia sistemi di parentela, come per esempio il nostro, che si limitano a proibire determinati individui. Secondo Levi-Strauss, all'interno dei sistemi elementari la scelta del coniuge è determinata sulla base del criterio della parentela, mentre nei sistemi complessi sarebbe ispirata da motivi politici, economici, eccetera. La struttura più elementare di alleanza matrimoniale è l'unione tra cugini incrociati (figli di fratelli di sesso opposto), che bene esprime il principio di reciprocità; la distinzione tra cugini incrociati e paralleli (figli di fratelli dello stesso sesso) limita drasticamente gli individui accessibili da quelli proibiti all'interno di una ristretta cerchia di persone. Levi-Strauss ritiene indispensabile trattare il matrimonio di cugini incrociati.le regole dell'esogamia e l'organizzazione dualista sono esempi della ricorrenza di una struttura fondamentale, basata sul principio di reciprocità, che costituisce l'elemento costante dei fenomeni di parentela. La reciprocità costituisce la struttura mentale soggiacente a tutte le relazioni di scambio, e il matrimonio tra cugini incrociati e l'organizzazione dualista ne rappresentano la codificazione più semplice. Il principio di reciprocità si presenta come un elemento di provenienza inconscia, già dato nel passaggio dalla natura alla cultura, e dato con la proibizione dell'incesto. La varietà dei sistemi matrimoniali viene così ridotta all'espressione di pochi principi strutturali di base, sui quali domina quello della reciprocità. Levi-Strauss riduce quindi il problema di conoscere il funzionamento dei modelli matrimoniali al solo cogliere i principi universali sottostanti alle regole che li governano.strutturano: il porre la reciprocità a fondamento di tutte le relazioni tra i gruppi umani impoverisce fortemente lo studio dei sistemi di parentela. Egli scarta l'aspetto più interessante dello studio dei meccanismi della discendenza: la destinazione della progenitura, che è ben lontana dal riproporsi presso tutte le società. Inconscio strutturale, pensiero selvaggio e analisi dei miti La nozione di inconscio strutturale, che consente a Levi-Strauss di pensare la relazione di reciprocità come già data nella proibizione dell'incesto, è alla base di un tentativo di ridefinizione della natura del pensiero umano: non si tratta più di situare "da qualche parte" la differenza che separa la logica del pensiero primitivo da quella del pensiero civilizzato, ma di definire le leggi del pensiero che in entrambi i casi sono le stesse. Questa affermazione prefigura tre aspetti centrali della teoria del "pensiero.

selvaggio” e cioè:1. l’assoluta identità a se stesse delle strutture mentali, e quindi l’omogeneità di tutte le forme di pensiero appartenenti ad uno stesso t

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Publisher
A.A. 2010-2011
48 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ninja13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'antropologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Testa Eugenio.