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La Francia voleva rendersi importante in Europa, evitare la libertà russa negli stretti, e fare da

tramite da Cristianesimo e Islam. Anche la Francia voleva infatti tutelare le zone sacre.

L’Impero Ottomano accettò le proposte francesi, e per questo motivo la Russia dichiarò guerra

all’Impero Ottomano. In questo modo veniva giustificata la conquista degli stretti.

In un primo momento, la Russia conquistò Moldavia e Valacchia. La Francia e il Regno Unito

intervennero contro la Russia: la prima per affermare la propria potenza e tutelare i luoghi sacri,

la seconda per impedire la pericolosa influenza russa nel Mediterraneo. L’Austria non

intervenne, né a favore, né contro la Russia: si verificò quindi una frattura all’interno della Santa

Alleanza. La Russia fu sconfitta nettamente in quella che è considerata una delle prime guerre

moderne.

Nel 1852 Cavour diventò il Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna, consigliò

al re di aiutare la Francia nel conflitto con l’invio di una milizia, in modo tale da avvicinarsi al

governo di Parigi.

Cavour partecipò anche alla conferenza di pace a Parigi nel 1856 e portò all’attenzione

internazionale la questione della penisola italica, ovvero il malcontento del Lombardo Veneto

sotto l’egida austriaca.

In seguito alla guerra e al trattato di pace Moldavia e Valacchia diventarono autonome, e la

Bessarabia venne unita alla Moldavia; l’integrità dell’Impero Ottomano venne garantita dalle

potenze europee e venne forzata la smilitarizzazione del mar Nero da parte della Russia.

Dopo la guerra iniziò il declino russo in Europa e si verificò l’ascesa della Francia. La Santa

Alleanza era ormai incrinata e l’Italia si avvicinò alla crescente Francia.

Unificazione italiana:

Un’altra guerra senza alleati, contro l’Austria, era impensabile, occorreva un alleato forte. Era

iniziata un’intesa tra Napoleone III e Cavour: il 21 luglio 1858 a Plombières, ci furono accordi

verbali tra i due.

Per Napoleone III, aiutare l’Italia nel processo d’indipendenza sarebbe stato un ottimo modo

per danneggiare l’Austria e accrescere quindi il proprio potere internazionale.

Il 26 gennaio del 1859 fu stipulata l’alleanza difensiva franco-piemontese: era l’ufficializzazione

degli accordi di Plombières del luglio precedente. La Francia avrebbe aiutato il Regno di

Sardegna solo se attaccato dall’Austria.

Si pensava a una unificazione simile al modello tedesco, ovvero con la creazione di una

Confederazione di Stati. Roma, per Napoleone III, era intoccabile e non sarebbe stata inglobata.

Sarebbero state create tre fasce: Nord Italia; Centro Italia con Ducati e Stato Pontificio; Sud

Italia.

L’alleanza era segreta, e li furono anche gli Accordi di Plombières. Si erano nel frattempo chiusi

i rapporti diplomatici tra Austria e Regno di Sardegna.

Lo scopo di Cavour era quindi farsi attaccare dall’Austria. Nel frattempo vi era la preparazione

alla guerra e la mobilitazione dell’esercito.

A Cavour servivano delle garanzie, ovvero che:

• la Prussia si astenesse dal conflitto: la Prussia sarebbe potuta intervenire a salvaguardia della

Confederazione Tedesca, ma la Prussia aveva mire espansionistiche a discapito dell’Austria, e

un ipotetico indebolimento dell’Austria le faceva comodo.

• il Regno Unito restasse neutrale, in modo tale da non inasprire il rapporto con la Francia.

Il Regno Unito temeva però l’espansione francese, e la Russia temeva lo sviluppo di rivolte in

Polonia sull’onda di quelle italiche. Quindi, da parte di russi e inglesi, c’era una sorta di sospetto

sull’alleanza franco-piemontese.

Venne quindi convocata una Conferenza sulla situazione italiana, alla quale parteciparono

Regno Unito, Francia, Russia e Austria. Cavour, inacidito dall’assenza di un rappresentante del

Regno di Sardegna, avrebbe voluto parteciparvi. La richiesta austriaca era quella di smobilitare

l’esercito del Regno di Sardegna, per evitare un conflitto. Cavour avrebbe accettato, ma in

cambio chiedeva la partecipazione alla conferenza, siccome era il diretto interessato della

questione. L’Austria non voleva contrattare e lanciò un ultimatum di 3 giorni: il 27 aprile 1859

Cavour non aveva ancora risposto, e l’Austria attaccò il Regno di Sardegna, dunque la Francia

poté intervenire al fianco di Vittorio Emanuele II. Dopo un primo periodo di vantaggio austriaco,

l’alleanza franco-piemontese ha il sopravvento e nel luglio 1859 venne firmato l’armistizio di

Villafranca, tra Francia e Austria.

Nel frattempo, molti sovrani della penisola italica si rivelarono a favore dell’unificazione, e molti

patrioti organizzarono sommosse. Vi furono anche plebisciti per l’annessione al Regno di

Sardegna.

Cavour accettò l’armistizio, anche se Napoleone III aveva concesso a Torino solo il Lombardo.

Napoleone III chiese quindi a Cavour, come da patto, la cessione di Nizza e Savoia. Il Veneto,

però, non andò al Regno di Sardegna: rimase zona austriaca perché secondo gli accordi tra

Napoleone III e Cavour non erano previste le annessioni dei territori del centro Italia. Napoleone

III temeva un’espansione eccessiva del Regno di Sardegna.

Inoltre Napoleone III, preoccupato per altre ambizioni espansionistiche, impose a Torino di non

conquistare Roma. Nel frattempo Cavour però puntava al Sud: la spedizione dei mille iniziò nel

maggio 1860 e terminò nell’ottobre, quando Garibaldi incontrò a Teano Vittorio Emanuele II.

La spedizione non doveva essere una guerra violenta, Garibaldì trovò strada spianata perché

trovò la collaborazione di milizie popolari e rivoltosi contro i Borbone. Napoleone III, sapendo

che Cavour era dietro alla spedizione, non la placò. Però quando Garibaldi si avvicinò al Lazio,

Napoleone III si allarmò e minacciò l’intervento militare contro Garibaldi e contro il Regno di

Sardegna. La campagna si arrestò quindi a Teano.

Il Regno delle Due Sicilie capitolò e i plebisciti determinarono l’annessione della Sicilia e del

Regno di Napoli. Successivamente, a fine 1860 anche Marche e Umbria vennero unite al Regno

Sabaudo. Lo Stato Pontificio risultò ridotto.

Il 17 marzo 1861 nacque il Regno d’Italia.

L’unificazione non era però completa, mancavano il Lazio, il Veneto, il Friuli e il Trentino. Le due

città più importanti, Venezia e Roma, riguardavano rispettivamente l’Austria e la Franci, e le loro

conquiste sono legate a fatti internazionali. La Francia, per tutelare il Papa, con la Convenzione

di settembre 1864, impose la rinuncia a Roma da parte del Regno d’Italia. Come garanzia, la

capitale venne spostata più al centro, a Firenze. Roma diventò capitale del Regno dopo la

sconfitta e la cattura di NIII a Sedan, contro la Prussia, nel settembre 1870. Il 20 settembre 1870,

con la Breccia di Porta Pia, le truppe italiane conquistarono Roma, che nel 1871 diventò la

capitale effettiva.

Ma prima viene la questione veneta, sempre legata a fatti internazionali.

Nel 1866 la Prussia chiese all’Italia di allearsi contro l’Austria, in modo tale da aprire due fronti

nella guerra, e dividere in due l’esercito austriaco. Al termine della guerra, in caso di vittoria,

all’Italia sarebbero andati Veneto e Friuli. La guerra fu vinta dalla Prussia, e l’Italia quindi

ottenne, come da patto, Veneto e Friuli.

Problemi dopo l’unificazione:

Vittorio Emanuele II mantenne il proprio nome, mentre il Regno di Sardegna diventava Regno

d’Italia. La legislazione del primo si proiettò quindi nel secondo. La costituzione valida è quella

del Regno Sabaudo, ovvero lo Statuto Albertino. Erano possibili, a questo punto, due cammini:

quello dell’accentramento del potere, e quello del decentramento. Si temeva che col

decentramento si potesse rischiare uno sfaldamento del neonato regno, dunque si proseguì con

una piemontesizzazione, che diede luogo a una serie di problemi, specialmente nel sud. Un

esempio concreto: la coscrizione obbligatoria poteva essere evitata col denaro: ciò permise a

molte famiglie del nord di pagare per evitare l’arruolamento obbligatorio. DI conseguenza,

l’esercito era composto maggiormente da ragazzi del sud.

Il nord vide un processo di industrializzazione, mentre il sud rimaneva agricolo e latifondo. Il

rilancio delle infrastrutture era difficoltoso perché già al momento della nascita il Regno era in

deficit, la cui causa maggiore erano le guerre precedenti all’unificazione.

La questione romana era delicata: il Papa si sentiva un prigioniero all’interno dell’Italia. Nel

maggio del 1871 vennero promulgate le Leggi delle Guarentigie, ma non furono accettate dal

Papa. La ragione della politica debole si può ritrovare anche nel mancato rapporto tra Regno

d’Italia e Papa. La situazione peggiorò quando nel 1874 il Papa vietò, con il non expedit, la

partecipazione alla vita politica italiana ai cristiani. Il non expedit fu superato dal Patto Gentiloni

del 1913.

Guerra civile o guerra di secessione americana, parallela alla nascita del Regno d’Italia: durò

dall’aprile del 1861 all’aprile del 1865.

Nel marzo 1861 Lincoln venne eletto. Fu un presidente riformatore, e nel 1863 proclamò

l’emancipazione degli afroamericani. Ma perché la guerra cominciò prima di quell’evento? La

causa della guerra non è solamente la questione della schiavitù, vi erano anche ragioni

economiche. La schiavitù non era infatti l’elemento di discussione fondamentale: il commercio

internazionale era il problema maggiore. Vi era una rottura negli Stati Americani: gli stati del

Nord erano meno ricchi, l’economia era principalmente formata da tante e piccole industrie ed

erano nella fase iniziale di sviluppo. Gli stati del Sud invece si basavano sulla agricoltura e sul

latifondo, erano floridi e forti e impiegavano spesso gli schiavi e non vi erano diritti per i neri,

però erano gli stati più ricchi.

Occorreva trovare una politica doganale con l’estero, e tale politica sarebbe dovuta essere la

medesima per Nord e Sud. Le due politiche economiche pensate erano due e si scontravano:

protezionismo contro liberismo.

Con la politica protezionista, le tasse doganali erano alte sia in entrata sia in uscita. I prodotti

esteri non erano più concorrenziali e la vendita all’estero era disincentivata. Si incentivava

invece il mercato interno, e avrebbe favorito gli stati del Nord. Con tale protezionismo, la merce

in arrivo dall’Inghilterra, in grande quantità, non era più vantaggiosa.

La politica liberista, invece

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Publisher
A.A. 2015-2016
14 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher steeeegtfo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Piccardo Lara.