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Il teatro è il mezzo per insegnare, diventa una specie di luogo ideale per la denuncia dell'assurdo.
Ritorna l'elemento della luna parlando con Helicon, lui gli dice che complottano contro Caligola,
ma l'altro pensa alla sua luna (possibilità di andare oltre il destino umano) e dice che l'ha avuta
(contraddizione).
Caligola è indifferente ai discorsi di Helicon, continua a opporre la luna all'idea della morte.
Immagine poetica della luna, frase lirica e descrizione, personificazione chiarore come se fosse una
donna. "elle montait, elle devenait claire, puis elle est arrivée jusqu'à mon lit s'y est coulée et m'a
inondé de ses sourires et de son eclat"
Helicon dice che il complotto si è formato e che Cherea è il capo. (ha la prova della tavoletta:
veridicità del complotto e ambientazione romana) poi obbedisce anche se non vuole e va a cercare
la luna.
Caligola obbliga il vecchio patrizio a dire quello che vuole lui, è il regista della scena, l'altro non sa
come uscire da questa situazione e si lascia trascinare da Caligola che lo insulta. Caligola non ha
nessuna stima di queste persone, non sopporta i leccapiedi.
Sogno di Caligola: "ce qui est impossibile deviendrait possible et du meme coup, en une fois, tout
serait transfigure" (avere la luna sarebbe positivo per cambiare tutto)
Si rende conto che sta rimanendo solo, ha ucciso troppa gente, la sua colpa rimane.
Caligola chiama Cherea (questo personaggio crede nell'umanità, incarna il congiurato che vuole
abbattere il potere, ma non è del tutto positivo) dovrebbe avere paura, ma ha carattere.
Caligola si presenta per la prima volta come vero, naturale. Chiede a Cherea se possono parlarsi
senza pregiudizi e menzogne, l'altro gli dice che è possibile, ma non ne è capace, cosi Caligola gli
dice di coprirsi con delle maschere e utilizzare bugie per dire la verità. In realtà non sarà un dialogo
tra maschere ma tra due personaggi sullo stesso piano, Cherea gli dice ciò che pensa realmente: lui
non lo odia ma lo giudica crudele, egoista e vanitoso. Ma tutto il male che ha fatto non lo fa
risultare vigliacco.
Caligola gli chiede perchè vuole ucciderlo. Cherea gli da la spiegazione della sua concezione di
vita. Ha una morale: "je crois qu'il y a des actions qui sont plus belles que d'autres"
Caligola gli chiede perchè gli dice tutto questo, Cherea dice che non vuole mentire (presunta
maschera non esiste)
Caligola ha appena parlato da solo allo specchio, è solo, autoconfessione. La battaglia tra i due è un
confronto alla pari. Caligola ha la prova della tavoletta con i nomi dei congiurati, Cherea lo accusa
di aver giocato, ma qui è sincero. Caligola non è normale, vuole l'assurdo, mentre Cherea è sano.
Caligola assume pienamente la sua morte, brucia la tavoletta (sa che deve morire, accetta la morte,
sorta di suicidio) Anche se ironizzando Caligola ha tolto le prove che incolpavano Cherea. In questo
modo dimostra di essere superiore agli dei perchè non punisce il cospiratore, gli da l'innocenza.
Act IV (la resa dei conti / situazione bloccata: Scipione sceglie di non partecipare alla congiura,
Cherea non capisce Caligola e se ne va)
Scipione è chiamato da Cherea per gli chiede di stare dalla loro parte, ma in findo lui ama Caligola,
e quindi rifiuta perchè lui ha un umanità ragionevole, non vuole ucciderlo, nonostante lui abbia
ucciso suo padre. Caligola non è un poeta, però ha capito tutto.
Cherea è quasi un personaggio di Sartre, parla del libero arbitrio, bisogna scegliere. Mentre
Scipione si prende le responsabilità dei suoi atti. Caligola gli ha insegnato a esigere e volere tutto,
Cherea gli dice che l'ha disperato, proprio per questo lo ucciderà, non con freddezza ma con
consapevolezza.
La congiura è stata scoperta.
Cherea disprezza i patrizi ha fastidio che tremino di paura.
"tue-le lentement pour qu'il se sente mourir" (frase storica su Svetonio)
Caligola gode nel dare insicurezza agli uomini, il vecchio patrizio ad esempio non vuole morire
(dovrebbe aspettarsi di più la morte, invece) e cerca di scappare.
Appare Caligola che fa la danzatrice, prima li soffoca dalla paura, poi fa questo scherzo. (grottesco
e penoso)
Helicon fa un discorso severo in cui mette in evidenza l'animo di queste persone, contro Cherea, fa
la parte del domestico che ha capito il proprio padrone. (sofferenza di Caligola)
Caligola si è ammalato, vomita sangue.
Caligola: "mon reigne a ètè trop heureux, ni peste, ni un coup d'etat.." (prende in giro) "c'est moi qui
remplace la peste" (teatro come peste, marcio) la peste interviene per punizione degli dei.
Caesonia fa delle prove di teatro per vedere come reagiscono gli altri dicendo che Caligola è morto:
sono costernati ma è tutto un atteggiamento, nessuno è sincero. Ma poi entra in scena Caligola.
Caesonia dice che è malato in senso spirituale.
Caligola sa che si sta avvicinando alla morte, rispetta la poesia ma mette in ridicolo tutte le arti
(nell'assurdo nulla ha senso), spettacolo di lettura poetica, soggetto: la morte
Opposizione tra Caligola e Caesonia
Caligola vuole restare solo, rinuncia anche a Scipione che andandosene gli ricorda che l'ha sempre
amato, Caligola si è fatto flagello per dimostrare quanto la vita fosse ingiusta
La morte di Drusilla è un passaggio per arrivare all'assurdo.
Caesonia ama Caligola ma dice addio all'amore.
Immagine dello specchio, Caligola è come se facesse di nuovo l'attore: "Quand je ne tue pas, je me
sens seul, les vivants ne chassent pas l'ennui, je ne suis bien que parmi mes morts, parce qu'ils sont
comme moi".
Caesonia cerca di calmarlo, facendo più la madre che l'amante. Caligola ha capito che i patrizi lo
uccideranno e Caesonia gli dice che chi lo ama lo difenderà. Caesonia esprime la sua delusione e il
suo dolore.
Caligola le tira indietro la testa, inizia ad ucciderla "tu restes le dernier temoin", mentre Ceasonia
grida il suo amore. Caligola è in una sorta di esaltazione, felicità degli assassini, si confessa
pienamente "l'amour ne m'est pas suffisant, aimer un etre c'est accepter de viellir avec lui, je ne suis
pas capable de cet amour". Caesonia ha paura, capisce e Caligola la strozza, lei non oppone
resistenza. Caligola è felice, è rimasto solo, anche se capisce che uccidere non è la soluzione.
Ultima scena,14, presenza ossessiva dello specchio, morte di Caligola, lui cerca la pace. Caligola è
arrivato alla piena consapevolezza del suo nulla, sta ancora aspettando Helicon e la luna, ma lui ha
cercato ai limiti del mondo, mentre sta per arrivare fedelmente viene pugnalato da una mano
invisibile, Caligola si autodistrugge, lancia verso lo specchio (elemento di somiglianza e
riconoscimento) Entrano i patrizi, alla fine Caligola dice "je suis encore vivant" come se volesse
lasciare la porta aperta per un 5 atto. (fino all'ultimo cerca di rivoltarsi all'assurdo)
Temi
Camus si è ispirato all'opera dello storico latino Svetonio, "vita des dodici Cesari" in cui descrive
Caligola come tirannico e lunatico.
Camus presenta lui stesso i temi dell'opera: all'inizio era un principe amabile fino alla morte di
Drusilla, sorella e amante, ossessionato poi dalla ricerca dall'assoluto, avvelenato dal disprezzo e
dall'orrore, tenta di esercitare, attraverso omicidi e perversioni di tutti i valori, una libertà di cui
scoprirà non essere buona. Rifiuta l'amicizia e l'amore, la semplice solidarietà umana, il biene e il
male. Forza alla logica tutti quelli che sono intorno a lui, attraverso il suo rifiuto, la sua forza e la
sua rabbia di distruzione. Oltre a rivoltarsi contro il destino, il suo errore è di negare gli uomini.
Alla fine lui arma contro di lui quelli che lo uccideranno. Lui muore perchè capisce che non si può
salvare a solo e che non può essere libero contro gli altri. Anche durante la sua ultima ora si
prenderà gioco, scherzerà (dimensione ironica e tragica)
La peste
E' una sorta di parabola in cui Camus si interroga sul male e sulla condizione umana, segna il
passaggio da un attitudine di rivolta solitaria alla riconoscenza di una comunità in cui bisogna
condividere il lutto e il dolore. All'epoca in cui è apparsa, è stata vista come un allegoria della
Seconda Guerra Mongiale, ma la lettura del libro è di portata più generale e traduce le convinzioni
umaniste e il desiderio di impegno al servizio dell'uomo di Camus.
L'azione si svolge a Oran nel 194.. i topi hanno invaso la città e portano con loro la terribile
malattia. Il dottor Rieux, che è stato il primo a essere consapevole della gravità della situazione e a
cominciare la lotta contro la morte, racconta questi giorni funesti. Di fronte alla peste la gente
reagisce in modi diversi: chi vuole fuggire, come il giornalista , chi continua le sue attività, come lo
scrittore che vuole scrivere il romanzo, o altri che meditano e cercano la pace interiore, altri ancora
che si sottomettono al destino. Tuttavia c'è bisogno di solidarietà, alcuni capiscono che non basta
dire no, ma bisogna agire, davanti alla morte di un bambino ci si interroga sul senso della
Provvidenza. Quando l'epidemia è bloccata, la vita normale riprende ma l'esperienza ha dimostrato
a Rieux la necessità di un unione tra uomini per migliorare la condizione umana.
L'etat de siège
Tratta di paura, di un regime totalitario, ma i personaggi sono esagerati, quindi l'opera è leggera
nonostante il soggetto pesante.
La domanda è: "cosa succede quanto la peste, personificata in un giovane opportunista, prende
potere in un paese dove niente si muove?
Denuncia quindi la funzione del regime totalitario, mostrando il meccanismo di sottomissione della
paura (riferimento alla dittatura di Hitler, e a quella di Franco infatti si svolge in Andalusia a
Cadice)
Il discorso è universale e riguarda tutti gli uomini, Camus vuole prevenire contro un eventuale
ritorno di questo tipo di regime. Arriva quindi al tema della resistenza, della rivolta, della libertà
contro la manipolazione, la resignazione, la sottomissione e la passività, ripudiando questo pericolo.
Non è stata un opera apprezzata dalla critica e il pubblico è un pò deluso:
tipo di teatro lontano dalla visione Camusiana dell'assurdo
– Barault insiste per mettere in scena l'opera totale, ma il pubblico non apprezza
– troppo eterogeneo come tipo di teatro (retorica vuota)
– no mistero nell