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Il testo
Pag. 11 > primo paragrafo
Il testo sembra incompatibile con un’autobiografia e con il suo patto di verità, abbiamo una descrizione di questenuvole, la descrizione parte da lontano per poi avvicinarsi, inquadratura larghissima che poi si stringe, quasi fosseun’inquadratura cinematografica. Questo incipit è un incipit che non ci fa pensare ad un’autobiografia, perché nessunopuò ricordarsi/sapere del momento della nascita o dei momenti immediatamente precedenti, non è un ricordopersonale. Sono elementi che un narratore non potrebbe ricostruire in prima persona, ma è la possibilità che ha unnarratore di un romanzo autobiografico, può permettersi di dare un quadro che un autobiografo non potrebbe ridare.Qui abbiamo questa evocazione concisa attraverso queste immagini del Magreb, descritto come un’isola immensadifesa dal mare mosso al Nord e a Sud dalle sabbie del Sahara. La prima parola che si
Riferisce ad un’entità umana è alla fine del paragrafo: quattro viaggiatori. Dopo tutta questa evocazione si arriva alle gocce di pioggia delle nuvole che cadono sulla tettoia di tela che ripara i viaggiatori. Dopo le nuvole si arriva al calesse, dove si trovano i personaggi. Non è ancora chiaro chi sia il protagonista, siamo su una strada di campagna non ancora battuta. Continua con una descrizione del percorso e di quello che accade. A questo quadro della terra magrebina, si fa di nuovo allusione con questa doppia presenza: l’arabo e il francese che stanno seduti l’uno di fianco all’altro. Altro elemento importante è la descrizione di questo personaggio maschile che, per chi conosce Camus, assomiglia a lui fisicamente, anche se non si tratta del suo alter-ego. Abbiamo 4 personaggi: un arabo che conduce la carriola, un francese, sua moglie e un bambino di 4 anni; visibilmente stanno facendo un trasloco. Si tratta di una famiglia povera.
(marito havestiti leggeri, moglie ha le mani rovinate dal lavoro e volto segnato dalla fatica). Questa donna è descritta in modo molto partecipato, bella, con lo sguardo che trasmette dolcezza, bontà, ma al tempo stesso assenza e distrazione (queste parole torneranno nella descrizione di questa donna). Questa donna deve avere un bambino e si avvicina al momento del travaglio > il bambino che nascerà è il protagonista della storia. Pag.13 (fine) Questi personaggi attraversano una terra sconosciuta e vuota. Si parla di una notte dell'autunno del 1913 (quando nasce Camus), e ci si riferisce ai personaggi come "viaggiatori", in quanto caratteristica peculiare. Si conferma che sono una famiglia povera. La donna è incinta e si avvicina al momento del travaglio, probabilmente avvicinato dal lungo e difficile viaggio. Il gruppo si avvicina ad un villaggio in cui la donna partorirà il protagonista del romanzo. Si percepisce sempre una forteempatia tra i personaggi > l’arabo (si riferisce quasi sempre agli autoctoni in questo modo) percepisce la preoccupazione del suo compagno. Non solo per il nome, ma anche per la localizzazione geografica non si corrisponde il protagonista con l’autore, il protagonista infatti nasce a Solferino, una città vicino Bonn, mentre l’autore è nato in un’altra città nei pressi di Bonn. Vengono rivelati i nomi, Henri e Lucie. Qui viene compresa la distrazione e l’assenza della donna > questa donna è mezza sorda, quindi ha una sorta di distacco dal mondo, non comprende ciò che la gente dice, quindi c’è sempre un rapporto di contatto fisico tra il marito prima e i figli dopo.
Pag.22
Abbiamo un romanzo autobiografico narrato alla terza persona, una terza persona non identificabile. Possiamo però parlare di punti di vista diversi: nelle prime pagine del testo abbiamo questo focus sulle nuvole, le creste marocchine…
quindi non era il punto di vista di nessuno dei personaggi. Ad un certo punto sembra si adotti il punto di vista dei viaggiatori stessi e in particolare del padre (quando la caretta viaggia nella campagna, percepiamo il paesaggio quando lo vedono i personaggi). Qui il punto di vista del padre è ancora più evidente: la nascita del lettore non la vediamo, perché per un po' adottiamo il punto di vista del padre che va a chiamare il dottore. È come se fossimo lì, ma c'è sempre qualcosa o qualcuno che passa davanti alla nostra visuale, visuale che ci è permessa tramite la luce; è questo che il personaggio vede. Il bambino in questa scena è finalmente nato, si tratta di un maschio. Il tutto il libro, Jacques Cormery sarà colui che nasce in un trasloco, il viaggiatore, che nasce spostandosi; addirittura lui prende il suo nome dal cognome della padrona della cantina. Viene di fatto suggerita la comunione traL'arabo e il francese, anche se in maniera non esplicita, stanno sotto lo stesso sacco a ripararsi dalle intemperie, condividono la gioia di questa nascita. È chiaro che venga suggerito lo stato di una società che in quegli anni veniva a sgretolarsi, sono gli anni degli attentati, della repressione, quindi non era un gesto piccolo descrivere questo atto. Torniamo poi alla prima immagine del testo, ossia la pioggia che veniva da migliaia di chilometri e inondava il paese. Alla fine della scena Henri si addormenta al fianco della moglie, il bambino è nato un po' in anticipo e viene messo nella cesta della biancheria, un' allegoria religiosa. Finale: il padre chiude gli occhi, simbolico, è l'ultimo momento in cui il padre è vivo.
Pag.25, secondo capitolo. Comincia con un'elissi esplicita, passano 40 anni. L'uomo di cui si parla è Jacques Cormery. Si trova nel Nord della Francia: i suoi abitanti non sono descritti.
Pag.27 > cimitero
Abbiamo per la prima volta l'indicazione del nome del personaggio e ci viene spiegato come egli si
Sia spostato in questo paesino nel Nord della Francia per andare a fare visita alla tomba del padre. Abbiamo la comparsa di un bambino, immagine significativa, quasi una sorta di mise en abyme che ricorda Jacques da piccolo. Questo rievoca l'infanzia di Jacques e la sua inclinazione allo studio. Bambino intelligente che si era appoggiato sul nulla (pietra tombale) - assenza del padre e famiglia analfabeta ("vierge d'inscription"). Il viaggiatore domanda la sezione dei morti in guerra, il "settore del ricordo francese". Il guardiano apre un librone e cerca il nome nella lista di nomi - ferito mortalmente nella battaglia della Marna, morto in questo posto l'11 ottobre del 1914. Egli non conosce la data di nascita né di morte del padre, come non conosce la data di nascita della madre. Il nome del protagonista viene detto in relazione al nome del padre, in questa prima parte del libro che si chiama "Recherche du pere".
la filiazione è la parte principale. Il guardiano fa questa riflessione sul numero di morti > il narratore parla ma sposa il punto di vista del protagonista, Jacques non può inventarsi una devozione che non aveva (la madre gli domandava di andare a vedere la tomba del padre, poiché ella non aveva mai lasciato l'Algeria). Jacques non vedeva il senso di questa visita, poiché la madre non le raccontava nulla. Ma visto che il suo maestro si era ritirato nello stesso luogo e voleva andarlo a trovare, si era deciso a fare visita a questo “morto sconosciuto”. Jacques è distratto da mille cose, le nuvole che passano distrattamente, da una silhouette nera che passa, un rumore, dal sapore di sale, e poi improvvisamente ha una rivelazione > si rende conto che il padre è morto a 29 anni, l'uomo sepolto sotto la pietra era più giovane di lui. Questo sconvolgimento rende il testo un testo lirico, formato da frasi lunghissime,
è un flutto di pensieri, si mima ilfiato che si fa affannoso di questa persona, c’è come una rottura del tempo, della percezione del tempo, che di fronte aquesto padre più giovane di lui, c’è qualcosa che lui deve cercare.Pag.30 > riflessione (snodo del testo)
Parla di “compassione sconvolta” che l’uomo maturo sente di fronte al figlio ingiustamente assassinato > non c’èordine naturale o logica. Jacques guarda le altre lapidi del settore e riconosce che il suolo era pieno di ragazzi cheerano stati padri di figli che ora erano uomini, che credevano di vivere in questo momento. Il protagonista è semprepresentato al lettore come qualcuno sicuro di sé ed energico, ma all’improvviso si sente travolto, immobile ma che inrealtà si dibatte con angoscia e pietà. Possiamo trovare un’equivalenza con Sartre e quello che afferma sulle difficoltàlegate all’esistenza:
L'uomo che cerca di crearsi delle maschere, dei ruoli, funzioni che finiscono per diventare lui stesso > statua che era stato per tutti questi 40 anni. C'è questa tensione tra essenza ed esistenza, Jacques fino ad ora è esistito, ora vorrebbe essere, toccare qualcosa che va al di là della mera contingenza, della sopravvivenza giorno dopo giorno, perché questa presenza del padre lo porta aldilà. Un padre significa origine, appartenenza a una famiglia, a una linea generazionale, generazione significa genesi e quindi un punto di partenza > "il primo uomo". C'è l'interrogazione su l'origine di quello che si è sempre considerato il primo uomo (Jacques) che si era fatto da solo, che scopre che in realtà c'è un altro primo uomo, un altro pioniere che lo ha preceduto (Henri). Jacques rivede la sua vita sempre tesa verso un fine che ignorava, una vita che è passata senza che
Cercasse di immaginare chi potesse essere questo uomo che gli aveva dato la vita, per poi andare a morire su una terra sconosciuta a 29 anni. Definisce il padre "père cadet", un termine che viene utilizzato per indicare il fratello minore, indica questo padre più giovane del soggetto stesso, c'è questo pa