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Shakespeare al cinema: Un Amleto di Meno di Carmelo Bene, La distruzione del solenne.
Oggi metter in scena i classici: Shakespeare, Marlowe vuol dire cadere nell’equivoco. Il sogno di mezza estate, Romeo
e Giulietta sono stati teatro e perciò non lo saranno più.
Carmelo Bene mette in scena infatti un saggio critico di Shakespeare.
Tutto ciò è un’operazione critica che inizia dall’Amleto per proseguire con altri drammi.
Ci sono stati diverse versioni teatrali del capolavoro shakespeariano, un film Un Amleto di meno del 1973, delle
edizioni radiofoniche e televisive dopo l’Amleto del 1961 del Teatro Laboratorio di Roma.
Perché proprio Amleto? Perché il personaggio di Amleto è il modello dell’eroe tragico moderno ed è il riassunto di
pratiche teatrali e di significati drammatici che la tradizione ha tenuto e istituzionalizzato in qualità di linguaggio
scenico e di valore totale della rappresentazione teatrale.
Amleto è anche il primo personaggio drammatico che ha, come asserisce James, una “prodigiosa consapevolezza” che
causa il dubbio e blocca l’azione; tuttavia è il segno di una nuova sensibilità non collegata più all’ordine
dell’istintualità e della barbarie.
In Laforgue questa consapevolezza diventa sapere comprendere la sua inadeguatezza in una funzione ed in un teatro
reso rigido dalle illimitate repliche del medesimo copione dal quale cerca di scappare per essere autore degli
avvenimenti teatrali.
Tramite l'Amleto di Laforgue passano tutte le versioni teatrali dopo la versione del Teatro Laboratorio e la versione
cinematografica che ora analizziamo.
In Amleto cinematografico di Carmelo Bene (Un Amleto di meno, 1973), si mette in evidenza in una veloce sequenza
l’approccio regale (tra nuda regine Gertrude e il padre Amleto che ha un elmo da vichingo ed una corazza pungente di
punte), l’oscena uccisione di un fratello e l'auto incoronazione di Claudio sotto lo sguardo quasi condiscendente di
Amleto.
La rappresentazione cinematografica di Amleto Bene ha urlo altissimo che si toglie dal dovere di vendetta fra le
sequenze abbandonate a monotone del flusso della marea.
Infatti quando scorrono i titoli di testa, Amleto si è liberato già della pietà filiale; s’innamora di Kate e decide con lei di
mettersi in viaggio da Elsinore per cercare il successo.
La frammentazione è coerente, la maniere espressive dell’artista sono rinnovate in una pratica di una regia che usa la
macchina da presa con la medesime capacità delle sue sequenze teatrali più importanti.
E’ un Amleto costituito dall’utilizzo della camera, del montaggio veloce, della frammentazione rigorosa.
E’ un flusso di immagini e colori che a pezzi di dissolvono nella luminosità del bianco per ritornare nella tonalità dei
volti, dei costumi, degli accessori di scena.
La ricerca formale, sul piano filmico, diventa nell’Amleto di meno ricerca dell’indifferenza delle relazioni, dei rapporti
prestabiliti nei contenuti e nelle forme.
Si tratta di una “teatralizzazione più profonda del teatro medesimo” e di una rottura degli schemi linguistici tradizionali
dello spettacolo cinematografico con le medesime modalità realizzate in teatro.
L’Amleto cinematografico è un saggio critico sul personaggio shakespeariano tramite gli strumenti in “dissoluzione”
del cinema. Questa è un’operazione che si serve delle medesime citazioni testuali delle versioni teatrali e di una
traduzione in quel momento di moda come la traduzione di Lodovico che mette in risalto in una scena il retorico
formalismo della recitazione assente del re.
Grande analizza Edipo, Amleto, Carmelo che vivono la scena come uno spazio dell’inconscio ridisegnato,
dell’opposizione del linguaggio e dell’esistenza.
Le frammentazioni delle immagini e delle sequenze è cercare da parte del Soggetto di togliersi all’identificazione
dell’Io e con la realtà.
Nel mondo in cui la frammentazione delle immagini cerca di corrompere i canoni linguistici cinematografici, così
anche la “contaminazione dei generi, stili, materiali teatrali ed extra teatrali e la citazione di materiali drammaturgici
eterogenei cercano di disfare la compattezza del testo, distruggerne l’identità socio-culturale; dirigendosi verso un
melodramma d’attore che diviene tragedia sospesa del personaggio e parodia dell’Ego, sostenuta, ingrandita esaltando
l’attore che diviene soggetto-eroe di una vicenda artistica.
L’edizione cinematografia come l’edizione teatrale diventa un passaggio sovente dallo sberleffo alla malinconia, una
fabbrica dell’assurdo e che evolve come nelle riduzioni teatrali.
Amleto non vuole portare alle conseguenze estranee l’azione di vendetta, la concretizzazione del suo sogno di artista.