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Il teatro e la sua connessione con la religione
Il teatro nasce in connessione con la religione. Ad Atene gli spettacoli teatrali sono inseriti, a partire dal 535-533 a.C., nelle feste in onore di Dioniso. Ma nelle tragedie che ci sono rimaste la persona di Dioniso non è particolarmente presente. Bisogna ipotizzare un processo di progressivo allargamento tematico, per giungere ai personaggi eroici che dominano il teatro del quinto secolo a.C., la stagione di piena maturità del fenomeno.
La parola "tragedia" dovrebbe voler dire "canto del capro", forse in riferimento a uomini-capro, satiri, cui era affidata la celebrazione corale del dio Dioniso. Originariamente - nell'evento teatrale - ci sarebbe proprio il Coro, che canta in onore di Dioniso. Questa ipotesi spiegherebbe l'ampio spazio che ha il Coro nei 32 testi tragici che ci sono rimasti, e soprattutto in quelli più arcaici del più arcaico dei tre tragici, Eschilo. L'evento teatrale era soprattutto uno spettacolo.
Rappresentato prima da 12 e poi da 15 persone (coreuti), si pone, soprattutto nellastagione più antica, come un vero e proprio personaggio e non si limita pertanto a unafunzione di commento della vicenda. Gli attori sono sempre maschi, secondo un pregiudizioantifemminile che arriverà-con qualche eccezione- sino alla scena elisabettiana diShakespeare.
Una caratteristica del teatro greco è data dalla presenza della maschera(sia sul volto degliattori che dei coreuti), che ha un legame con l’origine religiosa della tragedia. Nelle societàprimitive alla maschera compete infatti una funzione rituale evidente, consente di “diventarealtro a sé” (animale,mostro,dio, eroe ecc…). La maschera, tuttavia, ha anche una funzionepratica: facilita l’identificazione dell’attore con il personaggio( il teatro poteva raggiungevaanche i 15.000 spettatori) e consentiva al numero ridotto degli attori (al massimo tre) disostenere più
parti. I primi autori erano anche anche attori, da qui probabilmente, la mancanza di didascalie nei testi greci, a differenza di oggi: l'autore, in quanto contemporaneamente anche regista, non ha bisogno di segnare le didascalie funzionali alla messinscena (anche perché originariamente le tragedie venivano messe in scena 1 sola volta). Nonostante fosse uno spettacolo all'aperto, il teatro greco non ignorava del tutto gli effetti scenici prodotti da specifici artifici. Noi moderni siamo abituati a vedere nel teatro - a partire dall'esperienza della Commedia dell'Arte - essenzialmente una forma di professionismo teatrale, l'espressione cioè di un'impresa commerciale che si rivolge a un pubblico indistinto, purché disposto a pagare un biglietto d'ingresso, e ci è dunque difficile comprendere il senso del teatro per i Greci. In quanto feste religiose cittadine, le Grandi Dionisie erano infatti organizzate direttamente dallo Stato ateniese, cheProvvedeva a pagare sia gli autori che gli attori, mentre le spese del Coro erano assunte da ricchi privati cittadini. Quindi lo Stato si assumeva il peso di un'iniziativa culturale, ovviamente in perdita, perché riconosceva la funzione civile (oltre che religiosa) del teatro, come modo per cementare la comunità. La comunità si reca a teatro nella sua pienezza: i cittadini, ma anche i servi, gli uomini ma anche le donne, che pure erano marginalizzate nella vita quotidiana della civiltà greca. A teatro la comunità vede riflessi i miti del proprio patrimonio culturale e mitologico.
Trilogia tragica (l'unica che ci è pervenuta): L'Orestea di Eschilo → si tratta di un documento/monumento dell'ideologia che caratterizza la civiltà greca. Siamo di fronte a una società profondamente patriarcale e maschilista, che emargina e imprigiona la donna nello spazio della casa, mentre la libertà dei maschi si esprime
attraverso un ventaglio di soluzioni variegate (moglie, concubina, cortigiana)Cap. 2 La scena medievale
La scena medievale si manifesta in tutta la sua ricchezza e originalità, dispiegandosi (soprattutto tra il IX e il XIV secolo) in fenomeni di teatralità diffusa che permeano l'intera società dell'epoca. Una delle caratteristiche del teatro medievale è la dimensione ludica: la sua fisionomia si presenta infatti quasi sempre come espressione ludico-simbolica delle istanze che regolano gli assetti e gli sviluppi dei processi sociali, diventando parte integrante dei tempi, degli spazi e delle consuetudini della vita collettiva. Si spiega così la stretta interdipendenza tra la scena medievale e la ritualità: entrambe si connotano infatti come azioni finalizzate al rafforzamento dell'identità sociale; lo spettacolo è più di un atto comunicativo in cui riconoscersi che un atto estetico a cui assistere.
Il teatro medievale
è quindi un teatro di tipo religioso: il termine "religioso" non va inteso in senso genericamente spirituale, o come rigida distinzione tra sacro e profano, tra cristiano e pagano, tra credenti e non credenti, ma come visione complessiva della vita umana. E dell'intero corpo sociale, in chiave salvifica, grazie all'evento fondativo dell'incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Rappresentare significa ri-presentare, presentare di nuovo, senza finzione o simulazione, senza distinzione tra mostrare e guardare perché tutti, attori e pubblico, saranno chiamati ad agire dentro la rappresentazione, a partecipare come protagonisti, in un processo dove non sarà possibile scindere l'arte dalla vita. Trattandosi di una scena celebrativa dell'identità comunitaria, i suoi ritmi non erano, come oggi, quelli feriali del consumo culturale, ma quelli festivi del calendario religioso. Le occasioni spettacolari coincidevano conle feste maggiori dell'anno: Natale e Pasqua, le feste mariane, le ricorrenze dei santi e le feste di recente istituzione come il Corpus Domini (creata nel 1264 e formalizzata nel 1317). I drammi liturgici. La festa dei folli: ereditano dal mondo pagano gli aspetti tipici dei rituali invernali di passaggio, legati alle celebrazioni del Capodanno: da una parte emergono l'ansia e l'angoscia della fine e di conseguenza il trionfo del caos, la sovversione delle regole, l'abolizione delle differenze, la contaminazione tra natura e cultura, il ritorno dei morti; dall'altra i buoni auspici per il futuro, evidenziati dall'esuberanza vitalista della trasgressione alle divinità. Tale patrimonio viene riconvertito in età medievale nel ciclo festivo delle dodici notti successive al Natale (fino all'epifania) incentrate non a caso sulla simbologia dell'infanzia, che, in nome della purezza, dell'innocenza e della libertà dei.più piccoli, contemplativa comportamenti affini a quelli della follia e della trasgressione. -Epifania- Analogamente alla Festa dei Folli, anche il Carnevale, radicato nei riti pagani di fine inverno, è una tipica festa di inversione dell'ordine stabilito, dove a trionfare sono il comico e il corpo grottesco, nell'orizzonte di una completa rigenerazione della società. Era la festa popolare di trasgressione più celebrata in tutto l'anno con cortei, danze, banchetti e drammatizzazioni pubbliche legate alla sfera del comico e dell'eccesso. Tra i linguaggi più spiccati vi erano i modelli del mascheramento e della farsa. Dal punto di vista teatrale, la conseguenza più importante di questo processo fu l'aumento dei destinatari degli eventi festivi e spettacolari e la loro connotazione sempre più laica e aperta alla città, tanto che, dal XII secolo in avanti, saranno proprio le corporazioni e le confraternite ad assumersiIl compito ideativo e organizzativo di gran parte dell'aspettacolarità pubblica. - La strutturazione dello spazio scenico: La scena era ancora strutturata, come nei drammiliturgici, per mansiones, ossia per luoghi deputati, ma, dilatandosi sensibilmente la narrazione, il loro numero si era moltiplicato; allo stesso modo, l'aspetto scenografico si presentava molto più elaborato in termini visivi, al fine di colpire i sentimenti e la partecipazione emotiva da parte del pubblico. La strutturazione dello spazio scenico manteneva lo schema paratattico della narrazione, prevedeva la presenza simultanea di tutti i luoghi deputati. In questo periodo si impongono i cicli performativi legati alla festa del Corpus Domini, incentrata sul valore unificante del corpo di Cristo in chiave di solidarietà spirituale e sociale, con la presenza dei pageants, ossia i carri allegorici su cui si allestivano quadri viventi e azioni teatrali, sacre e profane, dedicate alla storia dellaredenzione.Moralità: drammatizzazioni incentrate sulla disputa tra diverse personificazioni di vizi e virtù, mutuate dall'antica tradizione retorica, ma ora trasformatesi in vere e proprie rappresentazioni, come nei casi famosi di Everyman. Cap. 3 Il primo Cinquecento: il Rinascimento In Italia, nel corso del '400, si va riscoprendo la cultura classica, a opera dei cosiddetti umanisti: È l'intero patrimonio culturale del mondo antico (greco e latino) che viene rimesso in circolazione, e con esso, ovviamente, anche il teatro. Le accademie sono i primi centri di rielaborazione di questo enorme tesoro. Le Accademie sono però il punto di partenza intellettuale di un processo che ha come motore autentico la rete delle corti principesche diffuse nell'Italia centro-settentrionale. Le corti si circondano di artisti che abbelliscono le città, e di intellettuali che lavorano all'interno della corte, come segretari del Principe, per usare.un’espressione metaforica. Siamo all’invenzione del teatro moderno, nel senso etimologico: inventivo come ritrovamento, come riscoperta della classicità. E’ la corte a farsi centro di diffusione della nuova tipologia di teatro classico. La corte prende occasione da ricorrenze festive e non per esibire una manifestazione ludica all’interno della quale lo spettacolo teatrale si inserisce (si ha il teatro dentro la festa). Il teatro è, quindi, una tessera di una totalità festiva che prevede banchetti, danze, musiche, giostre, tornei ecc.. Il pubblico degli spettatori teatrali coincide con il pubblico degli invitati. Se il teatro medievale riguarda ancora una comunità, il teatro rinascimentale che si sviluppa nelle corti, si riferisce a un’élite: si di fronte a un fenomeno nuovo che si può chiamare privatizzazione del teatro. Quindi si ha un cambiamento epocale: il teatro serve a contrassegnare il potere delle nuove classi.
dirigenti, funziona cioè come status symbol. Il teatro allestito nel palazzo del principe presenta commedie e tragedie di stampo classico mentre, al di fuori del Palazzo,