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Estratto del documento

RA

O ATELLAN

IM LA

M A

U

FAB

21

1° forma drammatica romana fu la SATURA la cui derivazione del nome è legata a una pietanza che contiene

vari ingredienti, i migliori, offerti nei riti in onore alle divinità. Quindi il genere letterario lo ha preso in riferimento

Solo nel III secolo la cultura romana assimila modelli greci.

perchè è composto da generi diversi.

La commedia greca è stata divisa in tre fasi. Della commedia nuova ci sono pervenuti i testi di un solo autore: Me-

nandro. Le prime rappresentazioni teatrali risalgano al 240 a.C. e avvenivano a Roma. Venne allestira un’opera di Livio

Andronico, prima opera scritta in latino da un autore\attore nato e cresciuto in Grecia, vissuto come schiavo. Scrisse

molte opere e ne tradusse tante altre di Sofocle, Euripide e Eschilo. Il periodo di maggior ispirazione greca si ebbe in

epoca Repubblicana. Il teatro drammatico a Roma con l’impero era già in declino. Gli autori che ebbero fortuna tra il III

Plauto Terenzio

secolo e il II furono: ( tra il II e il II) e (pieno II secolo). Si ispirarono alla nuova commedia greca. Grazie

Menandro.

alle opere di Terenzio conosciamo quelle di Di Plauto abbiamo 20 commedie intere e molti frammenti. Tra

Umanesimo e Rinascimento diventa l’autore di riferimento. Di Terenzio, invece, abbiamo 6 commedie ma ebbe meno

successo. I temi privilegiati sono quelli dell’amore contrastato, osteggiato, a cui si intrecciano scambi di persone a cui poi

fa seguito il lieto fine. Trama che ritroveremo anche durante la commedia dell’arte in Italia. Dopo il 100 la commedia

cessa mentre la tragedia era apprezzata più a lungo dai romani, dopo il 29 a.C. non abbiamo più notizie, alcuni spettacoli

vennero addirittura proibiti. La tragedia romana era apprezzata sia dal pubblico che dai critici, abbiamo pochi testi, tra

Quinto Ennio, Lucio Accio e .........

il III e il II secolo abbiamo solo quelli di le opere che ci sono pervenute sono:

Seneca vive nella prima metà dell’età imperiale, nove tragedie mai allestite a Roma (alcuni pensano che lui stesso non ne

avesse l’interesse), autore trascritto. Nonostante tra il terzo e il secondo secolo e parte del primo il teatro godette di largo

successo a Roma il senato fu contrario alla costruzione di teatri in pietra permanenti ma saranno sempre in legno. Il

Proscenium

palco era chiamato aveva una parete provvisoria con tettoria (Fig.37), il palcoscenico poteva essere chiuso

di lato e dotato di porta. Gli spettatori si sedevano su panche, le strutture poi venivano demolite. Fu così per tutta l’epoca

repubblicana, le strutture in pietra si trovavano solo in zone ellenistiche e talvolta modificate dai romani.

Figura 37

22

Edifici per lo spettacolo: IL TE-

ATRO. I teatri in pietra appariranno

solo nella prima metà del I sec. d.C.

quando lo spettacolo iniziava il suo de-

La prima costruzione fu nel 55

clino.

a.C da parte di Pompeo, era l’unico,

adesso non esiste più (è l’attuale campo

dei fiori). Gli elementi interni riman-

gono quelli del teatro greco, ma la loro

funzione e i reciproci rapporti mutano

profondamente: lo spazio dell’orchestra

viene dimezzato e diventa semicircola- Figura

re e di conseguenza anche l’arco della

cavea. L’orchestra non serve più al coro 38

(assente) ma diventa quasi una platea.

gradinate in pietra CAVEA

Aveva una serie di (Fig 38) dette sostenute da una serie di arcate. Il tempio di Venere eret-

to insieme al teatro e collaborava a sostenere il teatro in piedi, se il senato voleva buttare giù il teatro doveva demolire

anche il tempio e non voleva. Conteneva 10000 spettatori, aveva una facciata molto ricca. Dietro alla scena c’era un

PORTICO

grande che fungeva da co-

pertura. La caratteristica principale del

teatro romano era l’auto portanza dell’e-

dificio, comporta il fatto di doversi in-

serire nel tessuto urbano. In queste città

infatti non venivano costruiti solo teatri

ma un sistema di edifici quali anfiteatri,

stadi e odeon, dedicati ad attività ludi-

che. Gli ingressi erano in basso e in vari

VOMITO-

luoghi della Cavea chiamati

RIA utili al veloce deflusso delle perso-

ne. C’erano anche degli ingressi privi-

ADITUS MAXIMUS,

legiati, per gli

spettatori di alto rango. L’ orchestra era

dimezzata, non più usata per lo spetta-

colo è una sorta di platea. Il palco viene Figura 39

PULPITUM, PORTA REGIA, VERSURE,

chiamato era molto attrezzato con porte, e le le uscite quindi

permettevano uscite più articolate, le versure simboleggiavano uscite verso la città o il porto mentre l’uscita dietro

corrispondeva alla porta della casa del protagonista. La funzione delle parodoi greche viene suddivisa tra le versure e i

vomitoria.

Sopra il colonnato abbiamo un’ ampis-

SCAENAE FRONS,

sima una facciata

enorme che donava unitarietà alla strut-

tura e contribuisce a creare una mae-

stosa facciata (Figura 40).La facciata

originariamente rappresenta la facciata

di un palazzo regale , il luogo cioè dove

si svolgeva in prevalenza l’azione della

tragedia greca e dei suoi adattamenti

romani. A completare, la possibilità di

coprire la cavea con una grande tenda.

Il teatro romano non è un fenomeno

autogeno, ma una dotta rielaborazione

di una cultura estranea, un posto me-

raviglioso e consono più ad una scelta

culturale che a effettive esigenze di ordi-

ne drammaturgico e spettacolare. Figura 40

23

Nel 13 a.C. viene costruito un altro teatro, quello di Balbo e pochi anni dopo quello di Marcello. nel periodo imperiali

ne verranno costruiti molti altri ma non per gli spettacoli drammatici. Gli edifici più antihi verranno modificati e dotati

di dettagli più sfarzosi e adattati a modello romano. Lo stadio di Domiziano(Fig. 41) si trova nell’area in cui si trova ora

Piazza Navona. Il teatro di Pompeo era in quest’area, aveva un enorme portico, non era solo un classico teatro.

Figura 41

24

ODEON; si tratta di spazi per con-

certi, sono più piccoli ma con le stesse

caratteristiche dei teatri. Spesso vengo-

no costruiti accanto ai teatri.

ANFITEATRO; La parola stessa

ci da la definizione perchè letteralem-

te vuol dire “teatro doppio”. Venivano

usati per i combattimenti tra gladia-

tori cono senza animali, richiedevano

una solida separazione tra pubblico e

spettacolo.

STADIO; Usati per le gare sportive,

erano edifici che avevano bisogno di

forme e dimensioni molto particolari. 25

MIMO,

In epoca imperiale subentrerà il genere del era già familiare, aveva anche questo origini greche. Tra il 1 a.C e

l’età imperiale il mimo è completamente assimilato, ha caratteristiche sue proprie. Poteva rappresentare scene di vita

quotidiana, la trama era semplice con un colpo di scena finale, erano spettacoli di generi diversi, dovevano essere in

grado di improvvisare spettacoli diversi a seconda delle richieste. I mimi, a differenza delle idee comuni, parlavano, la

novità che proponevano era la recitazione senza maschera quindi erano più espressivi , mostrando il loro volto la linea

tra l’attore e il personaggio interpretato era molto più sottile, si deve iniziare a far caso anche ai tratti somatici dell’at-

tore. Questo genere attraeva molto anche perchè erano presenti anche delle donne. La presenza della donna fu subito

associata a volgarità e oscenità anche per il fatto che non era inusuale il fatto che gli spettacoli, su incitazione, finissero

con uno spogliarello per attrarre sempre più persone. Agli inizi del ‘600 quando andarono in Francia e gli attori italiani

portarono le donne dai Francesi credevano fosse concorrenza sleale anche perchè le donne non rinunciavano a mostrare

PANTOMIMO,

il proprio corpo se serviva ad attirare molte più persone. Altro genere era quello del si ha notizia dall’età

Augustea, un attore interpreta tutti i personaggi senza parlare, cantando e ballando, è accompagnato da due o tre cantan-

ti e musicisti,i cantanti narravano. I pantomimi usavano maschere special a due o tre facce e presentavano la faccia con

l’espressione del personaggio da interpretare. I soggetti erano mitologici e storici, temi della drammaturgia mitologici,

permettono di collegarli alla tragedia, il pantomimo era l’erede delle tragedie da cui venivano riprese anche le canzoni

quindi anche i temi e i personaggi erano già conosciuti.

L’istituzione teatrale dell’antichità viene travolta dal crollo dell’impero romano. Molto più a lungo l’attività teatrale a

carattere ufficiale si perpetuò nell’Impero d’Oriente. A Bisanzio il centro di questa attività era l’Ippodromo dove aveva-

no luogo rappresentazioni mimiche di brevi scene leggere, anche a carattere realistico, ma altresì poemi o addirittura

tragedie classiche. In queste rappresentazioni peraltro pare che l’azione mimica fosse separata dalla recitazione: il testo

veniva declamato da un cantore, mentre gli attori si limitavano a compiere azioni mute che lo illustravano. Questa è una

formula già nota. Su di essa si basava la pantomima romana dell’età imperiale. Resto anche in Occidente i dotti che in

qualche modo conservano la memoria dell’antico teatro ne ebbero sempre un’immagine di questo tipo: un commento

all’Ars Poetica di Orazio risalente al secolo XI, il Tractatus Vidobonensis, propone uno schema a due poli: il recitator e

le personae agentes et loquentes- di una rappresentazione cioè in cui gli attori non si limitano alla semplice pantomima

, ma dove, d’altro canto, è necessaria la presenza di un narratore. Ciò significa che l’idea di rappresentazione non si basa

più su un testo strutturato in forma drammatica, composto cioè di sole battute dialogiche, ma su una narrazione nella

quale si inscrivono parti recitate. E non è improbabile che questa immagine nascesse in qualche modo dalla sintesi di

una memoria erudita e dall’osservazione di qualche cosa che i dotti più o meno oscuramente sentivano di poter collegare

al concetto di teatro. Nei monasteri infatti si continuavano a copiare le commedie e le tragedie della latinità classica, e

la monaca di Hroswita (935-973) testimonia che Terenzio veniva ancora letto da molti. Ad ogni modo l’attività teatrale

istituzionale, intesa cioè come attività che si svolge regolarmente in edifici progettati o adattati allo scopo, con il concor-

so di specialisti diversi e grazie al finanziamento dello stato o di ricchi privati viene meno nell’Alto Medioevo.

26

03. IL TEATRO DEL MEDIOEVO: GLI SPETTACOLI DEI GIULLA

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Publisher
A.A. 2016-2017
81 pagine
10 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher xj6-600 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del teatro e dello spettacolo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Barbieri Maria Chiara.