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LA RISCOPERTA DEL TEATRO
Al Rinascimento italiano si deve il recupero della concezione antica della teatralità,
l'avvio di una nuova civiltà teatrale. Si ricostruisce quel filo di comunicazione con il
mondo antico radicalmente interrotto nell'età medioevale, nell'ambito della cultura
umanistica e della filologia che riscopre i testi classici: per quanto riguarda il teatro
riemergono in particolare le commedie di Plauto e il trattato De Architectura di
Vitruvio, che dedica larga parte alle costruzioni teatrali del mondo romano e quindi
restituisce una serie di informazioni su quella civiltà di spettacolo. Dall'Italia questo
fenomeno si estende dalla seconda metà del 500 in tutta Europa. Per il
Rinascimento italiano abbiamo due date precise: inizio 1485, fine 1545. Nel 1485
viene rappresentata a Ferrara la prima commedia tradotta in volgare di Plauto, nel
1545 viene pubblicato il trattato sulla prospettiva di Sebastiano Serlio, il più
importante trattato di scenografia del 500, che avrà sempre una grande
importanza.
La differenza sostanziale rispetto alla civiltà teatrale antica è però che il teatro
classico è collegato alla corte, non è più pensato per la collettività. Diventa un
teatro d'élite, con un pubblico selezionato (cortigiano) e chiamato a sostenere la
committenza del Signore. In particolare si tratta dei Principi delle corti del Nord
Italia(Ferrara, Mantova, Urbino, Milano) e poi Firenze e Roma. Qui fioriscono
esperimenti di spettacolo voluti e pagati dai Signori che vogliono manifestare
prestigio e potere. Rimane però l'elemento di coincidenza tra spettacolo e giorni di
festività. Le Dionisie nel mondo greco, i Ludi in quello romano, le feste Cristiane nel
Medioevo. Qui si tratta invece di celebrazioni che riguardano la famiglia di corte:
nascite, matrimoni, trattati di pace con altri regni. In questi casi, è proprio lo
spettacolo teatrale il momento clue della festa. Siamo ancora in uno spazio extra
quotidiano, il teatro si considera ancora un evento eccezionale, e, legandosi al
mecenatismo, è visto come un investimento per fare propaganda alla propria
famiglia/politica. Anche gli attori fanno parte dell'ambito cortigiano e sono attori
dilettanti, non lo fanno cioè per lavoro.
Per riavere edifici teatrali veri e propri si devono aspettare gli ultimi 25 anni del
secolo. Fino a quel momento alcuni spazi della Corte vengono adattati per la scena
teatrale, di solito agli estremi angoli del banchetto, o se è un edificio
particolarmente sontuoso come Palazzo Pitti a Firenze, nel cortile. Lo si allestisce con
le quinte prospettiche, le sedute per gli spettatori ecc. Quello che è però comune
a tutti gli spettacoli di corte della prima metà del 500 e che segna una svolta è
l'ABBANDONO DELLA SCENA MULTIPLA medioevale, con conseguente RECUPERO
DI UN'UNICA SCENA E DI UNA VISUALE FRONTALE e RIFIUTO SISTEMATICO DELLO
SPETTACOLO ITINERANTE. Ci sono però ancora delle eccezioni, soprattutto
nell'Europa del nord continuano ad esserci in occasione di festività sacre, e in Italia
c'è ancora quella che si chiama "sacra rappresentazione" in realtà i due fenomeni
coesistono anche a causa della diversità sociale tra corte e popolo e si creano 2
filoni paralleli: Il teatro d'élite della Corte, che tratta temi profani in strutture a scena
unica e costituisce la novità, e il teatro sacro rappresentato su scene multiple e
itinerante che continua ad essere seguito dal popolo.
La seconda svolta è data dall'ADOZIONE DI UNA SCENA PROSPETTICA, un'altra
invenzione italiana acquisita dalla pittura, che guida l'Europa come su molti altri
ambiti della cultura nel 500 -> ancora oggi si dice "teatro all'italiana".
La scena molto spesso rappresenta la città, con una prospettiva centrale
focalizzata sul punto di fuga, alcune quinte sono costruite, altre dipinte: lo
spettatore con la migliore visuale è quello che è allineato sull'asse del punto
centrale. Con il trattato del 1545, Serlio va a costituire un tipo di scena fissa e negli
anni successivi si distinguono 3 tipi di scena a seconda dei 3 generi che si erano
delineati con la riscoperta del teatro: tragedia / commedia / boschereccia (ovvero
la pastorale, che sostituisce l'antico "dramma satiresco") Come erano fatte queste
scene?
-la tragedia ha una città con edifici classicheggianti (non esiste una città così a
quell'epoca, ma la scenografia non era ancora pensata per essere realistica,
doveva solo rimandare all'idea)
-la commedia ha invece una città più o meno contemporanea, con la torre civica,
le chiese, le abitazioni private.
Il fondale è dipinto, c'erano poi le quinte angolari e la "serliana" (da Serlio), che con
un lato parallelo al proscenio e uno obliquo riesce a completare tutto il profilo
scenografico (cerca immagine), ma ha anche uno svantaggio: la scena resta
sempre la stessa, si inizierà a cambiare scena solo all'inizio del 600 usando un altro
tipo di quinta.
Le quinte più avanti sono quindi praticabili: gli attori ci possono camminare, le
possono raggiungere entrando e uscendo dalle porte, e su quelle superiori possono
affacciarsi dalle finestre -> questo influenzava le trame, dove le protagoniste erano
infatti sempre non più di due case rivali. La parte dietro, che era inclinata per
aumentare l'illusorietà, non permetteva agli attori di percorrerla e quindi di arretrare
sulla scena -> il drammaturgo non ha a disposizione tutto lo spazio -> la commedia
del 500 ha poca azione e tante parole, spesso giochi lessicali.
-la boschereccia era poco usata ma proprio per il suo genere si poteva
rappresentare anche all'aperto.
Questo modello di teatro prospettico si chiama "modello alto".
La commedia erudita dell'Italia del 500
Teatro di Corte, per la comunità dei cortigiani. All'interno di questo si sviluppano
generi derivati dalle riflessioni sul teatro antico: tragedie, commedie e
boschereccio/pastorale (al posto del satiresco). Sono però sproporzionati l'uno
rispetto all'altro, prevale infatti la commedia. Da un lato la tragedia è rischiosa per
un pubblico di corte, perché implica un eroe che sfida le istituzioni politiche (i
principi). Dall'altro la scena boschereccia è poco funzionale da utilizzare
fisicamente, infatti le favole pastorali erano perlopiù rappresentate in esterni. Il
primo filone della prevalente commedia deriva dai modelli latini (Plauto) -> da qui
"erudite", perché ispirate a modelli letterari del passato, dotte. All'inizio quindi non si
tratta altro che la traduzione in volgare delle sue opere, ma poi se ne creano di
originali, che riprendono il suo tema della famiglia avversa al giovane innamorato,
con il Servo ecc. Sempre ambientate in ambito cittadino quindi usando la scena
comica di città. I più noti sono Ludovico Ariosto (Cassaria 1508, Negromante 1509,
La Lena 1528), Machiavelli con La Mandragola 1518, ritenuta il capolavoro
dell'epoca, Bernardo Dovizi detto il Bibbiena con La Calandria 1513, oggi
dimenticata ma all'epoca conosciuta da tutti. Tutti diplomatici, impegnati in
politica e letterati, che si occupano di teatro come attività secondaria ma non sono
drammaturgi di professione. I primi due lo fanno addirittura per dovere. Questo tipo
di commedia nasce quindi quasi come opera Dilettantesca. Tutti e tre rientrano
nelle tematiche di Plauto: equivoci, beffe…La Calandria in particolare unisce gli
equivoci Plautiani alle beffe di Boccaccio -> Calandria da Calandrino personaggio
del Decameron. Pubblico letterato, raffinato. Molto diversa l'opera di
Angelo Beolco detto il Ruzante (1496-1542), autore-attore veneto (campagna
padovana, entroterra veneziano, città di Venezia, prima metà del 500). È infatti lui
stesso a creare il personaggio di Ruzante che interpreta. Faceva l'amministratore
delle terre del suo Protettore … di Cornaro, la cui corte padovana è comunque
raffinata e aperta all'innovazione. Per questo entra in contatto con la poverissima
realtà rurale di Padova e da qui comincia a scrivere per i suoi ospiti prima e per i
veneziani poi, dei testi in cui il protagonista è sempre un contadino poverissimo,
Ruzante perché spinge le bestie, sconfitto e umiliato dalla vita, vittima della fame,
della miseria. Argomento già ampiamente trattato nella letteratura, la Satira
Villanesca toscana, che prendeva in giro questo tipo di zotici e da cui era nata poi
la Commedia Villanesca sempre in Toscana. Invece Ruzante si approccia in modo
drammatico al contadino, gli dà maggior spessore psicologico, semplice ma
genuino e degno di attenzione. Da derisione a riflessione. Grande modernità che
infatti sopravvive ancora oggi. Le commedie della prima fase sono scritte in versi:
La Pastorale, La Betia -> vedi illustrazione famosa delle 3 casette che riprende le
mansiones medievali, la scena multipla invece che quella prospettica-> non c'è un
punto di fine esatto di un'epoca per l'altra. Qui Ruzante è presentato come
"disturbatore" degli amori o degli altri in generale. Scritte in antico dialetto "pavano",
cioè della bassa Padova. Quindi anche strumento del realismo del linguaggio,
importante sia per il comico che per il drammatico, perché permette di aderire di
più alla personalità del personaggio. Nella II fase sceglie invece la prosa:
Parlamento de Ruzante che iera vegnu del campo, Bilora (dialoghi). 1525-1530.
Video->Il Parlamento con Ruzante interpretato da Dario Fo. 3 personaggi: lui,
l'amico e la donna della sua vita dopo esser tornato dalla guerra contro Francia e
Spagna che determinano alla fine del 500 l'autonomia italiana. Era uno di quei
contadini che erano stati forzati ad arruolarsi con la promessa di terre in cambio al
ritorno. Iera vegnu del campo = tornava dalla guerra. Ma lui ha visto così gli orrori
della guerra ed era scappato come tanti altri a Venezia. E scopre che la sua donna
è in realtà andata con un altro per miseria, oltre a lei ha perso anche le sue terre,
ha perso tutto. La comicità delle parole colorite e della sua semplicità da contadino
cela in realtà la drammaticità per la sua situazione. Cerca la solidarietà loro ma loro
lo evitano per quanto è conciato.
Ultima fase, meno impegnativa in cui vuole dimostrare la sua dignità come autore
e quindi segue proprio l'ispirazione plautina, quindi più che Ruzante c'è il servo furbo,
cercando anche di adeguarsi ai vari pubblici (Corte padovana / cittadini
veneziani) p