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Cosa studia la storia del teatro?

La rappresentazione è effimera e irripetibile. Le tecniche di riproduzione del reale non aiutano perché non

rendono la tridimensionalità né l’atmosfera della sala. L’oggetto di studio, ergo, è il rapporto che si crea e lega

la componente del pubblico, gli attori, la competenze di scena e i finanziatori. Studia le dinamiche e le finalità

che sono alla base di uno spettacolo teatrale dato. Va a inserirsi in nella storiografia più ampia, quella

quantitativa, che vuole capire i contesti in cui gli eventi del passato si sono determinati. Si serve di fonti e

documenti di varia tipologia (testuali: lettere, copioni, conti; materiali: costumi, parti di scenografie;

audiovisivi: immagini, registrazioni, backstage.) che vanno fatti dialogare tra logo.

Storia del teatro: un breve quadro dal teatro delle origini al Cinquecento

Per quanto riguarda il mondo occidentale, il teatro nasce nell’antica Grecia. Dal greco theatron= luogo da cui

si guarda. Il luogo dove una storia inizia ad essere agìta e non solo raccontata. Il punto di inizio può essere il

V secolo aC, ad Atene, durante il governo democratico di Pericle, uno di quelli più felici e pacifici della storia

ateniese. Le informazioni a riguardo ci giungono da Aristotele, del IV sec. aC, che scrive sul teatro dalle origini

“La circa 330 aC, in due volumi. Il primo volume tratta di

alla sua contemporaneità Poetica”, tragedia e il

secondo, perduto, di commedia. Nel primo ci dice che la tragedia è un canto corale dedicato al culto del dio

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Dioniso. I coreuti cantavano le gesta del dio, travestiti da satiri . Da questo canto si staccava un coreuta non

più cantando ma mimando la parte di Dioniso. Lo scopo del passaggio dalla narrazione alla tragedizzazione, è

promuovere negli spettatori un effetto catartico, una purificazione dalle passioni. La tragedia deve suscitare

sentimenti di terrore e pietà. Il protagonista, l’eroe, deve passare da uno stato di felicità a uno di infelicità per

via di un errore, non imputabile a lui, che inevitabilmente subisce. La tragedia può usare degli espedienti: es.

le catastrofi provengono da persone legate da parentela.

I personaggi possono operare in piena consapevolezza o venire a conoscenza dei fatti solo successivamente.

del primo caso lo possiamo trovare nell’Orestea (458 aC), un esempio del secondo nell’Edipo re

Un esempio

(430 aC).

Si consiglia la visione di un frammento dell’Edipo re, allestito nel 2013 dall’istituto nazionale del teatro

antico, con Ugo Pagliai nei panni di Tiresia e Daniele Pecci in quelli di Edipo.

Le vicende degli eroi mitologici diventano un paradigma del dolore umano dei singoli individui che assistono

alla rappresentazione. Nei concorsi, ciascuno dei tre poeti tragici presentava una tetralogia comprensiva di tre

tragedie più un dramma satiresco il cui compito era quello di rinfrancare l'animo degli spettatori rattristati dagli

2 I genitori lo portarono in questa struttura perché contrari alla sua scelta di matrimonio. L’esperienza fu breve, di un

paio di settimane.

3 Figure mitologiche con tratti umani e animali, il più delle volte equini e caprini.

episodi luttuosi delle tragedie. Nella città di Atene, la tragedia aveva un ruolo morale, la commedia assolveva

a una funzione sociale. Il più grande commediografo greco è stato Aristofane. La commedia fa leva sul riso

rituale, una concezione di vita che proviene da stadi di vita primitivi, quando accanto ai culti seri esistevano

quelli comici che deridevano e bestemmiavano le divinità. La parodia degli uomini più prestigiosi della città

avviene anche a livello di costumi (calvizie, imbottiture sulla pancia e/o sul sedere, falli).

Il teatro era considerato un bene primario di carattere pubblico, solo per uomini, tant’è che il costo dell’ingresso

veniva rimborsato dallo stato, ma le rappresentazioni avevano un ruolo marginale nel calendario delle attività

cittadine. Le commedie venivano allestite nei tre giorni delle feste Lenee che chiudevano la città agli stranieri

e le tragedie nei tre giorni delle grandi dionisee nelle quali la città si riapriva agli stranieri.

L’eroe indossava gli abiti più preziosi della vita quotidiana o un costume tipizzante che lo rendesse subito

riconoscibile dal pubblico.

Le immagini ritraenti la commedia presentano tratti grotteschi dati dalle maschere a differenza d quelle ritraenti

elementi e riferimenti alla tragedia.

Il teatro greco passa all’interno della civiltà romana. Nel 146 aC, Roma conquista militarmente la Grecia ma

è la Grecia a conquistare culturalmente Roma. Il teatro greco, a Roma, gradualmente perde il suo valore

terapeutico collettivo. Le rappresentazioni entrano in un sistema di divertimento di massa, infatti è occupato

da strutture di larga capienza (>40000 posti) quali erano i teatri romani. Il programma di divertimenti

prevedeva anche eventi sportivi nei circhi e battaglie di gladiatori negli anfiteatri (la più grande struttura

romana). Il teatro era ed è diverso dal circo o dall’anfiteatro perché unico tra i tre ad essere luogo di finzione,

visione e ascolto. A Roma nasce l’idea dello spettatore moderno, colui che può scegliere quale evento seguire

arrivarono a coprire 176 giorni l’anno. Il teatro va ad

tra un vasto carnet di eventi, infatti i Ludi romani

assumere un nuovo valore e una nuova funzione: propaganda ideologica. Il finanziamento era per metà

pubblico e per metà privato. I finanziatori che coprivano le spese del privato erano senatori che aspiravano ad

una ascesa politica. Successivamente il finanziatore diventa unico e sarà l’imperatore che renderà partecipe il

pubblico della propria ricchezza. Sono gli imperatori a far costruire degli odei, teatri più piccoli, per le

rappresentazioni a cui desidera far partecipare solo i ceti più alti.

La continuità del tempo di divertimento farà sì che a Roma gli attori diventino dei professionisti. Dunque

l’attività teatrale porta loro un guadagno. La nascita del professionismo attorico a Roma porta a una

L’attore è alla stregua di uno schiavo. Sorte simile toccò

svalutazione del mestiere dal punto di vista sociale.

ai sofisti greci, mal considerati per aver dato un prezzo a quanto divulgato. La svalutazione dell’attore ha

motivazioni politiche. Si temeva che essi potessero influenzare gli spettatori attraverso le loro persuasive

tecniche di comunicazioni, paragonate a quelle degli oratori. Tra le due categorie, infatti, si instaurò un dialogo

dal quale ognuno studiava e tentava di carpire i segreti dell’altro per migliorare e rafforzare le proprie doti

Un caso noto è quello dell’amicizia che nacque tra Cicerone e Roscio che aiutato dal ruolo

professionali.

ricoperto dall’amico riuscì ad affrancarsi dal pregiudizio e dal marchio di schiavitù e non solo entrò in politica

ma venne anche nominato cavaliere. L’appena citato Roscio, fu il primo attore romano a introdurre le maschere

nel teatro della capitale tra il II e il I sec. Fino ad allora le maschere erano usate solamente per i riti funebri o,

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come rilevato da attestazioni precedenti, per la rappresentazioni delle Atellane a Roma poiché non inscenate

L’età

da attori ma da rampolli di buona famiglia che avrebbero perso i propri diritti a figurare sul palco.

repubblicana è segnata dall’ingresso nella civiltà romana della religione cristiana. Nel 380, con l’editto di

Tessalonica (Cunctos Populos), si vietarono tutte le religioni ad accezione di quella cristiana che divenne

religione di Stato. Una volta ottenuto il riconoscimento, la Chiesa, si mosse per combattere il teatro e il sistema

degli spettacoli presente a Roma relegandoli ad abitudini pagane. La comunità ecclesiastica vede nella tragedia

una rivale poiché il fine ultimo del proprio credo è espiare i peccati della carne per ascendere alla pace così

come la tragedia ha come obiettivo la catarsi del cittadino. Nei manuali di storia del teatro la data 476 è segnata

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come quella di eclissi del teatro. Non si hanno più notizie di rappresentazioni, scritture etc., le strutture

e lasciate alla natura. Di questo fenomeno ne parla anche Sant’Agostino,

vennero abbandonate a loro stesse

alla fine del 400, dicendo che tutti i teatri crollano, luoghi dove erano adorati i demoni. Si trovano tracce

dell’abbandono di queste monumentali strutture riutilizzate in modo diverso (es. lo stadio di Campo Marzio è

diventato Piazza Navona).

La figura di professionista del divertimento venne rimpiazzata dal giullare che aveva il compito di intrattenere

le popolazioni. Il più delle volte attraverso doti circensi, musicali o attraverso la parola. Questi agivano perlopiù

da soli, dunque dando luogo a narrazioni unite a interpretazioni dato che uno impersona molti, senza calarsi di

volta in volta nel particolare ma usando tecniche uguali per tutti i personaggi. Ritornò il riso rituale tramite la

Così come l’attore era escluso dalla vita

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critica e rappresentazione dei personaggi importanti del momento.

sociale, il giullare è rigettato anche dal sistema economico. Le categorie di lavoro accettate erano quelle de:

gli oratores (coloro che predicano), i bellatores (coloro che combattono) e i lavoratores (coloro che producono

beni materiali). Non rientrando in nessuna delle tre, non poteva vendere le performances ed era costretto a

vivere di elemosina. Lo spazio dove operare non era fisso né sicuro, solitamente si stanziavano nelle piazze in

occasione di fiere e feste o seguivano la coda dei bellatores per allietarli durante le soste. Si creò una dinamica

diversa per la quale è l’artista a seguire il pubblico e non il contrario. Le strategie per essere riconoscibile tra

scelta di un nome d’arte metaforico, spesso provocatorio ed evocativo di materia sessuale;

gli altri sono: 1. La

2. Il costume multicolorato.

La Chiesa imputò ai giullari tre colpe: 1) essere girovaghi; 2) essere vani; 3) essere turpi.

La vanità era riscontrata nell’assenza di intenti morali negli spettacoli, turpe era giudicata l’immagine ottenuta

attraverso l’utilizzo di maschere e costumi. Per la Chiesa l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, lo

stravolgimento della propria immagine è vista come una mancanza verso Dio.

Molti, però, sono i parallelismi riscontrati indagando tra le figure religiose e i giullari. Come esempi si possono

citare: - i francescani erano girovaghi i quanto viaggiavano per diffondere il Verbo e per chiedere elemosina,

unica loro fonte di “guadagno”; - Tommasuccio da Foligno per generare curiosità nelle persone, alle quali

voleva portare le s

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Publisher
A.A. 2017-2018
18 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariapinti3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del teatro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Spinelli Leonardo.