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Storia del rapporto tra oralità e scrittura, Appunti - Donato Loscalzo Pag. 1
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SEMINARIO - LO SCALZO

Oralità e scrittura: La storia del rapporto tra oralità e scrittura si estende lungo un arco di due

secoli e comincia nel 1762, anno della pubblicazione del in cui Jean-

Saggio sull’origine delle lingue,

Jacques Rousseau si chiede se la scrittura sia un asservimento allo spirito naturale dell’uomo,

oppure un riflesso del distacco dell’uomo dalla natura; egli è convinto che l’uomo possegga una

lingua per natura, in forma di oralità negli uomini primitivi e quindi, implicitamente, crede che la

scrittura rappresenti un distacco dell’uomo dallo stato di natura, dalla purezza primitiva; inoltre,

denuncia nell’avvento della scrittura l’introduzione di quello “spirito borghese”, nella storia

dell’uomo, che è stato uno strumento per acquisire maggiore capacità di commercio e

comunicazione: rimane pertanto una contraddizione fra i miglioramenti e la corruzione che la

scrittura porta all’uomo. Nel 1962 vengono pubblicati di Lèvi-Strauss, e

Il pensiero selvaggio, La

di McLuhan; il saggio di Havelock, che risale al 1963, distingue una cultura

galassia Gutenberg,

orale, che rappresenta neutralmente un sistema, da una civiltà della scrittura, laddove con civiltà si

presuppone una formalizzazione della cultura e l’instaurarsi di rapporti molto più consolidati e

consapevoli fra i membri della comunità; si evince quindi, già nel titolo, che egli pone una

sostanziale differenza di livelli di apprezzamento. Il presupposto metodologico usato è,

evidentemente, quello della progressione della cultura e della storia dell’umanità attraverso la

scrittura. Nel momento in cui sorge la scrittura si stabilisce una distinzione fra il soggetto

conoscente e l’oggetto della conoscenza; questo, nella società orale, è molto meno marcato: in

una «società partecipatoria» (Oralità Walter Ong) c’è necessariamente uno scambio

e scrittura,

diretto fra chi parla e chi ascolta, si memorizza ciò che viene detto perché c’è coinvolgimento

emotivo, c’è partecipazione attiva ed ambivalente nella comunicazione; la parola è ritenuta

«qualcosa di magico», in grado di condizionare chi l’ascolta (sacerdoti, maghi), vi è l’assenza di

quel terzo che manca di ogni attività (elemento poi messo in discussione). Il linguaggio

medium

orale è, secondo questi studiosi, essenzialmente paratattico, manca di subordinate (temporali,

causali, concessive→struttura gerarchica); tuttavia, come si evince nell’Iliade e nell’Odissea, la

sintassi è tendenzialmente ipotattica. Perlopiù, nel saggio di McLuhan viene registrata la

progressiva tendenza alla paratassi che sta avvenendo proprio nella società della scrittura: l’accusa

è rivolta ai moderni mezzi comunicativi (telefono, televisione→sistema paratattico: le scene si

susseguono una dietro l’altra, senza un filo logico, che semmai deve cogliere lo spettatore, o una

gerarchia di valori, per cui tutto è posto sullo stesso piano e a brevissimi intervalli), che

privilegiano l’oralità. Il linguaggio orale è molto spesso aggregativo (studi di William Parry): come

avviene nei poemi omerici, si ripetono talune formule fisse, espressioni ricorrenti che agevolano la

memoria e a «rimanere sul tracciato», cioè. Negli studi di Strauss viene distinta una società calda,

che fa suoi certi stimoli di altre culture, da una società fredda, che non è dinamica poiché non è

aperta alle novità; in quest’ultime manca l’originalità, c’è un continuo adattare la tradizione alle

nuove situazioni. Il limite di questi studi si basa sulla distinzione manichea tra società totalmente

orali e società totalmente basate sulla scrittura: ciò è un’utopia, nel momento in cui viene

introdotta la scrittura le società continuano ad adoperare (nelle relazioni, negli spettacoli, nella

trasmissione e nella conservazione della cultura) un’essenziale oralità, dovuta alla necessità di

coinvolgimento emotivo.

Platone: La prima grande accusa mossa contro Platone s’incentra in alcuni passi del dove il

Fedro,

filosofo argomenta contro la scrittura, pur avendola usata per divulgare le sue ricerche; una

seconda accusa interpreta la critica platonica alla civiltà della scrittura come, apparentemente,

una lode al tempo passato, in cui la comunicazione avveniva soltanto a livello orale e grazie ai

poeti. Eppure, nella città ideale egli esclude la poesia, ritenendola come qualcosa di dannosa per la

formazione dei giovani e della coscienza dei cittadini. A suo avviso la scrittura nasce in Egitto,

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A.A. 2016-2017
2 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pexolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Loscalzo Donato.