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ROMA
L’esperienza di Roma è caratterizzata dalla centralità del diritto. Il Senato è l’istituzione più
importante e dura quasi dieci secoli. La leggenda narra che Roma sia stata fondata in seguito al
sinecismo tra i fratelli Romolo e Remo: alcuni villaggi vanno a fondare un’unità politica. Tali tribù
non scompaiono ma vengono inglobate nella struttura istituzionale. Abbiamo una fase pre-
monarchica, monarchica, repubblicana, poi vi è un passaggio verso il principato per poi, infine,
arrivare all’impero. Roma conquista la gran parte dei territori durante la fase della repubblica detta
anche repubblica imperiale. L’ascesa inizia con la Prima Guerra Punica e si conclude con la terza
quando Cartagine viene completamente distrutta e quindi entra in possesso di gran parte dei territori
dell’Asia minore (l’intero mondo allora conosciuto). Gli elementi politici sono:
senatus→ l’origine del senato la ritroviamo prima della fase monarchica: è l’assemblea dei
capi gente ovvero dei capi delle diverse tribù. Nel corso della storia cambia la sua
composizione. La vicenda del senato termina con la fine dell’impero, ma forse sopravvisse
alla fase post romana in forme diverse. Il senato è il depositario dell’auctoritas ed è la fonte
suprema di legittimazione. Non è un’assemblea che legifera, ma convalida le decisioni prese
dalle altre magistrature e dall’assemblea popolare. Decide, inoltre, sulla politica estera. È
composto in origine dai discendenti aristocratici senatori; poi cambia, non è solo monopolio
delle famiglie patrizie, ma ammette esponenti plebei. Sarà poi composto da coloro che hanno
anche ricoperto cariche della magistratura. L’incarico durava un anno.
magistrature→ divise in maggiori e minori. Le più importanti sono:
consolato: i consoli sono introdotti dopo la cacciata dei re. Sono i detentori del potere
- esecutivo e detengono l’imperium. Sono in due e restano in carica per un anno.
pretori: durano in carica diciotto mesi. Hanno una limitazione nel potere politico e
- militare rispetto ai consoli.
dittatura: è una magistratura eccezionale. È un organo che prevede che venga
- assegnato il potere ad una persona che dura solo sei mesi. Chi detiene tale carica non
deve rispondere delle proprie azioni.
assemblee popolari→ hanno una funzione legislativa. Sono:
comizi curiati
- comizi tributi
-
Sono dette così perché si riferiscono alla divisione della popolazione in curie e in tribù. A
differenza della democrazia greca, nel mondo romano troviamo stabilmente l’elemento
dell’elezione. Le assemblee popolari hanno potere legislativo ma non diretto: devono approv-
are o respingere le leggi tramite plebiscito.
tribunato della plebe→ non nasce come organo della repubblica, ma come organo privato
della plebe quando essa era esclusa dalla vita politica pubblica. Solo ad un certo punto diventa
un organo dello stato e viene ad incarnarsi nell’assetto istituzionale. Cos’è la plebe? È
composta da i non cittadini di Roma e per questo sono esclusi dal patriziato; anche nella plebe
c’è una forte stratificazione sociale.
Polibio
Storico greco proveniente da una famiglia ricca dell’Attica che si trasferisce in seguito a Roma.
Appartiene al “circolo degli Scipioni”. Nasce nel 200 e muore nel 118, quindi nasce in un periodo in
cui la polis è molto lontana e dissolta. Assiste ad un evento, a suo avviso, importante: la distruzione
di Cartagine. Questo è un evento che colpisce Polibio: per questo decide di scrive la storia del mondo.
“Storie”→ narra la storia del mondo dalla Grecia classica fino all’ascesa di Roma. Costituisce
un tramite tra la cultura greca e quella romana. Si attinge alla cultura greca per raffinare un
pensiero rozzo ed arcaico. In quest’opera non manca una trattazione sulle diverse forme di
governo: sono sei divise in tre forme virtuose e tre corrotte. Le forme rette sono la monarchia,
l’aristocrazia e la democrazia; le rispettive forme corrotte sono la tirannide, l’oligarchia e
l’oclocrazia (dominio della folla e della massa che provoca la presa di decisioni senza
discernimento). Secondo Polibio ogni costituzione cittadina è destinata a percorrere un ciclo
di degenerazione: si passa dalla monarchia, tirannide, aristocrazia, oligarchia, democrazia e
oclocrazia. Questo processo è detto anaciclosi. È possibile sviare questo pericolo? La risposta
introduce un nuovo concetto: l’unica forma capace di durare di più è la costituzione mista
ovvero una costituzione che unisce le tre diverse forme di governo migliori. Questa la
troviamo a Sparta, ma soprattutto a Roma dov’è durata a lungo proprio perché mista.
Troviamo l’elemento monarchico espresso nella figura dei consoli, mentre l’elemento
aristocratico è rappresentato dal Senato infine quello democratico nelle assemblee popolari.
La degenerazione è limitata.
Le correnti filosofiche dell’Ellenismo si diffondono anche a Roma. Succede, però, che le concezioni
originali vengono meno. L’elemento pragmatico tende a semplificare il pensiero filosofico greco.
Quasi tutto viene piegato verso interessi giuridici e politici. C’è grande interesse verso il diritto
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Lo stoicismo quando si diffuse a Roma si sviluppò in modo distinto, considerando solo elementi che
si accordano con la visione romana:
-la natura, che subisce un processo di giuridizzazione per cui i rapporti umani naturali vengono
rappresentati come rapporti giuridici (a Roma c'è una centralità del diritto – ovviamente privato – e
lo stoicismo viene riletto in modo da configurare l'essere umano come un essere naturalmente
razionale i cui rapporti sono regolati con il diritto). La legge per i romani non è l'esito di una
convenzione politica, ma è il risultato della natura razionale dell'uomo.
-idea di dovere; per il mondo greco l'essere umano deve riconoscere la propria funzione nella società
(katekon – espressione enigmatica che compare nella lettera ai Romani di San Paolo – che è il dovere
che ciascuno deve compiere riconoscendo la sua natura). I romani tendono a sviscerare il concetto di
“dovere” da una visione filosofica. Il potere comincia a essere concepito come una funzione che
bisogna svolgere in un apparato istituzionale più complesso; qui troviamo una prima rilevante
distinzione tra persona che detiene il potere e carica a cui è assegnato il potere.
-diritto naturale; diventa fondamentale nel momento in cui i romani devono costruire un apparato
giuridico valido per tutto l'impero. Divenne quindi lo strumento con cui i giuristi interpretarono e
riorganizzarono il diritto nel territorio dell'impero. Fin da subito i romani introdussero una distinzione
tra lo ius civile (norme che si applicano solo all'Urbe) e lo ius gentium (che si applica a chi fa parte
dei territori romani, e che ingloba parte delle norme preesistenti). È nello sforzo di razionalizzare lo
ius gentium mediante gli editti che i romani usano il concetto di diritto naturale, cioè quel diritto che
si forma sempre grazie agli strumenti razionali di cui l'uomo dispone. Ciò consente ai romani di
individuare delle strutture fondamentali che scaturiscono dalla natura dell'uomo.
Cicerone
Fu un autore eclettico, e la sua riflessione politica si incentrò sul tema della politica.
Ne De Republica (dialogo che viene ambientato nel 129 a.C. e che vede protagonisti Scipione
l'Emiliano e alcuni suoi amici – su tutti Lelio; nel momento culminante Scipione si assopisce perché
ha un sogno, gli appare Scipione l'Africano che gli predisse il futuro) di Cicerone, viene sottolineato
come il diritto sia l'elemento che costituisce la comunità politica; questo diritto è però quello privato.
Lo Stato (la Republica) è ciò che appartiene al popolo, cioè una società organizzata che ha per
fondamento l'osservanza della giustizia e la comunanza degli interessi.
La causa che spinge gli uomini a unirsi è una naturale inclinazione a vivere assieme.
La giustizia è lo strumento per gli uomini per conquistare un ordine, e si fonda sulla ragione.
Dal punto di vista politica Cicerone fu il campione del conservatorismo politico; fu il principale
difensore dell'aristocrazia senatoria, concepita come la custode dei valori dei padri.
Anche Cicerone divise le forme di governo con la scansione più classica; ognuna di queste forme di
governo ha dei limiti, ma c'è una forma mista che può evitare questi limiti, cioè un'autorità regale,
con gli ottimati che abbiano una volontà preminente, e che alla volontà del popolo siano concesse
alcune decisioni.
Anche Cicerone ritiene che la costituzione romana sia una costituzione superiore perché mista (così
come diceva Polibio), anche se Cicerone era più conservatore rispetto a Polibio perché non
riconosceva l'elemento popolare nei comizi.
Cicerone concepì il katekon come una serie di officia a svolgere a tutela della città; ciò è importante
perché in pochi testi si trova esplicitazione del fatto che il dovere di alcuni cittadini sia dare tutto, vita
compresa, per la propria città (il cursus honorum da questo punto di vista è quasi un obbligo).
Questa idea la troviamo nel somnium Scipionis.
“Il cittadino che compie il proprio dovere avrà in premio l'immortalità”, cioè l'ascesa in una
dimensione ultraterrena. 1/12
Seneca
Importantissima fu la sua relazione con Nerone, che Seneca riteneva potesse diventare un saggio
princeps.
Seneca cercò nel De Clementia di ricostruire una continuità tra le vecchie istituzioni romane e la
nuova stagione imperiale, individuando una sorta di diarchia all'interno dell'impero (attualizzando
cioè quella riflessione sulla costituzione mista).
Da una parte il princeps (l'imperatore), dall'altra il senato; questi organi sarebbero entrambi titolari
dell'auctoritas, potere derivante dal fatto di rappresentare l'autentica storia e i valori di Roma.
Se non c'è l'auctoritas non c'è il potere che autorizzi gli organi istituzionali a operare.
Benché Seneca cercò di sviluppare questa diarchia dal punto di vista teorico, è però evidente che i
due organi abbiano poteri e competenze molto differenti, perché l'auctoritas discende in modo
sostanziale dall'imperatore.
Seneca si interrogò sul perché fosse necessario un princeps, e disse che è la natura a spingere gli