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I libertari e l'azione diretta dei lavoratori

I libertari ritengono che per i lavoratori la pratica dell'azione diretta, e in particolare dello sciopero, sia anche il migliore e più efficace mezzo di lotta. Essi propagandano inoltre l'autorganizzazione e l'azione collettiva e autonoma dei lavoratori.

I lavoratori rappresentano la forza reale di una società e solo da essi può venire una sua trasformazione profonda. L'azione anarchica ha sempre mirato, prima di ogni altra cosa, alla difesa degli sfruttati e appoggia tutte le rivendicazioni che vanno nel senso di un miglioramento delle condizioni di vita e del progresso sociale.

Numerosi libertari hanno visto nelle organizzazioni sindacali non soltanto degli organismi di difesa degli interessi dei salariati, ma anche una potenziale forza di trasformazione sociale. Da questo punto di vista, il federalismo libertario non può essere realizzato senza il concorso attivo dei sindacati operai poiché, da una parte, questi ultimi sono

qualificati ad organizzare la produzione e, dall'altra, essi hanno il vantaggio di raggruppare i lavoratori in quanto produttori. Da un punto di vista libertario, un'organizzazione sindacale deve, nel suo funzionamento come nei suoi principi: - cercare di mantenere la sua autonomia nei riguardi di tutte le organizzazioni politiche che vorrebbero controllarla e nei riguardi dello Stato; - praticare il federalismo e una vera democrazia diretta, sole garanzie solide contro ogni forma di burocratizzazione; - darsi contemporaneamente l'obiettivo di ottenere la soddisfazione delle rivendicazioni immediate, materiali, e di preparare i lavoratori ad assicurare la gestione della produzione nel futuro. Quest'ultimo punto è assai importante poiché, per gli anarchici, il sindacato e l'azione sindacale non sono e non possono essere considerati come una finalità in sé. La sua autonomia non deve significare "neutralità" nei riguardi.del potere dei partiti perché ciò significherebbe perdere una gran parte delle sue potenzialità di cambiamento e di rottura. Gli anarchici ritengono che il sindacato, se non vuol cadere nel tradeunionismo, si doti di un programma di trasformazione sociale e di una pratica conseguente. L'azione sindacale non è tuttavia il solo mezzo di lotta di cui dispongono i lavoratori, che possono e devono, secondo le circostanze, dotarsi delle forme organizzative e di resistenza che paiono loro utili e opportune. L'"anarco-capitalismo" Un capitolo a parte merita l'anarco-capitalismo. Nel corso del Novecento (anche se questo movimento vanta pure radici ottocentesche: basti pensare a Gustave de Molinari, che già nel 1849 scriveva un saggio sulla produzione privata e concorrenziale della protezione) all'interno della cultura liberale si è sviluppata una corrente di pensiero detta anarco-capitalismo, che giunge ad esiti in parte simili aquegli degli anarchici (la negazione della legittimità dello Stato, soprattutto), ma che si basa su una radicale difesa della proprietà privata, della libertà di mercato e dell'ordine capitalistico. Per autori come Murray N. Rothbard, Hans-Hermann Hoppe, Thomas Szasz, Anthony de Jasay e Walter Block lo Stato vive di violenza e la tassazione è un furto. Gli unici ordini politici legittimi sono quelli che emergono sulla base di libere scelte individuali e che raccolgono risorse su base volontaria. Questo movimento, che negli Stati Uniti ha dato vita anche al Libertarian Party, è però ancora in una fase pionieristica e ha iniziato a raccogliere consenso solo a partire dagli anni Novanta. Nei confronti dell'anarchismo collettivista, i "libertari" anarco-capitalisti esprimono critiche assai dure, accusandoli di essere dominati da idee di provenienza marxista: fin dai tempi della critica bakuniana al capitalismo e della traduzione del Manifesto Comunista di Marx, l'anarchismo collettivista ha sviluppato una visione del mondo che pone l'accento sulla lotta di classe e sulla necessità di eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione.

Capitale in italiano da parte di Carlo Cafiero. In realtà, anche se il nome del movimento genera spesso confusione, aun'analisi più approfondita è evidente che l'anarco-capitalismo non ha nulla a che vedere con l'anarchismo propriamente detto - né l'anarchismo (socialista) sostenuto da Proudhon prima e Bakunin poi, né tantomeno l'anarchismo individualista di Max Stirner; ed è completamente slegato da tematiche fondamentali dell'anarchismo, quali l'uguaglianza, l'antiautoritarismo, l'antisessismo, l'autogestione o l'antimilitarismo - mentre affonda le radici nell'anticatradizione liberale e liberista. Perciò, è completamente errato attribuire all'anarco-capitalismo il ruolo di "ala destra" del movimento, in rapporto paritario con "l'ala sinistra" rappresentata dall'anarchismo "tradizionale" - di stampo egualitario e socialista -

all'interno dell'alveo di una comune tradizione anarchica. Lo stesso autodefinirsi "anarchici" dei principali esponenti dell'anarco-capitalismo è stato spesso contestato. Tuttavia, gli anarco-capitalisti si dicono convinti che la via da loro proposta sia la sola attraverso cui è possibile giungere a realizzare concretamente l'ideale libertario cui tendono anche gli "autentici" anarchici. L'anarchismo di ieri e di oggi Anche se oggi viene trascurata, l'influenza che nel corso del XX secolo il movimento libertario ha esercitato sul movimento operaio è stata notevole. Gli anarchici rappresentano una parte a sé stante del movimento sindacale e operaio internazionale, e la loro presenza si rintraccia in tutti i movimenti rivoluzionari, del XIX e del XX secolo, come la Comune di Parigi del 1871, la rivoluzione russa del 1917 e la guerra civile spagnola del 1936. L'influenza delle idee anarchiche si èsoprattutto manifestata in maniera significativa in senso alle organizzazioni sindacali come la CGT in Francia, l'Unione Sindacale Italiana in Italia, la CNT in Spagna, ma anche la FORA in Argentina, le IWW negli Stati Uniti, la FAU in Germania o la SAC in Svezia. Basti pensare che nel 1922 l'Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIT), che raggruppava le organizzazioni anarcosindacaliste che avevano rifiutato di aderire all'Internazionale bolscevica, contava più di un milione di aderenti. L'anarchismo ha tuttavia conosciuto nel corso degli anni '20 e '30 un periodo di crisi. Se la rivoluzione russa apre in Europa e nel mondo una nuova fase rivoluzionaria, contemporaneamente in molte nazioni, anche in opposizione al bolscevismo, emergono e si affermano movimenti di tipo fascista. In particolare il movimento libertario si trova al centro di un doppio attacco. Eliminato in Russia dalla repressione prima leninista e poi staliniana, esso deve far fronte.

I metodi staliniani in seno al movimento operaio e sindacale, anche negli altri paesi. Il mito della rivoluzione bolscevica e l'atteggiamento dei vari partiti comunisti occidentali provocano una crescente marginalizzazione dell'influenza anarchica. D'altra parte, laddove le organizzazioni sono rimaste forti, esse vengono annientate dalla reazione fascista. In Italia, in Germania, in Argentina, in Bulgaria, ovunque il fascismo trionfa, il movimento anarchico è ridotto al silenzio, e i suoi militanti spesso assassinati o costretti all'esilio.

In generale si può dire che gli anarchici si trovano in questo periodo sempre più isolati, anche sul piano internazionale, potendo trovare al loro fianco solo alcuni settori socialisti e comunisti dissidenti.

La rivoluzione di Spagna del luglio 1936 ha rappresentato l'ultima occasione per i lavoratori di rispondere al fascismo e alla guerra attraverso pratiche rivoluzionarie anarchiche. Gli avvenimenti di Spagna,

con il ruolo determinante avuto dalle organizzazioni anarchiche e anarcosindacaliste, sono stati forse l'espressione storica più importante delle idee libertarie. Questo anche per le dimensioni del movimento anarchico nella Spagna di quel periodo. All'inizio della guerra civile infatti, nel fronte antifascista sono presenti la centrale anarcosindacalista, la Confederazione Nazionale del Lavoro (CNT), che nel maggio 1936, nel suo Congresso di Saragozza, contava su 982 sindacati e 550.595 aderenti, la Federazione Anarchica Iberica (FAI) e la Federazione Iberica delle Gioventù Libertarie (FIJL). Dopo il 1946, la spartizione del mondo in due blocchi imperialisti contrapposti, la guerra fredda e le minacce atomiche hanno ridotto le possibilità di azione per i libertari. Il radicarsi del legame tra lavoratori da un parte e sindacati e partiti politici dall'altra ha marginalizzato sempre più le correnti anarchiche. Dopo il Sessantotto, tuttavia, a seguitodell'esplodere della rivolta studentesca e giovanile, le idee libertarie hanno conosciuto un ritorno di vigore, anche all'interno del movimento sociale, con la generalizzazione di concetti come "autogestione" o "gestione diretta". A tutto questo occorre aggiungere la reazione sempre più viva di vasti settori della popolazione contro la burocratizzazione delle società sia del blocco "socialista" (in realtà trattasi di capitalismo di stato) che di quello liberale. In Italia, anche all'interno della contestazione, queste idee non sono state appannaggio dei soli gruppi anarchici, ma anzi sono state fatte proprie in modo più o meno coerente, anche dai gruppi che si rifacevano al trotskismo e al maoismo quando non addirittura al marxismo-leninismo. Oggi il movimento anarchico, seppur minoritario, è ancora vitale in tutto il mondo. Tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo secolo il movimento contro la.globalizzazione neoliberista (la cui nascita si fa coincidere con le proteste contro il Millennium Round di Seattle nel novembre 1999) si è giovato del contributo delle analisi libertarie e dell'impegno dei militanti anarchici nelle tante organizzazioni specifiche, nelle strutture popolari di base e nei sindacati autonomi. L'anarchismo può ancora contare su un consistente patrimonio culturale in grado di rispondere, in un'ottica alternativa e radicale, alle sfide globali del nuovo millennio (guerra permanente, terrorismo internazionale, corsa agli armamenti, fanatismo religioso, involuzione autoritaria delle democrazie, inquinamento, devastazione ambientale, crisi della rappresentanza istituzionale, divario tra paesi ricchi e paesi poveri, precarizzazione del lavoro, ecc.) che sembrano riproporre in chiave postmoderna i tradizionali ambiti di intervento dell'anarchismo e delle sue istanze di uguaglianza e libertà.

BAKUNIN VS MARX

Il pensiero

In apparenza asistematico,

ilmente anche economica). Bakunin sostiene che la libertà non può essere limitata da nessuna forma di autorità, né politica né economica. Per lui, l'abolizione dello Stato e del sistema capitalistico sono condizioni necessarie per raggiungere la vera libertà. Bakunin critica anche il concetto di governo rappresentativo, sostenendo che il potere deve essere decentralizzato e che le decisioni devono essere prese direttamente dalle persone interessate. Inoltre, Bakunin crede che la lotta per la libertà debba essere condotta attraverso la rivoluzione, che è l'unico mezzo per abbattere le strutture di potere esistenti e costruire una società basata sulla libertà e l'uguaglianza.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
7 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del pensiero politico contemporaneo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze Sociali Prof.