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INDIVIDUI E DELLE LORO SCELTE POLITICHE, SONO MOLTO LEGATE AL
PAESE IN CUI VIVE L’INDIVIDUO. Un impiegato americano, soprattutto nel
periodo tra le due guerre, sarà sicuramente un individuo diverso dall’impiegato
tedesco. Tornando alla Germania, possiamo concludere dicendo che: l’ascesa di
Hitler è stata aiutata dal ceto medio, ma tale sostegno deriva da un blocco
eterogeno formato da persone diverse tra di loro, inclusi gli operai.
Risposta al terzo problema:
Anche per rispondere a tale problema, non possiamo dare una risposta univoca per
• tutti ma soltanto per determinati gruppi di impiegati, sia dando un’accezione
negativa alla cultura, sia dando un’accezione positiva. Vediamo l’accezione
negativa: gli impiegati sono soggetti banali, gretti, con cattivo gusto e
conformisti. Quest’accezione cosi negativa, che vale per alcune fasce di impiegati
ma non per tutto, deriva da Mills; l’impiegato è inserito in un sistema in maniera
precisa e rigida; questo lo rende plasmato sulla base di tale sistema; lo rende a
favore della sinistra se la convenienza politica è di sinistra, o viceversa.
Potremmo definirlo come un soggetto che pensa prima all’apparenza
piuttosto che alla cultura. Egli plasma i suoi comportamenti con un unico
obiettivo: fare carriera. L’accezione positiva: il terziario cresce e con esso cresce il
ruolo degli impiegati e il loro peso sociale, o almeno questo non vale per tutto il ceto
ma solo per alcuni. Oggi c’è da tenere conto anche delle trasformazioni che hanno
interessato e livellato il mondo del lavoro. Possiamo dire che con queste
trasformazioni, alcuni confini tra classi sociali sono letteralmente scomparsi.
La prima trasformazione che ha sconvolto tutto quanto è stata l’informatizzazione.
L’avvento dei computer ha computerizzato il lavoro di fabbrica e quello dei colletti
blu; non possiamo dire se la distinzione è ancora valida. Il capitalismo che
diceva Marx è un fenomeno in continua trasformazione, che necessita di un elevato
grado di dinamicità per poter sopravvivere; salva il capitalismo perché lo ritiene
fortemente dinamico e allo stesso modo considerava la borghesia perché è
una classe che si mette sempre in gioco per stare al passo con i
cambiamenti. Il neo capitalismo ha scoperto un aspetto molto importante: il
tempo libero. Il tempo libero permetteva all’operaio di ridurre le ore di lavoro e ciò
poteva tradursi in business, ovvero andare al cinema oppure viaggiare etc.
Lo sviluppo sul terziario come può essere visto? Possono esserci due posizioni:
Una posizione che da una lettura positiva allo sviluppo del terziario perché porterà
• ad un aumento del lavoro, a rapporti lavorativi migliori e poterà ad un lavoro sempre
più qualificato. Anche i lavori che si avvicinano maggiormente ad un carattere
manuale, andranno trasformandosi in attività più complesse.
Poi abbiamo gli eredi di Marx che invece forniscono una lettura negativa del
• terziario; secondo loro lo sviluppo del terziario porta ad un aumento del
numero di impiegati, automaticamente il lavoro da impiegato si dequalifica,
quindi le retribuzioni peggioreranno; inoltre affermano che l’arrivo dei
computer porta ad una spersonalizzazione del lavoro che diventa sempre più
ripetitivo e monotono. Tutte queste riflessioni teoriche sono state oggetto di studi
pratici e ricerche empiriche: Melis, Cassese, Tosatti e Ferrara.
Che cosa s’intende per razionalizzazione sistemica? L’arrivo delle macchine da scrivere,
delle calcolatrici e infine dei computer ha razionalizzato il lavoro all’interno del settore
terziario. Queste trasformazioni hanno portato modifiche anche a livello
organizzativo e a livello di controllo (il lavoro diventa molto più pervasivo e
subdolo). La cosidetta razionalizzazione sistemica è questo processo che si è innescato
negli ultimi anni e riguarda l’avvento dell’informatizzazione e del computer. In passato la
razionalizzazione riguardava solo alcune funzioni o singoli processi, invece con la
razionalizzazione sistemica i singoli processi o le singole funzioni, vengono inserite
in un piano aziendale complesso in cui la ricerca dell’efficienza avviene in tanti
livelli diversi e in contemporanea. Tutto questo a cosa conduce? Conduce al fatto che
nell’ufficio non ho bisogno solo di adottare le nuove tecnologie (che porta ad un
risparmio di MOD) ma ho bisogno anche di persone qualificate o persone da
qualificare tramite corsi di formazione. Questo discorso può avere effetti positivi sul
soggetto in quanto aumenta le sue competenze, ma può avere anche effetti negativi in
quanto aumenta la pressione esercitata su di esso.
LEZIONE 9
Di impresa pubblica esistono due definizioni a seconda del focus su cui si pone l’accento,
ovvero se teniamo conto delle caratteristiche della proprietà e del controllo, oppure se
guardiamo la tipologia di prodotto che l’impresa produce.
Analizzando la proprietà e il controllo dell’impresa, essa si definisce pubblica
• quando è controllata e amministrata dallo Stato o da un’amministrazione pubblica
Analizzando il prodotto che l’impresa produce, possiamo definire pubblica l’impresa
• che produce beni pubblici
Per quale motivo si crea l’impresa pubblica?
Evitare che si formino monopoli in tutti quei servizi che dovrebbero essere
• accessibili a tutti come l’acqua, la luce, il gas etc
Quando il progetto richiede investimenti cospicui in capitale fisso
• Per raggiungere finalità extraeconomiche, come per esempio far raggiungere alla
• luce o ai sistemi ferroviari, delle località che non sarebbero state prese in esame da
un privato perché prive di guadagno certo.
Tornando alla seconda definizione di impresa, come realtà che produce beni pubblici,
dobbiamo evidenziare i caratteri rilevanti di tali beni; un bene pubblico è non rivale e non
escludibile. la non rivalità consiste nel fatto che il consumo da parte di un soggetto
non limita il consumo da parte di altri individui; la non escludibilità consiste nel
fatto che una volta messo in commercio il prodotto, il soggetto non può scegliere
chi può goderne e chi no; la non escludibilità può avere ragioni tecniche
(impossibilità di impedirne l’uso) o ragione economiche (alto costo da sostenere per
decidere chi può usufruirne e chi no).
Queste imprese pubbliche, in un regime capitalistico, offrono dei vantaggi nell’affiancarsi
alle imprese private? Questa è una domanda su cui c’è sempre stato un dibattito formato
da prospettive e argomentazioni diverse. Se vogliamo vedere come si è diffusa l’impresa
pubblica dobbiamo tornare intorno al 900’, periodo in cui c’è stato un evento che ha
accumunato tutti i paesi a prescindere dal sentiero di sviluppo che hanno deciso di
intraprendere. In seguito alla crisi del 29’, quando il sistema capitalistico è scosso dalla più
grande crisi mai successa, si cercano di mettere in atto una serie di interventi per ridurre le
conseguenze del disastro e di conseguenza molte imprese private finirono per diventare
pubbliche. Nel dopoguerra si assiste ad una diffusione rilevante dell’impresa pubblica sia
in Francia che in Inghilterra. Il nostro paese eredita l’IRI, divenuto ormai ente permanente,
ma in quegli anni si ha un acceso dibattito sul ruolo dello Stato e dell’impresa pubblica
all’interno del sistema economico, soprattutto per definire il loro impegno nel correggere
alcuni lacune del sistema, come per esempio il divario tra nord e sud. Successivamente
arrivano gli anni 70’ con allegati due shock petroliferi che non hanno interessato solo il
nostro paese, ma prima di questo occorre ricordare che era finito il regime nato con gli
accordi Bretton Woods, dal momento in cui Nixon decide di sospendere la convertibilità
del dollaro. Questi due eventi che si sono susseguiti, hanno portato molte tensioni sui
mercati finanziari e monetari. Da questo momento all’impresa pubblica italiana è chiesto di
funzionare in maniera anticiclica per evitare che la crisi in atto si traduca in ulteriori crisi
occupazionali. Morale della favola: intorno agli anni 80’ il settore pubblico in Italia si
era ingigantito oltre misura e cosi come negli altri paesi. La diffusione del pubblico
riguardò sia settori pubblici come elettricità, gas, luce etc. sia settori considerati strategici
come la siderurgia e la telecomunicazione.
Prendiamo come riferimento l’anno 1982, nel quale fra le maggiori imprese della comunità
europea circa ¼ sono pubbliche e di queste solo alcune producono beni pubblici.
Successivamente inizia un trend opposto, nel senso che la presenza dello Stato nel
sistema economico inizia a venire meno. In questo trend troviamo:
L’Inghilterra che guidata dalla sua lady di ferro da il via ad un programma di
• privatizzazioni di complessi come la British telecom, British gas, British petrol
etc. Così facendo le imprese pubbliche vengono trasformate in Spa quotate in
borsa o in public company (sono un tipo di società ad azionariato diffuso in
cui c’è la mancanza di un organo di controllo).
Francia; anche essa successivamente all’Inghilterra inizia un processo di
• privatizzazioni di imprese che erano stato nazionalizzate dai governi socialisti.
Italia; da noi il periodo delle privatizzazioni arriva un po’ più tardi, in particolare
• intorno agli anni 90’. Nel 1992 l’IRI viene trasformata in una Spa di cui l’azionista è il
ministro del tesoro. Cosi facendo lo Stato italiano voleva raggiungere due obiettivi:
maggiore efficienza settoriale e alleggerire il bilancio statale.
Vediamo come la comunità europea ha regolamentato l’impresa pubblica: il MEC
(mercato europeo comune) nasce nel 1957 con il trattato di Roma. I paesi fondatori di
tale mercato sono Italia, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Olanda, ognuno con
una motivazione diversa dall’altro. La Francia decide di istituire questo mercato perché era
sempre più terrorizzata dalla ripresa tedesca; la Germania non ci ha pensato due volte ad
inserirsi nel progetto vista la sua estraneità dalla concorrenza internazionale; L’italia
possiamo dire che ha giocato d’astuzia e il mettersi accanto a due colossi come Francia e
Germania, con l’intento di maneggiare prodotti strategici come carbone e ferro, ha giocato
a nostro vantaggio (carbone e ferro servivano e il nostro paese non ne aveva). Si
diede origini al trattato sovranazionale che istituì la CECA, comunità economica del
carbone e dell’acciaio. Si tratta di un trattato che presenta una serie