Storia del libro manoscritto - Riassunto esame delle dispense, prof. Macchiavello
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STORIA DEL LIBRO MANOSCRITTO – 9 CFU
riassunto dispense prof. Sandra Macchiavello
Il codice è un unicum e non è mai prodotto in serie.
La codicologia ha come oggetto lo studio del libro manoscritto, principalmente in forma di codice,
attraverso l'osservazione archeologica della sua struttura: analizza la produzione libraria dell'età
tardoantica e medievale fino alla diffusione del libro a stampa. Osservazione archeologica significa
che si ricostruisce come un codice sia stato confezionato, come sia stato utilizzato e da quali mani
sia passato nel corso del tempo.
La codicologia può essere:
ausiliaria ad altre discipline
– archeologia del libro: componenti materiali e tecniche di lavorazione sono oggetto di
– interesse autonomo (rivista belga Scriptorium, Francois Masai e Leon Gilissen)
quantitativa: applicazione di metodi statistici
– laboratoriale: si avvale di misure strumentali e analisi fisico-chimiche
– restaurativa: l'Italia è all'avanguardia con l'Istituto Centrale per la patologia dl libro
– comparativa: comparazione di codici prodotti in diversi contesti geo-culturali
–
Il codice è un libro formato da fogli piegati in due (bifogli) e riuniti in fascicoli, cuciti mediante un
filo lungo la linea di piegatura.
Il libro è un aggregato portatile di elementi che presentano almeno una superficie piana su cui può
essere scritto un testo in maniera durevole.
Strumenti di lavoro:
cataloghi: informazioni di base
– repertori speciali: affrontano i singoli aspetti del codice
– repertori terminologici
– manuali
– riviste: Scriptorium, Codicologia, Scrittura e civiltà, La Gazette du livre medieval, Quinio
–
Supporto di scrittura
E' il materiale sul quale è stata tracciata la scrittura.
Supporti minerali: scrittura a sgraffio, con uno strumento appuntito.
– - Argilla e tavolette: la superficie può essere bagnata e riscritta un numero
infinito di volte finchè non viene cotta al forno. Vi si scriveva con una
canna di legno.
Ostraka (coccio, terracotta, supporti con superficie tondeggiante): costo
– basso alla portata di tutti. Vi si scriveva con calamo e inchiostro o
incidendo con punte di ferro
Rame, oro, bronzo e piombo: lavorazione a lamina sottile (Tavola di
– Cortona atto notarile in bronzo; Lamine di Pyrgi in oro; Disco di
Magliano in piombo con scrittura disposta a spirale contenente norme per
i sacrifici). Tabulae defixionum: lamine di piombo contenenti malefici. A
Roma le lamine di bronzo venivano usate per i diplomi militari, e Plinio
accenna anche a rotoli di metallo, che però non ci sono pervenuti. Anche
in Cina e in India si incidevano lamine metalliche.
Pietra: marmi, graniti, arenaria, calcare, porfido (Stele di Rosetta). Nel
– Mediterraneo sono testi con funzione pubblica. Il testo veniva inciso e
talvolta dipinto; talvolta vengono applicate lettere metalliche
Supporti organici: scrittura a inchiostro
– - Tessuti: in particolare, seta e lino (Mumma di Zagabria, un libro etrusco in
lino usato in seguito per fasciare una mummia egizia). Le fasce non si
arrotolano, ma si dispongono a soffietto.
Corteccia: ancora molto diffusa in Asia. Betulla, tiglio, aloe, pioppo, bambù
– Foglie: tra i supporti più antichi, ancora Plinio ne attesta l'uso. Dall'India
– vengono le foglie di palma. Vi si scrive con penne in legno o in metallo,
oppure incidendo con un ago.
Cuoio: uso antichissimo, già in Egitto. Nel tempo si otterrà la pergamena
– Altri materiali: gusci di conchiglia, valve, ossa umane (Maya), gusci di
– tartaruga, avorio
Tavolette: usate in età classica
– - Lignee: assicelle sottili di legno tenero (betulla od ontano), scritte a inchiostro
con calamo o pennello. Sono dette dealbatae quando la superficie è imbiancata e
coperta di righe di scrittura
Cerate: invenzione greca, su un telaio si versa gommalacca fusa di colore
– nero. La scrittura è a sgraffio, con uno stilo metallico
Libri di tavolette: dittici, trittici e polittici. Quando erano piccoli, usati per
– prendere appunti, si chiamavano pugillares.
Uso delle tavolette: dittici sigillati per corrispondenza epistolare. Trittici per
– documenti ufficiali
Papiro: la pianta era utilizzata per gli scopi più disparati (sandali, abiti, ceste, stuoie,
– cordami, reti, stoppini, imbarcazioni, vele, cibo, legna, medicina, imbalsamazione,
decorazione). Usato soprattutto per produzione documentaria sia pubblica che privata. Il
costo non era alto (prezzi, margini non utilizzati, possibilità di riutilizzo, spazzatura) e non
era una materiale troppo fragile (testi che circolano da centinaia di anni secondo fonti
letterarie, utilizzo per testi che si deteriorano). Si fabbrica scortecciando la pianta e
tagliandone il midollo nel senso della lunghezza. Le strisce vengono sovrapposte in due
strati, l'uno trasversale all'altro, che poi vengono battuti: la linfa funge da collante. Quindi si
rifilano i lati e si leviga il “foglio” con pietra pomice: è questo che determina la qualità del
papiro (hieratica per i testi sacri, liviana e claudiana più resistenti, amphiteatrica o fanniana
di media qualità, saitica più ruvida, taeneotica più dura e venduta a peso, emporetica
venduta per l'imballaggio delle merci). I papiri sono stati ritrovati in cumuli di immondizia
(kiman), corredi funerari, biblioteche, archivi, sarcofagi.
Pergamena: l'uso di pelli animali è antichissimo. Alla corte di Pergamo si raffinano le
– metodologie per la preparazione. Ha il sopravvento sul papiro agli inizi del IV secolo.
Proviene dallo strato intermedio della pelle di un animale (il derma).
- Fasi di lavorazione: scuoiatura, calcinatura (sgrassamento tramite immersione
in soluzione alcalina), depilazione, trazione su telaio (è qui che si differenzia dal
cuoio), scarnatura, essicamento, pomiciatura. Le fonti sono ricette medievali,
raffigurazioni iconografiche e le tecniche dei pergamenai moderni (la letteratura
rabbinica medievale riporta procedimenti diversi).
Regola di Gregory (1885): le due facce della pergamena non hanno le stesse
– caratteristiche. Le pagine affiancate presentano lo stesso lato della pergamena.
Difetti: linea della schiena, cimosa (bordo originario della pelle), scalfo (zona
– che circonda gli arti), specchi (ossa del bacino)
Spessore: si misura in micron. Tende a diminuire dopo il XII secolo. All'interno
– del singolo codice, si usano pergamene più spesse per le pagine miniate e per i
bifogli esterni (fascicolo come unità a se stante o facilità di chiusura)
Specie animali: si riconoscono con l'arrangiamento follicolare o con il DNA
–
Palinsesti: sovrapposizione di più scritture su uno stesso supporto.
– - Papiro: tramite lavaggio, oppure scrivendo sul verso (rotoli opistografi)
Pergamena: si riusa per risparmio, per motivi ideologici (volontà di distruzione di un
– testo) o perchè i testi avevano perduto valore (a seguito di riforme, leggi,
cambiamento della scrittura, lingua incomprensibile). Si assemblano anche fogli
ricavati da più manoscritti. Si abrade la pergamena con pietra pomice; dal XI secolo
si immergono nel latte e poi si strofinano con una spugna, quindi sono passati in
farina e levigati con la pietra pomice. Si riconoscono perchè i fori di rigatura non
combaciano con lo scritto presente o perchè non si rispetta la regola di Gregory. Lo
scritto precedente si può recuperare con reagenti chimici, raggi ultravioletti,
fotografia con fluorescenza e fotografia digitale.
Carta: compare in Cina nel I secolo, gli arabi la scoprono nel 751 da prigionieri di guerra
– cinesi. La prima cartiera araba sorge a Bagdad nel 794. Il documento più antico in Italia è
del 1109.
- Fabbricazione: si ottiene dagli stracci di lino e canapa, selezionati secondo qualità
e colore, sbiancati, fatti macerare, stracciati a mano, sfibrati con la pila a maglio (dal
XVII le macchine olandesi rendono la polpa più bianca e omogenea). La polpa viene
diluita in acqua nelle tine, dove viene immersa la forma (un telaio composto da un
reticolo vegetale). La forma viene fatta sgocciolare e il foglio prodotto viene messo
ad asciugare, poi pressato. Quindi si passa alla collatura (rende la carta meno
assorbente; si usano amido, gelatine di origine animale, colla di pesce) e alla
levigatura (con madreperla o agata). Si confezionavano quindi le risme (500 fogli in
20 quaderni).
Tipologie: - araba orientale: tra Iraq ed Egitto
– - araba occidentale: Magreb e Spagna musulmana, contiene lo zig zag, un
segno a forma di linea spezzata di cui non si conosce l'utilità o la causa
spagnola: come l'araba occidentale, ma a partire dal XIII secolo
– italiana: aspetto migliore dato dalla pila idraulica a magli multipli e da
– nuove sostanze di collatura. Quattro formati (imperiale per atlanti, reale
per libri giuridici e medici, mezzano e rezute, il più comune)
Carta moderna: Keller ottiene una pasta dalla sfibratura del legno nel 1844
–
Filigrana
E' un elemento accessorio. È un disegno ottenuto curvando o intrecciando un sottile filo metallico
(ottone) applicato a una delle due metà della forma con cui viene creata la carta. È un'invenzione
europea (probabilmente a Fabriano). All'inizio è nominativa, poi diventa iconografica e simbolica.
Serve come marchio di fabbrica e per distinguere carte di qualità diversa.
Forme librarie
Pothi: termine sanscrito che designa una forma di libro comune in Oriente, costituita da una
– serie di lamelle di legno o di foglie di palma sovrapposte e dotate di due cordicelle su cui
scorrono
Libro a ventaglio: le lamelle sono dotate di un unico foro all'estremità, in cui passa un anello
– Libro a soffietto: lunga banda di materiale piegato alternativamente in un senso e nell'altro.
– Si chiama anche libro linteo.
Libro a farfalla e libro a creste: insieme di fogli piegati in due verticalmente e uniti gli uni
– agli altri lungo la facciata esterna
Rotolo: il materiale per eccellenza è il papiro. È costituito dalla sovrapposizione di fogli
– incollati con una mistura di farina e aceto disponendo all'interno le fibre orizzontali. Veniva
venduto a misura. Poteva formarsi anche in un momento successivo (rotolo archivistico o
incollato). Il testo era scritto su colonne numerate separate da un intercolunnio (esistono
anche rotoli documentari scritti nel senso della lunghezza: si parla di trasversa carta). Il
nome dell'autore e il titolo dell'opera erano posti alla fine del rotolo, che veniva poi
arrotolato su se stesso o attorno a un bastoncino di legno o di osso detto omphalos o
umbilicus e conservato all'interno di un cilindro racchiuso poi in una fodera di pelle. La
scrittura era continua, cioè le parole non era divise fra loro. Si trovano segni distintivi quali
paragraphos, diplè, coronide (conclusione, spesso ornamentale). Sono detti opistografi i
rotoli scritti su entrambe le facciate: i testi sono sempre diversi fra loro.
Esistono anche rotoli di pergamena: in particolare gli Exultet, rotoli liturgici formati da più
fogli di pergamena cuciti tra loro e arricchiti di illustrazioni capovolte rispetto al testo.
Codice: è un'invenzione del mondo romano, derivata dalle tavolette lignee che vengono
– sostituite con fogli di pergamena. Si usa un inchiostro nerofumo lavabile. Il passaggio dal
rotolo al codice avviene nel IV secolo nel mondo romano e nel V secolo nel mondo greco. È
più comodo, più facile da produrre, contiene più scritto. Inoltre, ci sono ragioni sociali: il
rotolo era appannaggio delle classi più elevate. Il codice è in origine il libro della letteratura
cristiana (diverso ceto sociale), popolare e giuridica, destinata alle classi subalterne. Il
codice modifica il sistema di scrittura (disimpegna una delle due mani rendendo possibile
prendere appunti: scrivere mentre si legge!) e di lettura (panoramic-aspect del testo del
rotolo sostituito dalla lettura a spezzoni del codice.
Codice cristiano: il codice greco in pergamena è spesso quadrato, di formati
differenti, posto su due colonne (facilità di trovare i passi), con scrittura canonizzata
calligrafica (maiuscola biblica). Il codice latino crea invece una propria scrittura,
l'onciale.
Codice giuridico: in latino, aspira a una solennità sacrale. È quadrato, con larghi
margini, a due colonne, scritture scarsamente accurate. Il modello è cristiano
Codice oggetto: confezione di pergamena tinta di porpora, inchiostri per contrasto
d'oro e argento, rivestito di gemme. È condannato dai Padri della Chiesa, ma è il
cristianesimo a dare impulso alla produzione. Non sono destinati alla lettura
Il fascicolo: la struttura del codice
La struttura base del manoscritto non è la pagina ma il fascicolo composto da bifogli.
Il bifoglio è una superficie unica piegata lungo la linea centrale: ciascuna delle metà che si
compongono si chiama carta o foglio. Le facce di ogni carta si chiamano pagine.
Ogni fascicolo è individuato dal numero di bifogli che contiene: binione (non esiste), ternione,
quaternione (più comune), quinione, senione. Il quaternione è il più usato, ma in Italia si afferma il
quinione dal XIII secolo.
In papiro: il formato è stretto, perchè la piegatura non può coincidere con la giuntura. Inizialmente
è un fascicolo unico, composto o da una serie consistente di bifogli (ma i fogli centrali sporgono) o
da singoli bifogli messi l'uno sull'altro (ma difficile da legare).
In carta: si afferma il senione. Si trovano spesso dei rinforzi, chiamati fondelli, in pergamena o in
carta. Se i fascicoli sono protetti all'esterno da un bifoglio di pergamena si parla di manoscritti misti.
Ipotesi di Gilissen: due o più bifogli contigui possono in origine far parte di una stessa pelle. Si
operava una piegatura in-quarto o in-ottavo. L'ipotesi vale solo su codice tardo medievali francesi,
perchè il fascicolo può anche essere ottenuto con un'operazione di taglio. Nei manoscritti greci, le
posizioni degli scalfi sono incompatibili con l'ipotesi di Gilissen.
Irregolarità: Che risalgono alla fabbricazione del codice e non alterano il testo: asportazione di
fogli o bifogli (si vede dalla presenza del tallone), inserzione (per miniature), sostituzione
Incidentali: caduta, trasposizione, inversione
Unità codicologica: è un volume o una porzione di un volume risultante da un'attività unitaria dal
punto di vista del tempo, del luogo, della tecnica e delle circostanze dell'esecuzione. Il codice
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mercantediliquore di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del libro manoscritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Genova - Unige o del prof Macchiavello Sandra.
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