Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La resistenza della Repubblica di Venezia e la difesa dell'autonomia del pubblico
In Italia le maggiori resistenze vennero dalla Repubblica di Venezia, preoccupata del danno economico che ne sarebbe derivato. Il campione della difesa dell'autonomia del pubblico fu Paolo Sarpi (Historia del Concilio Tridentino).
Il punto centrale è che sulla base delle esigenze della lotta controriformistica (controversismo) la Chiesa ha piegato tutto lo scibile a un modello.
La censura ecclesiastica ha escluso non solo posizioni apertamente eterodosse, ma anche quelle neutre, proponendo esclusivamente il tomismo (e quindi dell'aristotelismo) come dottrina accettata.
Una conseguenza è stata la fine della corrente di pensiero neoplatonica, accusata di essere alla base del naturalismo, del panteismo e del teismo (condanne di Bruno e Campanella).
Una seconda conseguenza fu la riduzione di ogni aspetto culturale a teologia, contrastando la naturale tendenza della cultura moderna ad autonomizzare i campi del sapere.
L'Italia si trovò così.
esprimeva un parere sulla sua ortodossia o eresiaIl consultore poteva essere un teologo, un canonista o un filosofo La commissione dei censori, composta da ecclesiastici, valutava il parere del consultore e decideva se il libro era da proibire o menoSe il libro veniva proibito, veniva inserito nell’Indice dei Libri Proibiti, una lista ufficiale pubblicata dalla Chiesa cattolicaIl libro proibito non poteva essere letto, posseduto o diffuso, pena la scomunicaLa censura ecclesiastica aveva come obiettivo principale la difesa della fede cattolica e la prevenzione di idee eretiche o contrarie alla moraleLa censura ecclesiastica ha avuto un ruolo importante nella storia della cultura e della letteratura, limitando la libertà di pensiero e di espressioneStilava un giudizio. Il giudizio veniva discusso dalla consulta generale, composta da tutti i consultori e, se approvata, veniva discussa nella successiva adunanza della Congregazione.
Se un giudizio non veniva accettato, la Congregazione nominava un nuovo consultore, altrimenti l'opera veniva condannata o assolta.
L'opera condannata veniva inserita nel Decreto. Anche la S. Congregazione dell'Inquisizione aveva facoltà di proibire libri, ma in connessione col processo all'autore (era cioè una sorta di pena accessoria).
I Decreti dell'Indice
Decreto del 10 maggio 1619 emanato dal card. Roberto Bellarmino
Libri condannati:
Rittershausen, Konrad, Differentiarum iuris civilis et canonici seu Pontificii libri septem, Argentorati 1618
Rittershausen, Konrad, Jus Justinianeum, hoc est novellarum imp. Justiniani Aug. expositio methodica, Argentorati, sumptibus Lazari Zetzneri, 1615
Ferrella, Giovanni Paolo, Fioretti spirituali, 1618
Breulaeus, Henricus
De renunciandi recepto more modoque quem Germaniae principum, comitum, baronum nobiliumque filiæ, siquando nuptui collocantur, secundum ritum, consuetudinem & statuta patria ... obseruare solent succincta tractatio : cum annexis duobus consilijs, Francoforti, ex officina typographica Nicolai Bassæi, 1619 Pontanus, Johannes Isacius, Originum Francicarum in quibus praeter Germaniæ ac Rheni chorographiam, Francorum origines ac primæ sedes, aliaque ad gentis in Gallias transitum variasque victorias, instituta ac mores pertinentia, ordine deducuntur, Hardervici, ex officina Thomæ Henrici, impensis Henrici Laurencii, Amstelodamensis librarj, 1516 [i.e 1616] Keplerus, Johannes, Epitome astronomiæ copernicanæ vsitata forma quaestionum et responsionum conscripta, inque VII. libros digesta, quorum tres hi priores sunt de doctrina sphaerica, Lentiis ad Danubium, excudebat Johannes Plancus, 1618 [Schmid, Bartholomeus], Repetitione delli principali capi della dottrina Christiana cavatadelle sacra Scrittura, [Frankfurt am Main], [ErasmusKempfer] 1618 La censura laicaAnche nei paesi riformati si istituirono meccanismi di censura, anche se meno rigorosi e centralizzati che nella Chiesa cattolica (ad es. nella Ginevra di Calvino era richiesta la licenza del consiglio municipale)L'estensione generalizzata della censura determinò la nascita di un fenomeno curioso, cioè quello delle edizioni che omettevano, o fornivano false, notizie sull'editore, il luogo e la data di edizioneFinora abbiamo parlato di censura ecclesiastica, ma in realtà gli stati moderni influenzarono pesantemente la politica editoriale, sia attraverso l'istituzione di strumenti di controllo (Francia, controllo del Parlamento di Parigi e deposito obbligatorio presso la libreria reale), sia attraverso la concessione di privilegi e finanziamenti (Firenze, Lorenzo Torrentino stampatore granducale), sia attraverso pressioni esercitate sui luoghi della cultura (inparticolare università e accademie, con gli intellettuali sempre più cortigiani) Si distingue infatti tra la censura sul testo (preventiva) e quella sul libro.
Se la seconda è quella prevalente in ambito ecclesiastico, la prima è quella maggiormente adoperata dagli Stati moderni
Il Cinquecento
Le difficoltà non limitarono la diffusione del libro che anzi si rafforzò conquistando nuove fette di mercato
Aumento della produzione in volgare, sia in termini assoluti che percentuali, anche attraverso la diffusione di edizioni di pessima qualità ma estremamente economiche (ad esempio Rabelais)
Nuovi argomenti vengono trattati: le geografia, rivoluzionata delle scoperte geografiche e dai nuovi metodi di rappresentazione cartografica (Atlante universale di Mercatore 1595)
Sviluppo della letteratura scientifica e della bibliografia come ausilio per l'orientamento in una produzione sempre più vasta (La Bibliotheca Universalis di)
Conrad Gesner è del 1545). Una conseguenza è la normalizzazione delle citazioni, secondo forme ancora in uso. Nascita della stampa periodica, derivata dai fogli volanti della prima metà del secolo, che si stabilizzano in forma di fascicoli in 4° o in 8° concadenze prima semestrali, poi sempre più ravvicinate fino al settimanale. L'aumento dei titoli fu esponenziale (25.000 solo a Parigi, intorno ai 50.000 in Italia) ma non corrispose a un parallelo aumento reale dell'offerta, in quanto spesso le edizioni erano ristampe dovute al fatto che la tiratura non superava le 2-3.000 copie. Il Cinquecento Cambia la geografia della produzione, con un'accelerazione dopo la metà del secolo. Il ruolo della produzione italiana, e veneta in particolare tende a ridursi in favore di nuovi centri, caratterizzati dalla presenza di risorse economiche e dalla centralità negli scambi (il libro insegue il capitale). Fino agli anni '60 un.Ruolo dominante venne svolto da Anversa, centro finanziario dell'Impero di Carlo V e poi di Filippo II, il cui editore più importante è stato Christoph Plantin, autore delle famosi "Dialogues" nei quali traccia la storia della tipografia.
Di origine francese, trasferitosi ad Anversa, dopo un lungo apprendistato impiantò una sua azienda tipografica nel 1555. Il periodo di maggior attività fu quello tra il 1563 e il 1567, in cui con 7 torchi a disposizione riuscì a produrre ben 237 titoli con grande successo editoriale.
Durante la guerra (dal 1566) Plantin si lega al partito cattolico, fino a diventare "arcistampatore reale" e si ingrandisce fino ad avere 16 torchi e una fonderia che produce caratteri anche per conto terzi. Negli anni '80 si riavvicina ai riformati e diventa stampatore dell'Università di Leida. A questo periodo risale la sua collaborazione con Louis Elzevier.
In totale sono state prodotte
Dai tipi di Plantin ben 2450 edizioni
Il Cinquecento
Dopo il declino di Anversa (anni '60 fino al sacco del 1576) un ruolo trainante venne svolto da Amsterdam, in cui la produzione venne dapprima sostenuta da un forte consumo interno, per poi rivolgersi ai mercati internazionali, favorita anche dalla mancanza di censura
Nella prima metà del Seicento un ruolo di prim'ordine fu svolto da Louis Elzevier, già attivo presso Plantin, specializzato nella produzione di classici a prezzo ridotto
La Francia dopo un incremento significativo della produzione nella prima metà del secolo conobbe un periodo di crisi in coincidenza con le guerre di religione
Così la Germania a seguito della guerra dei Trent'anni interruppe lo sviluppo conosciuto fino ad allora
L'Inghilterra sconta la sua posizione marginale: dopo un inizio stentato, la situazione venne in un certo senso congelata dal monopolio concesso da Maria la Cattolica nel 1557
Alla corporazione dei librai di Londra, dove erano concentrate quasi tutte le tipografie del regno.
Il Cinquecento
Con l'aumento della produzione e del consumo il commercio librario, ossia i meccanismi che permettono di incrociare offerta e domanda, diviene un nodo sempre più cruciale.
La sempre maggiore specializzazione dei ruoli conduce ad una separazione delle funzioni commerciali da quelle produttive.
Divengono così centrali le fiere, in particolare per il Cinquecento (ma anche oltre) quella di Francoforte, in Italia quella di Senigallia, specializzata nel mercato librario, in Francia quella di Lione, ma sono importanti anche quelle di Bolzano e di Medina de Campo.
Le fiere consentivano di far conoscere le novità editoriali e la loro successione scandiva l'attività editoriale (i cataloghi erano predisposti per le fiere e in occasione delle più importanti venivano fatte uscire le novità).
Consentivano lo scambio tra librai (baratto).
Che consentiva di evitare le spese e i problemi legati ai diversi sistemi monetari
Stimolavano la nascita di reti di distribuzione legati alla commissione libraria (gli editori davano mandato a librai di distribuire le loro opere)
Erano i luoghi in cui saldare i conti dell'esercizio precedente
Il Cinquecento in Italia
La produzione italiana nel corso del Cinquecento si mantiene di assoluto livello, stimata intorno ai 50.000 titoli, due terzi dei quali editi nella seconda metà del secolo
È evidente che le difficoltà in cui si muoveva il mondo intellettuale stretto tra la censura ecclesiastica e la dipendenza dal potere laico tendeva ad impoverire l'offerta, spesso costituita da rielaborazioni di opere precedenti spesso prive di qualsiasi necessità filologico-crit