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La monarchia etrusca

Superata una prima fase nella quale Roma conservò i connotati di una città che rifletteva i caratteri di una comunità nella quale prevaleva l'influenza politica del ceppo latino-sabino, essa si ritrovò governata da re etruschi. Questi si sarebbero insediati senza il rispetto delle procedure fin allora osservate. La tradizione rappresenta tale vicenda come una svolta che avrebbe posto le premesse per la fine del regnum. I re etruschi avrebbero modificato radicalmente l'atteggiamento verso il senato, caratterizzando in senso marcatamente militare il potere del rex, spesso più che il consenso patrizio i favori della plebe.

Roma si presenta come il centro urbano più grande ed importante del Lazio, interessato da un'intensa rete di commerci e nel quale appaiono svariate attività artigianali. L'affermarsi di attività economiche urbane favorì la formazione di ceti benestanti, esclusi

Tuttavia dal patriziato e quindi dal governo della Ciòres publica.comportò un naturale avvicinamento tra re e ceti urbani benestanti, in quanto i primi cercavano in tali ceti il fondamento del loro consenso e i secondi aspiravano al conseguimento di uno spazio politico più adeguato al peso economico che essi avevano nella comunità. Alla monarchia etrusca si devono svariati interventi diretti a caratterizzare in modo nuovo le antiche istituzioni, nonché ad introdurne di nuove. Così, il carattere militare con cui si connota la carica regia. Nessuno dei re etruschi è asceso alla carica nel pieno rispetto delle forme e dello spirito delle regole costituzionali; dunque, la legittimazione della carica regia è più fondata sull'imperium che essa è in grado di esprimere, che sul consenso degli organi costituzionali. Agli stessi re etruschi si devono importanti riforme militari; a Tarquinio Prisco si deve l'esercito di 3000.

fanti (espressi dalle armatura politica (scudo,curiae)concorazza, lancia e spada), accessibile, per il suo costo, solo a chi disponesse diadeguate risorse economiche; gli opliti costituivano una massa d’urtoparticolarmente efficace sia nella difesa che nell’offesa. Sempre a Tarquinio si devel’introduzione di comandi unificati di fanteria e cavalleria. A Servio Tullio si devela radicale riforma della leva dell’exsercitus, con la creazione dell’ordinamentocenturiato.Il è ora fondamentalmente il capo militare. Ciò ne fa un organo che governa perrexforza propria e che ai non si subordina ma si contrappone, contenendone ilpatrespiù possibile l’influenza. In questa direzione risalgono una serie di interventilimitativi del potere dell’antica aristocrazia gentilizia, quali l’ampliamento delsenato, con l’immissione di di evidente fedeltà regia; l’allargamento nellapatrescomposizione dei collegi sacerdotali

e la creazione di nuovi; una più indipendente gestione dei poteri amministrativi, di polizia e giudiziari. È a Servio Tullio che si deve la più importante novità costituzionale introdotta dai reetruschi. A metà del VI sec Roma era una realtà politica di assoluta rilevanza. L'urbs si estendeva per circa 285 ettari comprendendo Palatino, Campidoglio, Quirinale, Esquilino, Vicinale e Celio. Per cui il sistema amministrativo delle fondato su curiae, aggregazioni ormai prive di qualunque riferimento territoriale, non appariva più in condizione di assecondare un'equilibrata composizione dell'exercitus. Al sistema delle fu affiancato da Servio Tullio un nuovo ordinamento amministrativo su curiae base territoriale. L'urbs fu distribuita in 4 distretti (regiones), che assunsero il nome di mentre il contado fu distribuito in un numero più elevato di distretti. tribus, 12 A tale nuovo ordinamento tributo Servi collegò un

nuovo sistema di reclutamento dell'exercitus; ciascuna tribù formava il distretto dal quale si effettuava la leva delle centurie, di cui si costituiva la phalanx combattente con armatura centuriae classis, completa di oplita, e delle ulteriori centurie "infra classem" combattenti che non avevano la capacità economica di armarsi come opliti.

Al nuovo ordinamento dell'esercito debba quasi sicuramente collegarsi l'origine di quella che sarebbe poi divenuta l'assemblea politica più importante, il comitiatus maximus.

Corollario del nuovo ordinamento dell'esercito, che ordinò la popolazione nelle tribù territoriali, che per il fatto di costituire la base di leva delle centurie dell'esercito si dissero esse stesse centurie, fu la possibilità che il populus potesse essere chiamato a deliberare non più solo ma anche curiatim centuriatim.

L'assemblea centuriata fu legata inizialmente ad

esigenze militari e militarmente caratterizzata; essa doveva riunirsi e ne sarebbe stata sempre possibile la convocazione solo da chi fosse investito di imperium.ossia adunanza disciplinata, nelle forme e nello svolgimento, del Comitium, populus, dei idonei cioè alle armi. La sua convocazione preludeva alla leva e la sua competenza era connessa alla materia militare, ma ciò non precludeva la possibilità di essere consultata per altre ragioni.

I comitia centuriata presentava un ordinamento che li rendeva assemblea destinata ad essere preferita dal convocante, si caratterizzava per il fatto che gli appartenenti all’assemblea fossero organizzati in modo da relegare in una posizione numericamente marginale gli esponenti dell’antico patriziato; dare l’assoluta prevalenza ai più abbienti, che erano i patrizi di più recente riconoscimento, ossia gli esponenti del ricco ceto emergente di commercianti e artigiani.

; lasciare la possibilità che si formasse nell’assemblea una maggioranzacostituita dal ceto plebeo.Il pertanto preferiva demandare ai e non all’assemblea curiata,rex comitia centuriata,tutte le decisioni che dovessero essere espressione dei e per lungo periodocomitia, 13la prassi finì per esaltare il ruolo dei in danno di quellicomitia centuriata curiata,considerando l’assemblea centuriata.comitiatus maximusLa fine del regnum.La fine del si fa risalire alla fine del VI sec (intorno al 509 a.c.) per effetto diregnumuna sollevazione interna maturata contro Tarquinio il Superbo mentre egli sitrovava impegnato nell’assedio di Ardea. Si ritiene che la congiura fu ordita edeseguita per iniziativa dell’antica aristocrazia patrizia che volle così reagire alprogressivo crescere dell’indipendenza da essa del potere regio;si tentò pertanto direstaurare l’antico potere senatorio.Un ruolo importante ebbe l’esercito,non solo perché la tradizione assegna ai comandanti dei due reparti in cui esso è diviso il ruolo di immediati successori del ma anche perché ad essi la comunità si affida nell'impossibilità di procedere a regolari elezioni. In ogni caso, abolito il regnum mutò solo la configurazione costituzionale della suprema carica. Tutto il resto invece rimase immutato. LA LIBERA RES PUBLICA. L'immediata conseguenza del mutamento istituzionale fu l'accendersi del conflitto patrizio-plebeo che segnò tutto il V sec e l'inizio del IV sec (alla fine della quale Roma raggiunse l'assetto costituzionale che ne accompagnò l'inarrestabile ascesa politica nella penisola e nel mediterraneo). Sebbene, infatti, i protagonisti del rivolgimento istituzionale avevano cercato di coinvolgere in esso i plebei attraverso provvedimenti a loro graditi, così il riconoscimento del diritto di per qualunque cittadino che avesse subito.

laprovocaremagistratuale (lex del 509); l'intervenuta riconduzione a 300 delcoercitio Valerianumero dei senatori attraverso un reclutamento tra i plebei dei nuovi ammessi, chesi aggiungevano come agli antichi l'affidamento aiconscripti patres; comitia centuriatadella competenza ad eleggere i consoli. 14Alla cacciata di Tarquinio era seguito il tentativo suo e dei suoi figli di riconquistarela città con l'aiuto di alleati; le continue aggressioni militari che ne seguirono el'instabilità politica fiaccarono i più deboli, e in particolare i piccoli proprietariterrieri i cui lotti, esposti alle devastazioni nemiche, potevano essere conservati soloattraverso un crescente indebitamento.L'esasperazione si cominciò a manifestare già nel 498 quando i plebei avrebberocondizionato la loro risposta alla leva ad un provvedimento di remissione deidebiti; il patriziato però, preoccupati dell'imminente aggressione del Latini,

rinviò la questione a guerra conclusa ottenendo che si facesse fronte all'emergenza bellica con una nuova magistratura straordinaria. La situazione precipitò quando, a guerra conclusa, i plebei constatarono l'indisponibilità del senato ad un intervento moderatore sulla questione dei debiti. Fu l'occasione per la rivolta e i plebei abbandonarono la città confluendo sul monte Sacro o, forse, sull'Aventino. La secessione ebbe i suoi frutti importanti. Fu confermato il rilievo politico dell'adunanza plebea e il riconoscimento esplicito del diritto dei capi plebei (tribuni) di intervenire con la propria contro le decisioni consolari, nonché il riconoscimento del valore vincolante per i plebei delle decisioni che, accompagnate da giuramento, avevano assunto nell'occasione (leges cosi sacrate): l'impegno di protezione che i plebei avevano giurato contro ogni attentato alle persone e alle prerogative dei tribuni.

  • sottraeva dal rischio di persecuzioni in caso di attuazione della protezione, assicurando così efficacia all'attività dei tribuni.
  • Dalla secessione in avanti l'organizzazione plebea acquista stabilità. Il numero dei tribuni diventa di 10, ma il tribunus non ha imperium magistratus e non può convocare né i comitia centuriata né il senatus.
  • Al tribunus spetta solo auspicia, comitia e senatus.
  • L'auxilium dei plebei che esercita attraverso il veto con cui può paralizzare qualunque atto di governo e dei pubblici poteri in genere.
  • La nascita dei tribuni confina l'attività degli aediles al rango di ausiliari dei primi; questi difendono le plebei dalle pretese di prestazioni abusive di munera; promuovono processi multaticii.
  • E vengono eletti nel comitia tributa, la cui convocazione spetta al tribunus.
  • Dettagli
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    A.A. 2011-2012
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    45 download
    SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

    I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Cerami Pietro.