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L’ITALIA DEI COMUNI
Nel 12° secolo ci sono dei fenomeni molto importanti. La società del loro tempo
sta cambiando perché nel corso del 1100 si vanno formando dei grandi regni
(regno di Francia, Germania, Inghilterra, Sicilia). Il regno di Sicilia e Inghilterra
sono due regni normanni. Poi abbiamo i regni in Spagna (regni iberici). Il più
importante regno iberico è la Castiglia. Inoltre, si assiste ad un crescente
aumento demografico.
La nostra penisola, l’Italia, è un regno chiamato appunto Regno d’Italia. Questo
regno non comprende la parte meridionale e le isole (Italia meridionale sotto
Roma dopo i possedimenti del pontefice). Lo stato della chiesa, i territori
posseduti dal papa, si chiama patrimonio di San Pietro (Lazio, Puglia,
Umbria, Emilia Romagna). Il regno di Sicilia si forma in parte su territori che
sono della chiesa e che essa concede al re di Sicilia con un rapporto feudale. Il
regno di Sicilia comprende la Sicilia ed una fetta dell’Italia meridionale.
L’Italia centro settentrionale è un Italia diversa dall'Italia meridionale perché è
una realtà cittadina in cui le grandi città di quel momento si autogovernano.
Operano in realtà cittadine che sono le città comunali. Il comune è la forma di
governo medievale delle grandi città italiane.
Queste città sopra di loro hanno il re d’Italia che però è poco presente perché la
corona del regno d’Italia spetta al re di Germania che è il candidato al soglio
imperiale (ad es., Federico Barbarossa). L’imperatore è operativo nel momento
in cui il papà gli mette la corona sulla testa.
I re d’Italia normalmente sono assenti. Questa spiega il dinamismo delle nostre
città italiane che nel corso del 1100 assumono una autonomia. Questi
agglomerati di case (comuni) diventano autonomi da qualsiasi tipo di potere
pubblico.
Il 1100 è un’epoca di grosse rivoluzioni economiche. Le città hanno bisogno di
un diritto molto più complesso. Le città hanno tanti collegamenti tra di loro e
comunicano tra di loro. Per un mondo come quello del 1100 in piena
rivoluzione economica, c'è necessità di un diritto più sofisticato e complesso
che aiuti a regolare una società in fermento.
Ecco perché questi maestri hanno molto successo. Tutti sapevano che c'era un
diritto sofisticato e quindi quando i maestri lo riscoprono e lo insegnano hanno
un enorme successo. Gli uomini capiscono che con quel diritto riusciranno a
disciplinare una società nuova.
Nell’età pre-comunale, 11° secolo, c'è una forte differenziazione tra la vita nelle
campagne e la vita nelle città. La campagna è abitata da rustici. Anche se sono
dei proprietari liberi rispondono ad un signore territoriale dell’alto medioevo,
colui il quale esercita sulle proprie terre e sulle terre degli altri una sorta di
dominio chiamato signoria ed esercita dei poteri pubblici. I poteri pubblici più
importanti sono quelli di amministrare la giustizia e far rispettare le
consuetudini di quei luoghi. I rustici erano sottoposti alla giustizia signorile,
dovevano prestare servizio di guardia al castello, mantenere le opere
pubbliche…
I cives, rispetto agli abitanti della campagna, erano in una condizione
privilegiata. Erano liberi ed il vescovo, nei loro confronti, era più un
coordinatore che un signore. Le città non sono sotto un signore territoriale.
Gli abitanti delle città, i cittadini, sono liberi ma rispondono ad un vescovo che
esercita anche poteri civili, oltre a quelli religiosi. In città il vescovo esercita
questi poteri in modo da lasciare più libere le persone.
Alla fine dell’11° secolo e gli inizi del 12° secolo, in anni diversi in tutte le città
italiane, avviene un fatto molto importante, una sorta di ribellione ai vescovi. I
cittadini incominciano spontaneamente, in modi diversi a seconda delle città, a
governarsi da soli senza dover rispondere più al vescovo.
In alcune città i cittadini fanno da soli e in altre governano con in vescovo e
pian piano lo estromettono. In ogni città italiana si forma un autogoverno
cittadino. I cittadini danno il potere a dei propri cittadini che hanno il potere di
governarli. I cittadini giurano fedeltà ai loro capi ai quali delegano i poteri
pubblici (amministrare la città, fare la giustizia…). Nasce, nel momento del
giuramento e con l’estromissione del vescovo, il comune. Il comune è
un’associazione tra tutti i cittadini.
Il modello italiano: in città governano i consoli. I cittadini delegano i poteri
pubblici ad un certo numero di consoli, che varia da città a città, e quindi non
era fisso. I consoli sono i rappresentanti delle principali famiglie di quelle città
che si assumono il compito di governare la città estromettendo il vescovo. I
consoli esercitano tanti poteri tra cui: il comando dell’esercito comunale e
l'amministrazione della giustizia civile e penale.
L’accesso al consolato restava un privilegio di pochi.
Accanto ai consoli opera un'assemblea dei cittadini chiamata ARENGO.
Davanti a questo palazzo si facevano le riunioni di tutti i cittadini. Questa
assemblea si può chiamare anche CONCIO. Questa assemblea è molto grande,
perciò, per prendere le decisioni si creano, spontaneamente, delle assemblee
più piccole che sono più funzionali e sono chiamate CONSIGLI CITTADINI
(consilia). consiglio maggiore
Questi consigli sono normalmente due: il e il
consiglio minore.
Questi due consigli sono settoriali (sono solo con alcuni cittadini che vengono
eletti con delle complicate procedure di elezione).
Non tutti i cittadini avevano la possibilità di sedere in consiglio.
Le cariche in una città comunale italiana non sono a vita ma durano poco.
Questi due consigli comunali prendono le decisioni. Ad esempio a Milano nel
1200 il consiglio maggiore è formato da 800 cittadini. La vecchia assemblea
non si riunisce più.
Mentre i consoli comandano l'esercito, stipulano e firmano i vari trattati e
amministrano la giustizia, i consigli fanno tutto il resto. Si va in consiglio
comunale per decidere se si fa o meno la guerra ed è qui che si nominano le
singole cariche amministrative sulle quali si regge il comune. Tutte le cariche
burocratiche del comune vengono elette nei consigli comunali che esercitano
anche il potere normativo e quindi fanno le leggi.
I consigli hanno molte funzioni: deliberano guerre ed alleanze, nominano gli
ufficiali comunali, fanno leggi: era nei consigli infatti che si proponevano e si
votavano le norme che il comune riteneva conveniente emanare per regolare
non solo il proprio apparato costituzionale ma anche per intervenire in molti
altri campi.
Il comune si sviluppa in un sistema giuridico basato sulle consuetudini antiche.
Poi abbiamo il diritto romano, la legge per eccellenza. Dal momento che queste
leggi vengono riscoperte sono spontaneamente osservate. Accanto alle
consuetudini e alle leggi romane abbiamo delle nuove leggi e cioè le leggi che
ciascuna città decide di darsi in questi consigli comunali. Queste leggi si
chiamano STATUTI e rappresentano il simbolo dell'autonomia comunale. La
“stabilito nei consigli”.
parola statuto significa La legge comunale è quindi ciò
che viene statuito nei consigli. La norma si chiama statuto.
Lo statuto di Milano è la singola legge che in quell'anno i consiglieri comunali,
attraverso una delibera a maggioranza, hanno deliberato. Quando hanno
deliberato la norma, da quel momento in poi essa deve essere osservata. Agli
inizi del 12° secolo si fa conoscenza di questa nuova legge.
Gli statuti valgono per i cittadini e vengono stabiliti attraverso una procedura di
delibera che avviene all’interno dei consigli comunali.
Gli statuti, all'inizio, vengono deliberati singolarmente e quindi chi amministra
la giustizia in città deve informarsi quali sono le leggi, le consuetudini…
Gli statuti all'inizio sono singoli.
Ad un certo punto le città decidono di raccogliere tutti insieme in un libro gli
statuti emanati nel tempo e quindi si forma il LIBRO DEGLI STATUTI, un libro
ben strutturato e periodicamente aggiornato. I singoli statuti vengono numerati
dando una struttura a questo libro. Il libro degli statuti è anche chiamato dai
giuristi STATUTO. Questo libro diventa il simbolo dell'essere cittadini di quella
città.
Gli italiani legiferano molto. Questo fatto di avere il gusto di emanare tante
disposizioni deriva dal nostro passato medievale. Nelle nostre città medievali,
ad un certo punto, c'è stato un imperatore che ha preso tutto nelle sue mani.
Questo imperatore è Federico Barbarossa. Le città, quando si liberano di
Barbarossa, iniziano a legiferare a raffica. Osservano il diritto romano. I giuristi
chiameranno queste leggi “diritto comune”. Accanto al diritto comune ci sono
le leggi locali.
Nel mondo comunale la stabilità è data dal diritto romano. Poi c'è il mondo
delle continue leggi, una dietro l’altra, e questo è il mondo degli statuti che
cambiano in continuazione. Nelle città troviamo tanti statuti che si devono
integrare con le altre fonti precedenti.
Essere cittadini di Pavia non è essere cittadini di Milano. Quindi, se sono
milanese, il pavese per me è straniero. Il mondo comunale è un mondo di
divisione perché ciascuna città ha il suo territorio e i suoi cittadini. Al di fuori ci
sono altre città ed altri cittadini con i quali posso avere rapporti di pace ma
anche di guerra. Se esco dal territorio di Milano entro in un altro territorio con
altri cittadini, altri statuti, altri consoli…
Il comune non è stato consolare per sempre ma ad un certo punto c'è stata
un’evoluzione. Abbiamo avuto una nuova forma di comune, il COMUNE DEI
PODESTÀ. Il podestà era il rappresentante dei cittadini nel singolo comune.
Il podestà rappresenta il secondo tipo di modello di governo comunale. Le città
italiane passano dal modello consolare a quello podestarile. All’interno di
questa realtà vi sono anche molti conflitti interni per avere il potere. Per avere
il potere le famiglie sono disposte a tutto. I consoli non riescono a mantenere la
pace all’interno delle città. Si inventa un nuovo sistema che potrebbe salvare le
città dai conflitti. Ci si fa governare da un forestiero che non essendo mischiato
nelle lotte interne sarà imparziale. Questo forestiero (straniero) è il podestà,
che lo vanno