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SISTEMA DI PREVENZIONE E REPRESSIONE PENALE
1. 1923: nasce la milizia volontaria per la sicurezza nazionale; nasce anche come strumento attraverso cui il fascismo tenta di disciplinare l'attività delle squadre. Lo squadrismo ha giocato un ruolo rilevante per l'affermazione del fascismo, una volta avuto il potere però si trattava di controllare anche le attività squadristi che per evitare che esse imboccassero strade non gradite.
2. 1926: Arturo Bocchini viene messo a capo della Polizia -> nomina rilevante perché Bocchini inaugura un'idea delle attività di Polizia che valorizza molto il momento della prevenzione e dà avvio ad una sorta di schedatura a tappeto della popolazione avvalendosi anche di informatori (portinaie, portinai di alberghi) attraverso cui riesce a mappare la popolazione in tutti i suoi aspetti. Si censiscono minutamente le abitudini di vita, ivi compresi i vizi privati. Queste schedature rappresentano un materiale
importante e che poteva essere utilizzato anche per indirizzare le scelte dei soggetti.
3. 1926: Testo unico di pubblica sicurezza che scioglie partiti, associazioni e organizzazioni che svolgono azione contraria al regime.
4. 1926: istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato inizialmente immaginato come strumento transitorio di amministrazione della giustizia politica, poi rinnovato e durerà fino al '43.
Istituito con competenza a giudicare per i reati politici, cioè quelli contro la sicurezza dello Stato. Per i più gravi viene istituita la pena di morte anche se le sentenze capitali eseguite saranno poche. Viene all'inizio istituito come un Tribunale di guerra, nel senso che usa norme e procedure tipiche dello stato di guerra senza garanzie per l'imputato e senza contraddittorio, viene assottigliato molto il diritto alla difesa e si ammettono anche prove sommarie. Viene presieduto da un generale ed è formato da 5 giudici scelti tra i
volontari della milizia per la sicurezza nazionale. Il collegio giudicante viene composto dal Ministro della guerra. In uno Stato a vocazione totalitaria vediamo quindi che, oltre al nemico esterno, c'è anche il nemico interno, cioè l'oppositore politico, colui che contesta la visione del mondo veicolata dal regime; al nemico interno si fa la guerra al pari dell'esterno. Il fatto che la composizione del collegio faccia capo, all'inizio, al Ministro della guerra e comprenda ufficiali della milizia volontaria, fa capire come il Tribunale nasce come organo dell'opposizione politica. Giurisdizionale speciale che ha la missione specifica di repressione. 5. 1927: OVRA (polizia segreta di tipo politico) 6. 1930/31: codice penale Rocco che, sebbene rivisto, è tuttora il codice vigente in Italia. Da un lato reca l'impronta autoritaria del regime, dall'altro lato reca più genericamente i segni di una mentalità che era diffusa econdivisa dai paesi contemporanei al fascismo anche se retti da regimi politici diversi. Per esempio la penalistica ha notato come uno dei segni dell'impronta autoritaria sia rappresentata dal fatto che il codice segue quella che è stata chiamata una progressione discendente, cioè nella identificazione dei beni da proteggere, al primo posto sta lo Stato, bene supremo, per poi arrivare all'individuo. Per altri aspetti è più facile trovare i segni di una mentalità diffusa a quel d'onore, tempo che le impronte di un regime totalitario esempio il matrimonio riparatore, il delitto la previsione che l'adulterio femminile fosse sempre punito mentre quello maschile solo se si risolveva in una sorta di concubinato, il riferimento alla violenza sessuale considerata come reato contro la morale e non contro la persona. Si tratta chiaramente di disposizioni discusse e discutibili, criticabili, ma non riportabili ad una visione totalitaria, mapiù a dati di costume che prevedevano una forte subordinazione della donna all’uomo e l’idea che le offese alla donna fossero offese ad una certa idea di morale più che alla persona. E’ forse più grave segnalabile quanti anni ci abbia messo il legislatore repubblicano a metter mano su queste norme e trasformarle - si deve spettare gli inizi degli anni ’80 per l’abolizione del delitto d’onore e si deve aspettare il 1996 perché la violenza sessuale venga riconosciuta come delitto contro la persona. Alcuni recenti studi hanno notato come il fascismo abbia utilizzato anche l’internamento nei manicomi come strumento di prevenzione e repressione dell’opposizione - sono state considerate matte persone che si opponevano.
7. 1926 e 1921: riformato il Confino utilizzato come strumento per allontanare gli oppositori veri o presunti. E’ infatti una misura di prevenzione che prescinde da prove di colpevolezza - i
Confinati venivano mandati al Confino senza subire un processo, ma in quanto semplici sospettati ritenuti pericolosi "per la sicurezza pubblica o l'ordine nazionale". Le terre di Confino sono state terre anche in cui è stato possibile immaginare il mondo dopo la caduta del Fascismo. Il Manifesto di Ventotene, dove si immagina una Europa post fascismo, fu scritto a Ventotene (isola dell'arcipelago Pontino) da alcuni confinati.
Accanto a questi interventi normativi che hanno il comune denominatore di comprimere le libertà individuali e politiche e di eliminare o ridurre drasticamente l'importanza delle sedi normative, vi è un altro pacchetto normativo che esprime in modo più netto il volto modernizzatore del Fascismo. Accanto ad una grave compressione delle libertà, abbiamo una faccia concomitante del regime che è quella che tenta di attribuire al fascismo il volto di un fenomeno moderno che recepisce uno spirito del tempo.
Tipico del '900. In questo senso si collocano le leggi sulle bonifiche, infatti molti territori furono bonificati durante il fascismo; le leggi sui consorzi, l'intervento pubblico in economia soprattutto dopo la grande crisi del '29, gli interventi in materia di ordinamento corporativo, in urbanizzazione (furono create o ristrutturate città, interi quartieri come Latina), così come sono state emanate alcune norme a tutela del paesaggio e patrimonio artistico. Questi due volti non sono in contrasto perché la capacità di realizzare anche cose nuove può convivere anche con un regime di importanti compressioni dei diritti e libertà degli individui.
Marcello Piacentini nel 1942 al prefetto Nicola De Cesare, segretario di Mussolini: "Questo è un vero tempio moderno, che oggettivizza i miti del credo fascista. L'idea di forza, espressa dalla mole gigantesca, e l'idea di universalità, rivelata da un classicismo imperituro."
“sono comprensibili e raggiungono la coscienza delle masse”. Marcello Piacentini è uno degli architetti di Punta del Fascismo, cui si deve la realizzazione di importanti opere architettoniche e urbanistiche. Nel ’42 spiega così, secondo lui, il Palazzo di Giustizia di Milano, edificio enorme, e Piacentini lo descrive così come riportato. Anche l’architettura viene considerata consapevolmente come uno strumento per conquistare il consenso e modellare la coscienza delle masse. Quando abbiamo parlato della politica sociale, abbiamo sottolineato come, per la pubblicistica di regime, la politica sociale fosse un’attività senza confini, che abbracciava TUTTO quello che fosse stato necessario e utile per attrarre le masse nell’orbita del regime e si parlava dell’importanza, di arte e architettura, di tutto ciò che potesse parlare alle masse. Il Palazzo di Giustizia, questo mix di imponenza e classicismo, era
un'opera che agli occhi di Piacentini riusciva a parlare alle masse come un discorso o uno scritto.
LA CITTA' DEI PRODUTTORI
Uno dei tratti della costruzione dello Stato fascista fu rappresentato anche dall'ordinamento corporativo e dal rilievo che si dichiarò di voler dare alla figura del produttore. L'idea di dar vita ad una nuova civiltà dela qualunque titolo, partecipa al processo produttivo, quindi dall'ultimo produttore inteso come soggetto che, dei lavoratori al capitano d'industria. Il produttore è visto anche come nuovo soggetto attivo, da un alto ci sono i produttori, dall'altro ci sono i parassiti, cioè coloro che non partecipano ai processi di crescita e disviluppo della Nazione. Abbiamo detto che lavoro e produzione iniziano a circolare in modo forte soprattutto negli anni del conflitto mondiale e si tratterà di termini che ricopriranno un ruolo decisivo anche nella costruzione della democrazia. Sono
termini tipici del lessico novecentesco che assumono significati diversi adell’emergenza. Accende i riflettoriseconda del contesto politico che gli esprime. La guerra, sotto la spintasull’interesse della produzione di beni, vista come un’esigenza vitale per una nazione che deve sopravvivereallo sforzo bellico; quindi avere una produzione adeguata anche allo sforzo della guerra diventa un interessevitale per lo Stato, l’interesse alla produzione diventa quasi una delle tante e possibili declinazioni dellanozione di interesse generale. La produzione è un fattore che interessa lo Stato non meno di altri legati allasua difesa e tutela. Stato corporativo considera l’iniziativa privataDichiarazione VII Carta del lavoro: «Lo nel campo dellaproduzione come lo strumento più efficace e più utile nell’interesse della Nazione. L’organizzazione privatadella produzione essendo una funzione di interesse nazionale,L'organizzatore dell'impresa è responsabile dell'indirizzo della produzione corporativo riconosce l'attività privata perché produzione di fronte allo Stato lo Stato ritiene che in campo economico possa concorrere, meglio dell'ente pubblico, alla realizzazione dell'interesse dell'organizzazione privata della produzione è una della Nazione. La Dichiarazione procede dicendo che funzione di interesse nazionale, quindi organizzare un'unità produttiva significa collocarsi fuori da un'orbita strettamente privatistica, il giorno in cui decido di diventare imprenditore io cesso di compiere una scelta esclusivamente privata e mi metto in relazione con interessi che trascendono la mia sfera strettamente privata. Per questo, colui che organizza l'impresa è responsabile dell'indirizzo della produzione davanti allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse.
ciproca responsabilità. Il prestatore d'opera, impiegato ed operaio, è un collaboratore attivo dell'impresa economica, la cui responsabilità tecnica è affidata al datore di lavoro.