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LO STATO A VOCAZIONE TOTALITARIA

Tale vocazione considerata nuova nel regime fascista fu enunciata a livello teorico, anche dal punto di

vista giuridico, i giuristi identificano i caratteri dello stato totalitario. Questa vocazione fu enunciata dal

più teorico giurista, dai giuristi di regime, inoltre ci consente di trattare il “quanto di questa vocazione si

sia realizzato”, come viene prospettato questo nuovo tipo di stato. Nel 1963, Paolo Ungari scrisse:

“Alfredo Rocco e l’ideologia giuridica del fascismo”, libro che appare portatore di una tesi che fino a

quel momento non aveva trovato campo; vede nel fascismo un periodo storico capace di produrre una

propria ideologica giudiziaria, propria concezione del diritto.

Alfredo Rocco è un giurista che nasce come cultore del diritto ed uno dei massimi costruttori dello stato

nuovo, è tra gli uomini di punta del regime che contribuiscono alla costruzione istituzionale dello stato. I

giuristi di regime sono un gruppo di giuristi diversi fra loro e disciplinati da matrici idealiste, mettono a

fuoco i caratteri del nuovo stato fascista, spesso ci sono stati tra loro degli scontri nella scelta dei

caratteri che avrebbe dovuto avere questo nuovo stato, la caratteristica comune su cui tutti sono

d’accordo, è che lo stato nuovo totalitario rispondeva alle nuove esigenze del XX secolo.

Tra i più importanti ricordiamo: Alfredo Rocco, Sergio Panunzio, Arnaldo Volpicelli, Ugo Spirito,

Giuseppe Bottai…

Giuristi che discutono sulle caratteristiche che lo stato avrebbe dovuto avere per rappresentare tale

periodo; giuristi che vedono la possibilità di contribuire alla costruzione delle norme, il ruolo del

giurista che progetta. Il giurista deve collaborare a progettare le norme, non deve solo applicarle.

Bottati afferma che: “lo stato liberale era uno stato immobile e lontano”, che aveva coltivato la distanza

dalla società e che per questo non era stato in grado di resistere alla forza d’urto della nuova società di

massa. I giuristi dibattono sui caratteri che il regime dovrebbe assumere per rappresentare una pagina

nuova della storia nazionale; rivendicano una posizione di protagonismo nella progettazione del nuovo

ordine fascista. Uno degli aspetti che attornia la galassia dei giuristi di regime attiene alla diagnosi della

crisi dello stato liberale, perché troppo distante dalla società, incapace di entrare in contatto con la

realtà, con le nuove caratteristiche assunte dalla nuova società di massa. Il problema del XX secolo

riguarda il governo della società di massa; quindi, nello stato liberale doveva entrare uno stato capace di

legare stabilmente alla società (la sovranità doveva diventare una funzione di relazione).

I due limiti dello stato liberale sono:

a. Lo stato liberale, agli occhi dei giuristi di regime, non era solo uno stato lontano, ma anche

agnostico, uno stato sfornito di contenuti, di idee e scopi. Lo stato invece doveva affermarsi non

solo come forza, ma anche come idea.

b. Lo stato liberale non si fa portatore di una propria visione del mondo, può essere permeabile a

tutti i programmi ed è uno stato fragile. Una delle caratteristiche del regime totalitario è quella

di essere portatore di una certa visione del mondo.

Il problema del XX secolo è il problema del governo della società di massa A. Rocco: «le cose sono

mutate profondamente il giorno in cui le masse sono entrate nella vita dello Stato» questo richiede di

ripensare radicalmente i contorni dell’autorità e della sua relazione con la società, allo Stato liberale

«immobile e lontano» (Bottai) doveva subentrare uno Stato capace di legare stabilmente a sé la società,

di moltiplicare i canali di raccordo tra Stato e società (la sovranità doveva diventare una funzione di

relazione, non più di distanza).

Uno stato a vocazione totalitaria non è interessato solo a realizzare una sorveglianza poliziesca sulla

società, ma mira a guadagnare il consenso della società, di contribuire a modellare una società nuova,

coerente con la propria visione del mondo. Lo stato a vocazione totalitaria lega a sé la società, la

conquista, organizzandola: processo di entificazione, di moltiplicazione degli enti e delle organizzazioni

sociali politiche ed economiche, incaricate di garantire una diffusione capillare del potere dello stato.

Queste organizzazioni sono di solito, direttamente o indirettamente, legate al partito. Questa forza di

organizzazioni non è espressione della libertà della società, non ha un volto pluralista, ciò non toglie che

questo processo di entificazione possa produrre effetti diversi o addirittura contrari a quelli seguiti.

L’ORDINE COSTRUITO DEL NOVECENTO

Il Novecento conosce due grandi stagioni giuspolitiche; il Novecento segnala la necessità di costruire le

coordinate dell’ordine muovendo dalla relazione e non più dalla separazione dei suoi termini. L’ordine

non deriva più dalla separazione tra individuo e stato, ma mettendoli in relazione. La seconda parola

“ordine costruito”, appare chiaro come l’ordine non possa più essere

fondamentale è la costruzione,

considerato come relazione armonica tra i suoi termini, ma deve essere costruito. È sintomatico di

questa visione dell’ordine, il diffondersi della metafora della macchina o quella dell’ingegneria

istituzionale costituzionale che ci mette in contatto con l’idea di uno spazio da costruire. Il termine

“stato a vocazione totalitaria” indica il fatto che, da un lato, questa fu teorizzata, dall’altro consente di

non affrontare un altro problema che è quello di quanto davvero questa vocazione riuscì ad attuarsi.

Anche la componente giuridica da un contributo rilevante all’identificazione delle caratteristiche che

quello totalitario. Emerge l’idea che il giurista non debba solo

avrebbe dovuto avere questo stato nuovo,

leggere e commentare le norme, ma l’idea che il giurista debba contribuire in prima persona alla

Il termine “totalitario” viene coniato dagli antifascisti

costruzione del nuovo ordine. in esilio; altro tratto

comune riguarda la diagnosi della crisi dello stato liberale, questo agli occhi della pubblicistica di

regime, si era condannato ad una crisi irreversibile per due essenziali ragioni:

Lo stato liberale era uno stato agnostico, non esprimeva una propria visione del mondo, è uno stato

- permeabile ad ogni idea, ad ogni programma, lo stato che veniva immaginato, non deve occuparsi

solo dei corpi, ma anche delle anime, deve diffondere la propria visione del mondo fino a

conquistare l’anima dei soggetti;

“immobile e lontano” (Bottai),

Lo stato liberale era uno stato uno stato che concepiva la sovranità

- come una funzione di distanza, si riteneva sovrano se e finché capace di tenere la società a debita

distanza. Questo ha costituito un elemento di debolezza, perché la società ha iniziato a percepire lo

stato come qualcosa di lontano ed ostile, questo è stato uno sbaglio iniziale dello stato liberale.

Lo stato novecentesco è uno stato che deve essere capace di affrontare il problema centrale del

Novecento, ovvero quello del governo della società di massa, venire a capo di questa società virulenta

ed a volte aggressiva nei confronti dello stato; per far questo vi è bisogno dello stato totalitario.

“Organizzo ergo sum”, l’essenza dello stato della sovranità statuale

Emanuele Orlando aveva definito

“iubeo ergo sum”, comando dunque sono, l’essenza dello stato è qui, lo stato è un

con questa forma:

ente capace di esprimersi in forma imperativa, attraverso comandi; lo statualismo ottocentesco è

comunque uno statualismo che tende a vedere lo stato come un potere esterno alla società che resta in

una sfera distante da quella della società. Lo stato a vocazione totalitaria, invece, aspira a moltiplicare i

legami con la società, Costa afferma che il lessico totalitario è un lessico di relazione, presuppone e

promuove la moltiplicazione dei legami tra stato e società. L’obiettivo di uno stato totalitario non è un

obiettivo di tipo autoritario e poliziesco, ma quello di catturare il consenso delle società, ogni

esperienza a vocazione totalitaria, immagina di costruire un uomo nuovo, che sia conquistato dal

sistema di valori e di ideali promosso e diffuso dallo stato. “Organizzo ergo sum”, dunque, viene dal

fatto che uno stato a vocazione totalitaria mira ad ottenere una presenza capillare nella società, aspira a

conquistare l’anima degli uomini, perché questa opera possa avere luogo, è necessario che lo stato

organizzi la società sottoposta al suo potere. Tutte le esperienze a vocazione totalitarie si caratterizzano

per un processo di entificazione del sociale, vengono create una serie di organizzazioni che hanno lo

scopo di realizzare questa organizzazione statuale dello spazio sociale. Questi gruppi hanno anche lo

“bonifica morale e fisica degli individui”,

scopo di contribuire alla di creare individui nuovi, convinti

del patrimonio ideale di cui lo stato si fa promotore. In Italia, nel ’25 viene creata l’OND,

perché anche l’organizzazione del tempo non lavorativo

organizzazione nazionale del dopolavoro,

viene considerata parte di questo progetto di conquista statuale della società. In queste visioni lo stato

nuovo doveva saper superare un altro dei grandi limiti della storia precedente, uno di questi era

l’individualismo che agli occhi della pubblicistica di regime, che da un lato rappresenta una categoria

utilizzata per descrivere un limite dei secoli di storia precedenti l’avvento del regime; la storia passata

viene dipinta come una serie di visioni e di esperienze malate di individualismo, caratterizzate

di far prevalere la forza aggregante dello stato sulla forza disgregante sprigionata da

dall’incapacità

individui e gruppi sociali. Dall’altro lato, invece, l’individualismo serve a segnalare un altro limite

tipico della modernità successiva alla Rivoluzione francese, il fatto di aver concepito i diritti

dell’individuo come uno spazio tendenzialmente protetto, riservato all’individuo, tendenzialmente

inaccessibile allo stesso potere pubblico. Questo stato, che organizza la società, può produrre effetti

a quelli sperati, questo è avvenuto ad esempio per l’esperienza italiana. Le organizzazioni

contrari

immaginate per saldare lo stato alla società, sembrano aver prodotto l’effetto contrario, disgregante.

I due principali strumenti utilizzati per conquistare il consenso sono: la propaganda e la politica

sociale. Le esperienze to

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A.A. 2023-2024
36 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maria2-- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Stolzi Irene.