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GALENO
Galeno (129-200 circa), il noto medico-filosofo di Pergamo, fu medico personale degli imperatori Marco Aurelio e Commodo. A differenza di Epitteto e Luciano, egli ha un'opinione realmente positiva sulla tenuta morale dei Cristiani.
Attraverso la Historia anteislamica di Abulfida ci è pervenuto questo passo: "I più tra gli uomini non sono in grado di comprendere con la mente un discorso dimostrativo consequenziale, per cui hanno bisogno, per essere educati, di miti. Così vediamo nel nostro tempo quegli uomini chiamati Cristiani trarre la propria fede da miti". Essi, tuttavia, compiono le medesime azioni dei veri filosofi. Infatti, che disprezzino la morte e che, spinti da una sorta di ritegno, aborriscano i piaceri carnali, lo abbiamo tutti davanti agli occhi. Vi sono infatti tra loro sia uomini che donne i quali per tutta la vita si sono astenuti dai rapporti; e vi sono anche coloro che sono a tal punto progrediti nel dominare e dirigere gli animi.
e nella più tenace ricerca della virtù, da non cedere in nulla ai veri filosofi". 10La letteratura qumranicaUn pastore scopre in una caverna delle anfore con dentro 800 rotoli di papiri appartenenti a comunità monastiche che come i benedettini del 600 copiavano a mano i testi sacri per salvarli e diffonderli. Grazie a questi rotoli si è potuto comprendere l'essenzialità di Giovanni Battista. Andando a leggere i testi qumram possiamo notare l'affinità con quanto affermava Gesù. Comunque resta ancora il problema del peso globale che ciascun gruppo di fonti può avere; infatti si può avere l'impressione che nei Vangeli non ci sia nulla che non sia tramandato anche dalla tradizione rabbinica: singole frasi e singole massime sono documentate simili o uguali nell'uno come nell'altro corpus. Ma è l'accumularsi nel Nuovo Testamento di un certo tipo di massime e di pensiero che dà a questo unaspetto inconfondibile di fronte alla tradizione rabbinica. Ma dato che è difficile distinguere che cosa fosse di Gesù stesso e che cosa della prima comunità, per risolvere il problema è meglio rifarsi in maniera particolare al Vangelo di Marco che rispecchia abbastanza da vicino la situazione iniziale. (è ritenuto il vangelo più antico e vicino alle origini quindi più "genuino")). L'episodio del paralitico (Marco 2, 1-11) Si può notare che in questo passo Gesù identifica se stesso con la figura e soprattutto con le funzioni del Figlio dell'Uomo, un personaggio celeste; Questo brano suscita anche un altro problema. Gesù dice di essere in grado di rimettere i peccati, cioè di "giustificare". Il problema della liberazione dal male e dal peccato in particolare era molto sentito all'epoca di Gesù e già da tempo; perché il peccato era sentito come l'unico vero.ostacolo alla salvezza. L'episodio del paralitico mostra come anche per Gesù (e a quanto pare all'inizio della sua predicazione, nell'interpretazione di Marco) la giustificazione gratuita dal peccato appariva come l'unica via di salvezza dal male. Il calendario Secondo tutti e tre i sinottici Gesù celebrò la Pasqua prima che la si celebrasse in Gerusalemme. Quella festa importante che i tre sinottici fanno cadere nel sabato successivo alla morte di Gesù, Giovanni la chiama esplicitamente Pasqua, cosa che gli permette di sviluppare il teologumeno di Gesù agnello che muore insieme agli agnelli pasquali. Naturalmente Giovanni non dice che Gesù aveva già celebrato la sua Pasqua: Gesù aveva solo fatto "la Cena". Questa contraddizione aveva sempre molestato i critici. Ora, questa presenza di due calendari liturgici diversi al tempo di Gesù è certa. Da una parte si seguiva il più antico.calendario solare; da un'altra il calendario lunisolare proprio già da tempo dell'amministrazione di Giuda, perché era il calendario di tutti i popoli circonvicini. Questo fenomeno del doppio calendario lascia intravedere una società che, sul piano religioso, doveva essere in qualche modo spaccata in due: coloro che seguivano l'innovazione liturgica dei farisei e coloro che non la seguivano.
L'impurità (Marco 7) Al tempo di Gesù l'impurità costituiva problema da tempo; Ora, secondo Gesù, l'impurità esisteva realmente. Si limitava a escludere che potessero esistere cibi impuri, o, in ogni caso, che la loro impurità fosse capace di contaminare l'uomo. Non esiste, in Gesù, una presa di posizione circa l'impurità da contatto. Ma nell'insieme appare chiaro che per Gesù contaminava il peccato e solo quello. Ma resta aperto il problema di come interpretare il peccato, se anche.
La trasgressione delle norme di purità era in effetti un peccato. Dall'insegnamento di Gesù ai discepoli si deduce che per lui le norme di purità dovevano essere considerate abrogate. Il messianismo Il pensiero di Gesù riguardo al Messia è espresso chiaramente in Marco 12, 35-37; Se Gesù si ritenne Messia, fu Messia superumano e se fra i vari titoli che furono attribuiti a Gesù, quello che si affermò nella prima comunità cristiana fu quello di Messia, ciò fu possibile solo perché per molti ebrei del tempo il Messia doveva avere caratteri superumani. (L'importanza del messianismo deriva da un atteggiamento di sfiducia nell'uomo che non è nuovo nel giudaismo). Un caso importante di halakah: il divorzio Non c'è dubbio che per i farisei il divorzio, o meglio il ripudio era lecito secondo la Legge deuteronomica. Si poteva discutere sui motivi che lo legittimavano, ma non sulprincipio.Nel vangelo di Marco, la posizione di Gesù sembra uguale a quella essenica,tranne il problema delle seconde nozze del vedovo, del quale non parla.Conclusioni: Dall'analisi condotta su questi pochissimi passi il giudaismoappare sostanzialmente diviso in due grandi tipi e il pensiero di Gesù fu semprelontano dall'estremismo essenico. In poche parole la formazione di Gesù fu ditipo essenico ma fu unica perché lo porto a un continuo confronto con l’altraparte; e fu un “confronto” e non “scontro” perché si trattò sempre di un dialogofra ebrei condotto, secondo la mentalità ebraica del tempo, non sui grandiprincipi, ma solo su molti problemi particolari.
13CHIESA NASCENTE E CIVILTA’ ANTICAAnche se la religione non aveva un ruolo così importante nella società romanac’era comunque la concezione che l’Impero fosse guardato benevolmente datutti gli Dei, ossia dalla
Ebrei furono puniti più volte per i loro tentativi di resistenza, ad esempio con la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C.. Il cristianesimo delle origini era una branca dell'ebraismo, e come tale venne considerato per un certo periodo anche quando se ne separò: spesso i provvedimenti giuridici erano poco chiari e valevano per entrambe le religioni.
La stragrande maggioranza dei popoli antichi era politeista: riteneva che i vari aspetti della realtà, o i vari popoli, avessero un dio specifico, una sfera protettiva particolare. Quelli che credevano in un solo dio invece sembravano negare la sacralità di tutti i possibili aspetti del creato ad eccezione di un solo aspetto, cioè proprio la sua unicità. Ai pagani i monoteisti sembravano intolleranti, irrazionali, o quantomeno egoisti.
La repressione dei cristiani: I cristiani delle origini, allo stesso modo degli ebrei, si riconoscevano come una comunità all'interno
della comunità dello stato romano: spesso rifiutavano di prestare servizio militare. E spesso rifiutavano anche di assumere impegni sociali o civili. E tutto questo in nome dell'uomo, della pace, della giustizia, senza l'uso di armi. Il movimento minava le basi stesse della società, condannando l'idea della dominazione imperiale, sovvertendo i valori tradizionali romani e ponendosi come unica fede possibile. La nuova religione, però, si allontanò dall'esclusivismo ebraico, aprendosi volentieri alla diffusione presso i pagani; subito dopo la conquista della Giudea da parte dei romani, in seguito alla conversione di Paolo di Tarso, i cristiani decisero che tutti potevano convertirsi senza essere circoncisi e senza adottare particolari forme di vita tipiche della ristretta comunità ebraica. Dopo la punizione che i romani inflissero agli ebrei con la distruzione totale di Gerusalemme nel 70 e la successiva diaspora (un