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La datazione è incerta, può essere stato composto dal 70 fino al 110-120 d C, non sappiamo da chi e dove. È un testo scoperto verso la metà dell'ottocento eda allora ha dato luogo a diverse interpretazioni.

Il titolo recita: istruzioni dei 12 apostoli - presenta il testo come la scrittura di un testo in accordo di tutti gli apostoli - testo apocrifo o pseudoepigrafo = sottofalso nome (ad esempio il libro di Daniele nell'antico testamento, scritto tra II-III sec a C ma attribuito a un Daniele vissuto prima/durante la cattività babilonese). Si tendeva a far circolare dei testi con l'autorità di personaggi conosciuti.

Fa parte del genere letterario delle didascalie apostoliche: testi che rivendicano un'origine apostolica, molto spesso normativi. La tradizione di questi testi è complicatissima perché sono facili da integrare con qualcosa che rispecchia l'abitudine di quella chiesa là.

riallacciandola all'attività apostolica. Questo però è uno dei testi più antichi del tipo. Cosa contiene: istruzioni di carattere morale, argomenti liturgici, disposizioni su alimenti digiuno, prassi battesimale, preghiera, eucarestia e poi argomenti di carattere disciplinare che riguarda la vita quotidiana della comunità, ad esempio come si devono accogliere i profeti, gli apostoli, l'assemblea domenicale, la confessione dei peccati, come comportarsi con vescovi e diaconi = testo prescrittivo. Interessante di questo testo e dimostra la sua antichità il fatto che Gesù venga sempre chiamato servo di Dio (eccetto una volta che si ritiene sia un'interpolazione). Dal paragrafo 3 in avanti giustapposizione di testi dei vangeli. Questo ci dice il modo in cui la chiesa antica ha costruito le proprie norme: presentandole come fondate biblicamente. Certo questa bibbia citata è anche un modo di interpretare la scrittura e alcuni testi.

Sono difficili da comprendere. La teoria delle due vie è una teoria classica ma anche giudaica che ritroviamo anche nella lettera di Barnaba. Dal paragrafo 8 all'11 riguarda una sezione di carattere liturgico. Gli "ipocriti" sarebbero in senso lato i giudei o i giudeocristiani, cioè quei credenti in Gesù che però continuavano le pratiche del giudaismo. I cristiani per distinguersi dagli ebrei avevano come giorno di astinenza e digiuno il mercoledì e il venerdì (qui chiamato giorno della preparazione). La prima grossa controversia delle chiese aveva che fare con la questione quarto decimana.liturgia, la Una parte delle chiese, specie le orientali, seguivano gli usi pasquali degli ebrei, celebrando la pasqua in qualsiasi giorno della settimana si presentasse secondo il calendario ebraico e non la domenica successiva alle fasi lunari. La liturgia è l'aspetto religioso che più rende visibile la concordia o la divisione.

delle chiese. Troviamo ancora nel IV sec un predicatore come Giovanni Crisostomo che se la prende con igiudaizzanti perché seguono le feste degli ebrei, digiunano con loro invece che come le altre chiese. La preghiera del padre nostro è quasi identica a quella del vangelo di Matteo, il testo è stato scritto dopo. Una delle forme più antiche per svolgere l'eucarestia: prima il rendimento di grazie sul calice e poi lo spezzare il pane. La santa vita di Davide è un riferimento simbolico alla chiesa, perché Gesù era ritenuto di ascendenza davidica. In un momento così importante, tutt'ora il rito "pais-paidos" più importante ci si riferisce a Gesù con la parola greca col significato di servo, non c'è riferimento alla sua divinità. Il signore è un riferimento a Dio e non a Cristo come avviene nei testi successivi. Un uso rimasto nelle chiese cristiane è che

L'eucarestia è data sola ai battezzati. Nella chiesa antica l'uso era quasi misterico, chi non era battezzato al momento della celebrazione era allontanato. Un'idea che in fondo è rimasta nella chiesa ortodossa per cui gran parte del rito avviene dietro a un paravento. La sazietà può derivare dal mistero ma anche riferirsi al pasto comune che avveniva nelle celebrazioni. Interessante che Paolo nella lettera ai Corinti rimproveri il fatto che questo pasto dava origine a comportamenti imbarazzanti perché ognuno si portava il proprio cibo, non c'era una condivisione dei cibi. L'idea che emerge è che questa comunità intendesse Gesù al pari di un profeta, qualcuno che ha rivelato qualcosa. Per Paolo invece è la morte e la risurrezione di Gesù il fondamento della fede. Il destinatario della preghiera dopo il pasto è Dio non Cristo. E una comunità che ha al centro la speranza di una venuta.

del regno (chi è santo verrà, chi non lo è si penta) e poi la chiusura maranatha. In aramaico: Questo termine significa il signore viene (=sottolinea l'imminenza del regno) o il signore è venuto (fa riferimento alla venuta di Gesù). Guardando il testo, apostolo = profeta, li considera con la stessa funzione. Paolo si accreditava come apostolo ma chi lo riceveva come poteva distinguere da un ciarlatano? Qui siamo di fronte a una comunità in cui si inizia ad avere una struttura locale ma che dipende da emissari esterni. Chiese più assestate che incaricavano uno di andare a predicare. Allora il testo dà una serie di criteri per distinguere il vero profeta, ma dice che non si deve mai giudicare quello che dice. Siamo in una struttura di carismatici itineranti che si spostavano di città in città magari fondavano un nucleo di cristiani con cui mantenevano dei rapporti. Il problema era stabilire la loro autenticità.non hanno la stessa autorità e conoscenza. Inoltre, c'è anche il problema dell'ozio, cioè delle persone che vivono senza fare nulla e si affidano agli altri per sostentarsi. Questo è un comportamento che non viene accettato nella comunità cristiana. Per quanto riguarda il maestro, è una figura importante che ha conoscenze e autorità per insegnare. È simile al rabbino ebraico, ma scompare quando emerge l'episcopato monarchico, che unisce il potere sacramentale e il magistero in una sola persona. In conclusione, la comunità cristiana deve fare attenzione ai carismatici itineranti, valutando se sono veri o meno, e dare importanza anche alle figure locali che hanno conoscenze e autorità. Inoltre, è importante evitare l'ozio e vivere in modo responsabile.gli episcopi e i diaconi erano scelti dalla comunità, sembravano meno prestigiosi - non disprezzateli. Episcopi qui non sta per vescovi ma fa riferimento a cariche con compiti pratici (ad esempio tenuta della cassa comune, distribuzione dei fondi). È un testo che incoraggia la comunità all'avvigilanza, a essere pronti per la fine. Chi è un profeta? = colui che parla per Dio. Il profeta è colui che parla al posto di Dio, poi ha assunto altri significati. Noi ad esempio pensiamo a colui che vede nel futuro, ma il profeta è colui che vede chiaramente, vede quello che gli altri non vedono o non vogliono vedere (vedi storia di Giona). Il profeta quindi è quello che va davanti al re e dice che è ingiusto. Non necessariamente preannuncia la fine del mondo... Profeta = colui che parla al posto di = colui che è mandato da = apostolo. La condizione sociale dei primi seguaci di Gesù. Quadro descritto dai Vangeli: Gesù predica.muovere le persone a condividere i loro beni e a vivere in comunità. La povertà e la condivisione erano valori fondamentali per i primi cristiani, che si sostenevano reciprocamente e si prendevano cura dei più deboli. Inoltre, la conversione al cristianesimo poteva avvenire in tutti i ceti sociali, anche tra i ricchi e gli influenti. Nonostante ciò, Paolo sottolinea la sua indipendenza economica e il suo lavoro come tessitore, evidenziando che non dipendeva dagli altri per il suo sostentamento. È importante notare che nella società dell'epoca c'erano anche degli schiavi, ma la conversione di un capofamiglia avrebbe coinvolto l'intera famiglia, compresi gli schiavi. La conversione al cristianesimo quindi poteva portare a un cambiamento radicale nella vita di una persona e della sua famiglia. In conclusione, i primi cristiani si muovevano in una rete di sostenitori che li ospitavano e li sostenevano, condividendo i loro beni e vivendo in comunità. La conversione al cristianesimo avveniva in tutti i ceti sociali e portava a un cambiamento radicale nella vita delle persone.

Incolti e donnicciole. Disprezzare il cristianesimo, dicendo che era Per il fatto stesso che possediamo testi scritti già dalla fase antica del cristianesimo possiamo capire che il cristianesimo attirava anche persone colte e quindi di un certo strato sociale. La religione cristiana era comunque un tipo di religione che richiedeva un certo livello di cultura proprio per il suo continuo rifarsi ai testi e alla loro memorizzazione. Un momento importante nella presenza di persone di strato elevato è la seconda metà del II sec da lì abbiamo produzione letterarie di livello sofisticato (lo stesso Giustino). Così come tra II e III sec si infittisce nei documenti il riferimento a nobili aristocratici, all’inizio del III sec nel larario dell’imperatore viene citato accanto ad Orfeo, Apollonio e Mosè anche Gesù. Parallelamente all’interno del cristianesimo si elabora una dottrina, un pensiero relativo all’uso cristiano delle ricchezze.

Clemente Alessandrino scrive

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Publisher
A.A. 2016-2017
37 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Bubi3382 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cristianesimo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Monaci Adele.