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STORIA DEI MEDIA IN ITALIA
Da un lato, i media sono uno strumento di modernizzazione di un Paese; dall’altro lato, i
media stessi sono influenzati dalla cultura nazione che cercano di trasformare.
Il “caso” italiano:
La storia dei media e dell’industria culturale in Italia si confronta con problematiche
peculiari: nazionalizzazione e periodizzazione. Per quanto riguarda la prima
caratteristica, in Italia, gli ultimi decenni dell’Ottocento si caratterizzano per essere gli
anni dell’unificazione nazionale del Paese ma anche della nascita dell’industria
mediale. Per quanto riguarda invece la seconda caratteristica, essa presenta ancora due
diversi aspetti:
Avvento dell’industria culturale: quando nasce? è un tema molto importante: si
può studiare lo sviluppo di questa industria approcciandolo allo studio per
esempio della storia politica nazionale (che ha da sempre influenzato lo sviluppo
dei media in uno Stato).
“Sintomi” che manifestano l’avvento dell’industria culturale, e le sue svolte
(continuità vs. discontinuità) es. Neorealismo: ha le sue radici nel periodo che lo
ha preceduto (anni ’30) quindi in realtà non rappresenta un taglio netto tra la fine
del totalitarismo fascista e l’avvento della repubblica “Ossessione”, 1942: film
che dà inizio al movimento neorealista.
La storia dei media si connette con la storia politica e la storia economica di un Paese, a
causa dell’importanza del mercato e del potere politico (es. Fascismo in Italia).
Quando si parla di storia socio-culturale si parla dei rapporti tra le varie “culture” nel
senso più ampio del termine:
I rapporti con le “culture” (élite/popolari, nazionali/straniere):
Scuola di Francoforte: vede in modo molto negativo l’avvento dei media come
mezzi di comunicazione di massa poiché esempio dello sviluppo sfrenato del
capitalismo.
Altri due casi di rapporti tra intellettuali e media: collaborazione implicita e
collaborazione esplicita (es. Mario Soldati).
Soltanto più recentemente, la cultura popolare tende a sovrapporsi con la
cultura dei media ma fino agli inizi del ‘900 si trattava di due mondi separati: si
parla di una certa “ibridazione” (es. sviluppo del cinema come anche attrazione
popolare).
Culture politiche nazionali (es. cultura cattolica, cultura legata al partito
comunista, cultura legata ai lavoratori, …): ognuna di queste culture presenta un
rapporto diverso con la cultura dei media (es. Partito Comunista: avversità contro i
mezzi di comunicazione, soprattutto la televisione).
Culture straniere: la prima cultura mediale straniera importata è quella
americana che svolge un ruolo essenziale nello sviluppo della cultura mediale
nazionale.
Il processo di “modernizzazione”: questo termine indica il passaggio da culture
molto legate alla tradizione contadina dell’Italia, a culture più moderne (legate a
società più urbanizzate).
Le strategie dell’industria culturale: le modalità specifiche attraverso cui
l’industria mediale si sviluppa.
La “specificità” italiana:
1861, l’Italia si unisce anni in cui inizia a svilupparsi anche la prima industria
culturale
Gli storici hanno osservato che, gli anni successivi all’unificazione nazionale, sono anni
caratterizzati da profonde disuguaglianze:
Disuguaglianze regionali: Nord e Sud
Disuguaglianze spaziali: città e campagna
Economia: agricoltura e industria
Lingua: italiano e dialetti
Cultura: scolarità e alfabetizzazione (conseguenze sullo sviluppo dell’industria
culturale)
Disuguaglianze nella diffusione dei media:
Fatica ad affermarsi la stampa come mezzo di comunicazione di massa:
analfabetismo; i giornali assomigliano tutti al modello di una stampa destinata ad
un pubblico borghese e di ceto alto (es. non si sviluppa il fenomeno del tabloid)
In Italia hanno un ruolo fondamentale quei media che non prevedono più una
competenza specifica: cinema (medium più popolare), fumetto (medium solo
parzialmente legato alla scrittura), la canzone saranno i medium in grado di
creare un pubblico di massa
Cultura nazionale vs. Cultura importata:
Ruolo della cultura “importata” nel processo di popolarizzazione dei media e dei
suoi prodotti: cinema di Hollywood, fumetto americano, … L’industria culturale
italiana è quindi per alcuni aspetti dipendente dall’estero (particolarmente dagli
Stati Uniti). Ci sono però alcune specificità: momenti di apertura (regime
Fascista) e momenti di chiusura (dal ’39, a causa dei patti tra Mussolini e Hitler)
La cultura importata dall’estero ha bisogno di un processo di mediazione
(processo di italianizzazione)
Antonio Gramsci imputa la difficoltà della nascita di un’industria culturale nazionale a
quell’atteggiamento di rifiuto verso la collaborazione da parte degli
intellettuali dello Stato assenza di una cultura nazional-popolare
L’avvento dell’industria culturale:
Quando facciamo riferimento alla nascita dell’industria culturale in Italia facciamo
riferimento a quei “sintomi” che gli storici hanno registrato in Italia a differenza degli altri
Stati europei.
Forgacs: guarda la stampa quotidiana e individua come sintomo principale la
progressiva modernizzazione che investe la stampa quotidiana nella seconda metà
dell’Ottocento:
1876 Nascita de “Il Corriere della Sera” da questa data in avanti, questo
quotidiano inizia una guerra delle tirature, cioè si cerca di ottenere un maggior
numero di lettori rispetto all’altro quotidiano importante, il “Secolo”
Colombo: sposta la sua attenzione sull’editoria libraria, dove individua degli aspetti che
fanno riferimento ai nuovi fenomeni di trasformazione e modernizzazione:
Successo di una serie di romanzi (“Le avventure di Pinocchio”, “La tigre della
Malesia”, “Cuore”) sviluppo della scolarizzazione
Sintomi: gli editori che pubblicano libri iniziano a ragionare in termini non solo
letterari ma anche industriali (problema di vendere libri, raggiungere il più
grade numero di lettori e acquirenti)
Dibattito e difesa sul diritto d’autore (SIAE, 1882 Società Italiano Autori
ed Editori, che contribuisce a remunerare l’opera d’ingegno)
La centralità dell’editore come mediatore
La targettizzazione (letteratura per l’infanzia): differenziazione dei cataloghi
degli editori a seconda del pubblico a cui sono destinati
feuilleton
La popolarità del (romanzo pubblicato a puntate serialità)
Mastriani e Invernizio
Il mercato:
Un’altra caratteristica dell’Italia è che il processo di sviluppo dell’industria culturale va di
pari passo con la prima industrializzazione italiana (fine Ottocento, inizio Novecento).
L’industrializzazione caratterizza soprattutto il Nord del Paese, che si caratterizza per la
nascita della grande industria: 1899, data di nascita della FIAT.
Queste nuove industrie sono fortemente legate con il potere finanziario, quindi con le
banche, che contribuiscono alla nascita delle industrie stesse. Questo rapporto è molto
importante per lo sviluppo della stampa e dell’editoria. I grandi industriali ragionano in
modo diverso rispetto a come avevano ragionato agli industriali nordamericani o
britannici. Questi ultimi ragionano sull’industria editoriale in termini di un’industria
capitalistica; in Italia invece, i giornali che nascono avranno delle finalità non in primo
luogo di carattere economico ma di carattere egemonico: la stampa viene vista come uno
strumento per influenzare l’opinione pubblica, per creare un consenso (finalità di
carattere politico). Questo soprattutto perché i grandi quotidiani (modello “Il Corriere
della Sera”) vengono utilizzati come strumenti per rappresentare gli interessi di quella
grande industria.
Editoria pura un editore investe su un’impresa editoriale con una finalità puramente
editoriale (vendere copie e fare profitto)
Editoria impura modello di una proprietà di giornali (differenziati per generi) che
investe sui quotidiani Impresa collaterale: investe in un giornale
perché hanno come propria finalità di essere all’interno di un medium
che influenza il pubblico
EDITORIA PURA-IMPURA CONTROLLA SAGGIO SU “STORIA DELLA
COMUNICAZIONE E DEI MEDIA IN ITALIA”
I grandi giornali che nascono in questi anni sono creati per essere utilizzati come
strumento di formazione di una determinata opinione pubblica.
Albertini si ispira a un modello di giornale di spunto anglosassone: distaccato dalla
politica e che punta all’autorevolezza del giornale stesso modernizzazione
de “Il Corriere della Sera”: introduzione dei primi allegati, targettizzazione…
Accanto a questo tipo di stampa, all’inizio del Novecento si sviluppano anche nuove
forme di stampa: giornali legati alla cultura cattolica, alla cultura dei vari partiti politici
(“L’Avanti” partito fascista), …
Il tema del rapporto tra l’industria dei media e sistema politico si pone per la prima volta
dopo gli anni ’20 nascita del regime fascista, adotta una sorta di politiche differenziate
a seconda dei mezzi
Il potere politico del fascismo:
Rapporto fra Stato e industria culturale:
Protezionismo e difesa dell’industria privata (es. editoria libraria): il fascismo tende
a sostenere quell’editoria libraria che si era sviluppata a fine Ottocento e, negli
anni del fascismo, l’editore più importante diventa Mondadori, che diventa il
modello dell’editore moderno: creazione di un catalogo molto ampio, pensa al
pubblico in termini di differenziazione, individua forme di distribuzione innovative,
intrattiene rapporti di collaborazione con il regime.
La censura diretta ed esplicita durante il fascismo non viene quasi mai applicata
perché gli editori ragionano in termini economici e cercano di pubblicare quei testi
che gli avrebbero provocato una censura.
Allineamento ideologico (es. stampa): la stampa quotidiana ha una capacità
egemonica e, per questo, desta l’attenzione del fascismo. I giornali rimangono
durante tutto il regime delle aziende private ma gli viene chiesto di “allinearsi” con
le idee del Fascismo fe