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L’ ETÀ DI ROOSEVELT
Lo stesso Hoover propagandista dell’illusione della ricchezza dovette fronteggiare la realtà
del crollo che investì la borsa di New York e che innescò una depressione economica
senza precedenti. Hoover fu eletto alla presidenza nel novembre 1928; quello che ebbe
luogo il 24 ottobre 1929 e nei giorni seguenti fu il crollo del mercato azionario, che era
stato in crescita costante negli ultimi anni. La corsa frenetica agli investimenti e quindi il
rialzo nel mercato azionario erano stati finanziati dalle banche e dalle compagnie
d’assicurazione, che prestavano denaro agli speculatori. Erano cresciuti i profitti industriali
e commerciali, ma erano rimasti in poche mani; era cresciuta la produttività ma a scapito
dell’occupazione; era cresciuta anche la produzione industriale ma la vendita dei prodotti
era avvenuta in modo tale che la massa aveva accumulato un forte indebitamento dovuto
al meccanismo delle vendite rateali. L’espansione dei consumi era molto meno generale di
quanto si voleva che fosse, che i redditi di gran parte della popolazione erano insufficienti
a garantire il pagamento in contanti dei prodotti consumati. Nei giorni successivi al 24
ottobre le banche, allarmate, avevano chiesto il rientro del denaro prestato agli agenti di
cambio, i quali girarono la richiesta ai clienti a cui avevano anticipato il denaro per gli
acquisti di titoli. Tutti dovettero cercare di vendere per pagare i debiti, ma le vendite in
massa fecero crollare il valore dei titoli stessi. Le dimensioni del crollo erano enormi,
tuttavia ci si illuse, per qualche tempo, che fosse circoscrivibile alla banca e agli
speculatori. Gli industriali contrassero investimenti e produzione, dimostrando di non
credere che gli effetti del terremoto finanziario potessero limitarsi al mercato azionario.
Questo comportamento provocò subito un calo dell’occupazione e del reddito nazionale da
impedire qualsiasi ripresa dei consumi e della fiducia nel mondo degli affari. Qualcuno
attribuì la crisi agli effetti dell’indebitamento europeo; il rifiuto di accettare l’evidenza dei
fatti interni provocò ritardi e errori gravi nell’intervenire. Hoover non ammise che la
drammaticità crescente richiedesse interventi speciali. Credette troppo a lungo nella
circoscrivibilità della crisi e nell’esistenza di meccanismi auto correttivi. La depressione si
dimostrò inarrestabile e gli insuccessi decretarono la impopolarità del presidente. Alla fine
del 1932 venne eletto il democratico Franklin Delano Roosevelt. Contemporaneamente
l’elettorato diede ai democratici la maggioranza in entrambe le camere. Roosevelt
intervenne sulla situazione con un complesso di iniziative diverse. Ma cercò anche di
spiegare quello che era avvenuto, dicendo che per lui la ragione era stata l’enorme
sperequazione sociale ed economica. Prima del crollo, il 60% delle famiglie si trovava in
condizioni di gravi difficoltà economiche. Sè quella realtà così sperequata era stata alla
base del crollo, essa era ulteriormente deteriorata quando roosevelt si insediò nel marzo
33.
Roosevelt si era impegnato nel 1932, prima delle elezioni, a dare al popolo americano un
New deal. Si mosse con estrema rapidità e decisione: sospese il commercio dell’oro e
impose la chiusura di tutte le banche; il congresso approvava all’unanimità la legge di
emergenza sulle banche (emergency banking act), che estendeva l’assistenza federale
alle banche private, fissava le norme per la riapertura, decideva l’emissione di nuove
banconote e istituiva controlli federali sui movimenti dell’oro. Il congresso varò l’economy
act, una legge con cui riduceva le spese. Subito dopo vennero affrontati i problemi
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dell’asistenza sociale, della ripresa industriale, della disastrosa situazione dell’agricoltura.
Vennero approvate norme di enorme importanza:
-il federal emergency relief act
Veniva istituito un ente nazionale di assistenza pubblica;
-agricultural adjustment act
Si interveniva a sostegno dell’agricoltura; si mirava a riassestare il settore promuovendo il
credito agrario e favorendo la limitazione della produzione per fare risalire i prezzi
assicurando indennizzi e garanzie ai coltivatori.
Per favorire il generale rialzo dei prezzi roosevelt aveva già imboccato la strada
dell’inflazione, sganciando il dollaro dalla parità con l’oro e favorendo una politica di
abbondanza e di basso costo del denaro. Altra legge fu la Tennessee valley authority act
che fu un grande progetto di sistemazione idrogeologica del bacino del fiume Tennessee.
Il governo si impegnava in lavori pubblici di straordinaria portata e si proponeva come
distributore di energia elettrica per un’intera regione. Il national recovery act (1933)si
trattava di una legge di ampio respiro che era tesa a favorire la ripresa produttiva. Gli
industriali, grandi e piccoli cche fossero è il mondo della finanza, manifestarono
insofferenza per i vincoli imposti loro da alcune delle nuove leggi. Le lotte operaie
crebbero in modo deciso; dalla moderata AFL si staccò nel 36 il più combattivo congress
of industrial organizations, CIO, che raccolse istanze radicali espresse da lotte operaie
sempre più vaste ed ebbe una crescita straordinaria.
La corte suprema provocò altri problemi a roosevelt poichè dichiarò incostituzionali varie
leggi.
Roosevelt promosse la social security act che creava dal nulla un sistema di assistenza
pubblica che proteggeva vecchiaia, invalidità e disoccupazione. Infine col federal
emergency relief appropriation act stanziò 4.8 miliardi di dollari per lavori e pubblici e
l’agenzia che amministrava lo stanziamento, la works progress administration diventò il
maggiore reclutatore di disoccupati.
I grandi problemi rimanevano però drammaticamente insoluti, ed erano tanto aperti da far
precipitare nuovamente il paese in crisi nel 1938. Ma, mentre l’obiettivo generale del
salvataggio del sistema fu raggiunto in quegli anni, quello della redistribuzione della
ricchezza non lo fu. Dopo dieci anni dall’inizio della crisi non il New deal ma l’inizio della
produzione bellica avrebbe rimesso in moto la macchina produttiva nazionale, ma le
disparità sociali non si ridussero.
L’esperienza lavorativa più trascurata fu quella degli afroamericani nelle campagne
meridionali, che condivisero in peggio la sorte dei loro simili bianchi nelle città, dove la
situazione fu tragica. I quartieri neri delle grandi città divennero ghetti; gli afroamericani
erano quelli che stavano peggio anche durante gli anni della prosperità ma avevano
comunque trovato nelle città stimoli per una produzione culturale senza precedenti e
lavoro. La depressione fece terra bruciata; soffocò nella miseria la comunità con cui essi
interagivano e che li sosteneva. Il sovraffollamento crescente e la miseria avviarono un
processo di degrado ambientale destinato a divenire presto irrimediabile. Le città furono
per tutti la destinazione principale. In esse trovarono disoccupazione e mense popolari,
ma anche una popolazione che stava tornando alla lotta: dal 1934 gli operai diedero vita a
scioperi e occupazioni di fabbrica.
Tra quelli che rimasero al sud, si sviluppò un movimento sindacale-politico senza uguali
dai tempi del populismo. Nel 1934 si formò l’unione degli affittuari agricoli (STFU); due
furono gli aspetti sorprendenti, la sua interrazzialità e la sua combattività.
Uno degli effetti principali del ritorno di combattività fu di mostrare l’inadeguatezza
dell’AFL; ormai gli skilled erano una piccola minoranza e la sua dirigenza sembrava
disinteressata a rapportarsi alle masse operai in agitazione. Per iniziativa dei minatori, si
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staccò dall’AFL un blocco di sindacati che diede vita al CIO, organizzato su basi
d’industria. Nelle lotte degli agricoltori, dei disoccupati, degli operai industriali, confluirono
anche le forze di sinistra sopravvissute alla repressione e all’apatia degli anni venti, ciò
che rimaneva dell’IWW, il partito socialista, i gruppi trozkisti e il partito comunista,
riversarono tutte le loro forze nell’agitazione sindacale e sociale.
Nella primavera del 36 era iniziata una ripresa che prima della fine di quell’anno aveva
portato la produzione industriale a livelli superiori a quelli del 23-25. Con il calo della
disoccupazione il governo ridusse gli investimenti e le assistenze; subito la tendenza
positiva di invertì. Nel 1942, in seguito al coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nella
guerra la ripresa produttiva divenne travolgente e la disoccupazione fu infine cancellata.
Nel frattempo i segnali di guerra erano cresciuti progressivamente a partire dalla seconda
metà del decennio. La guerra civile in Spagna, in cui hitler e mussolini erano intervenuti;
l’invasione coloniale dell’etiopia da parte dell’italia; l’aggressione giapponese alla Cina e
infine l’invasione tedesca della Cecoslovacchia. Roosevelt denunciò nel 1937 la
pericolosità dell’aggressione alla Cina e dell’espansionismo italiano e tedesco. In alcune
componenti della diplomazia rooseveltiana l’anticomunismo era talmente forte da portare
una parte dell’amministrazione a ritenere utile l’aggressività di hitler in funzione
antisovietica. All’interno, la gravità stessa della situazione economica aveva rafforzato gli
atteggiamenti isolazionisti. Dietro le ambiguità anche gravi che caratterizzarono i
comportamenti di roosevelt stavano considerazioni di convenienza economica che
collidevano coi principi esito politici che dovevano guidare l’azione statunitense. Solo nel
corso del 1940, anno di elezioni presidenziali, roosevelt riuscì a ridare linearità alla propria
politica, accelerando i preparativi di guerra. Dopo la rielezione di roosevelt, all’inizio del 41,
con la legge gli affitti e prestiti il congresso autorizzava il governo a sostenere
economicamente e militarmente la gran Bretagna e poi l’URSS.
Per gli Stati Uniti la guerra iniziò ufficialmente e in modo particolarmente drammatico in
seguito all’attacco giapponese alla base di Pearl Harbor, nelle Hawaii, il 7 dicembre 1941.
Il giorno dopo gli Stati Uniti entravano in guerra col Giappone e quindi anche con
Germania e Italia, per l’alleanza che legava tra loro i tre paesi dal settembre 1940. La
guerra era un fatto non solo di uomini, ma di mezzi. E quando la macchina produttiva
statunitense cominciò a sfornare materiale bellico a pieno ritmo per le proprie forze armate
e per gli alleati britannici e sovietici, iniziò a profilarsi la possibilità che Germania e
Giappone potessero essere fermate. Dop